NotoriousNiki 7 / 10 24/10/2014 16:13:11 » Rispondi Confronto a tanti figli di papà che ci finiscono un po' per caso a ripercorrere le orme di famiglia, e in prevalenza capita di riscontrare una fastidiosa superficialità di fondo, un'agiatezza di chi ha tutto pronto, fondi e un cognome che è sinonimo di garanzia e curiosità, ma spesso il tocco autentico paterno s'interrompe nella discendenza, non assimilato, Brandon osando e perchè no, sbagliando (dopotutto se non lo si fa nella propria opera prima quando è consentito farlo?!) appare inculcato genuinamente al gene di famiglia. Nel periodo più classico del padre, Brandon ripercorre le prime tappe, anni '70 del genitore, con l'impostazione rigorosamente indipendente, e con un tocco già formato a tal punto da poter già ora fare previsioni fortunate sul suo futuro nel cinema indipendente. Affascinante la prima parte, il feticismo fuori controllo verso le star porta i fans a farsi inoculare i loro mali, scimmiottando un certo divismo oggigiorno imperante tra i giovani, più ostica la seconda parte, non solo nel ritmo anche nella cripticità degli eventi. La Gadon già musa del padre, qui diva del figlio, accompagnata dall'efebica e fotogenica presenza di Caleb Landry Jones capace di mostrare i mutamenti del corpo e i deterioramenti della malattia.