Recensione on the job: the missing 8 regia di Erik Matti Filippine 2021
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Recensione on the job: the missing 8 (2021Film Novità

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locandina del film ON THE JOB: THE MISSING 8

Immagine tratta dal film ON THE JOB: THE MISSING 8

Immagine tratta dal film ON THE JOB: THE MISSING 8

Immagine tratta dal film ON THE JOB: THE MISSING 8

Immagine tratta dal film ON THE JOB: THE MISSING 8

Immagine tratta dal film ON THE JOB: THE MISSING 8
 

Piccola presenza di spoiler

Erik Matti, regista filippino piuttosto quotato in patria, era il classico perfetto sconosciuto aldifuori dei confini nazionali, ma nel 2013 balzò alle cronache della cinematografia mondiale a Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs con un poliziesco tesissimo e ben strutturato che aveva uno spunto veramente geniale. Chie è in fondo l'assassino perfetto? Colui che può opporre un alibi inattaccabile e chi meglio di una coppia di detenuti in un carcere possono vantare un simile vantaggio. Assassini su commissione che, con la complicità di elementi corrotti della polizia penitenziaria uscivano e rientravano, dopo aver effettuato il loro lavoro che consisteva nell'eleminazione di persone legate al mondo dei colletti bianchi ed a scopi politici.

On The Job - The Missing 8 presentato alla 78° Mostra del Cinema di Venezia è il suo naturale seguito. Ci sono sporadici riferimenti alla pellicola precedente, ma lo sguardo di Matti si allarga notevolmente rispetto al suo film precedente, complice anche la sua lunga durata, quasi tre ore e mezza, che tuttavia non la rendono una pellicola difficile da seguire e dal ritmo che non conosce particolari cali di tensione. Semmai questo sguardo allargato serve al regista per mostrare un ritratto più articolato che descrive una realtà provinciale, riflesso ovviamente di quella nazionale. Un ritratto delle Filippine attuale, che può essere traslata per similitudine anche in altri paesi, persino quelli occidentali, perchè i meccanismi sono simili, per non dire identici.

A La Paz, nelle Filippine, il sindaco Pedring Eusebio governa con il piglio di chi sente alla testa di una dinastia e si vanta di aver ripulito la città. Il giornalista radiofonico Sisoy Salas è uno dei tanti megafoni prezzolati che ogni mattina ne esalta le qualità a beneficio dei suoi ascoltatori. Soltanto il quotidiano LPN resiste, con il proprietario e direttore Arnel Pangan in prima linea alla ricerca della verità e per questo tartassato dal potere cittadino. L'uso di detenuti come sicari occasionali per eliminare i personaggi scomodi è ormai documentato, e la sparizione di alcuni giornalisti di LPN rivela ben presto una cospirazione che coinvolge gli alti livelli della società filippina.

La Paz già dal nome stesso della città potrebbe essere considerata un oasi felice, una città che sta progredendo e con un tasso di criminalità notevolmente abbassato. Sisoy Salas (un bravissimo John Arcella premiato con la Coppa Volpi perla migliore interpretazione maschile) è la voce del potere che loda tutti i giorni dal suo podcast radiofonico le lodi del sindaco Eusebio, denigrando quei pochi oppositori che si mettono contatto telefonico durante le sue trasmissioni. E' il classico giornalista prezzolato, che in fondo crede nell'opera del potere attuale e che lascia completamente in disparte quei lati oscuri che lo stesso potere possiede. Ed il potere ringrazia, rendendolo un personaggio pubblico, amatissimo e popolare.
Ma il suo vecchio amico, Arnel, non la pensa nella stessa maniera. Dietro quel potere c'è una commistione di ampia portata di corruzione e silenziamento di ogni voce d'opposizione fino a far sparire anche fisicamente tali voci. Arnel denuncia tutto questo dalle pagine del suo quotidiano LPN inimicandosi i pezzi grossi che per ritorsione ritirano le inserzioni pubblicitarie, facendo precipitare le entrate finanziarie del giornale.

Diversamente dal primo On the Job dove il carcere era il perno centrale del film, in The Missing 8 è la stampa ad essere l'elemento portante del film. Questo perchè la crisi della stampa, non solo del mondo filippino, ma a livello mondiale troppo spesso rinuncia ad essere ciò che dovrebbe essere il suo principale ruolo: essere il guardiano del potere e sancire la propria indipendenza da esso. Al contrario troppo spesso la stampa (vedasi in Italia, ma non solo) diventa la cassa di risonanza del potere costituito.
Matti è sempre stato un regista di genere, On The Job - The Missing 8 opera quel salto di qualità, pur non rinnegando mai le proprie origini o snaturando il suo stile. In questo film si respira la classicità di pellicole come Tutti gli uomini del Presidente, utilizzando qualche volta lo split screen ed inserendo varie immagini di repertorio vere di omicidi politici o ritrovamento di fosse comuni. Il suo film è ben ancorato alla realtà del paese e lo riproduce in scala minore nella città di La Paz con un sindaco padre/padrone Pedring Eusebio ed il figlio senatore Bernie. A parte l'assenza di una figura femminile di spicco sul lato del potere, questa è né più né meno che la rappresentazione delle Filippine sotto la dittatura di Marcos senza la presenza della moglie e con un figlio che si era candidato alla vicepresidenza della repubblica ai tempi della presidenza Duterte. Una nazione, le Filippine, che non ha memoria del proprio passato recente.

La scomparsa di due terzi della redazione viene meticolasamente pianificata. Dopo una cena, dove partecipano molti giornalisti dell'LPN, vengono sequestrati da un commando misto fra polizioti e detenuti, tra quest'ultimi spicca la figura del detenuto Roman. Vengono massacrati senza pietà a colpi di mitra e seppelliti in una fossa comune insieme all'automezzo che li trasportava. Sette membri della redazione, fra cui lo stesso caporedattore dell'LPN, Arnell, compreso suo figlio di otto anni. La sparizione degli cosidetti “Missing 8” crea sconcerto nella popolazione con numerose proteste. Il potere ha fatto il passo più lungo della gamba. Finche si trattava di singoli omicidi o sparizioni sospette la questione poteva essere coperta più facilmente. Otto persone contemporaneamente la cosa prende una piega inaspettata.
In questo contesto contesto Sisoy prende coscienza della sua complicità con il gruppo dominante, pur non voluta, perchè sebbene sempre tenuto all'oscuro delle manovre del lato oscuro, in questo caso il limite non solo è stato raggiunto, ma è stato superato. Non è più possibile fare finta di niente e nel mentre viene ritrovata la fossa comune senza trovare, se non poche tracce degli effetti personali, ma della macchina e dei corpi nessuna traccia. Al momento della sepultura la buca era troppo piccola per contenere tutto l'automezzo. Quindi lo stesso con i corpi sono stati trafugati e trasferiti in un altro luogo sconosciuto.

In The Missing 8 si possono vedere i vari livelli della cospirazione, ognuno dei quali con una figura di riferimento che serve da punto di osservazione per lo spettatore. Il primo livello è quello più sfumato. Lì domina il Generale Pacheco, già visto nel primo On the Job. Pacheco rappresenta il livello nazionale. Le sue presenze sono centellinate ma lasciano sempre il segno. Il secondo livello come detto è il palazzo del sindaco Eusebio. E' da lì che partono le direttive operative nella gestione corrotta ed omicida di Pedrang Eusebio di La Paz. E' il collante principale fra il livello locale e quello nazionale. Il terzo livello sono i dissidenti e gli oppositori del giornale LPN di Arnell è il principale artefice a far ascoltare la voce e le notizie di un contesto che non è certo rose e fiore come descritto da Sisoy. Il quarto livello è il carcere di La Paz dove Roman è l'unico dei componenti fra polizia e detenuti a mostrare quel minimo di rimorso per ciò che ha fatto, fra l'altro fungendo da capro espiatorio del caso e condannato all'ergastolo per tutto l'affaire dei Missing 8. Pur godendo sempre di particolari privilegi comiciano a mostrare risentimento per le guardie carcerarie e sarà lui la molla per la rivolta interna tesa ad uccidere nella confusione il comandante di reparto che lo teneva sotto scacco.
Sisoy, il giornalista prezzolato ed appunto Roman il detenuto in qualche modo si ribellano allo status quo imposto da Eusebio.

L'ormai ex giornalista e voce dell'ordine costituito decide di andare a fondo e fa una scelta di campo radicale. Pur mostrandosi sempre accondiscendente nei confront di Eusebio, continua idealmente il lavoro di Arnell e scopre il marcio che ormai, usando una famosa definzione dell'ex pm di Mani Pulite, Antonio Di Pietro, è diventato ambiente.
Indagine che non risparmia anche scoperte sconcertanti, soprattutto quando lo stesso Arnell, punto di riferimento morale di Sisoy, si è macchiato dell'unico peccato che un vero giornalista non deve mai compiere: vendere la sua fonte di informazioni. Lo studio di filmati d'albergo mostra appunto Arnell che riceve una borsa di denaro da Pacheco e si ricollega agli avvenimenti della sequenza iniziale, finoa quel momento rimasta fine a se stessa. La ragione di questo gesto è dovuto al fatto che grazie a quei soldi il giornale avrebbe avuto un'iniezione d'ossigeno che lo avrebbe salvato dalla chiusura dovuta al boicottaggio delle inserzioni. Ragione che ovviamente non giustifica una scelta scellerata. Sisoy non commetterà lo stesso errore, stringendo un rapporto stretto con Roman che sarà la sua fonte dietro il massacro dei Missing 8. In questo modo Sisoy non solo riscatta sé stesso, ma riscatta in parte il suo amico, fino ad arrivare a rischiare lui stesso la vita registrando con lo smartphone di nascosto ed in diretta streaming la confessione di Eusebio e della fine dei Missing 8.
La sua precipitosa fuga nel prelevare la famiglia e fuggire da La Paz, perchè ormai diventato un berrsaglio mobile della ritorsione sarà coperto da Roman che, insieme a Sisoy, faranno fuori il commando inviato ad ucciderli.

On The Job - The Missing 8 è un film fluviale, non ha sicuramente la narrazione più asciutta del film del 2013, ma qui siamo su un altro livello, perchè quest'opera non fa mistero della sua più elevata ambizione di intenti. La capacità di Erik Matti è quello di rimanere coerente con le sue origini, miscelando generi diversi tra loro, come il poliziesco, il prison movie e il film di denuncia politica. E soprattutto The Missing 8 è una di quelle opere cui è facilissimo deragliare miseramente, eppure sia pure con qualche difetto, dovuto alla bulimia dei tanti elementi messi sul tavolo, è un film esauriente, coeso e coerente nei suoi intenti. Questo merito dello stesso Matti (la sequenza del massacro è spietata e crudele, ma la quella della rivolta del carcere sicuramente è la migliore) e del cast di attori, primo fra tutti John Arcella nei panni di Sisoy Salas. Particolare è anche l'uso della colonna sonora, con l'inserimento di canzoni che creano un effetto alquanto straniante con quello che si sta pssservando sullo schermo.
Piccola nota a margine. In Italia non è stato distribuito e dubito che lo sarà nelle sale cinematografiche italiane, tuttavia è stato acquistato dalla HBO. La sua succursale asiatica lo ha trasmesso come una miniserie. Scelta che mi sento anche di condividere e che non toglie il valore del film, che può essere visto anche nella sua interezza. Bizzarro il fatto che la stessa HBO Asia lo abbia trasmesso in sei puntate, dove le prime due non sono altro che On The Job, il film del 2013, mentre le altre quattro sono appunto On The Job - The Missing 8. Se per qust'ultimo tutto sommato è legittima, inserendo il primo film nelle prime due puntate, c'è da rimanere perplessi. Il progetto, perlomeno nelle intenzioni di Erik Matti, è quello di fare una trilogia. Speriamo che sia così, considerando il livello qualitativo dei questi due film.

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 10/02/2022 16.07.00

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