martina74 10 / 10 24/05/2005 16:08:34 » Rispondi Una prigionia lunga quindici anni comminata (apparentemente) per un delitto non commesso abbrutiscono l’“uomo senza qualità” Dae-su e la liberazione, decisa dal suo aguzzino, non è altro che la chiusura “in una prigione più grande”. In un gioco crudele e lucido in cui il carnefice, dalla mente perversa affilata come la lama di un coltello da sushi, recide uno dopo l’altro tutti i centri vitali della sua vittima, assistiamo alla discesa di Dae-su all’inferno dell’ignoto, della paura e del dolore, spaesati quanto lui fino alla catartica rivelazione finale, quando l’algida e perfetta stasi degli ambienti si contrappone alla violenza dell’azione e, infine, ne viene sconvolta. Tragico e bellissimo è il contrasto tra il verde vetroso dell’acqua nella penthouse di Woo-jin e il rosso del sangue di Dae-su. Epilogo solo apparentemente consolatorio, per un film che non dimenticherò facilmente.
Ødiø Pµrø 13/02/2010 11:00:48 » Rispondi Ehi ehi, quasi 5 anni fa... smack slap slerk