Skorpio 9½ / 10 08/09/2012 19:47:19 » Rispondi Prima di poter commentare Valhalla Rising occorre, un po' fastidiosamente, liberarci un peso. Facciamolo subito, così non se ne parla più. Certo non aiuta il fatto che il film sia presentato come film "d'azione" né che il trailer lo spacci per favoletta di spada e magia. Non è dunque affatto sorprendente che questo film sia stato per molti una delusione: one-eye non parla dopotutto, e la maggior parte delle persone non ha la capacità di percepire quel che non è spiegato, semplificato e banalizzato. La gran parte delle persone guarda film per non perder tempo a leggere libri semplicemente perché nei film spera di trovare spiegazioni più estese, di dover "faticare" meno a ragionare e immaginare, e se proprio legge vuole libri che confermino le proprie convinzioni/convenzioni – o perlomeno quelle convinzioni/convenzioni su realtà e identità che crede esser "sua" ma che di fatto apprende semplicemente dalla cultura in cui vive imprigionata. Viviamo un'epoca di codardia imperante, e film come questo inevitabilmente deludono la pigrizia mentale e la mancanza di flessibilità.
Ora, sulla "poca credibilità" della trama: Valhalla Rising sta a Braveheart come Dead Man (di Jarmusch) sta a Ombre Rosse. Qui la vicenda è simbolo e l'accuratezza storica, se e quando c'è, è poco più che un ornamento. Che i vichinghi siano giunti sul continente americano nel medio evo è un fatto piuttosto documentato, e forse proprio da questo evento prende spunto il film, ma lì inizia e finisce ogni pretesa di verosimiglianza storica. Così come ben presto finisce ogni pretesa di realismo in generale, visto che i personaggi non mangiano per giorni forse settimane. Anche il più ottuso degli spettatori dovrebbe arrivare a capire che tutto qui, è simbolo. Il digiuno stesso, ad esempio, è un simbolo di purificazione. In molte culture il digiuno è visto come il percorso per avvicinarsi alla spiritualità, alla ascesi. Così come lo è il viaggio.
Quel che il film dice senza dire all'ottuso medio spettatore, così come one-eye comunica senza parlare con gli ottusi esseri umani che lo circondano nel film, è che la cecità non sta in un occhio orbo ma nel tenere entrambi gli occhi fissi solo su quel che "desiderano" vedere – o per esser più precisi su quel che la propria cultura gli impone di vedere, rendendoli ciechi e sordi ad ogni altra cosa. E in un perfetto meccanismo metacomunicativo, lo spiega con visioni e presagi insieme affascinanti e spaventosi. A chi questo film guarda senza capire, senza "sentire" nulla, si può dare solo la risposta alla domanda di uno dei vichinghi: "perché sono venuto qui, perché devo passare tutto questo?" – e la risposta è il silenzio.
Simboli dunque, simboli e visioni allegoriche. E sui simboli quindi ritengo interessante fornire le mie osservazioni, qui di seguito.
Prima di tutto, il viaggio. "On the road" è un modo di dire spesso usato a sproposito, ma esprime bene l'idea di un percorso di conoscenza, purificazione, libertà. A guardare più a fondo esprime anche l'essenza della perdita delle convenzioni, delle strutture, della forme di percezione mentale che una cultura – qualsiasi cultura – necessariamente produce e impone ai suoi membri. Allora saltare in motocicletta e partire per il deserto, o a cavallo per le praterie, o in camion in stile anatra di gomma non è affatto diverso che saltare in barca e salpare verso il nulla delle nebbie oceaniche. Il primo e forse più grande contenitore simbolico di questo film è dunque il viaggio: si parte in catene, e ci si affranca, passo dopo passo, talvolta con la furia omicida, talvolta con la semplice resistenza, poi con il digiuno, con le visioni, e infine con il sacrificio.
Valhalla Rising è un viaggio dunque, in e fuori di noi, e un percorso di purificazione. Nello specifico, sui mille spunti e simboli che affollano questo film:
- all'inizio, one-eye è tenuto in prigionia dal clan "pagano", e il capo di un altro clan offre del danaro per averlo con sé. Il danaro, afferma è "quello che ti serve veramente, per trattare con i cristiani". Solo su questo particolare si addensano milioni di possibili riflessioni, dalla mercificazione dello spirito alle banche, alla ispirazione consumistica della mentalità cristiana (e con questo termine intendo la forma culturale che ha assunto questa disciplina culturale eh, non entro qui nella diatriba tra cristianesimi "veri" o "falsi") e via discorrendo.
- Quando fugge, e lo fa con non poca brutalità verso i suoi carcerieri, come afferma il vecchio capoclan: "tornerà, per finire il suo lavoro" – e difatti eccolo che torna per appendere la testa del capoclan (o forse di un suo figlio, non ha la barba) su un palo. Si noti anche che l'ultimo dei suoi carcerieri, prima di essere ucciso gli dice: "quando sarò morto, tu tornerai all'inferno". È evidente che ritenga one-eye una propria estensione – qualcosa di simbolico più che umano, ovvero la personificazione di furia incontenibile che non può che appartenere ad un inferno. Anche qui trovo simbolismi mica malaccio, a partire da una riflessione semplice semplice: quando si tiene lo spirito guerresco in catene e lo si sfrutta senza onorarlo, inevitabilmente ti si ritorce contro. E ancora, nessuna religione degli uomini può imprigionare l'essenza della vita – o della morte – e farsene carcere.
- Gli "uomini di dio" sono evidentemente imprigionati dalla medesima struttura dei clan "pagani", e nella medesima empasse finiscono sol trovare la propria distruzione. Prendono con loro one-eye per farne un loro campione, lo temono e non lo capiscono, e quando capiscono che il bambino ne è una sorta di interprete e auspicio fomentano superstizioni contro di lui, incolpandolo delle loro sventure. La specularità della relazione che lega one-eye tanto al primo gruppo-cultura-religione quanto al secondo è lineare nonostante le diverse forme di sviluppo: in entrambi i casi una forma di pensiero organizzata cerca di fare propria e sfruttare una forza non classificabile, temendola e odiandola, con l'unico risultato di restarne vittima.
- L'inganno e l'autoinganno: tutti i protagonisti del film sembrano basare le proprie scelte: restare, partire, uccidere, salvare sulla base di credenze di qualche genere. E tutte falliscono miseramente: il capoclan "pagano" pensa di poter trattenere per sé one-eye e imbrigliare la sua forza, ma lui fugge. Il suo carceriere crede che egli svanirà con la propria morte, ma così non è. I "soldati di dio" partono per Gerusalemme, e approdano in Groenlandia o nel nord del Canada. Partono in cerca di ricchezze, terre e donne, e non trovano un bel niente di tutto ciò. Quando capiscono di non essere in medio oriente il loro capo li incita a restare per fondare una nuova Gerusalemme lì e conquistare quelle terre, e invece li porta solo a morire. Ancora, il loro capo offre loro da bere una misteriosa pozione, il "sangue di cristo, un dono di dio" (un qualche allucinogeno evidentemente, anche se ancora una volta ogni verosimiglianza non ha qui senso) che dovrebbe "restituire loro le visioni" e prepararli a combattere, le cose vanno in tutt'altro modo (su questo rinvio al prossimo punto). Insomma, tutti quanti nel film sembrano agire seguendo delle "idee", che poi sono le finalità intrinseche in una cultura, e nel farlo ritengono di realizzare se stessi. Eppure, ciascuna di queste "idee" che dovrebbero imbrigliare la potenza della vita e il spiegarne il significato si mostrano fallaci, portano a risultati completamente diversi, e di fatto conducono a perdersi invece che a ritrovarsi tutti i personaggi. Si noti che one-eye e il bambino invece non perseguono alcuno scopo, non abbracciano alcuna "spiegazione" della loro esistenza né del loro viaggio, agiscono solo accompagnando se stessi, per così dire, verso ciò che avverrà. In questa fondamentale differenza emerge il messaggio fondamentale, a mio parere: non ha alcun senso cercare di dare un senso a sé stessi e alla propria vita usando uno schema culturale, percettivo, che indichi la "via", perché inevitabilmente è e rimane solo una prigione, una struttura e dunque, di fatto, una menzogna. Il viaggio per realizzare se stessi ed evolvere inizia e finisce nel suo compiersi, senza spiegazioni né finalità, senza strutture né regole cui attenersi, ed è evidente come tutto questo si riduca poi ad un percorso introspettivo: la nostra prigione è la nostra stessa mente.
- L'episodio della "pozione misteriosa" appare molto indicativo. Viene bevuta come rituale di ricerca del sé, e mostra a ciascuno chi davvero sono: ogni personaggio esprime e incarna i propri reali e profondi desideri, siano essi di distruzione, autodistruzione, lussuria o semplice delirio. Ancora, si noti come one-eye, che di visioni vive, non viene affatto preso dalla furia distruttrice che ha così spesso incarnato, bensì fatica per elevare un piccolo totem di pietre di fiume, un simbolo evidentemente spirituale e un legame con la terra stessa e con l'acqua. Che proprio lui, tra tutti, costruisca invece di distruggere o abbandonarsi ad atti di autocelebrazione ancora una volta evidenzia la sua diversa propensione, il diverso meccanismo che lo pervade. Per gli altri vichinghi l'euforia data dalla droga conduce a liberare espressioni che tenevano a freno solo per obbedire alle proprie credenze e convenzioni, mentre per one-eye esse diventano la porta di un nuovo e diverso sentire, di un nuovo e diverso bisogno: costruire e non distruggere.
- Riguardo alle visioni di one-eye. Spesso nelle visioni – premonizioni di one-eye compare l'acqua. L'acqua è, palesemente, un simbolo di purificazione. Immergersi e lavarsi è un potente desiderio di mondarsi, che implica la sensazione di un peso di cui liberarsi. Ancora, quasi tutte le visioni di one-eye sono virate al rosso sangue, e in questo si può intuire la natura del "peso" che il personaggio porta su di sé, ovvero quell'odio, quella cieca furia che scatena periodicamente. In molti casi compare il volto del personaggio, di profilo, con una espressione truce e ovviamente viratissimo al rosso. In quest'ottica, ecco che dopo il suo "sacrificio" alla fine del film, l'ultima visione vede di nuovo dell'acqua, e di nuovo il profilo di one-eye che guarda il cielo, ma stavolta i colori virano ad un azzurrino pacifico, e l'espressione del volto non è più feroce ma serena – come a significare che avendo dissolto tutto l'odio accumulato nella sua "prigionia" possa infine trasfigurarsi in qualcosa di nuovo e finalmente libero – e qui penso che il titolo trovi il suo senso: l'alba del Valhalla.
- I dialoghi, rarefatti e spesso molto criptici, sono in effetti altrettante fonti di simbolismi e riflessione. Ho già notato in apertura il dialogo relativo al danaro e alla "compravendita" dello spirito. Molti altri punti offrono però spunti a non finire. Quando uno dei "soldati di dio" dice al capo che forse è il caso di seguire one-eye, questi lo abbraccia e gli dice: "siamo amici da sempre", e poi lo pugnala alla schiena affermando: "davvero cuoi voltarmi le spalle?". chi parla non è, ovviamente, lì'uomo, ma la struttura, il sistema percettivo di gruppo in cui c'è una regola, una convenzione, che qualcuno sta proponendo di abbandonare. E non è casuale che l'abbraccio – fiducia sia collegato alla pugnalata alla schiena – tradimento verso il "deviante". La contraddizione del gesto espone l'ipocrisia che ribalta ogni situazione, rilegge ogni gesto nella propria univoca visione della realtà. Ancora, sulla vetta del monte, uno dei barbari che ha seguito one-eye chiede al ragazzino-interprete: "che cosa dice di me?" e quando gli viene risposto: "che morirai" rifiuta di accettarlo, "sta mentendo". E difatti poi decide di tornare indietro, rinunciare al viaggio. Quella è la sua "morte" annunciata. In questo scambio si rappresenta la tendenza, anche in chi ha alla fine rinunciato ad uno schema, a cercarne un altro. Il vichingo ha rinunciato allo schema dei "soldati di dio" solo perché quel gruppo era ormai distrutto, non perché sapeva farne a meno. E dunque cerca di ricreare uno schema, elegge one-eye a suo vate e aspetta da lui le risposte, le spiegazioni, le nuove regole. In questo, il suo fato si compie. Si noti che l'altro vichingo, il "traditore" accoltellato che ha anch'egli seguito one-eye, pone al ragazzino tutt'altra domanda, ovvero: "è importante come uno se ne va, vero?" ed ottiene infatti un sì come risposta. Costui ha saputo abbandonare lo schema, seguire quel che è, lasciarsi alle spalle la necessità di dare una regola esterna al suo esistere e dunque per lui andarsene/morire è il passaggio evolutivo.
- La relazione tra one-eye e il bambino è uno degli aspetti più densi di potenza del film. Se tra i "pagani" il bambino era solo una presenza di servizio – l'unico ad avvicinarsi a one-eye per legarlo/slegarlo ed entrare nella sua gabbia per fissare le catene, ma anche quello che gli portava da bere, quando i due si uniscono ai "cristiani" il bambino diventa interprete di ciò che one-eye non dice, e one-eye lo protegge come protegge se stesso. Questo ruolo di ambasciatore introduce un aspetto nuovo, una dualità in cui one-eye inizia a perdere la sua monolitica espressione di odio feroce, ed è difatti dal momento in cui il bambino lo affianca che lui riduce drasticamente la sua tendenza a uccidere chiunque lo incroci. Nelle ultime sequenze one-eye prende in spalla il ragazzino, mostrando quanto la simbiosi tra i due sia ormai completa. Ancora, alla fine del film, quando tutto è stato esperito e l'odio espresso e abbandonato, one-eye afferra il gomito del ragazzo per dirgli di restare lì, e si avvia al sacrificio per liberarlo. Simbolicamente, l'uno ha liberato l'altro: one-eye è stato mondato dal peso della sua furia distruttrice e può avviarsi al passaggio spirituale verso il Valhalla, mentre il ragazzino ha attraversato le prigioni delle culture umane e può restare sulla terra, come spirito di libertà e sapienza – avendo vissuto il percorso di liberazione accompagnato e difeso dalla furia di one-eye. Questa dualità guerriero-bambino non è robetta di poco peso eh: qualcuno si ricorderà di Nietzsche immagino.
Queste sono ovviamente soltanto alcuni dei moltissimi spunti che il film offre, mi si perdoni se non ho neppure accennato alla fotografia, alle scenografie, all'uso dei filtri per colorare le luci e alle molte altre faccende di tipo strettamente cinematografico, mi sono voluto concentrare sul percorso simbolico-iniziatico che è, a mio vedere, il nucleo fondamentale del film.
Torok_Troll 20/09/2012 21:31:41 » Rispondi Ottimo commento, davvero! E ci sono tante altre metafore e simbolismi da racogliere e scoprire in questo film (specie con le antiche religioni pagane). Lo stesso One-Eye è basato sulla figura dell'Odino (o Wotan/Wodan) viandante di stampo germanico e normanno, che cammina in mezzo agli uomini per portare sapienza e saggezza (e chissà che One-Eye non sia proprio lui in persona?) padroneggia le arti magiche (in questo caso divinazione e visioni) è orbo di un occhio (sacrificato per la conoscenza) ed è un combattente forte e valoroso ma anche feroce e spietato (e in questo si riscontra la ferocia dei leggendari guerrieri Berserker). Poi c'è da dire che, non ci viene dato a sapere se quel luogo in cui sono giuenti sia proprio l'america, potrebbe essere essa stessa la mitica Valhalla in cui dimorano i guerrieri e gli eroi caduti che continuano a duellare in attesa della battaglia finale (il Rangarock) contro le forze del caos, e gli indiani incontratio da loro potrebbero essere un gruppo di questi guerrieri caduti. Oppure potrebbe solo essere un luogo che è il passaggio tra il mondo della morte e quello della vita, in fondo vi giungono in maniera quasi innaturale (senza remare e senza venti per le vele)
Neurotico 18/12/2012 17:56:15 » Rispondi Grande pippa mentale, complimenti. Non mi va giù il tuo commento sprezzante e offensivo nei confronti di coloro ai quali il film non è piaciuto. Sei presuntuoso, rispetta i pareri degli altri che hanno trovato questo film solo pretenzioso.
oh dae-soo 19/09/2012 15:02:37 » Rispondi No vabbeh Skorpio, questa rece me la devo leggere con calma, aprendo lo spoiler noto che richiede tempo :)
ti ringrazio di avermi contattato, cercherò di venire presto ma da un pò di mesi sono praticamente assente