Domenico, detto Mimì, deve dimostrare ai suoi genitori di non essere impotente e omosessuale, solo così potrà sbloccarsi e ricevere il ricco patrimonio di famiglia.
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Di Silvestro nella sua carriera ha diretto solo un paio di pellicole guardabili...e non certo questa. La storia, inutilmente radicata nella suggestiva Sicilia, avrebbe anche potuto avere qualche spunto interessante con un giovane rampollo di una nobile famiglia psicologicamente castrato dalla madre che non riesce ad avere rapporti con le donne mentre la sorella e l'avvocato tramano per non farlo sposare e non disperdere il patrimonio. Ma tutto ciò viene letteralmente sciolto nel corrosivo acido di un demenziale stupido che rende la sceneggiatura praticamente inesistente, non accade nulla di concreto e nessun risvolto viene sviluppato; ci vengono buttate la le solite banalissime sequenze erotiche per donare un minimo di interesse ad un film che si fatica davvero a vedere. Mi domando come il grande Philippe Leroy abbia rischiato la carriera mettendosi alla berlina in una scemenza simile mentre il ruolo del protagonista è stato poco saggiamente affidato ad un anonimo Tuccio Musumeci. Gli concedo mezzo punto in più giusto per la nutrita fauna femminile con le bellezze di Carmen Scarpitta, Jenny Tambury, Carole Andrè ed Anna Kanakis qui alla sua prima apparizione sul grande schermo. Atroce!