fino all'ultimo respiro regia di Jean-Luc Godard Francia 1960
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fino all'ultimo respiro (1960)

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locandina del film FINO ALL'ULTIMO RESPIRO

Titolo Originale: A BOUT DE SOUFFLE

RegiaJean-Luc Godard

InterpretiJean-Paul Belmondo, Jean Seberg, Daniel Boulanger, Jean-Pierre Melville, Henri-Jacques Huet, Van Doude, Claude Mansard, Jean-Luc Godard

Durata: h 1.27
NazionalitàFrancia 1960
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1960

•  Altri film di Jean-Luc Godard

Trama del film Fino all'ultimo respiro

Michel Poiccard è un gangster che lascia la Cote d'Azur per andare a prendere dei soldi a Parigi; lungo il percorso deve uccidere un poliziotto che voleva multarlo; a Parigi ritrova l'amante americana e si dà da fare per rintracciare l'emissario, sempre braccato dalla polizia.

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Voto Visitatori:   8,16 / 10 (47 voti)8,16Grafico
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Voti e commenti su Fino all'ultimo respiro, 47 opinioni inserite

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Goldust  @  18/12/2023 18:00:16
   7 / 10
Più importante per le novità che ha introdotto nel modo di concepire e confezionare cinema da qui in poi piuttosto che bello in senso lato, è sicuramente un esordio capace di lasciare il segno nell'immaginario collettivo di chi era abituato a fruire le pellicole in un certo, classico modo. E' il manifesto della Nouvelle Vague e la dichiarazione d'intenti di una nuova generazione di registi ( Truffaut ad esempio, qui autore del soggetto ) pronti a prendere in mano il futuro della cinematografia non solo francese. Da consigliare a tutti gli appassionati della settima arte.

alex94  @  15/11/2023 17:19:57
   8 / 10
Esordio di Godard e film manifesto della Nouvelle Vogue,una pellicola notevole nella quale il regista rivoluziona il linguaggio del noir con uno stile realistico e libero da vincoli di ogni sorta,con un montaggio geniale e volutamente imperfetto,dalla trama semplicissima e con la macchina da presa che segue continuamente i personaggi ( quasi a volerli spiare).
Anche gli stessi momenti morti acquisiscono significato,finendo per arricchire una trama che senza questi sarebbe risultata piatta e banale.
Bravissimi anche i protagonisti,Belmondo e la Seberg.
Bella ed azzeccata anche la colonna sonora jazz.
Una pellicola di rottura con i classici stilemi Hollywoodiani e per questo di importanza fondamentale per l'evoluzione cinematografica,da vedere.

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Ultima risposta 15/11/2023 17.22.12
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  18/10/2022 16:31:55
   7½ / 10
La sparo grossissima: "Fino all'ultimo respiro" è più importante che bello. Sia ben chiaro, l'esordio di Godard è fantastico, un calderone di trovate continue e di idee brillanti; tuttavia, esse troveranno una loro autentica definizione solamente negli anni (e decenni) successivi. Sì, perché "A bout de souffle", se ci si pensa (e magari lo si contestualizza all'epoca), aveva solo una grande ambizione ed un unico obiettivo: far saltare il banco (e indubbiamente c'è riuscito). Ogni ideale o qualsiasi convenzione del cinema di quegli anni anni devono essere distrutte; Godard e Truffaut vanno giù di ruspa, senza nessun genere di "rispetto" (com'è giustissimo che sia, eh) e il risultato è un film genialmente fastidioso, maturamente acerbo e pure, in un certo senso, ormai superato.

Dom Cobb  @  20/02/2019 15:11:35
   7½ / 10
Mentre continua a seguire le sue losche commissioni, un ladruncolo parigino ricercato dalla polizia si intrattiene come può con l'amante americana...
Il cinema francese non è mai veramente salito alla ribalta nella coscienza popolare, i suoi registi, attori e prodotti in generale non hanno mai soppiantato la fama o tanto meno la presenza a livello internazionale delle megaproduzioni hollywoodiane, almeno da quel che vedo in giro; tuttavia, sarebbe sbagliato liquidarlo come uno stile conforme a tanti altri. Anzi, proprio dal cinema francese è nato, all'inizio degli anni '60, un nuovo modo di vedere, fare e intendere cinema (la Nouvelle Vague) che ha poi trovato un naturale sbocco, complice i subbugli sociali e culturali del decennio, nel movimento della New Hollywood. In un certo senso, la Nouvelle Vague e maestri riconosciuti del calibro di Truffault e Godard sono stati la principale fonte del cambiamento che di lì a poco investirà l'intera industria in quel di Hollywood. Ed è cominciato tutto con un gruppo di critici alle prese con il loro primo progetto cinematografico.
"Fino all'ultimo respiro", esordio di Jean-Luc Godard dietro la macchina da presa, è uno di quei film fatti chiaramente al risparmio, ma a cui non solo non gliene frega nulla, ma ne va addirittura fiero. Tecniche improvvisate e decisioni prese all'ultimo momento per accorciare la durata risultano in uno stile povero, ma intenzionalmente, in un modo che il film riesce a volgere a proprio vantaggio e a trasformare in uno stile unico e tutto suo; non dissimile da come, a suo tempo, fecero i maestri del neorealismo, le cui caratteristiche stilistiche sono nate tutte per necessità più che per scelta.


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Ed è proprio lo stile a rendere estremamente affascinante un film che, per il resto, si regge su fondamenta non proprio solidissime: come tutti i film francesi di questo preciso genere, anche quello di Godard presenta i classici elementi, come una grossa enfasi su singole scene a scapito di una vera e propria trama; dialoghi divaganti e privi di un ritmo o di uno scopo preciso, "casuali" si direbbe; e un'aderenza maniacale alla realtà vissuta, con un approccio che rasenta in più punti il documentaristico. E' un tipo di intrattenimento per palati fini, non adatto alle masse, e anche se ha contribuito a diffondere certe tecniche filmiche entrate oggi nel vocabolario comune di registi e montatori (penso a gente come Guy Ritchie), uno spettatore moderno potrebbe trovarlo alquanto pesante nonostante la durata abbastanza breve. Gli attori fanno la loro parte senza farsi notare troppo, supportati da un ottimo doppiaggio, mentre a distinguersi da tutto il resto è l'ammaliante colonna sonora dalle tinte jazz, e in particolare il tema principale, da rimanervi incastrato in testa in eterno.
Punto d'inizio di un movimento filmico e culturale che, sotto molti aspetti, indica la nascita dell'era cinematografica moderna e l'inizio della fine del cinema classico, "Fino all'ultimo respiro" rimane una pellicola fortemente atipica, unica, intrigante e imprevedibile, una tappa obbligata per qualsiasi cinefilo che si consideri tale e un testamento della varietà e creatività del medium cinematografico.


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Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  13/05/2016 19:47:27
   7½ / 10
Primo lungometraggio di Godard. Fuori da ogni schema divine un manifesto della novelle vague. Rivisto oggi mantiene un certo fascino. Da vedere, se non altro perché è un pezzo di storia del cinema.

david briar  @  12/11/2015 19:13:51
   6 / 10
E' un film importante per quello che rappresenta, manifesto della Nouvelle Vague, ha alcune battute memorabili e due bravi attori protagonisti, ma essenzialmente è un film noioso e freddo, tanta forma e pochissima sostanza. Posso apprezzare svariati elementi del film e di certo non ne negherò il valore, ma non mi ha lasciato praticamente nulla, prevale l'idea di un esercizio di stile fine a se stesso, fatto per essere un "manifesto" e quasi mai emozione e coinvolgimento. Un modo dispersivo di fare film che decisamente non mi piace,e benchè possa essere una lezione di cinema(difficile trovare un manuale in cui non viene citato) da un punto di vista prettamente emotivo quasi inconsistente.

Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki  @  19/04/2015 16:59:00
   7½ / 10
Come la prima fase di Von Trier prima di approdare al dogma, il primo Godard volontariamente è tutto forma poca sostanza, anche se c'è un accenno ai temi del primo periodo: dall'incomunicabilità, alla solitudine e al ritratto femminile che nei successivi 2-3 anni approfondirà con la consorte.

Vuole farne il manifesto insomma, eversivamente ribaltare i modelli del cinema classico, lo destruttura e lo ricompone a suo modo, lo spoglia di spettacolarizzazione (i finali del primo periodo son tutti uguali tragici e privi di pathos), gli stessi omicidi avvengono rapidamente e tanto celermente cambia sequenza, coi jump cut (celebre l'omicidio del poliziotto) lo spolpa della parte centrale lasciandolo volutamente incompiuto, un espediente che si trascinerà in tutto il periodo, eventi che vengono ripresi con soggettive anziché in campo lungo facendo ampio uso dello scorbutico montaggio discontinuo. Sempre nell'ottica di sovversione dei canoni prestabiliti, Godard parodizza il noir americano facendo 'trollare' Belmondo per tutto il film macchietta del modello Bogart, oppure abbattendo la quarta parete comunica direttamente con gli spettatori. Resta un manifesto, di innegabile importanza seminale, intellettualisticamente cinefila, ma il meglio Godard saprà darlo con la Karina, parallelamente al nostro Pietrangeli e ai suoi ritratti femminili neorealistici.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  21/01/2015 00:15:07
   8 / 10
Classico della Nouvelle Vague diretto da uno dei registi più famosi (e migliori) di questa corrente. Una sorta di gangster movie che fa il verso a quelli americani proponendo anche rispetto ad essi nuovi contenuti e nuove tecniche. Scritto e diretto con molta perizia, forse un tantino pesante la lunghissima sequenza in cui i due sono in casa per varie decine di minuti. Sì, lo so che è fatto apposta...
Sì tratta comunque, ripeto, di un classico che va visto se si vuole approfondire il cinema e in particolare la Nouvelle Vague, anche se personalmente preferisco "I 400 colpi", per dirne uno. Ma comunque anche questo al di là del valore oggettivo l'ho apprezzato.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  03/07/2012 11:27:34
   9 / 10
Strepitoso esordio di Godard, già dotato di una maturità e di un'idea di cinema rivoluzionaria e deflagrante. La regia sincopata ed il montaggio caotico tolgono punti di riferimento ed abbracciano i dialoghi dei protagonisti ed i loro volti spaesati in modo perfetto, asservendo per una volta la tecnica alla veicolazione del messaggio. Belmondo è sublime nel ruolo dell'antieroe disincantato e succube del mito del "duro" bogartiano, ed il suo atteggiarsi continuo rivela una fragilità dissimulata che Godard riesce a trasmettere con poche inquadrature. La sfortunata Jean Seberg, poi, sprigiona una bellezza ed una carica sensuale raramente viste prima.
Peccato che la traduzione italiana non renda giustizia alle meravigliose battute finali.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  27/04/2012 17:30:50
   7½ / 10
Pellicola manifesto della nouvelle vague da parte del cineasta che più di tutti ne ha incarnato l'anima sperimentale ed intellettualistica. Godard è al suo primo lungometraggio, davvero difficile da giudicare dopo tanti anni; dovrebbe essere un thriller ma in realtà ha toni da commedia. Ma non fa ridere. Eppure la leggerezza inusuale del film ti stupisce.
Impossibile da inquadrare in un genere, "Fino all'ultimo respiro" ha dei punti di forza nella coppia di protagonisti, nel loro rapporto e nel grandioso finale.
Il resto è puro sberleffo di Godard, improvvisazioni, dialoghi sull'amore e tutto il resto.

Ci vorranno tanti altri anni prima che lo stesso Godard dirigerà uno sberleffo assoluto come "Prenom Carmen", un film talmente oltre (oltre ogni etichetta, ogni inquadratura, ogni sorta di interpretazione) che nel confronto anche questo suo esordio ne esce ridimensionato, ma solo sotto questo aspetto.
Per il resto, mani avanti e massimo rispetto per chi ha osato infrangere i linguaggi di un cinema fin troppo simile a sé stesso.

Oskarsson88  @  15/12/2011 12:46:41
   7½ / 10
Stile particolare, trama scarna e molti dialoghi improvvisati. Ho apprezzato tanto la coppia Belmondo-Seberg (lui un vero duro che ne ha per tutti, lei bellissima e confusa); è un tipo di cinema che può piacere o no. Io l'ho apprezzato anche se uno svolgimento maggiore non avrebbe fatto male...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  12/05/2011 02:42:32
   8 / 10
Lo stile minimalista spinge ad una puntigliosa indagine sulla parola. Dialoghi, tanti dialoghi dunque, ma un linguaggio scarnificato, telegrafico, aforistico. L'indugiare sui volti, sui gesti. Una regia che talora sorprende tanto è frenetica, veloce,viscerale. "À bout de soufflé" : il manifesto della Nouvelle Vague. Lo si capisce fin dai primi fotogrammi.

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Ultima risposta 24/07/2011 15.35.28
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  31/01/2011 06:12:48
   8 / 10
Oddio, da dove cominciare?
Mi trovo davvero in difficoltà nel commentare un film come questo, per cui sono costretto ad andare per punti pur rischiando di sembrare troppo schematico piuttosto che tentare di farne una recensione organica...

- Considerato uno dei tre manifesti della Nouvelle Vague assieme a I 400 colpi di Truffaut e Hiroshima Mon Amour di Resnais, "Fino all'ultimo respiro" narra la storia del ladro di automobili Michel Poicard, braccato dalle autorità per aver ucciso un poliziotto, e del suo strano rapporto amoroso con Patricia, una piccola e graziosa ragazza statunitense trapiantata a Parigi.

- Un film di un importanza storica incredibile, assolutamente spiazzante per l'epoca: la sceneggiatura è esile, frammentaria, disconnessa, quasi improvvisata; tutti i canoni cinematografici dell'epoca vengono stravolti, a partire dal montaggio che alterna lunghissimi piani sequenza a scene dalla costruzione talmente sincopata ed ellittica che sembra che alcuni fotogrammi siano realmente mancanti e che tutto sia frutto di un grossolano errore. Il tutto è improntato ad un marcato realismo (in parte ereditato dal neorealismo italiano) che mira ad eliminare il più possibile gli artifici cinematografici: scene girate con pochi mezzi, per strada o in camere prive di eccessiva scenografia, uso privilegiato della luce naturale a scapito dell'illuminazione artificiale (in questo mi ricorda un po' il Dogma 95 di Von Trier e Vinterberg). Forse per la prima volta viene fuori la nozione di “autore cinematografico”, ovvero il regista (il “metteur en scène”) è considerato il padre autentico ed unico della pellicola e quello che viene mostrato è la sua inimitabile e personale visione - in accordo con la “politique des auteurs” canonizzata dalla Nouvelle Vague (ed esplicata tralaltro proprio da Godard nel '54 nei Cahiers du Cinema)

- Continuo per Godard è il confronto con il passato. Jean Paul Belmondo, seduttore, affabulatore, sempre con la sigaretta in bocca ed avvolto di fumo, sembra l'equivalente europeo di Humphrey Bogart, di cui lo stesso Michel cerca di proporsi come emulo ("Questo sì che è un duro"). Ma l'icona di Bogart era morta con lui tre anni prima, e con essa tutto il cinema americano classico di cui Bogey era uno degli emblemi. Godard sembra voler dire che quel personaggio non potrà più tornare a vivere e che tutto quel che ne rimane è il pietrificato Colosso d'Argilla a cui aveva dato vita nel suo ultimo film-testamento del '56: Belmondo, per quanto si sforzi di esserlo, per quanto cerchi di confrontarsi con quel colosso in un intenso scambio di sguardi (tant'è che è proprio la locandina di quel film che Michel guarda mentre dice la famosa frase) non è Bogey, l'eroe che esce sempre e comunque vincente dalla storia: è uno squinternato delinquente che muore a fine pellicola...

- Il problematico raffronto col passato riguarda, anche se in maniera molto meno esplicita, anche il personaggio femminile di Jean Seberg: esplicativa la scena in cui lei si confronta con la fanciulla di un dipinto di Renoir, padre del grande esponente del realismo poetico Jean Renoir, chiedendosi se sia più bella lei o la fanciulla. Anche la Seberg, nel suo look e nella sua bellezza inusuale per una protagonista femminile - che incarna oltretutto certi topoi della femme fatale hollywoodiana - non è più la diva americana degli anni '40 e '50.

- Godard vuole rompere con il passato, ostentare questa rottura, ma soprattutto - a differenza di Truffaut - esige davanti a sé uno spettatore distaccato, critico, attento, oggettivo. Vuole uno spettatore che si renda conto della finzione filmica anzichè uno spettatore che si immedesimi nella storia, "annullandosi" in essa. E quindi persegue questi scopi cercando di provocare lo straniamento (il famoso Verfremdungseffekt) canonizzato da Brecht nella sua poetica teatrale. La "trasparenza della rappresentazione filmica" viene assicurata con il già citato montaggio antinarrativo e antilineare e con trovate quali la cosiddetta "infrazione del quarto muro" (Belmondo che si rivolge direttamente alla macchina da presa)

- A livello contenutistico il film è sostanzialmente un'analisi di un rapporto di coppia, una riflessione sull'amore nell'era moderna. La "cerebralità" dei dialoghi della coppia Belmondo-Seberg mi ha ricordato molto le tormentate e al contempo comiche vicissitudini portate sullo schermo da Woody Allen, in un perenne tira e molla e dialoghi serrati, pungenti, sardonici e a volte a tal punto bizzarri dall'arrivare al surreale.
Ma al contempo forse alla base di tutto c'è una delle questioni più problematiche dell'umanità ed una delle tematiche principe riguardanti l'uomo moderno ed il suo rapporto con la realtà: l'incomunicabilità. Incomunicabilità col Mondo e con le persone. L'ultimo, meraviglioso scambio di battute che fa da sfondo alla morte di Belmondo a fine pellicola recita così:

Belmondo: C'est vraiment dégueulasse. (E' veramente uno schifo)
Patrizia: Qu'est ce qu'il a dit? (Cosa ha detto?)
Il poliziotto: Il a dit que vous êtes vraiment "une dégueulasse". (Ha detto che sei veramente “una schifosa”)
Patrizia: Qu'est ce que c'est "dégueulasse"? (Cosa vuol dire “schifosa”?)

Per inciso, la traduzione effettuata dal doppiaggio italiano per il dialogo non rende bene l'idea originaria: “Déguelasse” è un termine gergale, derivante dal verbo “dégueler” (vomitare) che può funzionare sia come sostantivo che come aggettivo. E allora mille possono essere le interpretazioni: Belmondo si riferiva all'intera situazione, al Mondo, a Patrizia che lo ha consegnato nelle mani dei persecutori, o a che altro? Non si capisce realmente, fatto sta che il poliziotto intende la frase rivolta direttamente a Patrizia. E come se non bastasse, Patrizia non conosce neanche il significato di quella parola.

Detto questo, c'è da dire che è un film difficile da digerire, da apprezzare, da comprendere ed accettare per quello che è e non solo per quello che rappresenta per la storia del cinema: non possiede la potenza emozionale de I 400 colpi, la storia è quasi nulla, tutto sembra rivolto ad una ricerca spasmodica ed esclusiva dell'infrazione dei canoni stilistici e ad un compiaciuto formalismo piuttosto che ad una volontà di rendere più solidi i contenuti; ma forse è vero che il fascino di certe opere sta proprio nel loro limite... e comunque amo i film che mi fanno riflettere, pensare e discutere con me stesso: per cui viva Godard e Fino all'ultimo respiro!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  13/12/2010 16:13:39
   6 / 10
E' considerato il film manifesto della Nouvelle Vague. Non ho mai amato la Nouvelle Vague. Senza dubbio ha apportato novità importanti dal punto di vista formale, specie nell'uso del montaggio che amplifica un senso di straniamento per una storia già piuttosto esile e narrativamente frammentata. E' come leggere un testo per docenti, si arriva fino ad un certo punto poi ci si perde, almeno a livello personale.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  12/11/2010 12:55:25
   8 / 10
Primo lungometraggio e primo gran lavoro di Godard, si può definire come un leggero pulp per il ritmo molto serrato e l'ironia spesso presente. Un film davvero innovativo per la regia con un montaggio originale e "frenetico" e per i dialoghi molto weird e memorabili. Venti minuti nella stessa stanza non sono noiosi se girati da Godard.
Bellissima la musica jazz e interessante il modo in cui è stato usato il sonoro: probabilmente è stato girato come un film muto e i rumori e il doppiaggio sono stati aggiunti dopo (Godard faceva spesso così).
Un gioiello della Nouvelle Vague da scoprire.

"Signore, lei non ha nulla contro la gioventù, giusto?" "sì, preferisco i vecchi"

"cerco di stringere gli occhi per vedere tutto nero. Ma non ci riesco: non è mai abbastanza nero"

"Qual è la sua più grande ambizione nella vita?" "Divenire immortale… e poi morire"

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  17/09/2010 13:54:53
   8 / 10
"Bout a soufflè" è un film-manifesto della Nouvelle Vague, anche per le capacità tecniche che sembrano distaccarsi notevolmente dal monolite dei registi francesi dell'epoca. ll personaggio di Belmondo è affascinante, ma ancora più memorabile è la performance della bellissima Jean Seberg, con il suo tipico taglio di capelli maschili (a modo suo anche questo è glamour). Non so se col tempo questo film è invecchiato, ma i topoi del noir americano sono sfruttati con una rilettura personale davvero fuori del comune.
Anche se non penso che qualcuno penserà di emulare i gesti del protagonista mettendosi un fiammifero in bocca, come gli spettatori di una volta

wooden  @  27/03/2010 18:49:59
   6 / 10
Personalmente bocciata in toto tutta la novelle vague, Rohmer escluso.
Sufficienza di rispetto per un comunque grande e innovativo autore.

Gruppo COLLABORATORI Marco Iafrate  @  21/03/2010 11:36:50
   8 / 10
"Fino all'ultimo respiro" segna una svolta nel cinema degli anni sessanta, introduce forme di trasgressione che nessuno aveva mai azzardato prima, dalla discontinuità del montaggio alla particolarità delle inquadrature, avrete senza dubbio notato che nella scena in cui Michel e Patricia camminano discutendo lungo il marciapiede degli Champs Elysées i passanti si voltano incuriositi ad osservarli, come si trattasse realmente di due attori famosi che passeggiano per le vie di una città, non possono sfuggire neanche le numerose scene dove i controcampi sono decentrati rispetto all'asse di chi guarda, voce fuori campo ecc.
Godard basa tutto sulla forza espressiva dei due protagonisti e, non poteva essere altrimenti, sulla loro sensualità, rafforzata da un atteggiamento anarchico ed irriverente che pur togliendo di fatto una certa continuità nella narrazione, crea un'affascinante atmosfera di spontaneità giocata sui dialoghi e sulle ossessioni dei personaggi.
Lo stile poliziesco del film pur nella sua drammaticità ( c'è pur sempre un omicidio) che culmina nel tragico finale, rimane ai margini lasciando alla storia un qualcosa di grottesco, descrivendo quasi con ironia la drammatica incomunicabilità dei due amanti.

BlackNight90  @  15/03/2010 00:14:32
   8 / 10
Pur intuendo la portata rivoluzionaria di quest'opera prima di Godard non lo considero un capolavoro assoluto tale da dargli il massimo dei voti.
Un film abbastanza 'anarchico', affascinante proprio per questo, per come spezza tutte le convenzioni precedenti, la più evidente è quella del montaggio singhiozzante che lascia spiazzati (figuriamoci gli occhi vergini degli spettatori di quegli anni), e per lo spirito sovversivo che il giovane Godard all'esordio trasmette alla sua pellicola. Un film cui sicuramente Tarantino deve molto (come a centinaia di altri registi, del resto...), dinamico nella narrazione e con dialoghi particolari che contengono piccole riflessioni sull'amore e sulla vita (“Fra il dolore e il nulla, io scelgo il dolore”, “Il dolore è idiota: io scelgo il nulla”), o che esprimono un vitalismo negato dalle stesse azioni dei protagonisti e dalle loro contraddizioni. Grande Belmondo, che si rifà a Bogart (citato esplicitamente nel film).
"Sei proprio schifosa!"

Invia una mail all'autore del commento Gualty  @  08/03/2010 01:21:20
   9 / 10
Due anni prima del "Sorpasso" di Dino Risi, in una Parigi turbolenta e intellettuale Michel si ritrova braccato dalla polizia e braccante una giovane americana. Godard flirta col cinema d'oltreoceano, con un Belmondo che mutua esplicitamente le movenze di Bogart e corteggia "fino all'ultimo respiro" la bella Patrizia dall'accento yankee. Memorabile il lungo assedio nella camera d'albergo, il mondo chiuso fuori dalla finestra e una sceneggiatura che intreccia due spezzettatissimi monologhi, che si incontrano raramente eppure parlano della stessa cosa: dell'amore, cui "proprio in quest'epoca moderna bisogna credere".
Incalzante la colonna sonora, qualche difficoltà iniziale con l'approccio al montaggio, volutamente brutale e d'impatto.

.. vennero in sella due gendarmi, vennero in sella con le armi e chiesero al vecchio se li vicino fosse passato un assassino.

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bulldog  @  16/07/2009 11:43:48
   8 / 10
Il meglio di Godard.

1 risposta al commento
Ultima risposta 05/09/2009 10.13.59
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  13/07/2009 07:48:25
   8 / 10
I film di Godard hanno tutti, chi più e chi meno, la medesima caratteristica: sono appunti di viaggio, annotazioni scritte sopra scontrini e altri pezzetti di carta, e presentate a noi così, senza essere accomodate, raffinate, corrette.
Questa fu l’innovazione stilistica di “Fino all’ultimo respiro”, a tal punto che fu preso come manifesto della nascente Nouvelle Vague (Non si può dire lo stesso sul piano dei contenuti, però, dove la vicenda ricalca quella dei noir americani, genere che ebbe in Francia un discreto successo). Fu il suo fascino e assieme il suo limite. Tant’è che ad osservare la sterminata filmografia di questo regista di talento, ci si chiede come mai non si sia mai soffermato a curare meglio qualcuno dei suo film.
Ma questo è Godard, innovativo e frettoloso. E questo è “Fino all’ultimo respiro”; frammentario, sconnesso, a tratti poetico, che ha piglio nel ritmo, nei dialoghi in cui ad una domanda non segue mai una precisa risposta, e che ancora oggi, nonostante l’età, conserva intatta la sua verve rivoluzionaria.

Invia una mail all'autore del commento wega  @  10/06/2009 19:27:22
   8½ / 10
Con una fin troppo esplicita strizzata d' occhio ai gangster movie americani, la filosofia di vita di un giovane squinternato nel vivere di espedienti fino all' ultimo respiro. Film manifesto della Nouvelle Vogue, la nuova ondata cinematografica francese che riprende sia le caratteristiche del vecchio "realismo poetico", sia le vecchie teorie russe nel tentativo di eludere la più elementare forma cinematografica. Della vecchia corrente francese ha il realismo delle riprese in strada, della produzione a basso budget, e la poetica del personaggio principale, quel suo impeto nel scagliarsi contro un drammatico destino. Delle vecchie teorie russe, invece, "Fino all' Ultimo Respiro" ha l' uso di un montaggio anticinematografico, in questo caso irregolare, sconnesso che è forse l' elemento di maggiore novità dell' intera pellicola. Niente di assolutamente nuovo, comunque, ed essendo gli anni della poetica di Bresson, dire che se ne sentisse il bisogno, di "una nuova ondata", proprio no. Film bellissimo però. Eccellenti interpretazioni di Belmondo lanciato praticamente lo stesso anno dal veterano Carné con "Les Trichers", e della graziosissima Jean Seberg.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  24/05/2009 23:18:54
   7 / 10
Mi trovo daccordo con il commento di Fidelio.78!
Secondo me è un film invecchiato abbastanza male che voglio premiare piu' che altro perche si tratta di un'opera prima!
La tecnica del montaggio a stacchi poteva essere sfruttata meglio in particolare quando c'è il discorso dentro il bar...ci sono gli stacchi ma i dialoghi sono sempre continui...
Anche il finale non mi ha sorpreso in positivo...

Sig. Chisciano  @  10/09/2008 23:31:17
   8 / 10
Bellissimo e scanzonato film di Godard, come già detto da altri, un film che rompe i canoni classici e apre il periodo della Nouvelle Vague.
Il film è zeppo di quelli che apparentemente appaiono errori grossolani di regia, stacchi sfasati, sbalzi temporali..
Inanzitutto stiamo parlando del primo lungometraggio di Godard che trovati i finanziamenti si ricorda di un paio di idee buttate giù da Truffaut per un film. Chiesto il permesso di utilizzo al collega dei Cahiers du Cinema ne chiede anche di curare i dialoghi. il primo giorno di riprese però, si narra per pigrizia, non ha buttato giù uno straccio di sceneggiatura, così si basa sull'improvvisazione e sulle idee del momento.
Godard e i suoi colleghi del movimento capitanato da Andrè Bazin erano convinti che il cinema è arte alla pari della pittura o della letteratura. Per loro Griffith poteva valere quanto Shakespeare, da questo presupposto si parte per una nuova sperimentazione, si abbandonano gli studios e si predilige la luce naturale, si infrangono le regole del cinema classico con la volontà di scoprire nuove tecniche in favore di un nuovo cinema, con la convinzione che l'arte cinematografica subirà gli stessi cambiamenti, in termini di grandezza, che hanno subito le altre arti nel corso dei dei decenni.
Personalmente ritengo questo film carico di fascino e di stile.

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Ultima risposta 13/05/2009 17.16.09
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1emozionedapoco  @  21/08/2008 11:56:52
   10 / 10
Il film è un capolavoro! è uno dei miei 10 preferiti :) io credo che dalle premesse di base (budget limitatissimo, sceneggiatura praticamente inesistente) ne sia derivato un ottimo film dove il regista se da un lato mostra il suo (e il nostro) amore per i film americani di genere degli anni '50 dall'altro cerca scherzosamente di smantellare le regole lasciando andare gli attori, lasciandoli vagare e fissare la telecamera il tutto senza darsi troppa importanza cosi come i suoi personaggi (il protagonista Michel gioca a fare il gangster non lo è) e si sente che nel film sia gli attori che il regista si sono buttati un po' così da ragazzi in questa avventura (godard stesso vi recita). Ma di fianco a questa innovazione Godard cosa fa? ci mostra per mezzo film una coppia di innamorati a letto, che parlano,scherzano, litigano, ridono, si baciano: per cui non più grandi idee, grandi eroi, grandi intrighi ma l'amore tra due giovani. Le scene di loro a letto mi comunicano proprio il tempo perduto nelle braccia della persona che ami, ed è paradossale che siano proprio quelle scene vedendo la storia come si evolve (ma forse è proprio per quello). Comunque 10 x il contenuto, 10 x l'atmosfera e 10 per l'improvvisazione: capolavoro :)

Invia una mail all'autore del commento angel__  @  06/06/2008 00:33:48
   7½ / 10
in qualche modo la parziale mancanza di credibilità di entrambi i personaggi principali, (un gangster che non sa nemmeno di esserlo o non gliene frega nulla di niente e si atteggia come un divo, e una americana che non si capisce cosa pensa e cosa vuole cambiando radicalmente atteggiamento verso il suo compagno), ci sono numeroveli trovate sia registiche (sguardi in camera! ad esempio) e alcuni dialoghi davvero ottimi e situazioni particolari che denotano davvero grande stile da parte di godard.

private_joker  @  06/03/2008 16:00:51
   10 / 10
Penso che non ci sia molto altro da dire dopo i commenti precedenti... Godard qui stravolge le regole del "cinema classico", dirigendo un film dal montaggio veramente insolito (stacchi durante i dialoghi, sguardi in macchina ecc.), e con un protagonista indimenticabile, con tutte le sue mosse da "duro", ma in realtà innamorato di una donna che non lo ricambia, sino al tragico finale.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  14/01/2008 11:42:52
   9 / 10
Film indimenticabile girato in un'epoca di grandi speranze e sogni post bellici.

Il sogno dell'indinpendenza da tutto, del successo, del sesso libero da impegni etici, si scontra con la realtà cinica della donna bella che ama ma preferisce la libertà per la ricerca incessante di uomini che sappiano imbrigliarne piacevolmente i lati narcisistici del carattere.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  14/12/2007 23:23:35
   7 / 10
Questo film mi ha fatto venire in mente vagamente lo stile di Tarantino. Molta importanza ha infatti lo stile, il tono con cui è trattata la storia; il significato sta infatti più che nella storia in sé, in come viene presentata. Potrebbe essere un film con il solito protagonista fuorilegge, oppure con il duro e la sua pupa, un po’ sul modello di Humphrey Bogart, espressamente citato; invece il tutto è trattato in maniera poco seria, dissacrante e satirica. Il protagonista è un bulletto, più mite e buono che duro e sfrontato. Lo si vede sempre con la sua sigaretta perenne in bocca, con un suo gesto caratteristico di portarsi il dito sulla bocca o di fare versacci come un pagliaccio. Spesso appare in mutande e i suoi discorsi sono per lo più banali o arguti, un po’ come farà Tarantino in maniera molto più accentuata nei suoi film. Anche il finale segue questa linea facendo passare una scena drammatica e sanguinosa come qualcosa di scopertamente costruito ad arte, come una finzione. La tecnica di montaggio poi accentua il carattere “irrealistico”, andando spesso a salti anche nel breve tempo. Si cerca di eliminare il campo-controcampo, tenendo la cinepresa fissa su di una persona mentre l’altro parla, andando contro le abitudini di resa filmica di un dialogo. Altre volte invece la macchina da presa si muove davanti o intorno ai protagonisti, frenetica come loro.
L’anticonformismo non è solo tecnico ma anche nel contenuto. Oggi appare come un film da educande, ma considerando il periodo in cui uscì, certi atteggiamenti “liberi” non potevano che apparire scandalosi e disdicevoli, anche se si trattava della libertina Parigi.
A differenza dei film di Tarantino, qui il vuoto e il cinismo non hanno la supremazia assoluta; fra i risvolti dissacranti e satirici si mescola una sottile e seria riflessione sulla natura dell’amore, sulla sua sfuggevolezza e mutabilità, con le sue sfaccettature e contraddizioni. Qui salta fuori la grande tradizione francese dell’esprit de finesse, con l’analisi acuta e minuziosa dei sentimenti, tanto quasi da ucciderli e renderli inoperanti; era un po’ l’atteggiamento esteriore degli “esistenzialisti” che andava di moda allora. Godard qui usa l’arma della dissacrazione e della satira sottile, a differenza della tragedia e della serietà usata da Carné in Les Tricheurs (Peccatori in blue jeans).

4 risposte al commento
Ultima risposta 23/11/2012 21.53.46
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sonhador  @  13/10/2007 17:24:06
   10 / 10
Il capolavoro della nouvelle vague.

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  02/10/2007 12:34:36
   8 / 10
FILM MANIFESTO DELLA NOUVELLE VAGUE, CHE SPICCA PIU' PER I SUOI ELEMENTI INOVATIVI E ANTICONVENZIONALI (IN PARTICOLARE IL MONTAGGIO NON LINEARE E LA TECNICA ATTORIALE DI RIVOLGERSI, ANCHE SOLO CON GLI SGUARDI, DIRETTAMENTE ALLA MACCHINA DA PRESA) CHE PER LA TRAMA IN SE'.
INDIMENTICABILI I GESTI E LE ESPRESSIONI DI JEAN-PAUL BELMONDO.

DO' 8 PER CIO' CHE QUESTO FILM HA RAPPRESENTATO.

metafisico  @  09/08/2007 17:40:16
   5 / 10
non sono affatto d'accordo con la maggioranza dei commenti.
Questo a mio avviso è uno dei film più deludenti, noisi e sopravvalutati della storia del cinema.
Con perdipiù un protagonista molto molto antipatico

1 risposta al commento
Ultima risposta 23/10/2007 03.50.55
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quaker  @  12/06/2007 22:35:26
   7 / 10
Concordo al 100% con Fidelio. E' stata una delusione. Godard ed il suo sceneggiatore F. Truffaut lavorano come se avessero mal digerito gli insegnamenti di Bazin, e ne vien fuori un film che magari avrà mille spunti per il futuro, che rompe con la tradizione, ma che riesce francamente noioso in tante parti, come ad es. nel lungo dialogo nella stanza di Patricia. Certo alcune parti sono notevoli, l'uso del piano sequenza è sapiente, il montaggio audace (fin troppo) ma, nel complesso, il film non è alla pari con opere magari meno blasonate, ma più immediate e meno "formali". Sa più di saggio sul cinema che di vero cinema.

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Ultima risposta 17/08/2007 16.32.42
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Jumpy  @  27/02/2007 20:35:29
   10 / 10
Capolavoro... appunto ;)

Gruppo REDAZIONE maremare  @  14/02/2007 10:44:07
   8 / 10
Il film manifesto del movimento, francese ed europeo, di rinnovamento cinematografico del tempo, rompe i canoni stilistici del periodo.
Cult

Vegetable man  @  31/12/2006 14:57:27
   9 / 10
Un film di rottura.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Andre85  @  23/11/2006 23:50:02
   8 / 10
diciamo che non lo considero tra i film europei più belli di sempre, è decisamente un buonissimo film, ma che a parer mio non decolla mai completamente.
l'inizio di un nuovo cinema una nuova corrente che forse si è affinata nei successivi filmz

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

Gruppo REDAZIONE K.S.T.D.E.D.  @  29/07/2006 12:27:32
   8½ / 10
Inserisco il film nel lettore, passano 3-4 minuti e la prima cosa che mi viene in mente è : "c***o il file è corrotto.. ma perchè non l'ho controllato". Immediatamente dopo capisci che quei salti e quelle APPARENTI incongruenze.. costituiscono la logica sottostante ad un diverso filone cinematografico, ed è proprio tale diversità, che non si riscontra solo nel lato tecnico, ma anche nel carattere del protagonista (vedi la frase finale, oltre a tutto il resto), a rendere unico il flm.

Invia una mail all'autore del commento Nobody9205  @  17/02/2006 02:34:36
   10 / 10
Dziga  @  19/10/2005 00:26:25
   10 / 10
nessun commento

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  09/09/2005 11:22:43
   7 / 10
Questo film contiene senza ombra di dubbio degli elementi di grande interesse. Basti pensare allo splendido piano sequenza in cui Belmondo incontra l'amico nell'agenzia.Al tempo stesso però alcune distrazioni registiche mi fanno rimanere perplesso....ad esempio ci sono troppi errori banali negli stacchi.
Dico subito che non contesto la telecamera in spalla e le inquadrature "sporche" (lezione che verrà poi ben ripresa da Von Trier), ma il fatto che nel film manchino troppi elementi per considerarlo un capolavoro.
Una scena veramente pessima è quella in cui Belmondo spara al poliziotto. Non si capisce nulla e mancano secondo me alcuni dettagli che non furono girati.
Anche la scena finale è girata male e quindi deludente.
La sceneggiatura è latitante, la recitazione a volte vaga e comunque mai brillante.
Quindi resta il capostipite della nouvelle vague, sicuramente si possono notare elementi che faranno di Godard un grande regista, ma non riesco a vedere questo film come un capolavoro.



9 risposte al commento
Ultima risposta 22/05/2009 16.10.03
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Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento Lot  @  16/05/2005 08:52:27
   9 / 10
"Oltre ai vari guai sono anche innamorato..."

Esordio col botto di Godard che stravolge i canoni e dà vita alla corrente della Nouvelle Vague che dominerà il cinema francese e non solo negli anni successivi.

Ne risulta un noir veramente perfetto, meno duro di quanto ci si possa aspettare, ma molto particolare. Splendida prova di Belmondo che fa evidentemente l'occhiolino a Bogart...
Da vedere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Requiem  @  27/03/2005 18:43:26
   10 / 10
Strepitoso film di Godard, completamente fuori da tutti gli schemi del cinema.
"Fino all'ultimo respiro" è infatti uno dei film padri della Nouvelle Vague, è assolutamente innovativo, sotto tutti gli aspetti ed è interpretato da un indimenticabile Belmondo.
Cult imperdibile.

rose celavy  @  21/02/2005 17:52:51
   10 / 10
godard sei pazzo!

phoenietzsche  @  14/02/2005 11:32:02
   10 / 10
Ma perché nessuno l'ha visto? Guardatelo:il voto verrà da solo!

1 risposta al commento
Ultima risposta 25/02/2005 21.58.21
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Krypto_06  @  20/12/2004 21:24:12
   9 / 10
Raga godard è un dei tanti geni del cinema, film vekkio solo per la data che porta per il resto secondo il mio modesto parere è spettacolare....sicuramente da vedere l'unico difetto è forse un po lento ma considerando l'anno in cui è stato girato è perfeto grande godard.....ola


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