Mi dispiace, mezza delusione. Non vi nascondo le incredibile aspettative che avevo per questo film. Sarà per il regista, quell' Anderson che mi aveva sempre così affascinato (ma, ora che ci ripenso, mai fatto gridare al capolavoro) con Magnolia, Ubriaco d'amore e Il Petroliere, sarà per la presenza di quello che senza appelli considero il più grande attore vivente, Seymour Hoffman ( vero e proprio The Master, ma in recitazione) e di quell'altro straordinario attore che è Phoenix (grazie di essere tornato, grazie), sarà per l'interessante soggetto, sarà per aver visto come un blog che stimo moltissimo (Nuovo Cinema Locatelli) avesse considerato il film come il migliore della passata stagione, ma io ero convinto di trovarmi davanti un capolavoro senza se e senza ma. Invece, malgrado l'elevatissima cura tecnica e la prova mostruosa degli attori mi è rimasto poco o nulla. E meno male gli ultimi 2 minuti, due piccolissimi minuti, perchè altrimenti non sarei andato oltre la sufficienza credo. I problemi principali sono due. Il primo è la difficoltà a capire cosa in fondo Anderson ci volesse raccontare (anche se quei due minuti forse svelano molto di più di tutto il resto del film), l'altro è l'incapacità, la mia almeno, di sentirsi coinvolti emotivamente o intellettualmente col film. Troppo lungo, ripetitivo, statico. Film probabilmente a tesi ma quello che vuole dimostrare è raccontato in maniera troppo accademica e "scientifica". E il gioco degli esperimenti ripetitivi se all'inizio affascina poi comincia con lo stancare, e non poco. Prima di soffermarmi su quel finale vorrei dire due cose su quella che è forse dal mio punto di vista la caratteristica più interessante del film. Chi è The Master? Credere che sia il personaggio interpretato da Hoffman sarebbe un errore madornale a mio parere. The Master è lei, sua moglie (interpretata da un'incredibile Amy Adams, per me superiore anche ai due maschietti). Se si capisce questo il film acquista senz'altro valore. Lancaster Dodd non è altro che un fantoccio al suo sevizio, la figura maschile obbligatoria, specie ai tempi, per dare credibilità a questa specie di "setta" filosofica-scientifica-spirituale qui ribattezzata "La Causa". Troppi i punti in cui si può evincere questo. Lei che detta a lui cosa scrivere (anche se Anderson furbescamente mette una pausa nella scrittura di Hoffman mentre lei continua a parlare), lui che beve di nascosto e lei che gli sussurra che può far qualsiasi cosa basta che non lo sappia (mentre intanto lo masturba, gesto "animale" di cui un eletto non "puro", com'è lui,ogni tanto ha bisogno), lui che quasi non sa di cosa parli il libro o ancora lei che molto più incisivamente di lui riesce ad ipnotizzare Freddie. Per non parlare dell'importantissima frase che nel finale Dodd dice a Freddie "tutti abbiamo bisogno di un maestro". Lui per primo, dipendente com'era da sua moglie. Freddie invece sembra essere avvolto nelle spire del Maestro ma in realtà il suo pensiero è stato e sarà sempre un altro (la scena dei nudi al ballo ce lo esplicita e anche lì lo sguardo consapevole della Adams manifesta la sua superiorità rispetto al marito, scena magnifica,del resto tutto il film gioca sugli sguardi in modo mirabile). Sembra un film sul rapporto padre-figlio, maestro-discepolo, Dio-fedele, ma in realtà credo che il personaggio di lei sia la vera architrave di tutto. Ma perchè, mi chiedo, insistono tanto in Freddie tanto da richiamarlo in Inghilterra? Non è possibile che ognuno degli adepti avesse avuto un trattamento simile. Forse perchè Freddie per Dodd rappresenta la parte animale dell'uomo che tanto vorrebbe ancora essere ma ormai non può più mentre per lei, la vera The Master, il ragazzo è la dimostrazione che qualsiasi pazzia o deviazione possa essere comunque soggiogata dalla o alla Causa. Ma quei due minuti, quella scena di sesso e quella successiva con lui vicino alla ragazza di sabbia ci dicono molte più cose del resto del film. Freddie non aveva bisogno di una figura paterna ma di quella materna, della Donna, dei seni femminili, del sesso. Se il suo trattamento fosse stato portato avanti dalla Adams probabilmente sarebbe riuscito. Non è un caso che nell'unica volta che lei gli parla e gli dice di prefissarsi un obbiettivo nel futuro lui il giorno dopo fugge con la moto per tornare da Doris. Ah, tra l'altro, le sequenze con la moto sono splendide, cariche di tensione e girate splendidamente. Quei due minuti ci dicono anche che Freddie è molto più "intelligente" di quello che sembra, forse più di tutti gli adepti messi insieme. Quell' "ora rimettilo dentro che è uscito" mentre scimmiotta il suo vecchio maestro è magistrale, racconta tutto. Freddie non ha mai creduto nelle dottrine della Causa, ma solo nell'uomo che gliele sciorinava. Alla fine per lui, per la sua psiche, aveva più forza ed attrattiva una donna di sabbia che un uomo in carne ed ossa. In carne ed ossa sì, ma con dei fili che lo manovravano.
Cecchino 04/01/2013 15:31:38 » Rispondi Il tuo mi sembra il commento più lucido e corretto scritto su The Master; credo che tu abbia centrato le tematiche portanti del film, a cui comunque secondo me manca qualcosa per essere considerato un capolavoro.
Cosa manca l'ha detto bene Ferro84: "Un film fatto di piccole cose che purtroppo non riescono a riempire le due ore e mezza di durata. Un atto di accusa su Scientology? Un'analisi sulla forza della manipolazione della mente? Il racconto di un rapporto morboso di amicizia? Il delirio psicotico di un malato di mente? Quello che manca è un filo conduttore, un fulcro narrativo che accompagni la visione, un elemento che a fine percorso ci faccia capire cosa l'autore abbia voluto comunicare. Il film gira a vuoto per ore, in un complesso disorganico che non appassiona.
Richiamo anche parte di una recensione letta sul Chicago Sun Times: "Paul Thomas Anderson's "The Master" is fabulously well-acted and crafted, but when I reach for it, my hand closes on air. It has rich material and isn't clear what it thinks about it."
Sì, condivido quasi in toto alcune delle considerazioni di Ferro anche se un'insufficienza mi sembra eccessiva, il film anche solo per il comparto tecnico e attoriale è da salvare. Fa chic il Chicago Sun Times ma alla fine dice in inglese la stessa cosa nostra :)
Condivido l'osservazione citata di Ferro84 e trovo interessanti i vostri commenti che mi delucidano un po' il finale (io di primo acchitto pensavo che avesse accettato di tornare ne "La Causa" e che con la donna stesse semplicemente cercando di imitare il maestro e/o di tirarla dentro la setta) anche se non sono del tutto convinto. Aggiungo che secondo me il film è troppo ostico se anche spettatori attenti fanno fatica a distinguere le sequenze oniriche da quelle reali. Forse dovrei rivederlo, ma non trovo un link per lo streaming, avete qualche sito da indicarmi?
oh dae-soo 08/01/2013 13:57:20 » Rispondi Credo che di onirico ci fosse solo il cinema. No, lui non solo alla fine è fuori dalla Causa ma non ci è mai stato dentro. Riguardo dove trovarlo non sono la persona adatta, vado al cinema. Un saluto.
forzalube 09/01/2013 05:42:00 » Rispondi Pure io, ma non 2 volte lo stesso film ;-)
Molto probabilmente ho sbagliato io l'interpretazione del finale, ma ora dire che "non ci è mai stato dentro" mi sembra un po' forzato.
oh dae-soo 09/01/2013 08:39:49 » Rispondi Ah, quello nemmeno io, 16 euro mica so matto.
Comunque sono fermamente convinto, come dico alla fine del commento, che Phoenix non sia mai stato realmente dentro la setta, era sì dentro la famiglia, dentro la Causa in senso fisico, ma non lo è mai stato in senso spirituale come La Causa richiedeva. Si limitava a menare chi andava contro alla dottrina ma non gli è mai interessato nient'altro, i suoi (bi)sogni erano altri...
Noto con piacere che anche tu hai trovato fondamentale quella donna di sabbia. :) La mia sensazione finale è più positiva della tua. Ho cominciato ad apprezzare il film uscita dalla sala, riconsiderandolo nel complesso. La visione è stata ostica anche per me. Le mie riserve sono comunque le stesse che hai tu. Fra le altre cose, anch' io ho trovato il gioco degli esperimenti ripetitivo. Sottoscrivo quel che affermi sull' identità del "master. E hai ragione sulla Adams. Non l'ho sottolineato, ma ne sono rimasta stupefatta.
oh dae-soo 05/01/2013 19:41:42 » Rispondi Ciao carissima. Sì, anche io credo che il film valga più di quello che ho colto io. Però per onestà intellettuale ho dovuto giudicare e dare un valore numerico (che vale nulla) a quello che ho provato durante la visione. Sull'identità del master sono straconvinto ma non ho trovato ancora nessuno ad aver avuto la mia stessa netta sensazione, meno male te adesso :)
La Adams pazzesca, usa lo sguardo in un modo impressionante (e non è un caso che lo sguardo nel suo personaggio sia importante, deve stare il più possibile "in ombra")
bhè guarda che loro mica l'hanno richiamato. la scena del cinema è frutto della sua immaginazione. lo esplicita pure nell'ultimo incontro con hoffman.
oh dae-soo 07/01/2013 12:29:09 » Rispondi Oddio Vincent, mi mandi in crisi ma sto iniziaindo a pensare che tu abbia ragione. Mi spieghi meglio per favore? Solo quello è sogno o da Doris in poi? E il finale?
è frutto della sua immaginazione la scena in cui viene chiamato al cinema. quando poi si incontrano lui gli dice che ha fatto un sogno dove hoffman gli avrebbe rivelato dove si sono visti la prima volta (proprio quello che gli dice al telefono).
il dopo sinceramente io non lo interpreto come sogno ma come realtà, dove i ruoli si ribaltano e si ripropone nuovamente un passaggio del film, quello dove hoffman gli dice che se mai non avesse avuto un maestro allora sarebbe dovuto tornare da lui perché sarebbe stato l'unico uomo sulla faccia della terra.
il finale poi, sempre secondo me, lo esplicita ulteriormente, con la presa in giro durante l'atto sessuale e il "ritorno" alla donna di sabbia, ennesimo rimando ad un passo precedente, in questo caso quello iniziale. come a dire: io sono sempre stato padrone di me stesso, sei tu che avevi bisogno di essere un maestro, non io un allievo.
l'ultimo dialogo, in quella stanza così grande ma vuota poi sottolinea il fallimento totale dell'uomo hoffman (l'uomo, non il filosofo, il medico, il fisico, lo scrittore).
oh dae-soo 08/01/2013 13:55:34 » Rispondi Vins, a parte il sogno (non me ne ero proprio accorto ma è senz'altro così) tutta l'ultima parte di questo tuo commento la sottoscrivo e in parte ne avevo parlato anche io nella mia recensione (oh, scusate, io le chiamo sempre recensioni perchè vengono da un blog e in quel mondo tutto è recensione). Phoenix è "superiore" a quelle dottrine, non lo hanno mai scalfito, lui è sempre stato libero e ossessionato da tutt'altro. Riguardo il fallimento di Hoffman ti rimando, mi pare, alle risposte al commento di Pier.
VincentVega1 09/01/2013 12:05:47 » Rispondi sicuramente, sono d'accordo quando dici che phoenix non è mai stato dentro la causa.
credo che aspetterò di vederlo una seconda volta prima di commentarlo, magari lo compro in dvd. era da tempo che non mi capitava un film così controverso.