tar regia di Todd Field USA 2022
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tar (2022)

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locandina del film TAR

Titolo Originale: TÁR

RegiaTodd Field

InterpretiCate Blanchett, Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner, Mark Strong

Durata: h 2.38
NazionalitàUSA 2022
Generedrammatico
Al cinema nel Febbraio 2023

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Trama del film Tar

La storia di Lydia Tár, universalmente considerata una delle maggiori compositrici e direttrici d'orchestra al mondo, ma anche la prima donna in assoluto ad aver ricoperto il ruolo in un'orchestra tedesca.

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Voto Visitatori:   5,11 / 10 (9 voti)5,11Grafico
Miglior attrice in un film drammatico (Cate Blanchett)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice in un film drammatico (Cate Blanchett)
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Voti e commenti su Tar, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  16/12/2023 16:29:00
   4½ / 10
Una strepitosa Cate Banchette in un film noiosissimo.
Una biografia scritta male, con pochissimi attimi di vero interesse.
Eccessivamente lungo.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  23/10/2023 17:50:48
   4 / 10
Un finto biopic di quasi tre ore dove una direttrice d'orchestra parla, parla e straparla del suo lavoro e di poco altro. Perche dovrebbe essere cosi interessante?

Trovo sinceramente difficile capire tutti gli elogi ricevuti da questo mattone che non riesce a dimostrare nulla se non a confermare la bravura della Blanchett. Ma questo lo si sapeva gia'.

Non è nemmeno originale l'idea di fare un finto film biografico su di una persona mai esistita, Woody Allen insegna. Per altro visto che stai inventando tutto di sana pianta cerca di inserire qualcosa nella sceneggiatura. Invece è un elettrocardiogramma piatto.

Il capolavoro del non-sense.

7219415  @  09/05/2023 08:12:50
   5½ / 10
Non finiva più...

Light-Alex  @  28/02/2023 14:45:37
   7½ / 10
Inizio un po' da shock, perché ci pone davanti una sequenza iniziale lunghissima, con regia quasi completamente statica, dove il soggetto è un'intervista alla protagonista nella quale veniamo gettati di colpo nel profondo ed oscuro mondo della Direzione d'Orchestra. Dico "shock" perché il dialogo è infinito e decisamente tecnico, e sembra preannunciare un film quasi per addetti ai lavori.

Invece per fortuna, dopo un po' il film prende un suo ritmo. Certamente la scelta è di non abbassare la sceneggiatura e i dialoghi a un mondo concertistico "pop", accessibile alla massa. In vari momenti ho avuto l'impressione che si è scelto di mantenere tanti dialoghi ad un livello parecchio avanzato, tecnico, non commerciale, probabilmente per dare un tono di realismo.

Blanchett fuoriclasse, in grado di gestire parecchie scene di dialoghi complicatissimi, di recitare in due lingue, di mostrare un'espressività variegata e sempre efficace.

Il film in qualche modo è una sorta di rivisitazione del tema Me-too, dei casi Weinstein e simili. In questo caso però l'"aguzzina" è una donna. La riflessione che mi ha lasciato è che è come se il film ci suggerisse di non scambiare i casi di abusi, violenze fisiche e mentali, favoritismi o mobbing, per una "battaglia di genere". La realtà è che non parliamo di uomo contro donna. La vera entità dello scontro è una "battaglia di classe", il debole contro il potente, il capo contro l'apprendista, la star affermata contro la giovane ambiziosa. E' la differenza di potere che genera l'abuso, non la differenza di genere. Siamo abituati certamente di più al fenomeno di uomo leader che approfitta della giovane donna, ma è una dinamica che avviene non per le caratteristiche di genere dell'uomo, ma perché più facilmente nella nostra società, per le storture che la caratterizzano, è l'uomo a detenere il potere.
Tàr ci dice che la stessa identica dinamica può avvenire se è la donna a detenere il potere.

Interessante anche la critica alla cancel-culture, espressa nelle scene della lezione alla Julliard, in cui Lydia Tar si scaglia contro uno studente domandandogli se pensa che sia giusto essere ricordato per la propria arte o per altre caratteristiche o scelte personali.

Nonostante la durata importante e i dialoghi non leggerissimi, riesce comunque con un taglio velatamente noir a tenere agganciato lo spettatore, facendolo immergere in una storia non usuale e con vari livelli di lettura.

Franz82  @  24/02/2023 12:49:34
   2 / 10
Tár è un film incalzante, coinvolgente e pieno di colpi di scena.
Molto intenso e ricco di dialoghi al fulmicotone si distingue anche per la sua trama per nulla scontata.
Super consigliato e chi dice il contrario ha ragione .

Wilding  @  18/02/2023 22:18:41
   3½ / 10
Quasi insopportabile, una vera e propria sfida alla pazienza dello spettatore, costretto a sorbirsi interminabili monologhi e inquadrature fisse e fredde. Un soggetto senza dubbio interessante, una bravissima interprete.. poi poco e niente!!

Thorondir  @  13/02/2023 12:42:54
   8½ / 10
Lydia Tár è arrivata dove è arrivata grazie alla sua bravura, al merito e (il film ce lo fa capire) anche grazie ad una glacialità opportunistica che spesso si accompagna ai ruoli di potere: perché a ben vedere questo "TÁR" di Todd Field è un film sul potere, sulle possibilità che esso apre all'arbitrio umano, su come il potere finisce per gerarchizzare gli esseri umani, tanto più quando inseriti in una realtà così iper-selettiva e competitiva come quella descritta nel film. Field mette su un film-fiume che non ha primariamente l'obiettivo di raccontarci in tutto e per tutto la protagonista (una Cate Blanchett che se esce senza statuina si che può veramente picchiare tutti): quello che il regista/sceneggiatore fa è costruire un piccolo puzzle con cui disvelare l'animo più profondo di Lydia nella sua quotidianità a dominanza lavorativa (raramente il film esula da questa dinamica e quando lo fa, come nella scena in cui invita la bambina a non importunare più Petra, ne viene fuori comunque un ritratto ambiguo e chiaroscurale). Con questo lento dipanarsi (forse si, anche verboso) veniamo quindi condotti all'interno del non-mondo di Lydia, a ben guardare un ritratto contemporaneo di chi è arrivato al vertice: vita dominata dal lavoro (in tutti gli aspetti, finanche quello affettivo), paranoie e paure, sradicamento continuo dello spazio (bisognerebbe contare e analizzare quante volte la vediamo districarsi tra varie abitazioni e hotel, fino a tornare alla casa d'infanzia dove gli rimangono familiari gli oggetti, meno gli esseri umani). Una vita figlia della contemporaneità delle "celebrities" e che quindi non può sfuggire al nostro tempo: le accuse di molestie e arbitrarietà arrivano a terremotare una testa già dolorante (e non solo perchè sbattuta a terra) e a insinuare il dubbio nello spettatore: infatti, un po' come per le storie che riguardano i nomi famosi degli ultimi anni, non veniamo messi a conoscenza dell'effettività di tali abusi. Ma, come diceva già Vinterberg, basta "il sospetto". Colpevole o meno (e il film è certosino nel seminare indizi senza mai rivelare) si regredisce, si perde tutto, e si riparte dallo stadio iniziale, "primitivo" (gli spettatori del finale, vestiti in modo opposto agli abiti freddissimi e alto-borghesi dell'Europa elitaria).

Tutto ciò (e molto altro di cui si potrebbe discutere) viene messo in scena con una regia semplicemente straordinaria, che costruisce singola inquadratura per singola inquadratura, che monumentalizza gli ambienti ma li rende freddissimi (quasi a sottolineare il personaggio-madre che è praticamente sempre in scena e a sottolinearne carattere e modi). Lavoro che viene ulteriormente esaltato sia dal sonoro sia dalla fotografia di Hoffmeister. Ma per comprendere la grandezza del film e quella del lavoro registico basterebbe un momento su tutti: il lunghissimo piano sequenza della lezione, girato per rendere quel momento nel suo tempo reale e per dare le informazioni così come si sono prodotte in quel frangente. Stesso momento che poi vedremo de-costruito e rimontato per dare a quel momento un aspetto e un significato completamente diversi (la stessa Lydia, metacinematograficamente, noterà gli errori nel controcampo di quel video). Perché alla fine tutto sta nello sguardo e nella sua forza manipolativa, cinematografica e non. Cinema a livelli molto molto alti.

2 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2023 17.23.33
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Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  12/02/2023 08:58:38
   5½ / 10
Allora io proprio non capisco il senso di certi film, né perché siano incensati dalla critica. Questo è un finto biopic su una direttrice d'orchestra fittizia ma presentata come fosse un personaggio reale, Lydia Tàr. Bene, per la prima ora (UN'ORA INTERA!) il film consiste in Lydia Tàr che para con una serie di persone o giornalisti che le dicono che è un genio. Nessun passo avanti della storia, nulla: letteralmente, un'ora di conversazioni sulla musica classica e sulla genialità di Lydia Tàr.

Poi si iniziano a scoprire gli altarini, e salta fuori che Lydia Tàr oltre ad essere un genio era anche una predatrice. Solo che nell'ora e 40 di film che rimane (UN'ORA E QUARANTA!) forse appena 10 minuti sono dedicati allo sprofondamento agli inferi della Tàr, unica cosa che sarebbe potuta essere interessante.

E quindi alla fine della fiera si tratta di un film di 2 ore e 40 (DUE ORE E QUARANTA!) di dialoghi e conversazioni tra Lydia Tàr e altra gente, prevalentemente ripresi a camera fissa da una regia mediocre, fredda e senza personalità (inspiegabilmente candidata all'oscar al posto di quel trionfo di virtuosismi e tecnica che è Babylon). Una storia potenzialmente interessante scritta malissimo e diretta peggio.

Per fortuna c'è Cate Blanchett che, come al solito, è semplicemente perfetta: miglior attrice della sua generazione a mani basse, assieme a Kate Winslet. Si porta a spasso sulle spalle il film per tutto il tempo, e le basta un'alzata di sopracciglia per trasmettere un'intera gamma di emozioni. Straordinaria, troppo grande per un film così piccolo che, immagino, tra 2 mesi non ricorderà più assolutamente nessuno.

4 risposte al commento
Ultima risposta 13/02/2023 07.52.52
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  12/09/2022 20:07:59
   5 / 10
Nelle intenzioni Tar non è il classico biopic di ascesa e caduta del soggetto. Qui si parte già da un personaggio già "arrivato", famoso e rispettato che sotto le ali del suo nume tutelare Leonard Bernstein, dirige una filarmonic prestigiosa come quella di Berlino. Ciò che si vede in Tar è un lento e purtroppo snervante processo di autodistruzione del suo status acquisito. Lydia Tar è un personaggio antipatico, cinico e che si posto sopra un piedistalo facendo subire agli altri tale posizione di potere. Indubbiamente spiazzante perchè gradualmente la posizione della Tar non è certo dissimile da quelle di un Weinstein qualsiasi. Scandali che erodono questo suo potere sugli altri sia a livello professionale che a livello familiare. Ho apprezzato l'intepretazione della Blanchett. Indubbiamente il film è creato su misura sulla Blanchett sulla cui bravura non si discute e penso che abbia avuto la Coppa Volpi con merito. Cosa manca? Secondo me a parte la Blanchett tutto il resto. La trama si immette su binari consolidati e malgrado un approccio diverso dal solito non presenta particolari originalitò. Purtroppo ha il difetto di essere eccessivamente blanchetcentrico, lasciando in disparti i personaggi di contorno che rimangono troppo piccoli di fronte a quello principale. Ottima la Blanchett, ma il film non l'ho apprezzato.

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