Trama del film La doppia vita di madeleine collins
Judith ha una doppia vita, due amanti, due figli in Francia e una figlia in Svizzera. Bloccata in un mondo di segreti e bugie, vedrà la sua vita frantumarsi a poco a poco.
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Il piano sequenza dell'incipit prelude alla traiettoria del film e al suo epilogo: la caduta, il tonfo, la rottura dell'instabile ambiguità dell'esistenza della protagonista. "È un'amante romantica? Una seduttrice? Una manipolatrice? Una psicopatica?" (Marzia Gandolfi). La risposta è ininfluente poiché Barraud calca la mano sul registro melodrammatico riducendo la trama da una questione identitaria a un problema affettivo: scelta non interessante, coinvolgente, appassionante, intrigante quanto quella del duplice riferimento a "Marnie" (Hitchcock 1964) e "Veronica" (Kieslowski 1991).
Due identità in un unico corpo, due vite differenti che la protagonista del film sembra conciliare pienamente. Identità distinte e separate, ma che una volta sovrapponibili tendono a manipolarsi a vicenda, creando un punto di rottura completo e totale della persona. L'incipit è buono e l'interpretazione della Efira pienamente convincente nel descrivere questa donna sospesa tra due mondi. Un thriller psicologico che scivola leggermente nel melodrammatico nella parte finale, ma tutto sommato un prodotto dignotoso.