il male non esiste (2023) regia di Ryusuke Hamaguchi Giappone 2023
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il male non esiste (2023)

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locandina del film IL MALE NON ESISTE (2023)

Titolo Originale: AKU WA SONZAI SHINAI

RegiaRyusuke Hamaguchi

InterpretiHitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka, Ayaka Shibutani

Durata: h 1.46
NazionalitàGiappone 2023
Generedrammatico
Al cinema nel Dicembre 2023

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Trama del film Il male non esiste (2023)

Takumi e Hana vivono a Mizubiki vicino a Tokyo circondati dalla foresta. Quando vengono a conoscenza di un piano per costruire un sito turistico lì, sanno che ciò avrà conseguenze disastrose per l'ecologia e la pulizia della loro comunità.

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Voto Visitatori:   6,67 / 10 (6 voti)6,67Grafico
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Voti e commenti su Il male non esiste (2023), 6 opinioni inserite

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TheLegend  @  07/06/2024 22:26:39
   6 / 10
Alcuni spunti buoni ma nel complesso non molto riuscito.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  25/05/2024 11:10:47
   6½ / 10
Film lento e delicato. Scontro tra modernità capitalista e tradizione umanista. Carino.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  26/04/2024 18:15:43
   7 / 10
Una piccola comunità rurale che fonda la sua stessa convivenza con se stessi e l'ambiente che li circonda nel rispetto dei cicli naturali come riassunti nella figura di Takumi, uomo tuttofare del luogo ed autentico conoscitore della zona. La natura è fatta di armonia ed equilibri, per cui la costruzione di un glamping diventa un potenziale pericolo per la comunità in quanto fonte potenziale di inquinamento per le falde acquifere. L'acqua infatti è un elemento che contraddistingue la regia di Hamaguchi, fatta di continue carrellate in maniera perpendicolare sugli alberi o di lato nei boschi, sottolineando l'idea di fluidità dell'acqua stessa, elemento primario e non negoziabile di fronte all'avidità di cacciatori di profitti. Molto essenziale nei dialoghi, molto efficace nei suoi silenzi che trascendono quasi al metafisico, in considerazione di un finale, che per il sottoscritto è risultato un po' ermetico.

topsecret  @  16/04/2024 13:48:41
   5½ / 10
Poteva essere interessante e invece paga dazio di una sceneggiatura dispersiva, che affronta degli argomenti senza però sviscerarli o portarli a termine. Si vira, in corso d'opera, verso altre situazioni, certamente più drammatiche, ma non si giunge a nulla e il finale è qualcosa di incomprensibile, per quanto mi riguarda.
Cast e regia non hanno grandi meriti da vantare, la narrazione procede fin troppo lenta, per i miei gusti, e il tutto mi ha dato la sensazione di incompiuto.
Non mi ha convinto nè coinvolto più di tanto.
Leone d'argento immotivato.

marimito  @  13/12/2023 19:11:33
   7 / 10
Nel recensire questo film partirei dalla fine, da un epilogo che lascia alla libera interpretazione di chi guarda definirne il contenuto, il significato più profondo, il messaggio dell'autore. Takumi parla poco, si relaziona poco con il mondo, anche con sua figlia, dimentica di andarla a prendere, la lascia vagabondare fra i mille pericoli del bosco, ha una infinita fiducia nella natura che conosce profondamente. Il male in questi luoghi non esiste o forse si o forse si è disposti a fare del male per poter preservare questi stessi luoghi e chi li vive, insomma tanti interrogativi per un lungometraggio che sulle prime stenta a decollare, ma che, quando lo fa, lascia a stretto giro tutti senza parole.

Thorondir  @  13/12/2023 13:18:51
   8 / 10
Dopo "As Bestas" di Rodrigo Sorogoyen e "Animali selvatici" di Cristian Mungiu, anche il giapponese Hamaguchi tenta la riflessione su un microcosmo rurale per analizzare la società e la natura umana in un senso più ampio e universale. Con lunghe inquadrature e carrelli in piano sequenza di diversi minuti, Hamaguchi ci immerge in questo Giappone montagnoso dove qualcuno vorrebbe tentare di rendere il campeggio qualcosa di lussuoso e per ricchi ("glamping"). La comunità locale si oppone e lo fa con buone ragioni (splendida l'assemblea cittadina con confronto diretto e faccia a faccia in contrasto con il meeting dell'azienda reso attraverso gli schermi dei vari device e della tecnologia della "spersonalizzazione"). In questo contesto le figure di Takumi e di sua figlia Hana sembrano essere l'esempio di un idillio da non infrangere e contaminare: ma naturalmente le cose sono più complesse e misteriose.

Dopo due film teatrali e sulla centralità della parola come "Il gioco del destino e della fantasia" e "Drive My Car", Hamaguchi qui gira un film completamente diverso: se è vero che il suo essere innanzitutto sceneggiatore emerge nelle due sequenze dialogiche più lunghe del film, per il resto è un'opera contemplativa, di stati e di stasi, di simbolismi che esplodono all'improvviso su un tappeto di sapientissima gestione di tempi, spazi, silenzi e suoni (splendida la colonna sonora). Le aspettative dello spettatore sono sempre costantemente sfidate e frustrate, il classico manicheismo del bene vs male ribaltato e messo in discussione, gli indizi disseminati hitchcockianamente qua e là come impronte nella foresta, il connubio immagini/suoni utilizzato per far parlare un ambiente che spesso dice più dei singoli personaggi. Perché in fondo è comodo e rassicurante pensare il mondo contadino lontano dalle città come placido, tenutosi lontano dal male che sembra emanare dalle megalopoli della contemporaneità (non a caso Tokyo): ma alla fine l'elemento centrale era, è e sempre restarà l'uomo con le sue tensioni irrisolte e irrisolvibili. Sempre e costantemente preda e cacciatore.

Un altro grande film di un regista ormai fuori dalla categoria del "promettente".

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