SNOWPIERCER regia di Joon-Ho Bong

Il personaggio della Swilton non dovrebbe neppure sapere quel che avviene dentro la locomotiva. e già che ci siamo diciamo pure che è senza senso, in quanto mal spiegato, l'uso dei bambini nella locomotiva.

Da un lato si vuole affermare che le classi sociali più alte nella scala gerarchica, e quindi nei vagoni del treno, possono garantire il proprio benessere solo a discapito del malessere delle classi sociali inferiori. Ma questo nel film si dimostra essere falso. Le classi superiori non vivono del lavoro né dello sfruttamento delle classi inferiori, né la classe inferiore serve a mettere a repentaglio il benessere delle classi superiori, che servirebbe a chi gestisce il potere a controllare le classi appunto benestanti col pretesto di difenderle da quelle inferiori. Gli esseri umani sono "prigionieri del treno", perché se il treno fuori dal treno c'è la morte. Nulla impedirebbe nel contesto così ridisegnato dalla sceneggiatura di Joon-ho Bong e di Kelly Masterson di creare un microcosmo felice con nascite controllate e benessere per tutti nei limiti delle risorse disponibili. E andiamo ancora oltre. Dopo aver abbracciato senza capirle e tradendole completamente le istanze sociali e socialiste proprie del fumetto da cui Snowpiercer è tratto, la sceneggiatura sembra voler abbracciare le istanze anarchiche in base alle quali qualsiasi potere è sbagliato e deviato e si legittima attraverso la sottomissione del popolo. Anche questa è una falsa traccia, poiché l'umanità descritta nel film è un'umanità gregaria, cannibale e succube di se stessa. Una massa, sia quella della classe di coda sia quella della classe benestante, incapace di provvedere a se stessa e avente bisogno di un leader per impedirle di autodistruggersi. Questa non è anarchia se non intesa nel suo primitivo senso di caos ed è invece legittimazione di qualsiasi tipo di dittatura. E qui un altro autogol degli sceneggiatori: si sono tanto persi nel raccontare l'assurda posizione degli abitanti della coda del treno da dimenticarsi di spiegare per quale ragione questi avrebbero dovuto vivere come scarafaggi e quale vantaggio questo avrebbe portato agli altri passeggeri. E non solo: gli autori si sono dimenticati di dividere il treno in varie classe sociali, mostrando al pubblico solo l'estrema povertà della riduzione in schiavitù e un mucchio di debosciati, diciamo pure benestanti, capaci solo di drogarsi e ubriacarsi. Da notare quindi la totale assenza di classi intermedie. In altre parole gli autori sembrano non aver capito una cippa non solo delle istanze sociali e socialiste, ma neppure di quelle anarchiche così come sviluppate prima nel pensiero di William Godwin e di Pierre-Joseph Proudhon, passando per Bakunin e arrivando a Tolstoj, che partono sempre da un'alta considerazione dell'essere umano, della sua ragione, del suo desiderio di libertà e di rispetto della libertà altrui e della sua capacità di trovare accordi sociali costruttivi finalizzati al benessere comune. Insomma i due sceneggiatori si sono barcamenati in crociate metaforiche senza capo né coda, malgrado il simbolismo del treno che indicherebbe il contrario.
Come corollario di quanto esposto è assurdo il bisogno della Testa di provocare un'insurrezione in Coda, fomentandola con i messaggi nei proiettili che scimmiottano la ben altra metafora del potere espressa in 1984 di Orwell attraverso il Goldstein's Book, al fine di ridurre la popolazione. In altre parole se si togliesse, come sarebbe giusto perché fondato su elementi narrativi errati, questo elemento, il film resterebbe senza trama. Ma c'è ancora di peggio. Per basilare regola di grammatica cinematografica, la storia di un film è il percorso emotivo del personaggio. Il personaggio di Curtis ricerca qualche cosa ossia di raggiungere la Testa del treno, quindi è un personaggio in ricerca e questo va bene. Quel che va male è che alla sua ricerca non corrisponde nessun percorso emotivo. Non c'è nessuna evoluzione nel suo personaggio. Questo è un altro gravissimo errore narrativo