kowalsky 8 / 10 04/08/2006 01:26:08 » Rispondi "Allora non hai più paura, sei completamente libera"
Siamo di fronte a un film straordinario. Un film che - se gli autori avessero smussato gli angoli e cercato meno compromessi con gli spettatori comuni (il sentimentalismo fuorviante e convenzionale dell'ultima parte, i roboanti effetti scenici da luna-park) dovrebbe essere studiato in ogni cineteca che si rispetti. Una lezione di stile non può prescindere da una diagnosi del comportamento sociale un po' risaputa e superficiale: non è proprio vero che "un'idea può cambiare il mondo" e che sia sufficiente una notte di sommosse per risvegliare le coscienze passive e cata(to)toni(di)che. Il fatto che dalla fine del nazismo stiamo ereditandone ancora tutti i germi ne è la prova. Sul "ricorso alle paure ataviche" si può si deve generalizzare, fermo restando che è inaccettabile spedire al mittente la logica che vuole la follia del potere e la passiva neutralizzazione di sè e del proprio pensiero forme di una stessa debolezza (e, appunto, paura). Troppo influenzato dalla nostra contemporaneità, il film perde così la potenziale capacità di rileggere l'umanità senza occuparsi degli schemi prefissi. Se "sono gli uomini che conferiscono potere ai simboli" e al tempo stesso "i governi dovrebbero aver paura degli uomini" il concenso, il dissenso e la successiva rivoluzione sono specchi di una coscienza che dovrebbe, anzi DEVE, avere ancora una forma di vita, non la riscoperta tardiva di Evey o del poliziotto precedentemente consapevole solo del ruolo che riveste. Noi non siamo qui per farci domande? Certo che sì, e una parte anche piccolissima di noi (quella "parte viva" che rievoca nel suo disperato appello la parola di una condannata a morte) esiste sempre. Se non ci fosse, allora meritiamo di fare quella fine implacabile. Resta comunque un film agghiacciante, che con occhi di riguardo (e senza la debole pretesa di rivedere i virtuosismi tecnici di Matrix) dà un senso enfatico ma acrimonioso alla nostra sterile impotenza. Peccato che due ore film (più eterne dell'Empire di Warhol) non giustifichino sempre le sue ambizioni.
Siamo in pieno Vaudeville contemporaneo: V sta per un melange tra Mandrake, Fantomas e Douglas Fairbanks Jr. - cfr. o Robert Donat. La dimora (o Galleria delle Ombre) è il Regno dove tutto sembra durare in eterno: i posters di "furia umana" con James Cagney, i gadget del passato, un jukebox che manda "cry me a river" di Ella Fitzgerald, ma che - guardacaso - (poteri della tecnologia, o di illudere sull'esistenza dell'impossibile anche vintage) contiene centinaia di canzoni, come se fosse un mp3 dei nostri giorni.
I primi fotogrammi rievocano in parte l'omaggio del fumetto e del film ad una REALE vicenda storica: ispirata alla figura di Guy Fawkes, ribelle che nel 17 sec. tentò di far saltare in aria la House of Lords, in seguìto imprigionato, torturato e condannato a morte.
Nell'Inghilterra di un futuro forse prossimo, Gli States sono ormai una potenza finita, capace solo di annientarsi, quindi "divinamente" o meno predestinati a vedersi distrutti dai propri errori fatali. Il popolo inglese è invece succube di una dittatura, come negli spettatori inermi e passivi della tv, capaci - guardacaso - di comprendere le bugie ma del tutto impotenti davanti al potere sacrosanto di smascherarle. Una società Orwelliana con un cancellerie immortalato a mò di spregevole Big Brother e predicatori da strapazzo. C'è il prima, il dopo, il durante, e una verità che riscopre l'egemonia nazista, gli esperimenti genetici, i campi di concentramento, le epidemie e le carceri di massima sicurezza à la Guantanamo. Non proprio una società come la nostra, ma poco ci manca: personalmente trovo rassicurante (per quanto terribile) ricordarsi del famigerato "triangolo rosa" di Auschwitz & Co. dove persero la vita migliaia di omosessuali.
Peccato che James Mcteague. con il supporto forse un po' invadente dei fratelli Wachowski (più che di supporto, si tratta di vera e propria regia) non resistano al loro delirio d'onnipotenza e al manierismo specialmente nel voler a tutti i costi disegnare V come una sorta di Angelo/Diavolo custode, l'uomo o la creatura della provvidenza, l'eremo che risveglia le coscienze quasi definitivamente perdute.
Peccato che si faranno i soliti riferimenti a personaggi politici che ci governano attualmente, smorzando i toni della rabbia nel prevedibile rito della "dipendenza non voluta". Sì, perchè i volti della cittadinanza nel finale, quella "maschera" che esibisce ANCHE una coscienza e un'identità politica, danno l'esatto significato alla parola "giustizia".
"E' quello che pensi o quello che vogliono farti pensare?"
Un film comunque fondamentale, ripeto, e non è un caso che i due film più affascinanti del 2006, questo e l'ultimo di Spike Lee utilizzando lo stesso stratagemma (le stesse maschere, la stessa dolorosa esposizione sociale) riescano almeno a farci comprendere che non è il caso di rassegnarci a nutrirci delle stesse menzogne
Totius 11/02/2010 22:22:00 » Rispondi "(...) meno compromessi con gli spettatori comuni (...)" Quanto sei adorabilmente snob!!!!! :-)
amterme63 18/08/2006 15:27:47 » Rispondi Scusa, ma a me sembra che prima hai giudicato in base ad una sensazione dando così un grosso voto al film, poi analizzando punto per punto il film ti sei accorto di tanti punti deboli che hanno finito per smentire la tua affermazione di film fondamentale. Non sto a ripeterti la colossale contraddizione di V che utilizza nella pratica gli stessi mezzi (tortura, menzogna, violenza) che vuole combattere, anche se solo a fin di bene (o almeno quello che lui ritiene essere bene). C'è molto di "americano" in questo diritto alla vendetta per un torto subito (anche se con l'attenuante di una situazione extralegale), nel ritenersi in diritto di usare qualsiasi mezzo per raggiungere il proprio scopo. Le frasi ad effetto (tutte verissime) servono più che altro a nobilitare questa figura controversa, alla quale i registi concedono tutte le doti cinematrografiche dell'eroe (dono dell'ubiquità, mistero, fascino tenebroso, furbizia, carisma, salvezza da tutti i tranelli). Altri sono i personaggi più veri e a portata di uomo comune. Secondo me si tratta di una bella storia, purtroppo stravolta da registi che ci hanno inserito troppo di spettacolare e eroico. Anche i mezzi stilistici sono tradizionali: il crescendo, il dubbio, la sorpresa, la suspence e l'apoteosi finale. Si vuole fare impressionare e ammirare, più che far riflettere. Secondo me non è da cineteca, o almeno ci sono altri film assai migliori rispetto a questo che hanno segnato la stagione cinematografica 2005/6. Addirittura "Le Couperet" di Costa Gavras è meglio di questo.
kowalsky 18/08/2006 22:25:58 » Rispondi Sì a distanza di tempo temo tu abbia ragione. Devo comunque dirti che io ho trovato straordinariamente glamour il personaggio, e per questo ho amato anche le sue contraddizioni oserei dire Forsteriane (Cuore di tenebra) anche se qualcuno già mi insulterà a citare un modello del genere... comunque del resto come ho scritto trovo debole proprio (e anche questo è un tema molto americano, v. Spiderman e affini) il bisogno di costruire "un eroe" davanti a un mondo che non ha le armi per combattere le ingiustizie che subisce. Per esempio (anche se non c'entra niente, apparentemente) trovo che Houllenbecq, lo scrittore francese, su certi temi abbia detto spesso tutto e il contrario di tutto, e per questo è sicuramente piu' illuminante di questo film. Per inciso, nel genere è comunque tra i migliori, salvo il rammarico che il pubblico "tradizionale" ne affronterà certi pregi ehm tecnologici e ignorerà gli altri, insomma non credo che i tanti appassionati di fumetto vogliano innescarne un dibattito sacrosanto come quello che sappiamo fare io e/o te
Steiner 19/09/2007 13:54:39 » Rispondi forsteriano cuore di tenebra? ma non l'ha scritto Conrad???
kowalsky 19/09/2007 19:34:29 » Rispondi Ne scrivo di caz.z.a.te eh sorry
kowalsky 19/09/2007 19:34:47 » Rispondi In realtà volevo dire Conradiano
amterme63 19/08/2006 16:21:52 » Rispondi Approfitto della tua risposta per farti i complimenti per i tuoi commenti. Sono tutti molto esaurienti e soprattutto ricchi di spunti di riflessione. Anche il tuo modo di scrivere è molto affascinante, quasi poetico. Rappresentano un punto di riferimento nella scelta di eventuali film da guardare. Quando dopo marzo ho visto che avevi smesso di postare commenti, ho avuto paura che ti fossi scocciato di regalare agli altri il tuo tempo. Per fortuna non è stato così.
Beh grazie... adesso avrei una gran voglia di rece, sto preparando due biografie, ma guardacaso l'e-mail non va e devo rifarlo è successo di tutto quest'anno, accidenti... a proposito tu di dove sei? Non vieni a fare una capatina alla mostra del cinema di Venezia?
Mi piacerebbe molto. Comunque ci vengono due miei carissimi amici che gestiscono un cinema a Tavarnelle Val di Pesa qui nel Chianti. Anch'io abito vicino Firenze. Loro poi mi danno i consigli giusti su cosa vedere (oltre ai tuoi e ai commenti di molti ragazzi in gamba che postano su filmscoop).
kowalsky 04/08/2006 10:36:10 » Rispondi Quanto alla storia d'amore (la parte piu' debole e fastidiosa del film) Evey è innamorata soprattutto di cio' che egli rappresenta