Recensione happy family regia di Gabriele Salvatores Italia 2010
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Recensione happy family (2010)

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locandina del film HAPPY FAMILY

Immagine tratta dal film HAPPY FAMILY

Immagine tratta dal film HAPPY FAMILY

Immagine tratta dal film HAPPY FAMILY

Immagine tratta dal film HAPPY FAMILY

Immagine tratta dal film HAPPY FAMILY
 

Il regista e sceneggiatore Gabriele Salvatores si mette dietro la macchina da presa per stupire nuovamente, creando una commedia frizzante e mettendoci dentro un sacco di ingredienti che la rendono sicuramente appetibile. Mette sotto l'occhio dei riflettori la famiglia e il modo unico che ognuna ha di rapportarsi con i propri componenti.

Ezio ha una passione per la scrittura ed è deciso a scrivere una sceneggiatura, nella quale lui interpreta il ruolo del protagonista. L'autore focalizza l'attenzione su due famiglie che vivono a Milano, delle quali i rispettivi figli sedicenni, Filippo e Marta, decidono di sposarsi. Ezio fa una passeggiata in bicicletta, quando si scontra con Anna, madre di Filippo, e finisce in ospedale. Anna lo invita a cena per riparare. L'invito cade proprio il giorno in cui le famiglie dei due ragazzi si incontrano per parlare dell'evento prossimo. Ezio è riluttante, ma dopo aver conosciuto Caterina, la figlia di Vincenzo e Anna, la situazione cambia decisamente in meglio. I padri dei due ragazzi fanno amicizia e tra Ezio e Caterina sembra scoccare la scintilla, ma l'autore fa i capricci e...

Nella visione del regista la "family" siamo tutti noi, che partecipiamo allo stesso cammino su questo pianeta e fare questo percorso ci rende parte di una stesso nucleo, forse un po' allargato, quanto lo è la Terra in cui viviamo. Volente o dolente l'essere umano si trova ad affrontare situazioni simili gli uni agli altri, non importa lo status sociale a cui si appartiene, il denaro che si possiede, se si è del Nord o del Sud, o di qualunque nazionalità si possa essere, paure e problemi nel relazionarsi si somigliano.

Il film è l'adattamento della commedia teatrale omonima. Lo sceneggiatore Alessandro Genovesi ha realizzato una prima stesura, alla quale ne sono seguite altre con l'aggiunta di Gabriele Salvatores.

Molteplici sono le tematiche delineate dal regista, tutte in relazione tra loro. Il film inizia con un bel monologo sulle paure che gli uomini possiedono e che fanno parte del proprio bagaglio personale.
Paura di amare, paura di soffrire, paura di rischiare, paura di vivere, paura degli altri. Tutte queste paure, se prese come un incitamento ad essere superate, riescono a portare l'individuo all'accettazione di sé e al sentirsi libero e infine felice, al contrario se ci si fa prendere dalla paranoia, quelle stesse paure bloccano l'individuo non permettendogli di vivere.

Il regista ha delineato diverse tipologie di personaggi: Ezio è un tipo solitario e il suo pregio più grande è l'immaginazione, però è quel tipo d'uomo che non crede all'happy end; Caterina è una giovane ragazza convinta di avere un cattivo odore, paura che la frena e la rende pessimista. Quando queste due anime si incontrano, comprendono immediatamente che qualcosa le lega. Al di là di qualsiasi paura potessero avere precedentemente, lentamente riescono a superarle e uscirne così vincenti.

Salvatores ha dato molto peso sia alla scenografia sia alla fotografia.
Insieme alla scenografa Rita Rabassini ha inondato gli arredi e gli spazi di oggetti che richiamassero alla mente Ezio, in quanto è l'autore della storia, la quale sta prendendo letteralmente vita davanti ai suoi occhi. Nulla è stato lasciato al caso.
Per ciò che riguarda la fotografia di Italo Petriccione, c'è stata la volontà di creare un'unità cromatica, dando ampio spazio ai colori caldi, soprattutto il rosso, sia nella sala da pranzo quando Vincenzo e Anna discutono con Filippo, che nel camerino di Caterina, dalle pareti rosso acceso come il suo abbigliamento. Una scelta che ha impresso alla pellicola eleganza e calore. Il regista ha operato queste scelte con l'intenzione di infondere alla pellicola un'atmosfera prettamente cinematografica, volendole conferire quella magia che solo il linguaggio cinematografico sa dare.

Salvatores sceglie di utilizzare alcune espressioni specifiche di questo linguaggio, per creare un effetto particolare e diverso.
Utilizza la soggettiva, ovvero lo sguardo in macchina dei personaggi, per mettere al corrente lo spettatore di chi siano e quali relazioni li uniscano, abolendo inizialmente la quarta parete, con l'intento di coinvolgerlo fin da subito e direttamente.
Inoltre nelle inquadrature della città è quasi completamente assente la strada, i palazzi sono inquadrati obliquamente e dal basso verso l'altro (in contre-plongée), mostrando un aspetto di Milano che spesso passa inosservato. Questa scelta è stata fatta, anche, per sottolineare l'aspetto caratteriale di Ezio, di come usi l'immaginazione e spesso si trovi con la testa tra le nuvole. Ezio, infatti, quando gira in bici volge lo sguardo verso l'alto, verso il cielo, e si perde nei suoi pensieri.

La messa in scena è dichiaratamente teatrale, artificiosa, come lo sono i suoi personaggi. È il cinema che parla di sé e, nel caso specifico, di come si creano dei personaggi cinematografici e in cosa consista il lavoro dello sceneggiatore. Lo spettatore è conscio di trovarsi di fronte alla finzione, ma si lascia attrarre di buon grado dalla storia, che il protagonista sta costruendo, come un cantastorie che la declama.

Per la colonna sonora sono state scelte alcune canzoni di Paul Simon & Art Gartfunkel. Non c'è musica a commento durante tutto il film, la musica scaturisce dal giradischi dell'autore che l'ascolta mentre scrive. Questo per sottolineare ulteriormente come tutto ciò su cui Ezio scrive lo ha a disposizione nel suo appartamento, nella sua realtà.

L'intento del regista è stato quello di suscitare desideri ed evocare fantasmi. Molto bella e poetica la sequenza in cui Caterina esegue il "Notturno n° 20" di Chopin, in cui il regista gli cuce addosso "i notturni di Milano", come li ha definiti. Viene mostrata una panoramica fotografica di immagini e persone reali, che evocano un'atmosfera sospesa e che possiede "un cuore diverso dal resto del film".

"Happy Family" è una commedia ricca di umorismo, disincantata e speranzosa allo stesso tempo. Se da un lato mostra situazioni problematiche del vissuto quotidiano, sempre sdrammatizzate con la comicità di chi ci ride un po' su, per non abbattersi, dall'altra mostra come nella vita non vada sempre tutto male, perchè i desideri più nascosti a volte possono divenire reali.

Gli attori chiamati per interpretare i vari personaggi, tra le altre cose scritte nel loro curriculum, hanno quella di riuscire a strappare sempre una risata allo spettatore. Abatantuono, in testa, ha dei tempi comici strepitosi, non è da meno Fabio De Luigi, bravissimo nel rendere la goffaggine di Ezio, tanto quanto le sue paure, paure di non piacere e di non essere amato. Valeria Bilello, qui al suo debutto cinematografico in un ruolo di primo piano, mostra di essere all'altezza, tratteggiando i vari aspetti di Caterina con piccoli cenni ben calibrati.

Gabriele Salvatores è stato bravo a creare e convogliare tutte le sinergie nella giusta direzione.

"Happy family" è un film di sicuro appiglio, che farà divertire e sognare che, alla fine di tutto, si possa essere veramente "happy".

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Recensione a cura di Francesca Caruso - aggiornata al 29/03/2010

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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