Recensione american pie - il matrimonio regia di Jesse Dylan USA 2003
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Recensione american pie - il matrimonio (2003)

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locandina del film AMERICAN PIE - IL MATRIMONIO

Immagine tratta dal film AMERICAN PIE - IL MATRIMONIO

Immagine tratta dal film AMERICAN PIE - IL MATRIMONIO

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Immagine tratta dal film AMERICAN PIE - IL MATRIMONIO

Immagine tratta dal film AMERICAN PIE - IL MATRIMONIO
 

Terzo ed ultimo capitolo della trilogia cinematografica di "American Pie", cui seguiranno quattro nuovi sequel destinati esclusivamente al mercato home-video che hanno comunque avuto un discreto successo sia tra il pubblico d'oltreoceano che tra quello nostrano.
Ritorna l'imbranatissimo Jim Levenstein, che dopo tre anni di fidanzamento con la pittoresca Michelle Flaherty, decide finalmente di rivolgerle la proposta di matrimonio. I suoi inseparabili amici lo aiuteranno ad organizzare la cerimonia, ma gli inconvenienti non tardano ad arrivare...

Il nutrito cast dei precedenti due episodi è orfano, in questo caso, di molti tra i nomi più significativi; su tutti, i grandi assenti sono infatti il corpulento e romantico Oz (Chris Klein), uno tra i più fedeli amici di Jim, la sua fidanzata Heather (Mena Suvari), Vicky, l'ex ragazza di Kevin (Tara Reid), Chuck ‘Sherminator' Sherman (Chris Owen) e Jessica (Natasha Lyonne).
Tuttavia, la sceneggiatura del solito Adam Herz ha l'occasione di elargire il dovuto spazio in particolar modo a due dei più validi ed irriverenti personaggi già presenti nei due prequel, ovvero Steve Stifler e Noah Levenstein, e creare nuove e divertenti situazioni in grado di risollevare l'atmosfera dal non troppo esaltante secondo capitolo.
Lo script è effettivamente strutturato secondo una serie quasi infinità di gag e null'altro, tenute in piedi prevalentemente da un memorabile Sean William Scott, che interpreta per la terza volta lo scatenatissimo Stifler, che ruba, senza neanche troppa difficoltà, l'intera scena a quello che dovrebbe teoricamente essere il vero protagonista della storia: Jim (Jason Biggs), rivelandosi il personaggio cardine della vicenda ed amministrando egregiamente la grande responsabilità di fare da punto di accordo a molte delle situazioni più riuscite della pellicola.

L'efficace regia di Jesse Dylan, successore di J.B. Rogers ("American Pie 2") e Paul Weitz ("American Pie"), riesce nel non facile compito di gestire senza particolari sbavature tutte le sequenze (soprattutto quelle dell'addio al celibato) che avrebbero potuto procurare qualche noia e che, senza un'adeguata cura ed attenzione, sarebbero benissimo sfuggite di mano.
Invece, pur mantenendosi giustamente su livelli piuttosto spinti, il ritmo e i vari intermezzi goliardici non risultano mai eccessivi, facendosi apprezzare e gustare procurando un sano e genuino divertimento.

Memorabili, oltre alla già citata e lunga (ma mai fastidiosa o dilagante) sequenza dell'addio al celibato, quella del duello a colpi di... ballo che vede come mattatori assoluti Stifler contro Orso, una delle principali new entry, nella quale possiamo tra l'altro riscoprire un vasto repertorio di musica dance anni '80, e quella finale del sempre e comunque mitico amplesso tra Finch e la leggendaria Mamma di Stifler, che dopo il tavolo da biliardo del primo film e il lussuoso Mercedes del secondo, si consuma qui nella vasca da bagno di una suite.

Una saga, quella di "American Pie", che è forse la migliore, per quanto riguarda il genere commedia mainstream, sfornata dal cinema hollywoodiano negli ultimi due decenni, e seppur chiusasi in bellezza con questo terzo, valido capitolo, cogliamo l'occasione di citare, per una volta, il sottotitolo della versione italiana inserito nel primo episodio: "Il primo assaggio non si scorda mai". Verissimo, ed aggiungiamo pure: "...e rimane sempre il migliore!".

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Recensione a cura di FrancescoManca - aggiornata al 10/09/2010 11.04.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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