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DJANGO UNCHAINED regia di Quentin Tarantino

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Lucignolo90     9 / 10  19/01/2013 15:16:26 » Rispondi
Allora, visto poco fà.


Sono assolutamente d'accordo con chi mi ha preceduto nel commento dicendo che questo film è pieno di citazioni episodiche per il genere spaghetti western (a cominciare dai pezzi della OST tra Bacalov e Morricone, tra i quali vi è anche una canzone della nostra Elisa), ma nello svolgimento ne conserva l'essenza solo in minima parte. Primo fra tutti nel protagonista, che si discosta e molto dal tipico protagonista di uno spaghetti, spesso spietato e voltagabbana quanto l'antagonista, oltre che uno che agisce solo per interessi personali (spesso di lucro), cosa che Foxx non ha mai intenzione di fare, l'interesse personale che c'è, in questo caso, è una causa nobilissima.

Il fatto è che riuscire a trovare un'ispirazione precisa nei film di Tarantino è sempre dannatamente difficile, è una sfida stessa per lo spettatore a fronte dell'enciclopedica conoscenza filmica di Quentin.
E soprattutto perchè escluso il più sobrio e elegante Jackie Brown, dove regna per una volta l'assoluto realismo, Tarantino riesce a creare continuamente delle vicende dove i personaggi sembrano perdersi nel tipico mondo pulp creato dal regista, dove tutto vale doppio o si dimezza a seconda dei momenti, come un'immensa camera gravitazionale, stravolge le leggi della fisica del nostro mondo, ben lontano dal suo: dove gente può salvarsi con punture al cuore, oppure può resistere per un film intero con le budella di fuori senza morire, o superare una paralisi post coma semplicemente muovendo le dita dei piedi dopo qualche ora di tentativi.

E cosi Tarantino ci rimette in carreggiata sui binari del suo parco di divertimenti in quello che alla lontana potrebbe ricordarci persino un Kill Bill in speroni e revolver; con la netta differenza di partenza che il protagonista in questione deve salvare una persona piuttosto che eliminarla.
Jamie Foxx interpreta Django, lo schiavo a cui è stato tolta ogni cosa, ivi compresa la moglie nonchè la sua stessa libertà. A dargli una mano il Dr. King Schultz, un tedesco cacciatore di taglie, interessato a Django per assoldarlo come aiutante delle sue imprese, e la cui causa gli verrà ben presto a cuore.

Sull'interpretazione dei personaggi è difficile dire qualcosa perchè Tarantino oramai ha raggiunto livelli tali nel saper modulare le prove dei singoli attori che è tutto straordinariamente godibile, tutto tremendamente appagante, come un bignè al rum con un retrogusto che non se ne và....a questo aggiungi l'ost appena detta, il montaggio a dei livelli di superbia totale, la fotografia indimenticabile del fedelissimo Robert Richardson oramai dai tempi di Kill Bill e anche degli effetti sonori notevoli che danno quel quid in più di realismo alle scene di lotta che sarebbero già cruente di loro. Violenza che è ben presente ma non direi morbosamente accentuata come qualcuno fà di solito in queste storie, certo se sei un sensibile di natura non guardarli proprio questo tipo di film, perchè con Tarantino non puoi non aspettarti dei sacrosanti shot su teste che esplodono o sulle schiene le cui carni vengono lacerate da colpi di frusta. D'altronde stiamo parlando di un periodo storico dove la gente non risolveva i problemi bevendo the e latte sotto il portico di casa.

La seconda parte del film vede i pistoleri di scena alla tenuta del negriero e proprietario di piantagioni cotoniere, Calvin Candie. E proprio ad introdurre al meglio la guest star del film in questione, il primo piano in rapida zoomata, ecco Leonardo Di Caprio, che subito mette in chiaro quale sia la sua spregevole indole nella forte scena dell lotta tra Mandingo

Un Di Caprio ghignante e fintamente raffinato, nelle sue vesti di baronetto con le mani sporche di dollari sanguinanti, ci dona una delle sue interpretazioni migliori di sempre, che non vedevo almeno dai tempi di The Aviator. Tuttavia sono d'accordo mio malgrado con la decisione dell'Academy di non inserirlo nella lista dei 5 per l'oscar, per i motivi di cui sotto.

Perchè appunto ci sono attori non protagonisti che lo superano in bravura in questo film nonostante tutto: primo fra tutti un incredibile Christoph Waltz, cosa non è Waltz in questo determinato periodo storico, semplicemente in stato di grazia assoluta, forse ancor più di Bastardi senza gloria, dove era già stratosferico; senza esagerazioni per me tutta la prima parte del film è retta alla stragrandissima da lui, il vero catalizzatore di tutte le attenzioni dello spettatore, il veicolo alla vicenda di Django stesso. L'empatia che ho provato per quest'uomo è rara che l'abbia provata per altri attori recentemente. Semplicemente da oscar.

Oscar che meritava almeno per la nomination quello che vedo come il protagonista della seconda parte di film, ovvero un Samuel L. Jackson mai visto prima, sia per ruolo che per make-up che lo rendono uno stempiato vassallo del padrone, razzista e infimo ancor più di Candie stesso nel suo pedissequo servilismo e soprattutto nel disprezzo che ha per la gente che ha il suo stesso colore della pelle. Una grande prova che Jackson dona nel suo modo di parlare roco e sommesso e nel modo di muoversi di uno sciancato col bastone che ha dovuto sopportare troppi pesi e torture di quelle che il suo corpo ne avesse potute sopportare. Tutto questo non gli toglie una tremenda aria lugubre e spaventosa che riesce a congelare sin dalla prima scena dove appare, in un intenso primissimo piano.

Piccola nota di colore spassossima




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