perfetti sconosciuti regia di Paolo Genovese Italia 2016
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perfetti sconosciuti (2016)

 Trailer Trailer PERFETTI SCONOSCIUTI

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locandina del film PERFETTI SCONOSCIUTI

Titolo Originale: PERFETTI SCONOSCIUTI

RegiaPaolo Genovese

InterpretiKasia Smutniak, Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta, Giuseppe Battiston, Edoardo Leo, Alba Rohrwacher

Durata: -
NazionalitàItalia 2016
Generecommedia
Al cinema nel Febbraio 2016

•  Altri film di Paolo Genovese

Trama del film Perfetti sconosciuti

Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. Un tempo quella segreta era ben protetta nell'archivio nella nostra memoria, oggi nelle nostre sim. Cosa succederebbe se quella minuscola schedina si mettesse a parlare?

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Voto Visitatori:   7,75 / 10 (190 voti)7,75Grafico
Miglior filmMiglior sceneggiatura (Rolando Ravello, Paola Mammini, Filippo Bologna, Paolo Genovese, Paolo Costella)
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film, Miglior sceneggiatura (Rolando Ravello, Paola Mammini, Filippo Bologna, Paolo Genovese, Paolo Costella)
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Voti e commenti su Perfetti sconosciuti, 190 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

76mm  @  17/01/2018 11:49:09
   6½ / 10
SPOILER PRESENTI

Il film è simpatico e cinematograficamente funziona bene ma mi ha lasciato un po' perplesso.
Si parte da un assunto dato per assodato e a quanto pare avallato da più parti, ovvero che tutti (TUTTI!) avrebbero tre vite: una pubblica, una privata e una segreta… ma stiamo dando i numeri?
Ok facciamo un passo indietro…cosa si intende per vita segreta? Andare a letto con la moglie del proprio migliore amico? Assumersi la colpa di un omicidio commesso da un altro? Dovrei credere che TUTTI abbiano scheletri del genere nell'armadio? Se così fosse che vita insipida la mia…
Se invece ci accontentiamo di un/una ex rimasto in buoni rapporti che ogni tanto ti messaggia, di cercare il modo di liberarsi dalla presenza della suocera rompiballe in casa o di dare una scatola di preservativi alla figlia diciassettenne che sta per perdere la verginità all'insaputa della moglie, allora posso anche accettare l'idea che una discreta percentuale di persone possa evere una vita "segreta" (non tutti comunque) ma non è certo roba da farci un film sopra.
Ho sentito dire che uno dei punti di forza del film sarebbe l'immedesimazione con i protagonisti…giusto per curiosità c'è qualcuno di voi che pensa che facendo questo giochetto in una cena con i propri amici potrebbe venirne fuori una cosa simile?
Il telefonino poteva essere un'arma a doppio taglio 10/15 anni fa, credo che oggi sia molto residuale la percentuale di persone che si vede mandare la vita a rotoli da un sms inopportuno…chi ha davvero qualcosa da nascondere è diventato molto più accorto.
Cambiando argomento, è senz'altro molto difficile per un cast di attori che magari fra loro si conoscono appena dover creare l'atmosfera e il feeling che dovrebbe davvero esserci fra persone che sono amiche da una vita e per quanto il cast si impegni non credo che l'obiettivo sia stato pienamente raggiunto…questi qua non sono veri amici già dall'inizio e si vede, da questo punto di vista il titolo è decisamente calzante, ma perfetti sconosciuti lo erano già da subito… non ho visto rapporti sinceri e duraturi andare in frantumi, ma soltanto stanche finzioni bruscamente smascherate.
Bene il cast maschile, così così quello femminile (la Rottweiler io la ucciderei ma questa è una cosa mia personale).
Azzeccato a mio avviso il twist finale, anche perché altrimenti non so come Genovese ne sarebbe potuto uscire senza virare nel dramma (che non credo abbia nelle sue corde).
Mezzo punto in più per la bella telefonata fra Giallini e la figlia che dovrò tenermi a mente quando sarà il momento (spero più tardi possibile).
Mai visto tecnici del computer o gioiellieri telefonare ai clienti alle 9 di sera.

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Ultima risposta 23/01/2018 08.57.55
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Invia una mail all'autore del commento marco986  @  15/01/2018 23:01:11
   6½ / 10
Interessante, anche se non perfetta, commedia diretta da Genovese

Gli interpreti sono bravi soprattutto Mastandrea,Battiston e Giallini(meno Leo)le donne se la cavano dignitosamente anche se manca una scrittura all'altezza della grande commedia all'italiana dei 60 e 70

Buon successo di pubblico premiato anche con due David.

Si può vedere

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Ultima risposta 15/01/2018 23.08.50
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Spera  @  21/11/2017 14:32:57
   6½ / 10
Mi aspettava la solita cag.ata italiana visto il tema, invece devo dire che mi sono ricreduto per metà.
Già mi ero preparato al solito racconto nostrano alla "tutti tradiscono tutti" invece un' affermazione del genere è riduttiva e superficiale.
Qui si parla di diverse problematiche sociali, il tradimento non è l'unico elemento sulla quale si fa perno.
Viene calato un velo pietoso sulle dinamiche interpersonali nella società odierna.
La sceneggiatura, nonostante alcuni passaggi siano banali, forzati e scontati, intrattiene.
Forse per la grande bravura degli attori, su tutti Mastandrea e Giallini.
Concordo con la morale finale ma così proposta mi è sembrata frettolosa e irritante, un punto in meno.

In definitiva un buon prodotto ma vedrò l'originale francese da cui mi aspetto un risultato superiore, soprattutto per questo genere di film.

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Ultima risposta 23/11/2017 09.31.30
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soren28  @  05/11/2017 19:11:22
   3 / 10
Gli attori ci sono, freschi e bravi, l'idea di base c'è, semplice ed efficace; ma l'esecuzione purtroppo rasenta il patetico.

I personaggi ci vengono presentati come amici, se non amiconi intimi, ma non c'è un solo istante nel film in cui si percepisce questo, neanche nell'introduzione. C'è una chiara incapacità, o se vogliamo, una vera infantilità nella sceneggiatura, scritta da e per "gente social", che vede in questo film il perfetto sfogo cinico e maligno che appaga totalmente questo target di persone.
I problemi che vengono tirati in ballo infatti sono i più gretti e pacchiani(e infantili) possibili, senza la minima raffinatezza ed intelligenza di scrittura, e soprattutto, con la morale legata a tali dinamiche che ci viene ingozzata a forza(chissà se per incapacità o presuntuosità). E nel finale abbiamo l'apice nel forzato cinismo che con arroganza punta il dito su tutti noi (e che vorrebbe apparire come fine critica sociale).

Il problema del fim è che avrebbe potuto funzionare benissimo se il tono fosse stato grottesco o surreale, giocando con l'assurdo ed il demenziale; in quel caso tutta la carrellata di amici che in realtà sono dei meschini, tutti i luoghi comuni, le chiacchiere esagerate, la moralità grossolana, e le banalità, avrebbero funzionato. Invece il risultato è un film parodia di sé stesso.

Sinceramente anche lo scopo portante della pellicola "cellulare scatola nere delle nostre vite" scompare di fronte a l'unica sostanza della vicenda: amici intimi che in realtà si comportano in modo squallido e miserabile l'uno con l'altro. E' questa la critica sociale? Che non esistono amici veri e non ti devi fidare di nessuno? No perchè, il fatto che ci sia un cellulare di mezzo, attraverso il quale scoprire questo squallore, non cambia il succo, anzi, semmai per una volta ti fa essere grato che esistono.
Parliamoci chiaro: tutti abbiamo dei segreti, più o meno intimi, o più o meno importanti; ma da qui ad essere tutti degli squallidi individui che non hanno amici veri e tradiscono allegramente la\il proprio\a partner ce ne passa(a quanto pare con l'aggravante di avere tutto nel cellulare, perciò anche stupidi). Se il fim si fosse concentrato sulle raffinate dinamiche dell'uomo di fronte ai propri segreti, piccoli o grandi che siano, amplificati dalla società attuale dove noi stessi ci rendiamo pubblici(cellulari,internet..), sarebbe stato sicuramente interessante.

Se volete un film ben fatto sulle delicate dinamiche di amicizia, e sui piccoli grandi segreti, guardatevi l'originale francese "Cena tra amici". Eh si, una commedia francese migliore di una italiana; come cambiano i tempi(..ma speriamo di no!)

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Ultima risposta 15/01/2021 14.02.44
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Matteoxr6  @  21/09/2017 21:35:59
   5 / 10
Parto, come sempre, prevenuto in questi frangenti, ma già dopo poche decine di minuti divengo molto ottimista. Purtroppo a tre quarti di film scuoto la testa sconsolato. Procediamo per gradi. Soggetto non certo sperimentale, ma comunque sempre gravido di spunti da cui attingere per estrapolarne i propri filoni. Perfetti sconosciuti si presenta bene: ambientazione stimolante, toni molto pacati ma al tempo stesso briosi, merito delle azzeccate e leggere battutine spalmate ininterrottamente fino al capovolgimento del dramma. Tutto bene. Si arriva dunque al nocciolo della trama che purtroppo si condensa e si liquefà nel più classico dei classici e ingenuotti spartiti della produzione italica di bassa lega: corna, poi corna e infine corna che si intrecciano con corna, ma un filo più drammatiche, che fa tanto profondo. Segue un epilogo, vi dirò, più che dignitoso, che personalmente salvo, scena di Peppe che ferma la macchina per fare pseudoginnastica compresa. Torniamo un attimo indietro: l'intento del regista è quello di scoprire il velo di Maya che cela le ipocrisie (vedi il beffardo finale a ribadire il concetto), che si rivelano al tempo stesso, a pari merito, anche le fragilità personali nella vita di coppia. Ecco, proprio su ciò, a mio avviso, si è erta una dicotomia non necessaria che ha premiato la prima strada. Risultato: scardinamento che diventa preda dello stereotipo stesso che ci si prefiggeva di smontare. Eppure qualche guizzo sagace ci era stato mostrato: la confessione di Bianca, che si dissolve in trenta secondi; quella voglia di farsi scoprire, che viene a più riprese citata, da parte di Eva, che aveva spinto per giocare, rimane strozzata dal finale. l'incoffessata omosessualità di Peppe invece mi è parsa proprio buttata lì senza la padronanza di saper maneggiare un argomento già ben collaudato. Esaurito l'aroma del momento, che fragranza rimane da riassaporare nella mente a posteriori, molto a posteriori? La gente, le coppie, i coniugi, i fidanzati si tradiscono. Bene, nella pellicola non ci si pone la domanda successiva: perché? Spesso i motivi sono banalissimi, ma in altri casi no, e meritano un'ora a mezza al cinema. Qui non traspare nessun tentativo di introspezione dei secondi casi; anzi, non ci vengono neppure accennati. Quindi cosa rimane? Le corna, titoli di coda. Mi sforzo di trovarvi qualcosa di più, di meglio e mi viene in mente una frase importante della sceneggiatura: "Nella vita bisogna imparare a lasciarsi". Ecco, questo sì, ma è l'unico aspetto degno di un approfondimento e che salvo dell'opera. Certo, un'ora e trenta minuti sono un po' tanti. Il mio voto personale è cinque perché salvo la presentazione del contesto della prima prima ora, ma a livello di contenuti, quelli veri, si sprofonda in un quattro. Lo consieglierei? Ovviamente, no: c'è e c'è stato molto di meglio ne panorama nazione, mondiale, ma soprattutto europeo su queste tematiche.

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Ultima risposta 23/09/2017 17.06.31
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wuwazz  @  06/03/2016 11:30:35
   6 / 10
Più che uno spiraglio di luce per il cinema italiano, questo Perfetti Sconosciuti lo vedo più come un colpo fortunato, riuscito in gran parte grazie alla bravura degli attori e rovinato dalla solita presunzione tipica del moderno cinema italiano.
Vi confesso che fino a metà anch'io avevo gridato al miracolo: non potevo credere che veramente Genovese fosse capace di dirigere (e co-scrivere) qualcosa di "degno", capace di redimere il cinema italiano dal medioevo artistico in cui sta versando, se non commediole di livello televisivo medio basso fondate sulle battutine e sul "meccanismo accoppiata di due attori comici random". In realtà, giusto per aprire una piccola parentesi sul cinema italiano, il problema a mio parere non sarebbero neanche gli attori: di eccezionali ce ne sono e di bravi/utili pure. Il problema principale che da tempo sta affliggendo la settima arte nello stivale è quello della scrittura e della regia. La stragrande maggioranza dei film italiani che escono al cinema sono titoli perdibilissimi, con sempre le solite facce interscambiabili (Littizzetto, Bisio, De Luigi, Luca e Paolo, Bova, Cortellesi ecc ecc) e uno script stupido come la merd@ da commedia leggerina che però ha anche la presunzione di affrontare temi (spesso) drammatici con lo spirito "facciamose due risate". Quanti soggetti interessanti sprecati in questi anni. La verità è che la rovina del cinema italiano sta (molto) a monte: a livello produttivo. Innanzi tutto Il cinema è visto come un investimento (minimo) sicuro e potenzialmente da super incasso=target più grande possibile=prendere anche le famiglie e i bambini=battutine che si risolvono spesso e volentieri nella "scureggina", battuta mai passata di moda inventata dall'accoppiata Boldi-De Sica. Devo ammettere che un piccolo passo in avanti negli ultimi 2 anni è stato fatto: Edoardo Leo ha dimostrato che è possibile fare cinema (anche) non stupido che valga la pena di ricordare con piacere (su tutti Smetto quando voglio e noi e la Giulia). Pur con tutti i limiti del mondo (forse grazie ad una realizzazione cosciente del nulla cosmico che stava attanagliando il cinema, che ha spinto alcuni produttori a prendere un pochino più di coraggio e finanziare persone e progetti che non fossero i soliti predestinati/scalatori sociali con alle spalle un super gavettinaggio televisivo (vedi Genovese e Brizzi) e la mega puzzetta sotto il naso. Il cinema italiano, oggi, ha completamente ripudiato le sue origini: quella perfetta armonia di piacevole (non necessariamente comico) e drammatico, tipica di maestri immortali del cinema come Risi (il Sorpasso) o Monicelli. Oggi il film deve piacere perché innanzi tutto "fa ridere". Non c'è un progetto a monte da sviluppare, un'idea seria, una visione registica da realizzare: c'è che bisogna far ridere, perchè i film italiani che le persone vanno a vedere sono quelli che fanno ridere. Da qui anche la migrazione (mista a presunzione) dei Tornatore, Garrone e Sorrentino, che evidentemente (ma peccano in ogni caso di eccessiva superbia) per trovare spazio e realizzare le loro ambizioni devono necessariamente ampliare la loro portata. In effetti Il più grande difetto che si può addebitare al cinema italiano odierno è che questo è comprensibile solo dagli italiani: non ha la pretesa di contenere un messaggio di tipo "universale", per cui potrebbe piacere anche - che so - in Germania o in Francia. Non è assolutamente un film "esportabile". Non c'è niente di male in questo di per sé, e forse il più grande difetto di Garrone e Sorrentino è che per prima cosa vogliono fare un film "esportabile", secondariamente scelgono un soggetto da sviluppare che si presti allo scopo. E' qui che scatta il peccato di presunzione che gli attribuisco. Quelli che riescono ad ottenere la fama internazionale, la ottengono perchè il loro scopo è primariamente ottenere fama internazionale, non perchè vogliono fare cinema sincero. Sostanzialmente, un cinema sano (a mio parere) deve diventare internazionale per passaparola, perchè il prodotto è eccellente e gli amanti del cinema di tutto il mondo ne sentono parlare e lo vogliono vedere (Il Sospetto, L'onda, il segreto dei suoi occhi ecc). In europa e nel mondo ogni Stato vive a rotazione il suo momento di gloria. L'Italia si è fermata a Benigni, uno che, non a caso, era bravo per il suo sincero e onesto di fare cinema: lui era stato eletto dal pubblico, non imposto (poi ha commesso anche lui il gravissimo errore della presunzione, ma abbastanza intelligentemente si è subito ritirato e si è messo a fare altro). Ma d'altronde quelli erano anche altri tempi: il marketing esisteva fino ad un certo punto, e veniva sicuramente DOPO la realizzazione del prodotto. Una delle massime colpe del cinema italiano è l'essersi adeguata al disastroso modello americano, in cui il marketing (questo mostro post moderno che dell'arte e della sensibilità filmica se ne infischia) domina tutte le fasi di della realizzazione del film: perfino la determinazione del soggetto da sviluppare, perfino la scelta del regista che dovrà avere il nome più grande del titolo sulla locandina.

Detto questo in questo ultimo anno sembra che qualcosa si sia mosso. Ovviamente non sto parlando di questo Perfetti Sconosciuti, buonissimo fino alla metà, scaduto poi in una boria/ superbia/ overplotting derivante dalla assoluta e da molto tempo insondata "capacità drammatica", ovvero elevarsi (come dicevo prima) di un gradino rispetto alla commediUola e cercare di creare quel misto di dolce/ amaro tipico del cinema italiano. Se fino alla metà ogni cosa è al suo posto (in massima parte grazie alla bravura degli attori (non per niente fino alla metà non c'è alcuna evoluzione della storia: 8 attori bravi sono a tavola e parlano del più e del meno. Da questo punto di vista Genovese fino al minuto 60 non conta assolutamente niente: è tutto lasciato in mano agli attori che, essendo comunque generalmente sopra la media dei soliti nomi (bisio, Cortellesi ecc), ma soprattutto, essendo proprio ATTORI formati e di professione, non comici, non peccano di overacting (forse un pochino Edo Leo) e fanno filare 60 minuti lisci lisci. Poi il dramma (in tutti i sensi). La spocchia con cui il regista e gli sceneggiatori gridano (eheheh, ora ti facciamo vedere noi i veri colpacci geniali di scena) rovina completamente il film. Ma io dico, che senso ha? trasformare in un dramma totale con colpi di scena clamorosi ogni 4 minuti un film che funzionava proprio per la sua semplicità? Nel giro di 5 minuti il film diventa uno sceneggiato drammatico pomposo e a tratti super irritante, con scene al limite del ridicolo che vorrebbero creare picchi super emozionali tipo

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Ecco, è lì che capisci, veleggiando verso il finale, che Genovese è più fortunato che bravo. E quanto è insopportabile il finale. In generale ribadire (e rivisualizzare) il titolo del film prima dei titoli di coda, l'ho sempre visto come una specie di autocompiacimento registico presuntuoso, del tipo "eh?? Hai visto che bel film t'ho fatto? Sono stato bravo eh? Lo so lo so.. grazie...".
No, Paolo. E' venuto fuori un film carino, ma a me non mi freghi.
Inoltre, se provi ad analizzare le tematiche o un ipotetico messaggio (perchè questo film è basato su un tema molto caldo e sentito dal grande pubblico, e vuole mostrare le conseguenze - appunto - dell'immistione negli affari privati degli amici), il film non ha alcun senso. Cosa mi vuole significare?Che se tutti guardassimo nel cellulare dell'amico, rovineremmo l'amicizia? Che sono tutti infedeli (a più livelli)? Che tutti nascondiamo segreti inconfessabili? No, è una cazzat@. Ma allora il film voleva solo raccontarmi la storia dei personaggi, senza entrare nel merito della questione e non pretendendo di insegnarmi qualcosa? No, nemmeno, perchè il fulcro del film è proprio questo: mostrare che non tutti sono quello che sembrano.
Fino alla metà ho avuto veramente l'impressione di stare assistendo ad una bellissima ed insolita commedia degli equivoci, roba che forse non si vedeva dagli anni '90, e che mi sarei dovuto in parte ricredere su Genovese, Regista scrittore che reputo (al pari dei vari Brizzi) il solito soldatino gavettista promosso dalla televisione che non è in grado - colpa una formazione indotta dai moderni professori di cinema - di creare niente di memorabile.

Gli ultimi esempi di film sinceri, pensati e fatti per amore del cinema e non per il Dio denaro sono Non essere Cattivo e Lo chiamavano Jeeg Robot. Anch'essi non sono film perfetti, ma non hanno quel difetto fastidiosissimo di strizzare continuamente l'occhio allo spettatore per compiacerlo. Sono film belli perchè sono fatti da menti cinematografiche, inconsciamente consapevoli di ciò che piace al cervello e all'occhio umano. Non per niente questi esempi appena citati sarebbero tranquillamente esportabili - e secondo me anche graditi - all'estero, proprio perchè i loro creatori volevano innanzi tutto fare cinema, come linguaggio universale, e non solamente cinema italiano.

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Ultima risposta 03/04/2016 14.06.04
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Jumpy  @  04/03/2016 18:25:29
   7½ / 10
Approvo quello che han già detto gli altri... in un momento in cui il cinema italiano vola basso (anche se confido molto in Mainetti... che vedrò a breve :) ), basta davvero un minimo di originalità e creatività per spiccare nella massa fatta di cinepanettoni e schetch messi in fila fatti passare per film.
Commedia/dramma in cui il tema portante, gira e rigira e uno e solo... l'amore.
Il film scorre via leggero e frizzante come una serata di quasi primavera, e l'ora e mezza canonica passa in un attimo.

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dagon  @  28/02/2016 21:44:41
   6½ / 10
La pochezza del cinema italiano attuale è tale che quando arriva un film come questo, che esce un minimo dai soliti binari, si grida al miracolo. Incrocio tra "le prenom" e "carnage", ha un'idea di partenza originale (seppur un po' forzata) e sviluppata bene almeno fino a 3/4 di film, quando mi e sembrato mancare qualcosa, per arrivare poi ad un buon finale. Un po' "furbacchiotto" in qualche scelta e un po' stereotipato, ma nel complesso moderatamente riuscito e abbastanza soddisfacente, con qualche battuta che centra davvero il bersaglio. Immagino un remake a breve in qualche altro paese ( Francia? Stati Uniti?).

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pak7  @  28/02/2016 02:58:47
   9 / 10
Dopo alcune commediucole adatte allo spettatore medio, Genovese tira fuori dal cilindro una perla nascosta di livello superiore a quello a cui siamo abituati a vedere. Inaspettatemente. Inizialmente anche io ero piuttosto dubbioso sulla riuscita di una pellicola di questo tipo, tanto che, visto il trailer nelle scorse settimane, la mia intenzione era quello di saltarlo a piè pari, almeno al cinema, per poi recuperarlo eventualmente in home video.
Ma le varie recensioni positive di critica e pubblico mi hanno indotto ad andare in sala. Ebbene, quello che mi ha colpito maggiormente è che sembra di stare lì al tavolo con i protagonisti: girato ottimamente con un vorticoso gioco di inquadrature, che, aiutato da uno sviluppo inizialmente lento della trama, riesce a catturare lo spettatore. Completamente.
L'inteccio è qualcosa di spettacolare, sembra quasi un paradosso che sia stato scritto dallo stesso regista di Immaturi.
Bravi tutti i protagonisti (anche se Edoardo Leo proprio non mi convince), sono tutti ben caratterizzati, con le loro paure e i loro segreti che piano piano, inevitabilmente, verranno fuori. Ultimi 5 minuti spiazzanti, molto significativi.
Non mi stupisce che Francia e Stati Uniti abbiano chiesto i diritti per un remake. Visto già due volte al cinema, in occasione della seconda ho avuto modo di apprrezzare meglio alcune scelte registiche. In definitiva una delle migliori commedie italiane degli ultimi anni., nella lista dei miei 230 film visti al cinema negli ultimi 10 anni, faccio fatica a trovare una commedia che gli stia realmente davanti, per tema trattato (non si limita a criticare la tecnologia d'oggi, ma è anche ben altro) sviluppo, intreccio e interpretazioni, a livello internazionale solo Quasi Amici. Meraviglioso.

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Ultima risposta 05/03/2016 20.39.37
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mikeP92  @  27/02/2016 01:00:04
   6 / 10
Mah! Non capisco una media così alta per un film che non va oltre la soglia della decenza secondo me. La prima parte, più comica, mi ha strappato solo qualche sorriso, la seconda, con il crescendo drammatico, è migliore ma è troppo incentrata sui soliti cliché della cinematografia italiana

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Buono, invece, il finale.

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Ultima risposta 27/02/2016 19.14.11
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Inn10  @  25/02/2016 15:03:10
   9 / 10
Film stupendo e attualissimo. Forse un pò forzato per alcune cose. Mi ha ricordato i film di Muccino dove accade di tutto in un tempo ridottissimo. Però scorre benissimo compreso il bel finale ad effetto.

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Ultima risposta 05/03/2016 20.45.13
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Scuderia2  @  22/02/2016 20:33:31
   7½ / 10
Classica cena tra 'amici da una vita' con rispettive consorti.
Il clima è goliardico,poi si decide di ravvivare ulteriormente la serata con un nuovo gioco:cellulari sul tavolo e vediamo se ci conosciamo bene davvero.
Sale la tensione,la situazione si fa drammatica e si naviga a vista a coltelli spianati.
I mobile sono proprio diventati la nostra scatola nera.
Non c'è bisogno di sangue per mettere in scena un massacro.
Meglio il salotto di Eva dell'emporio di Minnie.

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Ultima risposta 22/02/2016 20.39.59
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GIOELE1203  @  21/02/2016 22:17:10
   9 / 10
Gran bella commedia innovativa...grande sceneggiatura e regia di un impeccabile cast...finale originale ed imprevedibile.
Ma tutto grazie ad una grande e bella recitazione....in ordine di bravura
1) Mastandrea Battiston duo superbo che passano attraverso un gioco di sguardi dalla commedia al drammatico in un'attimo...magnifici voto 9
2) Giallini bravo ed la Foglietta intensamente nevrotica.Rothwatcher brava più sul drammatico ...ma notevole voto :8
3)Di Leravino sorprende ...bravino voto :7-
4)Musniatik diabolica ed antipatica ...prova più che sufficiente 6.5
Il film merita di andarlo a vedere molto bello

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Ultima risposta 05/03/2016 20.47.43
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sixx79  @  20/02/2016 21:52:23
   8 / 10
gran bel film, si.
orinale e dotato di ritmo nonostante la sua unica location. forse merito i delle tante battute sagaci e per niente volgari. Si ride, intrattiene pur trattando una tematica importante e abbastanza angosciante.
Gran bella idea.

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Ultima risposta 21/02/2016 01.52.12
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  20/02/2016 20:27:43
   7½ / 10
La solidità di un gruppo consolidato di amici ormai è ridotta a quattro fesserie dette in croce in una classica situazione conviviale. Argomenti banali e futuli utili soltanto per passare una serata più per il rispetto di un rituale che di un'esigenza sincera di incontro e dialogo. La vera conversazione scaturisce dai telefonini, scatole nere come giustamente sottolineato a cui è stato delegato tutto e dove tutti i segreti vengono a galla, portando con l'ipocrisia che ognuno di loro nasconde. Non erano sconosciuti, ma lo sono diventati e mattone dopo mattone si rompe ogni rapporto a livello di coppia e collettivo. La diga ormai è crollata.
Nella sua impostazione classica e teatrale che ricorda anche per certi aspetti Una famiglia perfetta, film altrettanto riuscito, Perfetti sconosciuti è una commedia che scivola nel dramma vero e proprio, dove Genovesi riesce a alzare la posta gioco della cattiveria con indubbia bravura. Se di limiti bisogna parlare, sta paradossalmente in alcuni attori un po' a disagio nella tonalità da commedia (Rohrwacher e Smuniak) e nel dramma (Leo). Giallini è un chirurgo plastico e simbolicamente offre il senso del film: la sua professione abbellisce ciò che è cadente. I migliori sicuramente Battiston e Mastrandrea (sua sicuramente la battuta migliore del film). Non male nemmeno il finale, più inquietante di quanto si pensi, se non altro perchè sottilinea l'incolmabile distanza tra verità e apparenza.

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Ultima risposta 26/02/2016 00.54.18
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Invia una mail all'autore del commento luca986  @  18/02/2016 22:40:48
   6 / 10
Per mia fortuna evito di andare al cinema a guardare film italiani, o per meglio dire commedie e drammatici italiani: come tutti sapete non produciamo cinema di genere da circa trent'anni, il che è naturalmente una prova dello stato di gravissima (irreparabile?) crisi in cui versa questo settore nel nostro paese. Ma ho due ingressi gratuiti settimanali al cinema grazie alla 3 e allora mi sono giocato il secondo per questo film sulla base di questi bei voti. Fatta questa premessa non fatico naturalmente a credere che questa pellicola sia uno dei migliori film italiani recenti, mi sorprende invece vedere questi voti assurdi per un film che (se) supera la sufficienza soltanto per l'idea di partenza. Alcuni illuminati hanno addirittura scomodato il nome di Monicelli, che per fortuna non può leggere e non può così suicidarsi una seconda volta (o una terza dopo Amici miei come tutto ebbe inizio).
Il regista ha dunque un'idea che potrebbe funzionare (nel senso che potrebbe fare qualcosa di bello, non commerciale), ma decide di sfruttarla con i mezzi convenzionali imposti dalla prassi odierna. Mi riferisco ovviamente alla scelta degli attori: le solite facce riciclate ogni anno in tre quattro film. Abbiamo:
Kasia Smutniak: la solita interpretazione mediocre (magari nei prossimi commenti qualcuno scomoderà Anna Magnani)
Marco Giallini: lui è molto bravo, niente da dire.
Valerio Mastandrea: lui è sufficientemente bravo, ma avrebbe potuto fare di più
Anna Foglietta: dilettante
Giuseppe Battiston: accettabile
Edoardo Leo: meno di dilettante
Alba Rohrwacher: meno di dilettante
Poi il registra costruisce una sceneggiatura che piano piano sfocia nel già visto calcando la mano in modo sconcertante. La situazione, inizialmente realistica (in un gruppo di persone un paio di esse possono avere effettivamente dei segreti davvero rilevanti), diventa mano mano sempre più irreale: impariamo che in questo Paese tutti devono avere almeno un/una amante. Io che non ne ho deduco di non essere un italiano medio: ma sarò un'eccezione, ovviamente in sala tutti avranno un amante segreto, del resto è un film da 8,5 di media e non è un fantasy. Non entro nel dettaglio per evitare spoiler...Avete letto tutti che si parla di sim o cellulari, non svelo dunque nulla con quello che segue. Il regista è così stupido che fa squillare i cellulari quando una battuta è finita: mai un cellulare squilla mentre si sta parlando. Ciò ovviamente è un insulto all'intelligenza dello spettatore. Ovviamente una conversazione importante su WhatsApp compare mentre il marito di lei sta facendo un selfie con il cellulare della moglie, che prima non ha mai squillato. Queste sono solo piccole cose, che dimostrano come non sia necessario impegnarsi per far colpo sul grande pubblico, che del resto vuole vedere il già visto. Ed è inutile illudersi: in questo film compare il già visto. Non invochiamo un'originalità che non esiste.
Ed ora qualche pregio: non mi quasi mai annoiato. Il film è riuscito a farmi fare qualche risata. Ma soprattutto il film funzionava discretamente nel momento in cui restava una commedia. Quando poi inizia a diventare drammatico (quando parte la musichetta da c'è posta per te di sottofondo) diventa irritante, molto irritante. Quando iniziano i titoli di coda con la musica di Fiorella Mannoia mi sono detto: ci avrei scommesso...Ho letto pure che farebbe riflettere: queste sono le mie riflessioni.

5 risposte al commento
Ultima risposta 05/03/2016 20.54.54
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/02/2016 20:55:07
   7½ / 10
Sarebbe (e'?!) la piu' bella commedia dell'anno, anche se bisogna considerare che lo script non e' nuovissimo, v. Cena tra amici, Gli amici di Peter, Carnage etc.Cio' che implode e' la fantastica direzione degli attori, e l'ottimo Genovese dimostra per questo di aver ereditato da Mario Monicelli molte cose preziose. Il film si abbandona quindi a un epilogo strepitoso dove l'ipotesi dei destini segna in modo inequivocabile l'ipocrisia Corale del mondo odierno. Potrebbe anche segnare una nuova strada nel confronto tra esperimento di cinema e piace post-teatrale. Si parla di adulterio e omosessualita' mettendo giustamente in risalto quanto ancora accade nella societa' italiana di oggi, dove il tradimento appare meno grave del sentimento gay. Battiston, che in un certo senso rimarca il personaggio out (sider) di Alessandro Haber in "Parenti serpenti", e' strepitoso quando si convince che il suo segreto e' in verita' piu' trasparente di quello degli altri ("Oramai avete fatto tutti Outing"). E quindi, niente di nuovo forse nel cinema di Genovese, ma una capacita' di filtrare l'imprevisto (attraverso SMS e chiamate su cellulare) con un talento fuori dagli schemi, domestico, condominiale, amaramente conviviale

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Ultima risposta 19/02/2016 11.00.51
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