Recensione batman v superman: dawn of justice regia di Zack Snyder USA 2016
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Recensione batman v superman: dawn of justice (2016)

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locandina del film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE

Immagine tratta dal film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE

Immagine tratta dal film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE

Immagine tratta dal film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE

Immagine tratta dal film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE

Immagine tratta dal film BATMAN V SUPERMAN: DAWN OF JUSTICE
 

"Tell me, do you bleed? You will!"

Se il buon Snyder avesse girato un film di due minuti con questa frase dell'uomo pipistrello rivolta all'uomo d'acciaio nei secondi finali, avrebbe dovuto ricevere a casa sua l'oscar, la palma d'oro, l'orso d'argento, il martin pescatore di bronzo e la volpe d'alluminio. E invece di minuti ce ne ha messi intorno gli altri 150 che al più gli varranno le pernacchie sonanti dei nerd e non solo.

Occorrono un paio di chiarimenti prima di procedere con la lettura.
Primo: chi scrive non è uno "Sheldon Cooper", ossia la cultura relativa alla DC è limitata ad alcuni albi e non all'intero scibile fumettistico. "Il ritorno del cavaliere oscuro", "Batman: anno uno", "La morte di Superman", "Crisi sulle terre infinite", "La nuova frontiera", "Kingdom come" e "Injustice: Gods among us", sono tra i titoli di riferimento atti a criticare questo film. Più, ovviamente, tutta la cinematografia relativa ai ragazzoni in calzamaglia.
Secondo: sono presenti elementi di spoiler, per cui chi non volesse rovinarsi le sorprese (e ce ne sono, ahimè, pure troppe) sarebbe meglio che vedesse prima il film.

La storia riprende da dove, più o meno, termina il "Man of steel" dello stesso Snyder, ossia dalle botte sonanti tra Superman e Zod, che nel darsele di santa ragione sbattono a destra e a manca tra un edificio e l'altro (domanda idiota: ma 'sti palazzi so' sempre vuoti?), distruggendo parte di Metropolis, che cade a pezzi sopra le teste dei suoi abitanti. E qui il primo applauso: finalmente la città non è un'arena isolata che funge da teatro, ma un'entità abitata da persone normali che risentono dello scontro tra i due titani. Tra i testimoni della battaglia c'è anche Bruce Wayne, che inizia a dubitare e a preoccuparsi di ciò che comporta la presenza di Superman sulla Terra.
Superman, dal canto suo, mal digerisce i metodi brutali del vigilante di Gotham, ed anzi gli intima di non farsi più vedere in giro.
La terza presenza è quella di Lex Luthor che invece suscita le prime perplessità di sceneggiatura, ma ne parleremo più avanti... Lex, manco a dirlo, vuole liberarsi del kryptoniano in quanto minaccia per i suoi piani di grandezza, e prima lo coinvolge in uno scandalo diplomatico internazionale poi gli scatena contro "il giorno del giudizio".
Tra eroi appena accennati (Flash, Acquaman, Cyborg) e un'amazzone chiamata direttamente in causa (Wonder Woman), si arriva allo scontro tra il cavaliere oscuro di Gotham e il paladino di Metropolis, anche questo orchestrato da Luthor, salvo poi spostare l'attenzione di entrambi al vero nemico: Doomsday. L'esito della battaglia è la morte del cattivo ma anche di Superman.
Sospiro profondo...

Iniziamo da ciò che funziona, e bene, perché c'è da dirlo: il primo tempo è da applausi a scena aperta, puro Viagra per i nostri occhi come ai tempi di "300".
Ben Affleck. Mostruoso. Forse il miglior Bruce Wayne/Batman della storia. Lì dove Michael Keaton e Christian Bale furono limitati in quanto molto Bruce e poco Batman il primo, molto Batman e poco Wayne il secondo, sorvolando sulle interpretazioni di George Clooney e Val Kilmer (che a loro discolpa, va detto, hanno vestito i panni del cavaliere oscuro in due pellicole terrificanti) e dimenticando il fumettistico Adam West, risulta perfetto il doppio ruolo per il regista di "Argo". Molti avevano storto il naso quando era venuto fuori il suo nome per l'uomo pipistrello, forse perché dopo la trilogia di Nolan era effettivamente difficile distaccarsi da quel mostro che è Bale. Diffidenza giustificata viste anche le altalene a cui ci ha abituato Affleck, che però, quando azzecca il personaggio, lo fa con tutti i crismi. Ha la faccia da duro, è arrabbiato, è sofferente, insomma è credibile. Quando salva la bambina dalle macerie e serra il mascellone verso l'alto è il Bruce Wayne in tarda età descritto da Miller.
Henry Cavill. Essere Superman non è difficile se sei alto 1.85 hai gli occhi chiari il fisico scolpito e se insomma sei un gran figo: a lui riesce bene tutto ciò, bontà sua...
Gal Gadot. Eh... L'israeliana, alta 1.78m, ha una presenza scenica che buca lo schermo. Classe innata condita da una severa bellezza che porterebbe al rispetto anche il più impenitente dei maschilisti. Sguardo che può indifferentemente ammaliare senza via di scampo ma anche far scappare a gambe levate. Sarebbe dunque una perfetta Wonder Woman. E forse lo è. Il condizionale è legato alle doti fisiche... Va bene l'altezza, va bene la sinuosità, ma immaginare la regina delle amazzoni totalmente priva di muscoli e di seno è esercizio complicato. Possibile che in America non si sia trovata un'attrice con forme più adatte? A conti fatti Gal Gadot è inattaccabile, ma Diana senza tette è come la carbonara senza la pancetta!
Jesse Eisenberg. Trentadue anni di bravura. Qualsiasi film faccia, è un protagonista, ed anche quando la scena gliela rubano i personaggi principali, appena tocca a lui il livello sale. I dubbi riguardano pesantemente il tipo di Lex Luthor che gli è stato richiesto. Incapace di costruire un discorso di senso compiuto, istrionico con tratti comici, sembra più Joker che non la nemesi di Superman. E questo per i fans è inaccettabile. L'arcinemico dell'eroe di Metropolis è altero, è sicuro di sé, ha lo sguardo che mette paura perché nasconde sempre qualcosa. Decisamente lontano da come lo avevano disegnato per Kevin Spacey, abbastanza simile a quello di Gene Hackman, che però non scendeva a certi livelli di sregolatezza. Cinematograficamente parlando questa versione funziona piuttosto bene, ma snaturare così tanto un personaggio che esiste sulla carta da decenni non è una buona idea.
Jeremy Irons. Qui lo scontro è tra titani veri, perché il suo predecessore è un certo Michael Caine, e scegliere tra i due è impossibile oltre che folle, è come scegliere tra Cruijff e Van Basten. Fatto sta che Alfred cade sempre in buone mani. E questo è un bene perché solo chi è digiuno di fumetti non sa l'importanza che ha da sempre avuto il maggiordomo di casa Wayne.

Non solo gli interpreti (ai già citati si aggiungono pesi massimi come Amy Adams, Kevin Costner, Laurence Fishburne, Diane Lane e Holly Hunter) sono tra le note positive, comunque, ma tutta la preparazione allo scontro. Si gettano, e bene, le basi per la futura Justice League, si introduce e si sviluppa un personaggio centrale come Wonder Woman, si snocciola a sufficienza il motivo per cui i due maggiori eroi DC vengono a conflitto, gli effetti speciali, neanche a dirlo, sono una goduria, e poi la famosa frase tradotta con "Tu sanguini? Gronderai!" che vale il prezzo del biglietto. La bellezza di quella minaccia. Un uomo contro un dio. Lo scontro che Superman nemmeno prende in considerazione perché il suo avversario non è ovviamente degno, ai suoi occhi, di fronteggiarlo, e che invece nella sua lucida follia, o meglio, nella sua folle lucidità, il pipistrello pronuncia con una minacciosità tale che solo uno sprovveduto non prenderebbe in considerazione.

Purtroppo poi...

Purtroppo poi quando un regista che ha una vastità tale di nozioni, di trame, di idee e di personaggi, si lascia prendere la mano, succede (può, succedere) quello che è successo nel secondo tempo. Ovvero un gran casino.
Proviamo a mettere ordine in qualcosa che ordine non ha.

La grande differenza tra DC e Marvel è nella bellezza dei dialoghi creati per contrapporre Superman e Batman. Tra qualche mese uscirà Civil War, ovvero il film tratto (e va sottolineato bene il verbo: tratto!) dal fumetto in cui Iron Man e Capitan America si separano a livello ideologico in modo irrevocabile. Bello, fico. Ma è nulla in confronto alla psicologia, alla filosofia, all'adrenalina che nasce dal conflitto dei due supereroi creati da Bob Kane e Jerry Siegel. E quello che piace, che funziona, è il modo canzonatorio in cui l'uomo pipistrello tratta l'uomo d'acciaio. Entrambi orfani e adottati, il primo ha una reazione violenta e una visione molto concreta del mondo, si avvale di metodi non convenzionali, umani, il secondo è invece... il secondo è un dio, semplicemente, e in quanto tale splende di quella luce che si contrappone alle tenebre dell'eroe di Gotham, la città del peccato che, anche in questo, è ben diversa dalla Metropolis in cui vive Superman, la città del futuro.

"Ci sono solo il sole, il cielo e c'è lui, come se fosse la sola ragione di tutto questo. Poi parla e rovina tutto".

"Per un uomo che riesce a sentire quando le nuvole si sfiorano, sei un po' duro d'orecchi".

Sono solo due dei tanti esempi in cui Batman tratta Clark. Già, perché lui non lo chiama mai col nome da eroe, o da kryptoniano (Kal-El), ma sempre con quello da umano, come a ridimensionarlo. Ed è grazie a dialoghi come questi che i lettori si sono innamorati degli albi in cui vengono a contatto i due massimi personaggi DC. La Marvel, ricca dei vari Spiderman, Hulk, X-Men, e via dicendo, bravissima a riunirli negli Avengers, non ha due figure così preponderanti. Superman, e soprattutto Batman, sono inarrivabili.
Dunque perché, Snyder, non hai sviluppato tutto questo? Perché non hai preso a piene mani dal tuo amico Miller per avere un secondo tempo all'altezza del primo e sbancare non solo al box office ma anche nel cuore dei fans? Perché aggiungere carne al fuoco e scomodare Doomsday? Perché attirare così tanto pubblico se poi te ne perdi tutta quella parte che, digiuna di fumetti, non può capire certe dinamiche? Troppi i buchi di sceneggiatura. Lex Luthor sa che Bruce Wayne e Clark Kent sono gli alter ego dei due supereroi. Bruce Wayne sa a sua volta chi è Clark Kent. E poi Doomsday stesso, protagonista di un albo meraviglioso, nato dal corpo di Zod? Ma quando mai? Perché non usarlo più avanti, magari ricreando quel meraviglioso inizio de "La morte di Superman" avendo più tempo a disposizione? Non ti sei accorto che nello scontro col mostro non ha senso la presenza di Batman che, agli occhi dello spettatore occasionale, fa la figura del coXXXXne? Dopo due ore e mezza di film non può mancare il motivo per cui si è andati al cinema: va bene le botte fisiche tra loro due, ma quelle verbali sono insufficienti, non ci si schiera, si assiste semplicemente allo scontro. Superman è uomo del governo, Batman agisce sul filo della legalità, ma questo devi dirlo tu, non il gruppetto di nerd che nel buio della sala deve erudire i profani che altrimenti sparano sentenze peggio di nonno Asdrubale al bar dello sport.
E poi le tette, maledizione a te, le tette!!!

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Recensione a cura di marcoscafu - aggiornata al 27/04/2016 10.16.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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