pier91 8½ / 10 05/11/2011 12:28:53 » Rispondi Nel reiterare la medesima sfiancante azione, Sisifo celebrava una forte attestazione di vita, la negazione di una fine. Lars von Trier, crogiolando nell'atarassia che segue alla rassegnazione, immagina che il masso cada una volta per tutte, disintegrandosi insieme all' uomo che aveva dilaniato. La malinconia è esattamente questo: una forma di nichilismo mediocre e svilito. La presunzione sta nell'acclamarne la vittoria, nel conferirle una prerogativa di verità. Eppure, attraverso un personaggio scialbo come Justine (noi magari c‘aspettavamo un Oltreuomo ), il regista sembra affermare che il salto accidentale fra l'inconsapevolezza e la coscienza non conferisce nessuna grandezza, nessuna superiorità a chi lo compie. L'egotismo in "Melancholia" si esprime per lo più nell'uso tracotante e fastoso del mezzo artistico. La storia in sé, la fine del mondo come tracollo di speranze penose, più che di compiacimento è intrisa di un' orrenda ironia.
Terry Malloy 05/11/2011 12:42:23 » Rispondi ue che commentone sborone sborone :)
pier91 05/11/2011 13:09:08 » Rispondi Stavolta davvero non mi sono regolata
Terry Malloy 05/11/2011 13:39:47 » Rispondi sì, sei stata più incomprensibile di Enrico Ghezzi :)
Niko.g 05/11/2011 17:26:39 » Rispondi Riguardo alla tua conclusione, non ci è dato sapere se il compiacimento di Lars von Trier sia limitato all'uso dei suoi mezzi artistici. Tuttavia, un suggerimento ce lo dovrebbe dare il fatto che la storia l'ha scritta di propria mano e fatico a pensare che uno sceneggiatore, per giunta regista, non si compiaccia del suo ateismo messo in pellicola.
LukeMC67 26/11/2011 17:02:51 » Rispondi Caro Nico, trovo il compiacimento di LVT per il suo ateismo altrettanto attraente quanto il compiacimento di essere credente di un Olmi... quindi non capisco la tua osservazione. Se puoi spiegarmela, per favore...
Niko.g 11/12/2011 16:54:22 » Rispondi Ciao Luke. Sono entrambi accettabili, ma spesso rischia più un credente di un ateo che, dalla sua, ha il vantaggio del tangibile e dell'umana comprensione che, a volte, mascherano bene tale compiacimento.
pier91 05/11/2011 23:28:02 » Rispondi Il compiacimento non si limita al mezzo cinematografico, non a caso ho scritto "per lo più". Trovo però che la presunzione cui accennavo nel commento sia assolutamente lecita, per non dire necessaria. C'è della presunzione in ogni affermazione forte e sovversiva. C'è della presunzione, credo, in ogni vero capolavoro. "Melancholia" secondo me manca o abbonda di qualcosa per esserlo, ma resta un gran film.
Niko.g 06/11/2011 01:16:41 » Rispondi Per carità, sul fatto che la presunzione a cui ti riferisci sia lecita è fuor di dubbio, anche se poi il compiacimento non dovrebbe mai essere fine a se stesso, ma teso ad una forma di interazione con lo spettatore. Non posso però ancora esprimermi sul film ;-)