Trama del film Dopesick - dichiarazione di dipendenza
La serie racconta la lotta contro la dipendenza da oppioidi negli Stati Uniti, dai consigli di amministrazione delle Big Pharma a una comunità mineraria della Virginia in difficoltà, fino ai corridoi della DEA.
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E' giusto curare il dolore. Per esempio da un grave infortunio a qualsiasi articolazione che provoca dolori lancinati, allo stesso modo per chi soffre di cancro. Trovare una panacea è legittimo. E' criminale ciò che la famiglia sackler ha fatto. Tale famiglia di criminali, perchè non possono essere che definiti tali, hanno manipolato l'Oxycontin come la vera panacea al dolore ed incanalato decine di migliaia di pazienti verso la dipendenza, senza che quest'ultimi avessero alcuna colpa se non quella di avere una malattia. La miniserie, ben scritta, esamina la vicenda su tre livelli principali: vittime, carnefici ed indagatori. Raccontata nelle sue diverse fasi che sia pure con numerosi salti temporali, non si perde la linearità del racconto. Perfettamente equilibrato tra denuncia e fiction senza molti eccessi, ma lasciandosi un retrogusto di amarezza che solo una vittoria di Pirro può suscitare. Dopesick e successivamente Tutta la bellezza ed il dolore (il documentario di Laura Poitras, Leone d'oro a Venezia 2022) e la miniserie Painkiller, nascono proprio da questa esigenza: vedere in galera questo clan di narcotrafficanti legalizzato da strutture governative troppo deboli di fronte al potere un colosso farmaceutico. Finche non saranno dietro le sbarre, la partita non sarà mai chiusa. Pregevoli le interpretazioni, mai una riga fuori posto. Una denuncia dura, non sacrificando mai le emozioni che un prodotto come Dopesick può provocare.
Serie che mi ha emotivamente distrutto, il resoconto impietoso dei danni causati da un farmaco commercializzato in America nel 1996 con processi e sentenze giunti fino ai giorni nostri. Il potere delle aziende farmaceutiche, le coperture governative di cui godono, l'atroce difficoltà nello scardinare un sistema consolidato nel tempo e la miseria delle macerie che tutto questo carrozzone si porta dietro (400 mila morti attribuite a cure a base di oppioidi solo nell'ultimo ventennio). Globe meritatissimo per Michael Keaton, attore, al solito, straordinario, che più invecchia e più offre performace di livello. Se volete farvi male, lo vedete. Questa è la parte reale di 'Big Pharma' (con teorie di complotto spiegate bene).
Perché una narrazione non lineare? Forse per distinguerlo da "Traffic" (Soderbergh 2000), dalla 4a e conclusiva ottima stagione di "Goliath", dallo straordinario "Kill the Messenger" diretto nel 2014 dallo stesso Michael Cuesta che ha firmato il 3° e 4° episodio di questo "Dopesick"? Giusto per dire che sull'argomento c'erano già illustri precedenti, però tutti affetti dalla simile magagna: l'apologia del donchisciottismo, l'idea che sia meglio vincere le battaglie perdendo la guerra piuttosto del contrario. Una miniserie televisiva che dunque esalta i "beautiful losers": meglio di niente o no? Se gl'esseri umani sopravvivono solo drogandosi in qualche modo, una ragione ci sarà.