JOKER1926 7 / 10 28/01/2014 02:08:00 » Rispondi "Il posto delle fragole" è ricordato come una delle massime operazioni cinematografiche di un regista che talaltro non ha mai avuto bisogno di complimenti per esser presentato. Ingmar Bergman è sintetizzato e associato proprio nelle concettualità di questo film, anche se la regia in questione ha adottato, spesso e volentieri, altri stili.
Solo alla fine, o al massimo durante, lo spettatore potrà cullare e penetrare nell'essenza e nella metafora del titolo, che arrivati ad un certo punto diventa pure visibile. Il posto delle fragole insomma è quel luogo ove scatta il raccordo fra ciò che è e tutto ciò che è stato, l'infanzia e i sentimenti affettivi ormai appannati. Basta questa premessa per far capire che "Il posto delle fragole" si avvale della facoltà di andare nel profondo dell'intimità dell'uomo estraendo da esso ricordi e serenità, ma non solo. In una carrellata di immagini, reali e sognate sorge anche qualche vecchia vicenda oscura fatta di tradimenti, le donne importanti del dottore sono venute meno, hanno tradito, l'hanno accusato di freddezza, spossatezza.
"Il posto delle fragole" è un percorso metafisico che insieme ad una chiara narrazione e ad un ottimo montaggio che coniuga sequenze di diversa temporalità, regala non solo una lettura poetica ed astrusa della vita ma cerca, per tutto il tempo, di essere quanto mai pratico. Si vive nella psiche e nella realtà di un uomo, simbolo di ogni persona, che nelle rievocazioni dell'esistenza cerca di risalire, carpendo il senso della vita. Film psicologico, ma non pretenzioso si lascia amare e si auto decreta fonte di totale spunto per altri prodotti successivi.