Jellybelly 7½ / 10 19/09/2012 22:33:00 » Rispondi Che carino questo insieme di 3 corti aventi per protagonisti Winnie the Pooh ed i suoi amici nel bosco dei cento acri. Molto infantile, ma in modo intelligente e con un target ben preciso. Unica nota stonata il sogno su efelanti e noddole, troppo troppo simil-dumbo.
HollywoodUndead 19/09/2012 23:32:09 » Rispondi Dì la verità, tu con la scusa del tuo piccolo, ti gusti tutti sti bei cartoni infantili.
Andrea Lade 22/09/2012 04:25:59 » Rispondi No Jellibelly,non sono d'accordo, e ti spiego il perchè:
Perchè una donna, rea confessa del rapimento e delitto di un bambino, che passa tredici anni in carcere espiando giorno per giorno la sua colpa e cercando di rendere più lieve la vita delle sue compagne di cella (anche in modi poco ortodossi, in verità), all'uscita cambia completamente atteggiamento e si mette alla ricerca di un uomo che ritiene il vero colpevole della vicenda? Perchè, al contempo, continua a espiare la colpa (vera o presunta? completa o parziale?) compiendo anche azioni di automutilazione? Perchè non ha fin dall'inizio scaricato quella colpa sul vero autore delle efferate violenze, lasciandolo libero e indisturbato a compiere altri crudeli delitti? Dopo un lunghissimo preambolo, scopriamo che la ragione della serena e "illuminata" permanenza di Geum-ja dietro le sbarre è la presenza di una figlia, mai incontrata e "rubata" proprio da quel professore di inglese che è il vero responsabile del crimine di cui la ragazza si accusò, per evitare che l'uomo uccidesse anche la bambina appena nata. L'espiazione di Geum-ja si lega alla concezione del crimine come peccato: lei non ha commesso direttamente l'omicidio di un bambino ma ne è stata complice e, dopo tredici anni e il ritrovamento del professore scopre la sua connivenza inconsapevole (dovuta alla mancata denuncia) di altri rapimenti, di altre morti di bambini innocenti. Geum-ja non può perdonarsi di aver lasciato che le cose andassero in quel modo: il suo è anche un peccato di omissione, potremmo dire omissione di soccorso nei confronti di quei bambini. Ma la nemesi, per una donna e madre, nella sua concezione non può essere compiuta per conto terzi, e allora eccola rintracciare i genitori dei bambini scomparsi ai quali, in un'atmosfera da macelleria meticolosamente preparata con la dotazione di armi da taglio e impermeabili antischizzo, far compiere la loro personale vendetta o, meglio "giustizia". Il colpevole subisce infatti una sorta di processo, ascoltando tutte le considerazioni dei genitori, della vendicatrice e di un investigatore (l'ago della bilancia?) pronto ad assicurarlo alla giustizia ma anche a rendersi complice dell'esecuzione. Geum-ja lava le colpe proprie e del professore col sangue, ma il sangue non è acqua e il colore nefando rimane appiccicato ai teli di plastica, alle armi, alle anime dei coinvolti... e perfino alla torta che la nostra offre a tutti al termine della cerimonia sacrificale. Eppure questo non basta: non basta ai genitori che lasciano il proprio numero di conto corrente per essere risarciti delle somme versate come riscatto, non basta a Geum-ja, perseguitata dal fantasma cresciuto del bambino rapito, che simbolicamente la parifica al suo vero uccisore. Non c'è consolazione nè giustizia, con la vendetta.
Jellybelly 24/09/2012 12:46:24 » Rispondi Credo che ai tuoi dubbi si possa rispondere serenamente che
in realtà la colpa è di pimpi, che fa tanto il santarellino ma in realtà è uno zozzone.
Kater 22/09/2012 12:25:46 » Rispondi Hem, interessanti questi sviluppi in un cartone di Winnie the pooh, e io che ero rimasta alle sue corse dietro le api.