vai e vivrai regia di Radu Mihaileanu Francia 2005
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vai e vivrai (2005)

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locandina del film VAI E VIVRAI

Titolo Originale: VA, VIS ET DEVIENS

RegiaRadu Mihaileanu

InterpretiMoshe Abeba, Roschdy Zem, Yael Abecassis, Sirak M. Sabahat, Moshe Agazai, Roni Hadar, Raymonde Abecassis, Rami Danon, Meskie Shibru-Sivan

Durata: h 2.20
NazionalitàFrancia 2005
Generedrammatico
Tratto dal libro "Vai e vivrai" di Radu Mihaileanu e Alain Dugrand
Al cinema nel Novembre 2005

•  Altri film di Radu Mihaileanu

•  Link al sito di VAI E VIVRAI

Trama del film Vai e vivrai

1984. Centinaia di migliaia di africani dei 26 paesi colpiti dalla fame si ritrovano in dei campi profughi in Sudan. Da un'iniziativa tra gli Stati Uniti e l'Israele, migliaia di ebrei etiopi, chiamati Falashas, verranno trasferiti in Israele. Una mamma cristiana costringe suo figlio di nove anni, Salomon, a dichiararsi ebreo, per salvarlo dalla fame e quindi dalla morte. Arrivato in Terra Santa, il bambino dichiarato orfano, viene adottato da una famiglia francese. Salomon cambia nome e cresce come un vero ebreo, ma il suo sogno è quello di poter riabbracciare, un giorno, sua madre...

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Voto Visitatori:   7,95 / 10 (20 voti)7,95Grafico
Migliore sceneggiatura originale
VINCITORE DI 1 PREMIO CÉSAR:
Migliore sceneggiatura originale
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Voti e commenti su Vai e vivrai, 20 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

TheLegend  @  17/08/2014 22:20:00
   7 / 10
Bel film intenso ed emozionante.

Paolo70  @  02/11/2013 22:55:36
   9 / 10
Bel film ispirato a delle vicende storiche che parla d'integrazione, della drammaticità dell'immigrazione, di solidarietà ed umanità. Una storia toccante e realistica.

Invia una mail all'autore del commento pizzone92  @  01/06/2013 23:54:24
   9½ / 10
Dire che questo non è un capolavoro di film è da persone senza sentimenti e privi di emozioni. Vai e vivrai è uno dei film che io ho sempre desiderato vedere perchè ne ho sento parlare molto bene, ma non riuscivo mai a trovarlo finchè non mi sono convinto a comprarmelo, l'ho comprato solo perchè muorivo dalla voglia di vederlo, ed ora che me lo sono visto posso non fare altro che confermare quello che avevo sentito dire su questo film. film davvero fantastico e molto commuovente, o per lo meno a me personalmente ha fatto piangere molto. il mio voto oltre per il film in se per se, va anche all'immensa bravura di Radu Mihaileanu regista straordinario capace di trasmettere in solo 140 minuti dei messaggi molto forti a livello affettivo e amorevo che purtroppo mi dispiace dire oggi si sono persi o se non si sono persi del tutto scompaiono giorno dopo giorno.

axel90  @  28/05/2010 11:22:13
   6½ / 10
"Va, vis e deviens" (sicuramente il titolo originale ha molto più appeal) è un titolo che nelle intenzioni, nel contenuto mantiene le promesse, ma è nella forma che lacera, latita, sbanda e non riesce a farsi apprezzare totalmente.
La storia di Schlomo, ragazzino etiope che finge di appartenere ai Falasha per poter così entrare in Israele, incanta e commuove, mostrandoci così il passaggio verso questo nuovo mondo attraverso gli occhi ingenui di un bambino. Temi importanti come il razzismo e l'appartenenza sociale e religiosa vengono affrontati di petto in una pellicola solida e costruita con maestria, trabocca di emozioni e di sentimenti puri senza cadere nello smielevole. Ahimè, queste premesse vengono mantenute nella prima parte, quando troviamo la perfetta empatia con un bambino che non si sa riconoscere in un mondo che lo accetta, anzi lo sublima, ma che al tempo stesso lo respinge perché di colore. Ed è qui che la poeticità della prima parte, lascia spazio ad una seconda troppo frettolosa, poco convincente e essenzialmente carica ma allo stesso tempo povera.
Mihaileanu mette troppa carne al fuoco, gira intorno troppo spesso al personaggio ben costruito di Schlomo, crea buchi sostanziosi non riuscendo però a trasmettere la stessa ingenuità e semplicità con cui il film era iniziato. E' vero che il film è un viaggio, è una crescita personale del protagonista, ma si arriva ad aggrovigliare troppo una trama di per sé sostenuta bene. Peggio ancora quando si arriva al finale, il punto più basso della pellicola. Penso che una scena così brutta non l'avevo mai vista. Il regista sotto questo punto di vista ha completamente toppato. A tratti divertente, a tratti commovente, il regista non riesce però a amalgamare tutto questo in una pellicola dopotutto molto buona, ma priva (soprattutto nella seconda parte) di quello charme che dovrebbe elevare questa pellicola. Finale orrido.

yonkers86  @  26/05/2010 20:20:48
   7½ / 10
Mihaileanu si conferma regista di grande qualità, e dopo quel piccolo gioiello di Train de Vie sforna un altro solidissimo film.
La storia è sempre un tema centrale nelle produzioni del regista rumeno ed anche in questo caso viene toccata una pagina del popolo ebraico, però sicuramente molto meno trattata e studiata di altre.
La grandissima migrazione dei Falashas, ebrei di Etiopia, fu una delle più massiccie operazioni di popolamento progettate dal governo israeliano negli anni 80, e il regista si è documentato sull'argomento per ben due anni prima di girare il film. La storia di Salomon è vera, verissima, tantissimi bambini come lui son arrivati in Israele senza avere nessuno a cui appoggiarsi, costretti a confrontarsi con una società che cercava di assimilarli in maniera bulimica, senza tener conto delle loro difficoltà e delle loro diversità.
Anzi, a dirla tutta le diversità vengono fin troppo sottolineate ma non son esattamente di carattere etnico/culturale.
Insomma, si voleva integrarli perchè ebrei ma allo stesso tempo escluderli perchè erano africani.
Su queste basi Mihaileanu costruisce una solida pellicola, che istruisce, appassiona, fa sorridere e piangere. Nel raccontare una storia penso sia secondo a pochi in Europa, la trama è semplice ma non per questo meno efficace e riesce a rendere perfettamente l'empatia che il regista voleva trasmettere.

conan  @  02/12/2009 20:49:07
   6½ / 10
La prima parte scorre via senza problemi ed è anche piuttosto interessante (forse è presa da una storia vera?), e fa presagire i problemi che dovrà affrontare un cristiano costretto ad abbracciare una religione per lui estranea.
A tratti commovente, e mai veramente noioso, fino a che... fino a che il bambino non diventa più grande.
E qui cominicano a vedersi i primi cedimenti della trama. Si va un po' a tentoni, l'attenzione scema e le situazioni diventano sempre più inverosimili.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
C'è una fretta nel cercare di immettere più situazioni possibili in quella mezz'ora di film. I personaggi appaiono e scompaiono.
L'ultima parte, poi, è accelerata e gli anni più importanti di un giovane, l'adolescenza, viene "risolta" a ritmo impressionante.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER
Dopo dieci anni, i personaggi dovrebbero essere un po' invecchiati, no? Invece, tutti rimangono uguali, non c'è l'impressione del trascorrere del tempo.
Insomma, prima parte molto interessante e "promettente", seconda parte che non ti dà quel che ti ha promesso nella prima. Finale un po' così.
Molto bravi l'attore che impersona il bambino più piccolo e l'attrice che impersona la madre.
Regia e fotografia senza infamia né lode. Costumi e trucco sottotono.

In definitiva un film che si lascia comunque guardare, e neanche tanto noioso, ma che vanifica molto del suo "appeal" nella seconda parte della pellicola.

topsecret  @  13/07/2009 11:41:25
   8 / 10
Film interessante, raccontato in maniera lineare e carico di sentimenti che a dispetto di un ritmo abbastanza lento, riesce a coinvolgere lo spettatore con una storia intensa e drammatica, ma non priva di risvolti positivi come l'amore e la speranza. Il finale è un po' affrettato ma lascia comunque soddisfatti.

quaker  @  26/09/2007 20:35:35
   8½ / 10
In train de vie gli abitanti di un intero villaggio ebraico si fingono nazisti o deportati, per sfuggire (invano) al lager. Qui un solo individuo, cristiano, deve diventare ebreo per salvarsi.
Opera estremamente complessa nelle intenzioni dell'autore, non sempre riuscita, anche per le difficoltà di coniugare l'aderenza ad una storia vera con le tematiche sulla identità care evidentemente a questo regista, dal cognome per noi quasi impronunciabile...
Non ha il brio e la scioltezza del precedente film che ho citato, ma rimane un esperimento interessante di cinema non convenzionale.

scarface=2pac  @  28/07/2006 22:25:58
   9 / 10
eccezionale capolavoro del regista rumeno radu mihaileanu, questa è la storia di un uomo che nonostante tutte le difficlota che incontra la sua anima ne esce alla fine di tutto rafforzata e aperta al amore e a tutte le persone che hanno bisogno di aiuto nel mondo...
ottimi attori e trama, bellissima la fotografia e lo scenario realistico...
andatelo a vedere vi lascera molto dentro...

Prof  @  04/07/2006 16:17:30
   8 / 10
Bello, lento ma intenso e carico di sentimento. Confermo con piacere la sua media attuale.

641660  @  05/03/2006 19:47:19
   7 / 10
Lento allo snervamento, ad un certo punto ho persino creduto di non farcela! Alla fine però sono stato ripagato, questo film ti lascia qualcosa.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento Giordano Biagio  @  22/02/2006 23:50:51
   8 / 10
Film che istruisce di storia, quella moderna e più difficile da accettare: medio-oriente ed Africa. Lo fa calandoci all'interno dei sentimenti più contrastanti di un bambino africano presente nelle realtà Israeliane e proveniente dall' Etiopica.

Giulio R C  @  06/01/2006 13:34:21
   8 / 10
Offre molti spunti di riflessione, e con immagini forti. Bello veramente

Anh90  @  05/12/2005 19:28:22
   8 / 10
è davvero bellissimo guardatelo ad okki chiusi

2 risposte al commento
Ultima risposta 24/12/2005 19.49.20
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ALDO BISCARDI  @  22/11/2005 14:45:49
   10 / 10
QUASI COMMOVENTE


Invia una mail all'autore del commento jane eyre  @  22/11/2005 12:11:29
   6½ / 10
Voto reale: 6.5
Fattura, coerenza, organicità stilistica e di temi : 5/6
Partecipazione emotiva, tema legato all’identità culturale: 7

Il titolo originale del film – “vai, vivi, diventa” riesce forse ad esprimere meglio l’essenza significativa di quest’opera, dove, con licenza poetica, il verbo “diventare” viene assunto qui in forma intransitiva, volutamente tralasciando qualsiasi nome o sostantivo necessario ad inverare la natura incompiuta e “zoppicante” del verbo stesso.
In genere si diventa sempre qualcosa: si “diventa grandi”, si “diventa re”, si “diventa buoni/cattivi/belli/brutti”… qui invece il dramma si concentra totalmente attorno a questo anomalo “diventa”, lasciato volutamente in sospeso, a sancire forse la reale condizione esistenziale dell’uomo (al di là dello specifico caso dei falasha etiopi) la quale necessita a tutti costi di trovare una propria forma attraverso la costruzione di un’identità, culturale, religiosa o politica che sia, in quanto l’uomo è l’unico “animale” a non averne una determinata apriori.
L’uomo, dai tempi in cui ha imparato a percepire se stesso come qualcosa di altro rispetto alle restanti “creature del creato” non ha fatto che modellare continuamente se stesso attraverso la codificazione di miti e storie atte a giustificare la propria esistenza, funzionali a determinare ciò che per sua (mancanza di) natura è indeterminato.
Il dramma del film forse emerge proprio nel constatare come sia difficile preservare la propria identità nonostante la codificazione di modus vivendi secolari.
I falasha, additati nel loro paese d’origine per la loro diversità di ebrei, scopriranno poi, ancor più drammaticamente, una volta giunti in Israele, come sia diffcile definire “l’identità”, condizione questa “non data” ma magmatica anch’essa, da rinegoziare sempre di volta in volta e quindi non così rassicurante come si potrebbe all’apparenza credere. Saranno infatti proprio quegli ebrei di gerusalemme, che accolsero i fratelli neri più sfortunati nella loro terra, a disconoscerne l’identità ebraica, in quanto profondamente diversi per modi e per usanze.
È venendo meno la possibilità di riconoscersi in qualcosa di funzionale a rassicurare l’essere umano nella sua identità (la religione) che l’uomo si scopre inerme, e ciò che credeva sino a poco prima “naturale” si rivela essere niente altro che creazione-invenzione culturale e costruzione del sé.
Il piccolo Schlomo, in quanto cristiano, creduto però ebreo dalla comunità da cui verrà accolto, sarà costretto a re-inventare la sua “ebraicità”, dovrà, di volta in volta, sudarla, conquistarla, e scoprirà che soltanto reiterpretandola dentro se stesso potrà integrarsi nella nuova realtà senza però tradire completamente il vecchio sé culturale.
E la scena centrale della disputa teologica sulla natura di Dio illustra chiaramente come nulla, nemmeno ciò che è creduto come la cosa più sacra e immutabile (la religione) è immune ai cambiamenti, all’instabilità e alla sua natura di cosa mortale che in quanto tale “diviene” (e qui ritorna sottotraccia il concetto centrale del film del diventare-divenire), ed è suscettibile di interpretazione, nell’instabilità di tutte le cose umane, e di un ebraismo rivelantesi agli occhi del ragazzo non più essenza ma umana interpretazione, grazie alla quale egli potrà incorporare l’estraneo dentro se stesso.

È un film intelligente sulla lotta per conquistare un’identità, dove l’idea stessa che possa esisterne una data una volta per tutte è messo sottilmente in discussione.

Ma il film non convince pienamente nel suo modo di avvicinarsi a temi così delicati: la scena della disputa sulla torah mi è sembrata alquanto sensazionalistica, già vista” e scontata, così come è scontata la storia d’amore tra Schlomo e quella capricciosissima ragazza. La scena del walkman è tremenda: sembrava di assistere ad un remake del tempo delle mele!!!
Penso che chi esperisce sulla propria pelle il dramma del rifiuto, il travaglio di un’identità perduta e la sofferenza di un segreto custodito per anni non possa placidamente vivere una relazione amorosa basata sulla “normalità” più totale. Manca tra i due l’intesa nel/del dolore, la condivisione tacita di qualcosa di inesprimibile e che invisibilmente accomuna chi soffre...insomma, questo film tende per certi versi ad appiattire le diversità umane sui modelli stereotipati della fiction che non cesella le individualità, ma forgia immagini di uomini e donne piuttosto prevedibili. Ben riuscito è il personaggio della madre adottiva e dello scrivano.
Tanti i temi, troppa carne al fuoco, uno sviluppo non sempre chiaro e un finale rabberciato raggiunto troppo “facilmente” e fore un po’ favolistico. Soprattutto molti rapporti erano poco chiari: il nonno adottivo di Schlomo (l’inventore dei kibutz), alla fin fine, cosa ha dato al ragazzo? Che funzione ha all’interno della storia?

Film privo di quell’humor hyddish che contraddistingueva invece il precedente e più europeo “train de vie”, ma che forse, a causa di un tema così attuale e delicato, viene volutamente lasciato al margine.
Lo stile spesso è sciatto (a volte scialbo) e siccome a mio parere non esiste contenuto che non sia esso stesso forma, trovo che il contenuto stesso, a causa di questa discontinuità stilistica, ne risenta parecchio. Il tema stesso dell’identità (che ho elogiato sopra) tende poi ad annacquarsi verso la fine dando spazio a troppe cose tutte assieme.
Si poteva fare meglio, comunque rimane sempre un film interessante.


Finestra  @  18/11/2005 00:12:39
   6 / 10
La trama è ottima peccato che il film a mio parere è un po noioso e lento... Sceneggiature e montaggio un po ingenue... riprova e sarai piùfortunato Radu Mihaileanu!!! Comunque vale la pena vederlo...

Gruppo COLLABORATORI paul  @  12/11/2005 02:23:41
   10 / 10
Semplicemente: il più bel film del 2005 (come minimo). ASSOLUTAMENTE un capolavoro, assolutamente imperdibile. Credo che non mi capitasse da quand'ero bambino di rimanere incollato davanti allo schermo senza perdere un fotogramma di ciò che stavo vedendo, senza una minima distrazione. Forse il finale era evitabile, ma ad ogni caso, ripeto, film stupendo. Se non vince nessun oscar m'incateno davanti l'Academy Award Theatre.

mgiorgioit  @  08/11/2005 14:48:53
   8 / 10
veramente magnifico,non ho parole per descriverlo guardatelo ne vale la pena

skagass  @  06/11/2005 11:38:06
   8 / 10
Grande film! Lungo ma non pesante, sensibile e molto toccante, attuale e ingombrante (?)
In definitiva, BELLO!!

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Ultima risposta 21/11/2005 02.27.49
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