La Speranza è un diritto di tutti, del migliore e peggior uomo, del più felice e del più disperato. Non si può vivere senza speranza, quasi ossimoricamente non si può. The Road ha lo straordinario coraggio di farci credere che, al contrario, ce la si può fare. Film grandioso, inumanamente bellissimo. Non tutti possono sopportarlo perchè fa paura, non noia, esplorare così a fondo il buio dell'anima sapendo che non si arriverà mai più alla luce. Ancora Cormac McCarthy.Il pessimismo relativo di "No country for old men" evolve nel pessimismo assoluto del semplice "No country". Non ci sarà mai più nessuna terra per l' Uomo, nessun paese, solo strade su strade di disperazione da percorrere. Che mondo è quello in cui un padre è costretto ad "insegnare" al proprio figlio il suicidio? Che cosa è successo per far sì che gli uomini si mangino a vicenda? La Fine del mondo, tante volte raccontata sullo schermo raramente coincideva nelle altre pellicole con la fine dell'uomo, della sua anima. La Natura, la Guerra o chissàcosa hanno distrutto il nostro mondo. In seguito il Tempo, la Fame, la Disperazione hanno distrutto l'uomo. Cosa rimane? Rimane l'amore che un padre può dare al proprio figlio. Rimane l'amore che un figlio può dare al proprio padre. Solo questo rapporto varrebbe da solo la grandezza di questo film. E' facile raccontare amicizia, solidarietà, amore, tutti lo fanno. Meno facile è raccontare tali sentimenti quando questi sono totalmente incondizionati, puri, vivi, in un mondo senza più un domani. E' un messaggio di vita quello che The Road ci regala. Perchè vivere ancora, perchè soffrire, perchè lottare malgrado la certezza matematica che niente serva più? Perchè gioire davanti a provviste di cibo, godersi la bellezza di una doccia se poi comunque la nostra fine è segnata? The Road è come un interminabile Miglio Verde, lungo migliaia di km e decine di anni. Nessun governatore fermerà l'esecuzione, la morte sarà certa e orribile ma finchè le gambe ci sorreggono manteniamo la dignità di essere uomini, rispettiamo questa meraviglia chiamata vita. E la cosa incredibile, paradossale di The Road, è come al suo interno ci sia un percorso di formazione di un ragazzo, un' educazione alla vita che in realtà non avrebbe senso. La formazione, l'educazione, presuppongono un futuro, e un miglioramento in esso. Qui non c'è futuro, ma forse riveste ancora importanza il morire da Uomo, acquisire quella maturità che alla fine ti farà accettare l'inevitabile. Forse non avrei mai voluto vedere The Road perchè tutto sommato anche a me piace viver sereno. L' ho visto però, e dimenticarlo è impresa veramente dura. E come Wall-e è il massimo risultato di sempre nell'animazione, The Road, che molto gli somiglia, è probabilmente il best del genere. Una cosa sola gli avrei chiesto in più però, quella che il cartone ci regala: un briciolo di speranza, una minuscola, verdissima, piantina verde.
andre-o 19/06/2010 14:45:15 » Rispondi Splendido commento che condivido in pieno, soprattutto dopo aver letto decine di giudizi di gente che lo ha trovato noioso e privo di significato. Non è un film per superficiali. Complimenti.
oh dae-soo 19/06/2010 23:49:43 » Rispondi Ti tingrazio molto. Non voglio neanche commentare i giudizi negativi altrui anche se avrei da dire parecchie cose. Preferisco controbattere a commenti per me insensati con il mio voto e le mie motivazioni. Sta poi a terze persone decidere dove sta la ragione. Ciao e grazie ancora.
LukeMC67 23/06/2010 04:29:28 » Rispondi Mon cher, la lettura che dai del film è davvero profonda e la condivido in toto. Solo che io ne sono rimasto delusissimo a causa del finale: possibile che 'sti ca**o d'Americani non osino mai andare fino in fondo e debbano per forza infilarci il finalino con la solita famigliola trionfante?!?
Io avrei fatto proseguire il ragazzino verso sud da solo, senza suggerire altro allo spettatore, lasciando quindi un finale aperto e inquietante...
Non ho scritto nulla perché la tentazione di non dargli neanche la sufficienza è tantissima proprio a causa dell'enorme delusione per quel finale-americanata che proprio stona col messaggio e col tono generale del film che tu hai evidenziato così puntualmente. Bravo come sempre!
oh dae-soo 23/06/2010 11:25:49 » Rispondi Carissimo, innanzitutto ti ringrazio ancora. La tua perplessità è legittima ma a mio parere cotestabileper 2 motivi:
1 Per me sono andati fino in fondo altrimenti la mia recensione non avrebbe alcun senso dato che ho definito il film senza speranza. La famigliola rappresenta soltanto un modo più "caldo", più "umano" per vivere comunque una vita terribile, quasi una non vita. Il tuo finale sarebbe stato ottimo, ma veramente avrebbe portato a livello 10 la disperazione del film. Direi che un livello 9 è abbastanza, comunque forse tra i più alti della storia del cinema.
2 (soprattutto...): il film è tratto da un libro che non si può, non si deve tradire. Mi sembra che nel finale cartaceo (Andre confermami) il bambino incontri un'intera comunità di "buoni". Beh, a questo punto il tuo giudizio quasi si ribalta, perchè primo "questi americani" non potevano fare un finale come speravi te (tradimento testo); secondo, lo hanno fatto forse addirittura meno felice e speranzoso del libro (una comunità dà molte più speranze di 4 persone). Ciao!
LukeMC67 25/06/2010 22:09:39 » Rispondi Non sono per la traduzione fedele da romanzo a cinema; anzi, i più grandi registi si sono sempre presi grossissime libertà rispetto ai testi cui si erano ispirati creando un'opera "propria". Ribadisco che per rendere fino in fondo i messaggi del film e le atmosfere in cui erano immersi io avrei tolto la scena del vascello
(può un malato di enfisema allo stato terminale farsi una nuotata di diversi centinaia di metri al freddo e col mare imbronciato? E poi trovare la forza di tornare e soccorrere il figlio? Inverosimile! Vabbè che c'è Viggo, però...)
e avrei spinto il senso di disperazione al "livello 10", per usare la tua brillante espressione. Continuo a pensare che non si possa "violentare" lo spettatore per 2 ore e poi consolarlo con una specie di "tranquillo, anche se fino ad ora ho mostrato il contrario, la speranza c'è". Poco importa se il "colpevole" sia lo scrittore o lo sceneggiatore o il regista: ribadisco che un finale aperto e non "consolatorio" sarebbe stato davvero coraggioso e avrebbe ancor più risaltato quanto perfettamente scritto da oh dae-soo. Un europeo avrebbe osato, secondo me ("Martyrs" ci insegna).
oh dae-soo 26/06/2010 00:49:24 » Rispondi Luke, il tuo commento è molto condivisibile. Io continuo a pensare però che il finale non sia per nulla speranzoso; sembra esserlo, ma è soltanto un ritrovare un pò di calore umano per vivere meglio un futuro che comunque non c'è. Ciao.
KOMMANDOARDITI 26/06/2010 00:51:45 » Rispondi MARTYRS ci insegna cosa NON fare in un finale ! Ma cos'ha di tanto innovativo e sconvolgente un film del genere (bello senza dubbio ma non esageratamente) ? Forse lo splatter estremo ? Forse il sottotesto messianico-escatologico ? Forse le presenza "ringhiana" nerocrinita ? Forse le torture "hosteliane" ? Forse il parallelismo religioso del martirio ?
Oltre ai soliti rimandi ai vari HOSTEL, RING, ALTA TENSIONE (il rapporto tra le due ragazze...), questo film deve moltissimo ad uno dei rape'n'revenge più truci e meno noti del panorama europeo : THRILLER-EN GRYM FILM di Bo Arne Vibenius. Il riferimento è naturalmente all' estetica ed all'iconografia , non ai contenuti .
Noodles_ 23/06/2010 11:50:04 » Rispondi Infatti. Se proprio bisogna "incolpare" qualcuno, questi non è lo sceneggiatore, ma lo scrittore... Poi comunque
tanto finalino con la famigliola felice non mi sembra. E infine, parlando più in generale questo DOGMA per cui un film per essere bello deve per forza finire male (anzi malissimo, peggio finisce, più ti martella le palle, più ti fa star male e meglio è) sinceramente mi ha un po' rotto...
oh dae-soo 23/06/2010 11:57:33 » Rispondi "Per me sono andati fino in fondo altrimenti la mia recensione non avrebbe alcun senso dato che ho definito il film senza speranza"
Spero interpretiate bene. La mia recensione può comunque non aver senso o essere non condivisibile. Intendevo che se definissi il finale speranzoso peccherei di incoerenza, non avrebbe senso PER ME. Cioè, non posso dirti che hai ragione perchè altrimenti tutto quello che ho scritto andrebbe in fumo. Continuo a pensare che il film sia senza speranza, ma offra molte speranze "placebo", come il finale, come il cibo etc... .
Noodles_ 20/06/2010 23:11:19 » Rispondi Ti aspettavo... E sapevo che non mi avresti deluso! :)
oh dae-soo 20/06/2010 23:35:15 » Rispondi Mio fratello (Uskebasi) mi aveva scritto : "vedrai che ti risponderà Noodles". Detto fatto. Cosa avete, un filo diretto? Uno scambio di corrispondenza? Comunque ti ringrazio molto. Addirittura l'onore dell'attesa... Film grandioso, nel mio blog personale ho già alzato di mezzo punto (9,5), qui non si può... Il fatto è che più passa il tempo più mi rendo conto della sua portata. Ciao e grazie ancora.
Noodles_ 21/06/2010 00:27:01 » Rispondi Mamma mia, questa tua risposta mi ha emozionato, davvero. E ringrazio Uskebasi per avermi in qualche modo "associato" al tuo commento. Sul film, sì, veramente grandioso. Anch'io gli avrei messo almeno 9, senza la scena della nave. E anch'io più passa il tempo (e più leggo commenti...), e più lo apprezzo.
andre-o 21/06/2010 08:52:03 » Rispondi Non so se lo hai letto, ma nel libro la parte della nave è molto più dettagliata ed ha un rilevanza notevole,
l'Uomo è quasi costretto a salirvi, in cerca di antibiotici per il figlio che si è ammalato e rischia di morire.
Nel film, probabilmente per una questione di tempi, la scena è stata ridotta al minimo indispensabile e forse assume un maggior significato solo per chi ha letto il romanzo... se non lo hai ancora fatto, procuratelo, ti entusiasmerà anche più del film.
Noodles_ 21/06/2010 09:47:12 » Rispondi No, non l'ho letto, e devo ancora decidere se lo farò: da un lato i vostri commenti mi invogliano, ma dall'altro lato l'idea di un'altra mazzata... Ciò che mi ha lasciato perplesso non è tanto il gesto in se stesso, che è motivato pure nel film, quanto appunto le modalità e i TEMPI di un'azione resi in modo assolutamente non plausibile. Ma la tua precisazione ne migliora un po' la percezione!
oh dae-soo 21/06/2010 12:02:42 » Rispondi Ha ragione Noodles. Nel film il padre decide in 3 secondi di andare sulla nave, si spoglia e va, lasciando il figlio nella spiaggia, gesto ancora più "strano" perchè fa un pò a cazzotti con la straordinaria protezione che gli offriva. Alla luce delle rivelazioni di Andre però andrebbe tutto bene. Andrebbe, perchè nel film non c'è accenno di malattia. Comunque il giudizio non cambia minimamente.
A proposito Andre. Mi hanno detto di una bellissima e criptica frase finale nel libro. Me la potresti spoilerare? So che va letto, ma non penso che saperla me lo rovini e la curiosità è grande. Ciao!
Noodles_ 21/06/2010 12:12:13 » Rispondi Si ma poi hai idea di quanto gelida dovesse essere quell'acqua? E la nave non è a 20 metri dalla costa... poi SALIRE su un relitto di quel genere, col mare in quelle condizioni, girovagare su una nave di quelle dimensioni (non è una barchetta, è una nave!), tornare indietro, sempre nudo, malato, nell'acqua freddissima, il tutto in quanto tempo, mezzora? Tutto assolutamente impossibile.
oh dae-soo 21/06/2010 12:21:21 » Rispondi E' vero, resta il fatto che fotograficamente la scena è buona, e nell'atmosfera plumbea e disperata del film l'inverosimiglianza può anche essere colta ma non la consideri o dimentichi subito. Anche alcune esplosioni mi risultavano "strane", ma nell'inferno di un'apocalisse tutto, natura e gesta umane, non è più come prima.
Noodles_ 21/06/2010 12:41:40 » Rispondi Fotograficamente è stupenda! Sulle esplosioni sono d'accordo, ormai nulla è più come prima, e qualunque tipo di "assestamento" ci può stare.
andre-o 22/06/2010 11:30:56 » Rispondi Vi farà male questo libro, ma leggetelo. Davvero.
"Una volta nei torrenti di montagna c'erano i salmerini. Li potevi vedere fermi nell'acqua ambrata con la punta ambrata delle pinna che ondeggiavano piano nella corrente. Sul dorso avevano dei disegni a vermicelli che erano le mappe del mondo in divenire. Mappe e labirinti. Di una cosa che non si poteva rimettere a posto. Che non si poteva riaggiustare. Nelle forre dove vivevano ogni cosa era più antica dell'uomo, e vibrava di mistero".
oh dae-soo 22/06/2010 11:47:23 » Rispondi Non capisco, questo è il primo o ultimo periodo del libro?
Comunque grazie della citazione, ciao.
Noodles_ 22/06/2010 12:37:45 » Rispondi Mi sembra di capire che è la frase conclusiva no?
oh dae-soo 22/06/2010 12:52:29 » Rispondi In effetti avevo chiesto quella, e quella sarà penso. Il problema è che:
"Sul dorso avevano dei disegni a vermicelli che erano le mappe del mondo in divenire. Mappe e labirinti. Di una cosa che non si poteva rimettere a posto. Che non si poteva riaggiustare."
Mi suona male, sia sintatticamente sia per cripticità. Penso che:
la cosa si riferisca al mondo ormai finito, ma cosa vuol dire, che nel dorso dei salmerini potevamo già vedere il nostro futuro? Sono in difficoltà, forse leggendo per intera almeno l'ultima pagina capirei meglio.
andre-o 23/06/2010 09:15:24 » Rispondi Allora, per quel che riguarda la parte "sintattica", sicuramente la versione originale ha una "musicalità" migliore:
Once there were brook trout in the streams in the mountains. You could see them standing in the amber current where the white edges of their fins wimpled softly in the flow. They smelled of moss in your hand. Polished and muscular and torsional. On their backs were vermiculate patterns that were maps of the world in its becoming. Maps and mazes. Of a thing which could not be put back. Not to be made right again. In the deep glens where they lived all things were older than man and they hummed of mystery.
.
Per quel che riguarda il significato, credo che sia interpretabile in modi diversi..
ci si può leggere un riferimento allo splendido e magico passato del mondo ormai defunto, o solo un semplice ricordo di chi, come l'Uomo, ha vissuto il pre e post cataclisma, oppure (questa è l'interpretazione cui più mi sento vicino) il riferimento ai labirinti, al mondo che si sta plasmando, non sono altro che una previsione dell'inevitabile distruzione del pianeta...il disegno (il progetto) di qualcosa in divenire e che mai più potrà essere aggiustato, era già presente ancor prima che l'uomo facesse la sua comparsa sulla Terra, come se già si sapesse quale sarebbe stato il risultato ultimo delle sue azioni..un conto alla rovescia verso la rovina.
Questo è quello che ne ho tratto io, ma credo che ci possano molte altre chiavi di lettura (sicuramente anche migliori). Magari le confrontiamo, se vi andrà, quando avrete letto il libro (sempre se vi andrà) :-)
Noodles_ 23/06/2010 11:57:49 » Rispondi Si, condivido tutte e tre le interpretazioni, anche se mi trovo più in linea con la prima.
oh dae-soo 23/06/2010 11:17:07 » Rispondi Se non sbaglio la tua ipotesi è la versione estesa di quella che avevo pensato anch'io. Grazie Andre della "consulenza". Sì, hai ragione, The Road va assolutamente letto. A presto!