Voto Visitatori: | 6,74 / 10 (17 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 7,50 / 10 | ||
La 71° Mostra del cinema di Venezia non si può dire che sia stata particolarmente generosa, a livello quantitativo, con i film di genere. Poche pellicole "rigidamente" fuori dal concorso e confinate in sezioni collaterali. Perdonatemi la digressione personale, però ai curatori del festival del cinema consiglierei nel mio piccolo una maggiore attenzione a questi film in considerazione del fatto che Cannes, tanto per fare un esempio, dimostra una maggior cura verso le pellicole di genere.
Aldilà della piccola digressione occorre dire che fra i maggiori successi della mostra, sia per quanto riguarda il pubblico, sia per la critica ci sono proprio due pellicole di genere: la commedia brillante di Bogdanovic "She's funny that way" e appunto "Burying the ex" di Joe Dante, commedia nera in salsa horror.
Max è un bravo ragazzo che convive con Evelyn, la sua bellissima ragazza. La loro relazione però diventa complicata quando Evelyn si rivela un incubo, maniaca del controllo e manipolativa, fanatica ambientalista e vegana. Max vuole troncare al più presto la storia, ma ha paura di dirlo a lei. Il caso gli viene in soccorso quando Evelyn è coinvolta in un incidente e muore. Max incontra dopo non molto tempo Olivia, una ragazza carina che potrebbe essere la sua anima gemella. Scopre presto che Evelyn è risorta dalla tomba e determinata a riprendersi il suo fidanzato, che potrebbe a sua volta diventare uno zombie.
Joe Dante ha bisogno di poche presentazioni. Autore di pellicole di successo del calibro di "Gremlins", "Pirana" e "L'ululato", è passato tuttavia attraverso alcuni fiaschi commerciali che lo hanno confinato molto ai margini, per non dire escluso, dalla grande macchina hollywoodiana. Può essere accostato senza troppi problemi di smentita in una ristretta cerchia di registi "reietti" al pari di altri suoi colleghi come John Carpenter e John Landis, se non altro perchè accomunati dall'enorme fortuna commerciale a cavallo dei decenni 70 e 80 delle loro pellicole e gradualmente smarriti per vicissitudini differenti negli anni successivi. A loro parziale consolazione, essi si sono creati numerose schiere di fan che perlomeno contribuiscono a non farli cadere nel dimenticatoio.
Occorre dire in primo luogo che "Burying the ex", pur essendo una commedia nera horror di zombies, non pesca, al contrario di "Shaun of the dead" di Edgar Wright, dall'immaginario romeriano del genere. L'immaginario di Joe Dante è differente ed ha origine dalla passione sempre affermata dal regista stesso verso le pellicole che vedeva fin da ragazzo. Quella cinematografia fanta horror degli anni 50 e 60 che sono il bagaglio culturale del regista e rafforzato dalla sua esperienza lavorativa nella factory di Roger Corman, uno dei numi tutelari della carriera di Dante stesso.
Una cinematografia che ha permesso a Dante di crescere professionalmente e svilupparsi negli anni 80, altro decennio che è sempre più di moda e che in "Burying the ex", a livello soprattutto fotografico dalle tonalità pastello, é l'altro riferimento importante di questo film.
"Burying the ex" è un film che possiede delle coordinate precise e definite dallo stesso regista in un immaginario molto vasto a livello temporale, ma altrettanto riconoscibile dallo spettatore.
Le citazioni in questo film di Dante si sprecano a piene mani. Basta soltanto vedere il lavoro di Max, impiegato in un negozio di memorabilia ed oggestica di film horror, in aggiunta al suo appartamento di pieno di poster di pellicole passate (anche e molte italiane), per osservare il sapore retrò del film di Dante. Tacciare tuttavia di pura accumulazione di citazioni questo lavoro sarebbe un errore.
Tali citazioni sono ben inserite nel contesto della storia stessa, che non ha tratti particolari di originalità, ma proprio per questo è immediatamente riconoscibile per lo spettatore e consente a Dante di giocare con i clichè rovesciandoli in chiave comica. Per citare un esempio le apparizioni post mortem di Evelyn, scene classiche di ogni film horror che si rispetti, sono anticipate dal ronzio delle mosche, il cui rumore aumenterà di pari passo con la decomposizione progressiva del cadavere vivente della ragazza di Max perchè nel frattempo le mosche sono aumentate. L'effetto comico è immediato e percepibile.
Altro grande pregio di questa pellicola sono i dialoghi, molto curati da Dante ed estremanente brillanti per verve comica, dove anche i giochi di parole hanno la loro importanza anche se, come contrindicazione, sono potenzialmente stravolgibili con un eventuale doppiaggio in italiano che diminuirebbe la loro effficacia.
Una nota di merito va anche agli attori del film. Anton Yelchin è bravissimo nella parte di Max, ragazzo sensibile ed innamorato del cinema horror, ma completamente soggiogato dalla personalità di Evelyn. Al contrario delle figure femminili, molto forti a livello caratteriale, il personaggio si trova in mezzo a due fuochi e si fa notare, detto in gergo, per la mancanza della necessaria spina dorsale. Il passato rappresentato da Evelyn che torna a tormentarlo anche dopo morta e il futuro amore rappresentato da Olivia, sorta di anima gemella di Max stesso (stessi gusti in fatto di letteratura e cinema horror), lo pongono in una costante indecisione ed al tempo stesso incapacità di operare un taglio netto con il passato.
Anche l'altra figura maschile del film, Travis, il fratello Max, non si distingue certo per assennatezza. Caratterialmente è esattamente l'opposto di Max, tanto razionale e sensibile quest'ultimo, quanto superficiale e godereccio Travis. E' un ruolo leggermente secondario rispetto ai tre personaggi principali di questo strano triangolo d'amore, ma ha comunque il merito di essere nei momenti migliori e più comici del film.
Ashley Green forse è la sorpresa più lieta di questo film. Attrice che, al pari dei suoi colleghi della saga Twilight, ha intrapreso un percorso diverso dal genere della saga dei vampiri. Già in "Kristy" si è fatta notare per la sanguinaria Violet, mentre nel film di Dante è un odiosissima e irritante vegana ed ambientalista che riesce completamente a dominare psicologicamente Max, il quale non ha quasi mai la forza di opporsi. Come la stessa Green ha dichiarato in conferenza stampa a Venezia, il personaggio di Evelyn non è totalmente malvagio, anzi è più caratterizzato dalla paura folle di rimanere sola, che esprime in scenate di gelosia fin da quando lo sguardo Max incrocia per la prima volta quello di Olivia, intepretato dalla D'Addario.
Olivia è il sogno di Max dopo la momentanea dipartita di Evelyn. Carattere forte quanto quello di Evelyn ma improntato ad una positività che Max nota subito, come anche l'identità di gusti in fatto di gusti cinematografici e letterari. Ha un carattere molto più dolce di Evelyn ma che non nasconde la propria decisione nei confronti Max, stimolandolo a dare un netto taglio al passato.
Buryin the ex non è uno di quei film che rivoluzionano il genere di riferimento, al contrario tende più ad assecondare il genere stesso. Un piccolo film che meriterebbe una chance di distribuzione cinematografica, in considerazione di tante, troppe pellicole di scarsa qualità su grande schermo e delle caratteristiche positive di questo film di Dante che possiede tanti elementi per poter piacere al pubblico, cosa che a Venezia è successo.
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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 22/06/2015 17.40.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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