elio91 10 / 10 29/10/2012 10:54:01 » Rispondi "Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni".
Summa totale di tutto il cinema di Bergman, un capolavoro della storia del cinema. Cinque atti (non ho visto la versione da tre ore, non ancora) e 5 ore di cinema che, difficile da far credere ma è cosi, scorrono via come un ruscello, con una leggerezza inusuale. Ne vorresti ancora alla fine. Bergman trasfigura con l'arte la sua vita, vi inserisce la sua fanciullezza in parte vissuta e in parte immaginata. Il resto non conta. Fanny e Alexander è una summa del suo cinema perché si notano non solo i temi a lui cari ma anche il suo furore stilistico e visivo, con una concessione rara (ma presente da sempre nel suo cinema, pure se a tratti) al mondo dell'immaginazione: si tratta di fantasmi questa volta; anche se esistono solo nella testa del protagonista. C'è tutto comunque in quest'opera straordinaria, basta saper ricercare. C'è inoltre una forte rappresentazione del mondo dell'infanzia che credo mai Bergman avesse trattato prima, e mai si è arrischiato a farlo nei pochissimi lavori televisivi successivi. E accostabile all'Amarcord felliniano per l'accuratezza autobiografica con cui ridà vita ad un ambiente famigliare caldo, accogliente, pieno di contraddizioni ma anche di positività; ma i paragoni con Fellini finiscono qui. Eccezionale il modo con cui sono tratteggiati questa miriade di personaggi scavati a fondo delle loro psicologie, a cui regala uno per uno momenti di altissimo cinema indimenticabile. Svetta il vescovo Vergerus, ovviamente, un personaggio negativo e mostrato con una ferocia sadica, possessiva e dogmatica rara in Bergman per la sua totale negatività. D'altronde il mondo è visto attraverso gli occhi di Alexander/Bergman, non dimentichiamolo. Vorrei scrivere ancora, e ancora e ancora e ancora fino allo sfinimento perché è stata un'esperienza meravigliosa quest'opera d'arte. Mi limito a consigliarvene la visione, versione integrale o meno che sia.
Crimson 29/10/2012 15:25:17 » Rispondi Bergman nella sua autobiografia scrive: "La nostra educazione si basava per la maggior parte sui concetti di peccato, confessione, punizione, perdono e grazia, fattori concreti nelle relazioni dei bambini con i genitori e con dio. In ciò era insita una logica che noi accettavamo e credevamo di capire. Questo fatto contribuì forse alla nostra ingenua accettazione del nazismo. Non avevamo mai sentito parlare di libertà e ancor meno ne conoscevamo il sapore. In un sistema gerarchico tutte le porte sono chiuse. Se Ernst Ingmar si faceva la pipì addosso, il che accadeva troppo spesso e troppo facilmente, per il resto della giornata doveva portare una gonnella rossa corta al ginocchio. Il che era ritenuto innocuo e ridicolo. Delitti più gravi venivano puniti in modo esemplare: tutto iniziava con la scoperta del delitto. Il criminale confessava davanti al giudice di primo grado, vale a dire le domestiche o alla mamma o a una delle innumerevoli perenti che in occasioni diverse abitarono nella canonica. Come conseguenza immediata della confessione attorno a lui si creava il gelo. Nessuno parlava né rispondeva. Questo, credo di capire, per indurre il criminale a desiderare la punizione e il perdono. Dopo la cena e il caffè, le parti venivano convocate nella camera del papà. Lì avevano luogo nuovi interrogatori e nuove confessioni. Poi uno doveva dire quanti colpi di battipanni riteneva di meritare. Quando la punizione era stata decisa si prendeva un cuscino verde dall'imbottitura dura, venivano calati pantaloni e mutande e il criminale doveva sdraiarsi a pancia in giù sul cuscino, qualcuno lo teneva saldamente per il collo e i colpi venivano inferti... ...dopo che i colpi erano stati inferti bisognava baciare la mano di papà, quindi veniva concesso il perdono, il fardello del peccato cadeva e la liberazione era accompagnata dalla misericordia; certo, bisognava andare a letto senza cena né lettura serale, ma il sollievo era comunque notevole.
elio91 29/10/2012 17:18:22 » Rispondi Si, è agghiacciante quanto un bambino possa essere ferito con tanta facilità e portarsene i traumi per tutta la vita. Nella scena della punizione con il battipanni c'è un dettaglio che farebbe capire a chiunque che chi ha diretto e/o scritto il film ha vissuto ciò che mostra: la sorella di Vergerus (non mi pare fosse la madre) mette la mano sulla nuca di Alexander per tenerlo e viene inquadrato il dettaglio di questo ditale che tocca vicino l'orecchio. Ho sentito il freddo e il fastidio di quel dito in maniera cosi intensa e forte da rabbrividire... (Devo comprare l'autobiografia di Bergman da tanto tempo...)
Cambiando argomento, hai finito poi Heimat 2? Quando lo commenti?
Crimson 30/10/2012 00:42:20 » Rispondi Sì credo anch'io fosse la sorella. Se in pvt mi mandi un indirizzo mail ti linko volentieri qualche pagina dell'autobiografia. Circa Heimat, non ti avevo già risposto?! Forse sto ricordando male io...comunque ho visto sia Heimat 2 che Heimat 3. Il commento non riesco a produrlo per ragioni varie.
Crimson 30/10/2012 00:43:36 » Rispondi cioè intendo dire che ho delle pagine scannerizzate, te le manderei in formato immagine.
elio91 05/11/2012 15:58:43 » Rispondi Mandato l'indirizzo in pvt... quando puoi, se ti va, mandami qualche pagina allora che mi interesserebbe molto...