pier91 8 / 10 20/03/2013 00:40:49 » Rispondi Ho trovato davvero acuto il ritratto della madre, donna intrappolata, ottusizzata, che osserva diligentemente i dettami religiosi e attende doverosamente i comodi di un marito codardo. Eppure fra le mura domestiche non umilia la propria bellezza, anzi la ostenta gioiosamente, con un piglio di allegra inconscia sovversione. Consegna insomma alla figlia, quasi senza accorgersene, un messaggio fondamentale: esistono due mondi. Uno pubblico, "giustamente" austero, ordinato, degno del sommo pudore, e un altro privato, libero, colorato, frivolo (della frivolezza del canto, delle risa, dello smalto azzurro). Una tale dicotomia è insieme il dolore e la salvezza di Wadjda, l' unica fra le sue compagne di scuola ad aver sviluppato un' intelligenza spregiudicata. Haifaa Al Mansour ha dalla sua una forte rabbia biografica, mai sgarbata, sempre percepibile. La trasmette allo stravaccato pubblico delle sale occidentali, con una levità che forse rischia di essere analgesica, o forse invece invita a cogliere l' universalità della storia (a volgere lo sguardo alle nostre emancipazioni di carta).