Zero00 8 / 10 30/07/2010 00:10:29 » Rispondi Si rimane sbigottiti di fronte ad un film come questo. Con la bocca aperta e gli occhi sgranati. Poi, dopo 1 ora e 30 minuti di silenzi, camera fissa e muri bianchi, una sola parola: nichilismo.
Questo film è l'annientamento del cinema. La sua morte e la sua rinascita. Perchè, proprio lì dove viene attuato l'assoluto svuotamento del mezzo cinematografico, ecco che il cinema ritorna a vivere, in un'assoluto evolversi degli eventi che ha il suo apice in se stesso. Morte e resurezione, che però nell'assoluto e assurdo finale ci viene solo lasciata intuire.
Sia chiaro, Lanthimos non inventa assolutamente nulla, anzi, mette in pratica la lezione imparata da altri registi, in assoluto Haneke e Von Trier (ma a me ha ricordato anche il The Village di Shyamalan), ma il film (visto e premiato a Cannes) si fa notare per la metaforica parabola sul totalitarismo che attua e per la critica sferrata duramente al sistema familiare
Il sistema familiare messo in atto dai due genitori (un padre padrone e una consorte completamente subordinata a lui) non solo si rivela esasperato e inadatto al contesto sociale in cui è inserito (tanto da escludere la famiglia da qualsiasi rapporto esterno, fino all'allienazione), ma ricalca quello dei regimi totalitari, in una totale assoggettazione fatta passare per difesa del sistema familiare, nel linguaggio reinventato, nell'assenza dell'individualismo (niente nomi), nelle punizioni corporali, nel terrore e l'odio verso il "diverso" e lo sconosciuto, nella competizione sfrenata nonchè nella totale assenza di emozioni e sentimenti, se non quello familiare.
Lanthimos inoltre è abile nel dare un'impronta stilistica ben definita, fondendo surreale e commedi nera, sangue e orrore, e privando di qualsiasi tipo d'erotismo le scene di sesso pur rendendo il "sesso" ingradiente fondamentale nello svolgimento del film. Tutto questo fino al finale che, ripeto, lascia a bocca aperta e che mi ha ricordato non poco alcune chiusure dei fratelli Coen.
Questo è il cinema che, ogni tanto, fa bene vedere. Forse è per questo che da noi, in sala, non lo vedremo mai (forse)
bulldog 30/07/2010 09:13:34 » Rispondi Mai sentito. Che roba è? Non sembra affatto male.
Zero00 30/07/2010 09:43:30 » Rispondi Se ti piace Haneke (ma anche un po' Von Trier) dovresti trovarlo interessante. Anche se forse ricorda Haneke un po' troppo. Comunque è un'opera prima da vedere.
L.P. 30/07/2010 09:09:27 » Rispondi Devo vederlo. E' reperibile subbato?
Zero00 30/07/2010 09:35:21 » Rispondi Devi vederlo. Già subbato non so, ma i sub li trovi sicuro.
Ciumi 18/08/2010 10:57:22 » Rispondi Mmmmh, anche a me sembra interessante, a leggere i commenti mi ha ricordato in effetti ‘Il nastro bianco’ di Haneke.. qualcuno di voi sa se ora è reperibile in ita (immagino di no) o solo coi sub?
strange_river 30/07/2010 19:17:22 » Rispondi Bravo zero, condivido tutte le tue sensazioni: questo dogtooth annichilisce come pochi. E concordo con i riferimenti che fai ad Haneke e anche ai fratelli Coen.
Zero00 30/07/2010 19:38:59 » Rispondi Grazie. Io invece sono d'accordissimo con il tuo parallelo sull'addestramento dei cani (in un primo momento mi era sfuggito)
A me ha fatto venire in mente non è un paese per vecchi, prima di tutto. ma pure, pensandoci adesso, a serious man usa la stessa apparente "mannaia" senza dare spiegazioni. Son finali che in un primo momento lasciano interdetti, si rimane ancora più basiti perchè in fondo si cerca sempre una soluzione che spieghi e risolva i dubbi. Poi invece a distanza di tempo si capisce che va bene così, non c'è da aspettarsi altro.