una domenica in campagna (1984)

L'esistenza di un uomo anziano cui la vita sfugge un po' dalle mani. In realtà non è solo un tema di età, la vita probabilmente gli è sempre sfuggita, a lui come alla moglie, ai suoi figli Gonzague ed Irene, e forse in futuro anche ai tre nipoti.
Una rappresentazione del mistero semplice della vita, con le sue noie, le sue rigidità, i suoi slanci, le sue piccole follie, l'impossibità di dare una direzione definita alle cose.
La storia è ambientata in un momento fondamentale di passaggio alla contemporaneità, prima della Prima Guerra Mondiale, a proposito del quale il pittore Ladmiral riflette in modo "leggero" (non per questo senza alcuna profondità), parlando di Van Gogh e Cezanne, ma anche riflettendo sul suo classicismo ormai desueto. Ognuno è quello che è, e non può essere troppo diverso, per destino o forse solo per mistero

Una domenica di una famiglia parigina dei primi del '900 passata in campagna, tutto qua, ma le immagini, i colori, il giardino, l'erba, gli alberi, tutto di una bellezza e di una grazia straordinari.
Un tuffo nel tempo, nell'infanzia, nel ricordo di giornate tediose ma belle d'estate passate in famiglia.
Una piccola perla di serenità e tranquillità d'animo.

Ricordo di aver visto questa piccola perla tempo fa e ho voluto che venisse inserita in filmscoop. E' il più classico dei film intimisti francesi, un genere che apprezzano in pochi. Si è estetizzante, ma il profumo della campagna è talmente intenso che pervade anche la stanza dello spettatore e poi è anche un film sulla memoria, su uno stile di vita più lento e più umano, sul confronto tra caratteri diversi (il padre accademico e un pò formale e la figlia cosi piena di vita anche se con mille problemi sentimentali) e sulle piccole preferenze di un padre per un figlio piuttosto che per un altro. Insomma un tuffo nel quotidiano e nell'intimo molto raffinato. Naturalmente da vedere solo se predisposti per questo genere di film.

Film molto grazioso, ma sopravvalutato. Trionfo dell'estetizzante e di dialoghi intellettuali (cfr. la presenta di S. Azema sembra un optional in pellicole del genere) per una storia interessante e malinconica, che sconsiglio largamente pero' a chi è sprovvisto della pazienza necessaria per tollerare il cinema francese... a parte che Tavernier ha fatto di meglio, una prova di alta professionalità e di buon cinema, che un certo accademismo relega alle pareti ammuffite del cinema d'essai e dei pochi coraggiosi che lo amano