tanin no kao regia di Hiroshi Teshigahara Giappone 1966
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tanin no kao (1966)

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locandina del film TANIN NO KAO

Titolo Originale: TANIN NO KAO

RegiaHiroshi Teshigahara

InterpretiTatsuya Nakadai, Machiko Kyô, Mikjir Hira, Kyoko Kishida

Durata: h 2.04
NazionalitàGiappone 1966
Generefantascienza
Al cinema nel Febbraio 1966

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Trama del film Tanin no kao

Dramma a sfondo fantascientifico che racconta la tragica vicenda di un uomo, Okuyama , rimasto orribilmente sfigurato nell'esplosione accidentale di un laboratorio chimico. Con il volto interamente fasciato dalle bende, egli tenta disperatamente di reinserirsi nella società, ma la sensazione di essere allontanato dai colleghi e la difficoltà di ristabilire una relazione affettiva con la moglie lo spingono a chiedere ad uno psichiatra - che è anche valente chirurgo - di applicargli una nuova faccia. L'operazione, tuttavia, non migliora la sua esistenza poiché l'uomo avverte, in maniera ancor più allarmante, una dissociazione della propria personalità, quasi che il nuovo volto voglia impadronirsi della sua anima. La vicenda di Okuyama si sviluppa parallelamente a quella di una giovane, anche lei deturpata nel viso, che si suicida dopo aver sedotto il proprio fratello in un impeto disperato di vita.

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Voto Visitatori:   8,60 / 10 (5 voti)8,60Grafico
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Voti e commenti su Tanin no kao, 5 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

alex94  @  08/04/2022 18:47:10
   8½ / 10
Il soggetto fantascientifico in realtà nasconde un approfondita analisi sociale sul come l'apparire possa condizionare un individuo,finendo per avere più di un punto di contatto l con Pirandello,di nuovo non posso fare altro che inchinarmi davanti alla forza e alla profondità del cinema sperimentale giapponese degli anni 60.
Regia magistrale,cast di alto livello ( tra cui anche Nakadai che ha recitato in diversi film di Kurosawa) e fotografia in bianco e nero da incorniciare,che contribuisce a rendere ancora più allucinante ed angosciante l'atmosfera.
Un capolavoro, assolutamente consigliato.

ferzbox  @  31/08/2017 18:06:59
   8½ / 10
Esiste un film italofrancese del 1960 che per certi versi è un anticipatore di questo "Tanin no Kao"; si tratta di "Occhi senza volto" diretto da Georges Franju.
In realtà le due pellicole si differenziano in moltissime cose, ma la delicata tematica di cui trattano entrambe mi ha suscitato emozioni analoghe.
Non possedere più il proprio volto non è terrificante per il volto in se(anche se apparentemente può sembrare così, dal momento che la vergogna nel mostrarsi con la faccia sfigurata crea un esilio automatico dal mondo), ma il perdere la propria identità, il proprio nome, il proprio essere....."Tanin no Kai" gioca esattamente su questo elemento; Okuyama, lo sfortunato protagonista di questo bellissimo film giapponese, rimane orribilmente sfigurato a causa di un incidente nel posto di lavoro; da quel momento la sua vita diventa un inferno continuo, piena di autocommiserazione e solidarietà da parte degli amici, dei propri parenti o di qualsiasi sconosciuto; andando in giro per le strade con una fascia di bende è impossibile passare inosservati, chiedere da accendere a qualcuno o fare la fila in una tavola calda senza essere osservati da nessuno, creando di fatto un vero e proprio isolamento.
Il problema sembra risolversi quando Okuyama, tramite un amico chirurgo, si rende disponibile come cavia per la sperimentazione di una maschera facciale composta da una gomma estremamente elastica quanto la pelle umana; contro ogni etica si assisterà alla salvezza e al delirio di un uomo che, nonostante riacquisisca la capacità di rimescolarsi nella società, non riesce ancora a capire chi sia realmente, sentendo inevitabilmente qualcosa che ancora viene a mancare: il proprio io.....
Un gioco psicologico interessantissimo quindi, che scatena nello spettatore una miriade di sensazioni e considerazioni che nessuno avrebbe mai fatto(come non se le fa il protagonista), sfortunatamente pericolose e azzardate; non basta una maschera, per quanto perfettamente realistica, a cancellare tutto con un colpo di spugna; quello che si perde è qualcosa di molto più grande......
STUPENDO......magari per alcuni potrebbe risultare un po' lentino e troppo lungo.....ma STUPENDO.....
Devo dire che è davvero un peccato notare come(soprattutto all'epoca) nel circuito cinematografico occidentale, venivano spesso snobbati questi film orientali meravigliosi;quando si nomina l'oriente(esclusi i cinefili più accaniti) la gente pensa per lo più ad Akira Kurosawa, come se fossero gli unici film degni di essere considerati(nulla da togliere a Kurosawa eh)......mai nulla era più lontano dalla verità.....

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  09/11/2013 00:49:23
   8 / 10
La maschera può nascondere la propria identità, ridefinirne un'altra restituendo una parvenza di normalità e diaccettazione nei confronti degli altri. La maschera in questo caso funge da elemento ancora più alienante dell'essere senza volto e di conseguenza senza identità, perchè la maschera non ha la capacità di nascondere in eterno il nostro vero io. Il protagonista con un volto nuovo opera un taglio netto con il proprio passato, sia affettivo che professionale. E' un uomo libero ma allo stesso tempo terribilmente solo alla mercè delle sue pulsioni distruttive (e forse in quest'ultimo aspetto c'è il parallelismo con la storia di Irie). Malgrado non manchi di qualche prolissità di troppo, Face of Another possiede intuizioni visive straordinarie e un finale raggelante e cupo.

Ciaby  @  31/03/2013 23:27:44
   9½ / 10
Disgregazione dell'identità fisica e psicologica in squarci di puro (e folle) genio visivo. Destabilizzante, inquietante e straordinariamente avvincente, sfocia in un finale veramente indimenticabile. Da non perdere.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  05/04/2011 03:51:26
   8½ / 10
Dopo i bellissimi "Otoshibana" e "Suna no Onna", Teshigahara prosegue nel suo discorso surrealista girando un altro film scritto da Abe Kobo, autore appunto tra i più importanti del surrealismo giapponese, col quale aveva stretto un forte sodalizio artistico. In "Tanin no Kao" il protagonista è rimasto completamente sfigurato in viso a causa di un incidente occorso sul lavoro, ed è costretto a vivere nascondendosi dietro a una bendatura che lascia scoperti solo gli occhi e la bocca. Egli decide, però, col suo medico curante di creare una maschera che possa essere scambiata col vero viso di un uomo, e poter quindi rinascere con una nuova vita. Il rapporto tra lui e la maschera, però, sarà molto ambiguo e il protagonista finirà per perdere la propria identità e venir posseduto dalla maschera. Tutto il film è una riflessione sul concetto di maschera e l'importanza delle apparenze nella nostra società, come testimoniano i discorsi sul trucco femminile che fa con la moglie o quello sull'ebbrezza come maschera che si mette per stare meglio con gli altri fatto dal dottore. Sul piano visivo il film è semplicemente splendido, numerose sono le trovate originali e molto espressive, come per esempio nella scena d'apertura quando si vede il parlare il teschio ai raggi x del protagonista. Anche il montaggio è molto ricercato, con i numerosi fermo immagine che spezzano la continuità dell'azione. La scena finale, poi, è particolarmente incisiva, con la fiumana di gente senza volto che esce dalla metropolitana a fare da preludio al climax del film, ovvero l'assassinio del dottore da parte del protagonista e la sua definitiva fusione con la maschera.

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