La famiglia di Siffredi, le sue origini, la sua relazione e il contesto che lo hanno portato a intraprendere il suo percorso nella pornografia e accettare che il demone nel suo corpo sia compatibile con l'amore.
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Una miniserie in chiaroscuro. Interessante nell'impostazione che non celebra un mito, sia pure controverso, come Rocco Siffredi, quanto un percorso verso la nascita di quel mito. E' fondamentalmente un biopic anche se liberamente ispirato alla vita di Rocco Siffredi e molto romanzato che non mette al centro il mondo del porno nè giunge a delle riflessioni su tale mondo, particolarmente approfondite. E' il viaggio di un supereroe che scopre di avere un superpotere, ma non sa utilizzarlo nel suo pieno potenziale e come tanti supereroi è una persona sola, che trova la sua dimensione nel porno ma fatica a trovarla fuori di esso. Volendo dare tale impostazione, più intimistica e riflessiva a scapito degli eccessi, finisce però ad impantanarsi in sottotrame troppo trasversali e poco funzionali, come qualche personaggio secondario a cui viene dato uno spazio eccessivo e poco incisivo a livello narrativo. Un Borghi bravissimo, un'ottima Trinca e Giannini con un personaggio complesso ma tutto sommato sfuggente.
La serie Netflix su Rocco Siffredi, che su ammissione del pornoattore è quasi totalmente finzione... Il primo episodio mi piacque discretamente: si racconta un'infanzia disagiata che neppure io ero a conoscenza. Dolori e formazione tosta per un uomo che diventerà famoso in tutto il mondo. Peccato poi che il resto della serie è al 90% incentrata sui confitti tra Rocco e il fratello maggiore Tommaso... una noia mortale, litigi ripetitivi e inutili al racconto. Tommaso è interpretato bene da Adriano Giannini ma è un personaggio che non sopportavo. Idem per il Gabriele (bravo Enrico Borello), regista porno talmente insopportabile che volevo spegnere il film. Le lodi comunque non vanno sprecate, anzi vanno continuamente inneggiate a Alessandro Borghi, veramente non potevano trovare un miglior Rocco Siffredi. Si arriva all'episodio finale dove mi sono detto: e quindi? Non c'era poi molto da dire... un vero peccato, con una sceneggiatura più convincente poteva almeno arrivare alla sufficienza.
Insomma... le aspettative erano tutte per la figura di Siffredi incarnata da Alessandro Borghi, il problema è tutto il resto. Doveva essere una serie sulla nascita e ascesa del più famoso pornoattore degli anni 90 e invece... Perchè Adriano Giannini che sarebbe il FRATELLASTRO viene tratteggiato prima come un soggettone, poi va in Francia a Parigi e diventa un criminaletto, però poi addirittura un mezzo killer, cocainomane che fà battere la sua donna (una Jasmine Trinca imbarazzante per come si è dovuta prestare al ruolo, sottomettendosi ad un insiene di stereotipi veramente inutili). Insomma la serie si salva solo quando c'è Borghi e gli altri pornoattori e pornoattrici. Il personaggio di Schicchi è notevole, Moana appare per pochissimo e poi vabbè
Il resto è sesso e affermazione, ma la serie ha pochissimo da dire... forse anche perchè il materiale di partenza è semplice, niente di rivoluzionario o addirittura scandaloso, anzi quello che manca a parte qualche nudo frontale è proprio il mondo del porno sesso. Dimenticabile.
MI sono approcciato senza nessuna aspettativa, solo per curiosità. Invece la serie non è affatto banale e spalanca un mondo piuttosto crudo di degrado sociale e culturale. Ne esce un personaggio, Rocco, ricco di umanità dove lo sfogo sessuale rappresenta una rivincita verso il mondo dal quale è uscito e al tempo stesso una corazza per il dolore provato. Belle le interpretazioni di Borghi (in tutti i sensi, anche fisica), Giannini e una splendida Jasmine Trinca.