Recensione toy story 3 - la grande fuga regia di Lee Unkrich USA 2010
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Recensione toy story 3 - la grande fuga (2010)

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locandina del film TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA

Immagine tratta dal film TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA

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Immagine tratta dal film TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA

Immagine tratta dal film TOY STORY 3 - LA GRANDE FUGA
 

Nel 1995, John Lasseter diede vita con il suo "Toy Story" ad una vera e propria rivoluzione cinematografica, dimostrando che anche i giocattoli, esattamente come gli umani, possiedono un'anima e dei sentimenti. Il film fu uno strepitoso successo di pubblico e critica, e rappresentò per l'epoca un autentico fenomeno mediatico e culturale, grazie all'originalità della sua storia e alla realizzazione tecnica oltremodo superba. Fu il primo film ad essere prodotto dai Pixar Animation Studios, oggi divenuti il principale punto di riferimento per l'intero cinema d'animazione.
Quattro anni più tardi, lo stesso Lasseter realizzò l'attesissimo sequel che, analogamente al primo episodio, riscosse un ottimo successo sia tra i più piccini che tra i più grandi, ma non suscitò evidentemente lo stesso entusiasmo del suo predecessore.
Ora, a quindici anni di distanza da "Toy Story" e ad undici dal sequel, si appresta ad uscire nelle sale italiane il terzo, e probabilmente anche ultimo, capitolo della saga dei giocattoli più amati a livello mondiale.

"Toy Story 3" ha il suo epicentro nuovamente nella casa di Andy, il giovane ragazzino che con i suoi giocattoli ha passato l'intera infanzia, accudendoli come fossero persone dotate di emozioni, cosa che, a sua insaputa, sono davvero.
Nel frattempo, però, Andy è notevolmente cresciuto e si appresta ad andare al college ed a lasciare la propria casa per un bel po' di tempo.
Pur non dedicandogli più neanche la minima attenzione, si accorge di essere ancora affezionato ai suoi vecchi giocattoli, e decide così di metterli tutti in un sacchetto e di conservarli in soffitta, ad eccezione di Woody, da sempre il suo giocattolo preferito, che vuole portare con sé.
Tuttavia, per un malaugurato errore, il sacchetto in cui aveva depositato tutti i giocattoli viene scambiato da sua madre per spazzatura e messo sulla strada in attesa di essere portato via. Fortunatamente i giocattoli riescono a salvarsi, ma dal momento che si sentono profondamente delusi e insoddisfatti dal comportamento del loro padroncino, decidono tutti insieme di recarsi all'asilo Sunnyside, dove la madre di Andy sta portando altri giocattoli obsoleti e inutilizzati.
Woody, l'unico contrario alla loro scelta, tenta in un primo momento di fuorviarli dalla loro idea cercando di convincerli che, in realtà, Andy non voleva buttarli via ma si era trattato solamente di un errore. I suoi amici, compreso il suo inseparabile compagno d'avventure Buzz Lightyear, non ne vogliono sapere, e arrivati al Sunnyside sperano di trovare qualcuno che si prenda cura di loro esattamente come ha fatto Andy per tutti questi anni. Non sanno, però, che quel posto è tutto il contrario di quel che sembra…

Al fine di mantenere viva l'attenzione del grande pubblico e non rischiare di incorrere in banalità e clamorose delusioni, per questo terzo capitolo di "Toy Story" era indispensabile trovare una storia che fosse all'altezza delle precedenti raccontate nei primi due capitoli e, oltre a ciò, c'era bisogno di una maggiore attenzione anche nel reparto tecnico, viste le continue evoluzioni a cui il cinema ha assistito negli ultimi anni. Oggi, riuscire a stupire e sorprendere anche lo spettatore più piccolo e ingenuo è impresa assai ardua per qualunque genere cinematografico, ma sembra proprio che alla Pixar tutto ciò non crei alcun problema, dal momento che ogni prodotto che scaturisce dal suo calderone sempre in continua e prolifica attività si rivela sempre e comunque un successo su tutti i fronti, e siamo ben felici di affermare che anche questa nuovissima creatura partorita dagli Studios californiani non è da meno, rivelando inaspettate risorse sia dal punto di vista narrativo che da quello prettamente tecnico.

"Toy Story 3" è un lungometraggio concepito per una visione in formato 3D, ed era comunque scontato che il livello di spettacolarità e l'impatto visivo rappresentassero già di per sé una forte innovazione per ogni fascia di pubblico, ma l'aspetto più sorprendente della pellicola sta di fatto nello sviluppo narrativo, che non annoia e tiene sempre e costantemente con il fiato sospeso.
Fa davvero piacere vedere finalmente un film che non usa il 3D come espediente per colmare le lacune in fase di scrittura, come d'altronde ha fatto la moltitudine di pellicole uscite al cinema negli ultimi periodi, una su tutte "Avatar" di James Cameron, ma che lo utilizza solo e soltanto come sostegno ad una storia, come detto, valida e assolutamente originale.
Non a caso, per questa importantissima occasione, il regista Lee Unkrich, che sostituisce il buon John Lasseter, qui produttore esecutivo, ha voluto affidare il copione nelle mani dello sceneggiatore Michael Arndt, premio Oscar nel 2007 per lo script di "Little Miss Sunshine", cui va indubbiamente dato merito di aver fornito alla storia un'impareggiabile maturità nei contenuti che non risulta mai forzata né tanto meno pretenziosa, e che soddisferà sicuramente i critici più esigenti come gli spettatori più giovani, che impazziranno sicuramente anche per le tante geniali trovate degli autori nel procurare al povero Buzz Lightyear le più disparate disavventure.

Ovviamente non ci stiamo dimenticando della lunga carrellata di nuovi personaggi inseriti nella pellicola, tra cui vanno obbligatoriamente ricordati il simpatico (ma solo in apparenza!) orsacchiotto Lotso, che emana un dolce profumo di fragole, Ken, storico compagno di Barbie, Bimbo, un bambolotto molto simile al nostro Cicciobello, Driin Driin, un telefono chiacchierone, Dolly, una bambola di pezza, Cono di panna, un unicorno, Mr. Prickelpants, un riccio di peluche, Chuckles, un clown, e tanti, tantissimi altri che sarebbe impossibile annoverare per intero.

Tutti i protagonisti dei primi due film e i vari personaggi di contorno godono, grazie anche al contributo del 3D, di una notevole mimica facciale e di un'espressività che raramente ha avuto eguali, il tutto consolidato dalla strepitosa bravura dei doppiatori: Tom Hanks e Tim Allen doppiano nuovamente Woody e Buzz Lightyear nella versione originale, mentre in quella italiana sono egregiamente sostituiti da Fabrizio Frizzi e Massimo Dapporto, cui si affiancano altre voci assai note come quella di Michael Keaton per Ken, sostituito nella nostra versione da Fabio De Luigi, Ned Beatty per Lotso, che parla in italiano con la voce di Riccardo Garrone e tante altre chicche, almeno per quanto riguarda il pubblico italiano, che potrà riconoscere senza difficoltà le voci di Claudia Gerini (Barbie), Giorgio Faletti (Chuckles) e Gerry Scotti (Driin Driin).

Un sottile velo di malinconia domina il film lungo tutta la sua durata, il che non disturba ma anzi affascina, o forse disturba soltanto per il fatto che, come suggerisce il finale, questo sarà, con tutta probabilità, il capitolo conclusivo di una trilogia che ha davvero segnato un'epoca e che si appresta a dominarne un'altra.
Con "Toy Story 3", la Pixar chiude in bellezza un luminoso capitolo della sua storia, proiettandosi anche per il prossimo anno come vincitrice assoluta agli Academy Awards nella categoria miglior film d'animazione e non solo. Ma si sa, in questi casi, il fattore premi occupa uno spazio del tutto relativo, dal momento che il fattore dominante è invece quello delle emozioni, e "Toy Story 3" ne procura veramente tante.

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Recensione a cura di FrancescoManca - aggiornata al 02/07/2010 16.28.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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