Ritratto di una ricca liceale alle prese con i primi turbamenti erotici dell'adolescenza. Si concede a un maturo amico di famiglia e s'accorge di essersi sbagliata, ma non ne fa un dramma: lo sbaglio l'ha ferita, non sporcata.
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Duramente colpito dalla censura, I DOLCI INGANNI, visionato con i pesanti tagli critici assume i contorni di una storiella frivola che racconta il passaggio dall'adolescenza all'età adulta di una ricca liceale innamorata, o forse solo infatuata, di un uomo di 20 anni più grande. Il finale è sconclusionato proprio a causa della censura, i dialoghi e le dinamiche hanno una valenza erotica ma il tutto non riesce a essere convincente sotto l'aspetto emozionale. La Spaak fa la figura di una ninfetta maliziosa e Lattuada cerca di cavalcare l'onda del clamore di LOLITA, non riuscendo però a disimpegnarsi come e quanto avrebbe voluto. Narrativamente ha un ritmo piuttosto lento che, di certo, non aiuta nel fare risaltare l'interesse in una visione sufficiente ma non trascendentale.
Lattuada non è nuovo a tematiche controverse come la crescità di una giovane adolescente e la scoperta della sua sessualità, fino ad arrivare alla forte attrazione per un uomo maturo. Con gli occhi di adesso, forse si può sorridere, dello scandalo che creò questo film con una semiesordiente quindicienne di nome Catherine Spaak, ma all'epoca fece un certo scalpore. La bravura del regista milanese è nel descrivere tali passaggi salienti con una raffinatezza unica, allusivo ma senza rimestare del torbido, cosa molto difficile perchè giocato su un'equilibrio molto sottile tra la naturalezza di un viaggio verso una scoperta e la scabrosità. Qualche figura di contorno non proprio indovinata, ma un film da riscoprire se non altro perchè la piccola icona Spaak è nata con questo film.
Il film è indubbiamente ben girato ed ha una fotografia curata e limpida. Purtroppo però la tematica sentimentale della giovane protagonista (una bella Spaak che spacca) non mi ha preso più di tanto. Carino ma non eccelso...
Il mio correlatore di tesi triennale lo paragonava addirittura a La dolce vita, peraltro uscito nello stesso anno, anche se, qualche scena a parte, non è che abbian troppo in comune.
La Spaak è strepitosa, il suo sguardo finale in camera è memorabile, così come i secondi della scena iniziale, immersivi al massimo (quelli dove lei è a letto da sola); bianco e nero di alto livello, fotografia grandiosa, bravi attori, regia di Lattuada inimitabile, ma ad ogni modo qualche momento noioso e forzato comunque c'è (magari dipendenti dai vari tagli che la pellicola subì).
Si potrebbe quasi parlare di capolavoro, complice i dialoghi curati, ma ad ogni modo è un film che ha resistito benissimo ai 50 anni e passa che si porta appresso.
So che di recente è stato rieditato in dvd: è un film da vedere, tra i migliori del dotato regista.
Una giovanissima attrice in questo interessante film di Lattuada che ne "I Dolci Inganni" si è dimostrato abile nel ritrarre le psicologie femminili in quell' importante fase di crescita che è la scoperta dell' amore. E non dell' amore, ma del sesso. Ferocemente tagliato dalla censura e ritoccato nei dialoghi, la pellicola arranca un po' nella parte centrale (un improbabile quanto forzato "corso naturale" delle cose per far rimanere la giovine Francesca da sola con il baldo attore), ma la macchina da presa arriva sempre puntuale sulla sinuosità del corpo e dello sguardo della Spaak. Non siamo ai livelli di "Io la Conoscevo Bene" di Pietrangeli, ma è un film piacevole da vedere.