Il faccendiere Ray Donovan risolve con abilità e destrezza i problemi di molte personalità di spicco di Los Angeles, atleti, cantanti e uomini d'affari, ma con la stessa abilità non riesce a risolvere i suoi problemi personali. I suoi problemi si complicano quando il padre, con cui ha da sempre un rapporto conflittuale, viene inaspettatamente scarcerato, sconvolgendo la sua vita e il suo nucleo familiare.
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Purtroppo il voto a questa settima stagione risente del fatto che è stata sospesa la serie e si termina il decimo episodio con un cliffhanger che non vedrà mai seguito. Questo è il prezzo che si paga quando si diluisce o allunga troppo il brodo, che sebbene prove recitazionali sempre all'altezza, vede i nostri girare in tondo e avvoltolarsi sempre in situazioni viste e ritrite. La settima stagione recupera un po' di mordente dal punto di vista dell'azione, ma come detto...a parte una trovata narrativa sulla sorella Donovan (che non credo fosse stata pensata all'inizio, ma incastonata nella sceneggiatura una volta deciso di diluire la minestra), gli episodi si trascinano per inerzia..non si sembra puntare a nulla...E l'unico tema degno di nota, che potrebbe essere il suicidio di Terry (cosa che non sapremo mai), rimane appeso a un primo episodio di una ottava stagione che non ci sarà mai. Si chiude quindi l'epopea Donovan con una cocente e sonora delusione, in nome del business si è allungata, in nome del business (mancato) si mutila e stronca senza un domani. Peccato. Poche serie hanno la compiutezza narrativa di un capolavoro come The Wire, a cui TUTTI gli sceneggiatori dovrebbero ispirarsi. Addio famiglia Donovan!