Recensione grand budapest hotel regia di Wes Anderson USA 2014
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Recensione grand budapest hotel (2014)

Voto Visitatori:   7,24 / 10 (134 voti)7,24Grafico
Migliore scenografia (Anna Pinnock, Adam Stockhausen)Miglior trucco (Mark Coulier, Frances Hannon)Migliore colonna sonora (Alexandre Desplat)Migliori costumi (Milena Canonero)
VINCITORE DI 4 PREMI OSCAR:
Migliore scenografia (Anna Pinnock, Adam Stockhausen), Miglior trucco (Mark Coulier, Frances Hannon), Migliore colonna sonora (Alexandre Desplat), Migliori costumi (Milena Canonero)
Migliore film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Migliore film straniero
Miglior film commedia o musicale
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film commedia o musicale
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locandina del film GRAND BUDAPEST HOTEL

Immagine tratta dal film GRAND BUDAPEST HOTEL

Immagine tratta dal film GRAND BUDAPEST HOTEL

Immagine tratta dal film GRAND BUDAPEST HOTEL

Immagine tratta dal film GRAND BUDAPEST HOTEL

Immagine tratta dal film GRAND BUDAPEST HOTEL
 

Uscito nella primavera del 2014 il film, che si avvale di molte guest star - abilmente celate sotto un trucco non pesante ma che comunque non rende gli interpreti famosi riconoscibili di primo acchito - è ispirato ai libri del romanziere di lingua tedesca Stefan Zweig, personalità di rilievo nel primo Novecento nonché scrittore raffinato e superbo.

Il film di Wes Anderson parte dalla dedica a questo scrittore che fu tra i primi a condannare la follia nazista, tanto da subire l'onta del rogo delle sue opere, per realizzare una storia a metà tra verosimiglianza e totale fantasia, con quella punta di nonsense che rimanda a una cinematografia di fine anni Trenta - primi anni Quaranta (il Chaplin del "Grande dittatore", il Lubitsch di "Vogliamo vivere" e persino i fratelli Marx).

La vicenda è ambientata in uno staterello immaginario e parte da fine anni sessanta da un hotel ormai decaduto per poi finire a ritroso e soffermarsi sull'enigmatico concierge Gustave (un beffardo Ralph Fiennes) e sul giovane Zero, portiere immigrato di etnia vaga ma decisamente incitante al razzismo in un'epoca pronta a condannare chiunque non conforme a determinate standardizzazioni.
Zero (interpretato magistralmente dall'esordiente Tony Revolori), di fatto è un protagonista a tutto tondo che subirà le conseguenze delle varie e paradossali avventure occorse nell'albergo e a chi ruota introno ad esso.

Oltre allo stile recitativo e alla trama (quasi un divertissement e sicuramente originale per i parametri odierni), la particolarità della pellicola sta nel girato. Infatti i formati di proiezione variano per tre volte quasi a rendere una sorta di excursus sulla storia del cinematografo partendo dalla sua ratio.

Più che apprezzare la trama in sé, che forse a tratti può risultare complessa per le sue ramificazioni e per i vari personaggi che intervengo, il film va considerato per la riflessione in sé sull'ars narrandi che sia il mero intreccio o il formato della pellicola.
Film sui generis non adatto a palati facili ma sicuramente una piccola perla nel mare magnum del mondo del cinema.

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/10/2014 12.43.00

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