Recensione i guerrieri della notte regia di Walter Hill USA 1979
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Recensione i guerrieri della notte (1979)

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locandina del film I GUERRIERI DELLA NOTTE

Immagine tratta dal film I GUERRIERI DELLA NOTTE

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Immagine tratta dal film I GUERRIERI DELLA NOTTE
 

Cyrus, capo della più potente banda di New York, i Riffs, organizza un raduno di tutte le bande giovanili della città per porre fine alle continue sfide fra di loro e creare un fronte unitario e compatto contro la polizia. Durante il discorso il capo dei Riffs viene ucciso dal leader di una banda rivale, facendo ricadere la colpa sui Warriors. L'episodio scatena, in modo incontrollabile, spietate rappresaglie contro di loro e mette in moto una inarrestabile spirale di violenza.

Walter Hill prima di dirigere "The Warriors" era in un certo senso un regista in rampa di lancio. Fattosi notare con due pellicole, L'eroe della strada con Charles Bronson, poco fortunata al botteghino e subito rimediato, commercialmente parlando, con il successivo "Driver" con Ryan O'Neil e omaggiato oltre trent'anni più tardi da Nicholas Winding Refn con il quasi omonimo "Drive".
Hill opera un adattamento di un romanzo di Sol Yurick del 1965 intitolato appunto The Warriors, storia di una gang giovanile che da Coney Island giungono al Bronx per un maxi raduno di bande per poi essere costretti ad un difficile e lungo percorso di ritorno, costellato dalla fine della tregua e da un'autentica caccia all'uomo fino a Coney Island, il loro territorio di appartenenza.

Sol Yurick ha strutturato il romanzo sulla falsariga di Anabasi di Senofonte, una storia semplice e lineare in cui vengono tratteggiati i vari personaggi ed il loro linguaggio slang di quei tempi.
Rispetto al romanzo, Hill accentua maggiormente la somiglianza con l'opera di Senofonte. E' palese il riferimento alle Anabasi già dal nome del Capo dei Riffs, la banda più numerosa e potente della città e fautrice del maxiraduno del Bronx. Rispetto al romanzo il cui nome è Ismael, nel film di Hill diventa Cyrus (Ciro) come il comandante supremo della spedizione che doveva rovesciare il fratello Artaserse.
Ma non sono soltanto le fonti di Senofonte ed il romanzo di Yurick, ma anche grandi classici della mitologia greca di Omero nell'episodio delle Lizzies, gang tutta al femminile, che attira subdolamente, al pari delle sirene di Ulisse ad un agguato ben studiato e sottile come il fascino femminile a cui i giovani non rimangono certo indifferenti.

Dal punto di vista sociale il problema delle bande giovanili era già stato trattato dal altre pellicole ben più precedenti del film di Hill, basti pensare a "Gioventù bruciata" di Ray oppure "Il selvaggio" con un giovane Marlon Brando e persino musicato con West Side Story, ma all'epoca nelle grandi metropoli americane il problema della criminalità di piccolo cabotaggio era tornato ad essere molto sentito nell'opinione pubblica americana.
John Carpenter aveva messo in luce con "Distretto 13", la sensazione di una landa senza legge e dove la stessa legge invece di compiere una funzione del controllo del territorio, si trova paradossalmente a smobilitare dal territorio stesso lasciando libero sfogo alla violenza più incontrollata. Le suggestione di Carpenter a differenza di Hill sono molto più marcatamente cinematografiche, rielaborando il cinema western di Hawks con le nuove tendenze scaturite dall'horror romeriano della "Notte dei morti viventi", rilanciandolo ulteriormente, forse anche grazie al film di Hill, verso la drammatica corsa a tempo di "Fuga da New York", diventata ormai una città senza più legge.

I Guerrieri di Walter Hill sono ragazzi adolescenti, più grandi anagraficamente al romanzo di Yurick, senza alcun riferimento se non a loro stessi e soprattutto al senso di appartenenza ad un gruppo. E' estremamente radicata questa tendenza che non accettano minimamente di togliersi e consegnare i loro giubbotti in finta pelle quando passano nel territorio della banda da quattro soldi degli Orfani. Questo aspetto non viene mai messo in discussione. Sono ragazzi soli e sbandati che hanno trovato nella loro unità interna un forte simbolo di protezione, di difesa e anche di attacco verso il mondo adulto che nel film di Hill è personificato nella repressione della polizia o ingannatore come nella cattura di Ajax (Aiace, altro riferimento della mitologia greca) da parte di una donna poliziotto in incognito (una giovane Mercedes Ruhel).
Il mondo adulto è il principale nemico, che sia la polizia o la criminalità organizzata che Cyrus vorrebbe abbattere e che probabilmente, anche se Hill non lo esplicita mai né rilascia indizi in tale senso, è il vero mandante della sua morte. Le figure genitoriali sono praticamente assenti per tutto il film, tanto meno viene fatto il minimo riferimento al background familiare dei Guerrieri.
Di fronte a questo, l'unità della banda e il rispetto dei simboli del gruppo sono fondamentali, più forte di qualsiasi diatriba interna fra i vari componenti per la supremazia dopo la morte del capo Cleon (Cleofonte, nelle Anabasi) che si crea tra Ajax e Swan. L'integrità del gruppo deve essere mantenuta ad ogni costo, per poter sperare di sopravvivere al lungo ritorno verso Coney Island.
Il mondo di "The Warriors" è dominato dalla legge non scritta della Strada che nelle grandi metropoli funge in egual misura alle leggi della Natura nella giungla.
Proprio nella caratterizzazione visiva e iconografica delle bande che popolano New York che il film di Hill offre uno dei suoi elementi migliori. I personaggi di Hill sono maggiormente stilizzati psicologicamente rispetto al romanzo di Yurick. Pochi orpelli per poter dare sfogo alla più ampia gamma di colori e costumi che partendo da "Arancia meccanica" (comunque e sempre un riferimento), ci anticipa la definitiva esplosione della cultura pop degli anni 80. Le teste rasate dei Turnball, i volti dipinti dei Baseball Furies, giubbotti e baschi neri dei Rogues sono entrati immediatamente nell'immaginario collettivo e contribuito al successo di "The Warriors".
Il tutto evidenziato dalla bellissima fotografia di Laslo Kovacs che dipinge una New York desolata, per non dire quasi deserta, dove il degrado delle strade è tangibile e costituiscono l'area di scontro fra le varie bande e tra le stesse bande contro la polizia.
La gente comune semplicemente non esiste, come in una sorta di autoesclusione che rende la vita notturna di questi luoghi a dei campi di battaglia dove la legge dell'uomo non arriva, un contesto alieno dove sono presenti solamente bande e forze dell'ordine.

Hill per rendere ancor più dinamica la pellicola opera un'ulteriore modifica al romanzo di Yurick: I Warriors sono considerati i colpevoli della morte di Cyrus e crea degli avversari ad hoc non presenti sulla fonte letteraria. Questi avversari sono appunto i Rogues, il cui capo incolpa i Warriors subito dopo aver sparato al leader dei Riffs, semplicemente perché nel momento dello sparo un componente della banda di Coney Island guardava nella sua direzione proprio in quel preciso istante.
Dapprima inconsapevoli che la caccia all'uomo ai loro danni dipendeva esclusivamente dalla fine della tregua generale, successivamente si sentono ancor più braccati quando apprendono, prima di sfuggire alle Lizzies, di essere in cima alla lista di tutte le bande della città perché considerati gli assassini di Cyrus. Riuscire quindi a catturare i Warriors significa entrare nelle grazie dei Riffs, cioè la banda più potente di New York.

"E' una merda di posto, ma abbiamo lottato tutta la notte per ritornarci"

Le varie tappe del tormentato ritorno dei Warriors sono scandite dalla D.J. di una radio cittadina. Fornisce aggiornamenti ed indicazioni in codice a tutte le bande della città perennemente sintonizzate sulle sue onde. Le canzoni sono anche e soprattutto dei messaggi in codice per poter localizzare i Warriors, ne determina i ritmi e le pause. La musica di "The Warriors" infatti è uno degli elementi portanti del film, che ne ha determinato il mito al punto di essere in grado di poter vivere di luce propria a prescindere dal film.
La colonna sonora, composta principalmente da Barry De Vorzoon, fin dai titoli di testa ha la capacità di far capire la sua fondamentale importanza nella riuscita di questo film. Basterebbe a titolo di esempio tutta la sequenza dell'inseguimento dei Baseball Furies ai danni dei Warriors subito l'uscita della stazione di Union Square per addentrarsi negli spazi aperti di un Central Park completamente deserto. L'insieme di fotografia, regia e montaggio vengono risaltati alla perfezione dall'accompagnamento musicale di De Vorzoon ("Baseball Furies chase"). Ci si sente letteralmente proiettati all'interno di questa sequenza di grande dinamismo e presa emotiva, anteprima di ciò che sarà il duello a suon di mazzate fra le due bande, conclusa con la disfatta invero poco onorevole dei Furies, i cui membri, il capo in primis, recano un trucco facciale strutturato sul modello dei Kiss.

Curioso il destino degli attori. Sebbene il film abbia avuto un successo planetario ed entrato nel mito per più di una generazione di spettatori, non si può affermare che gli attori abbiano beneficiato della stessa fortuna che ha avuto sia il film che il regista Walter Hill, il quale ha avuto grazie a "The Warriors" la sua definitiva consacrazione.
Soffermandoci sui due protagonisti principali (Swan e Mercy) bisogna dare atto che anche in un film estremamente dinamico come questo, i personaggi offrono comunque una buona caratterizzazione.
Swan dopo la morte del loro capo Cleon, prende in mano le redini del gruppo, malgrado una certa resistenza da parte di Ajax. Bisogna dire che questa sua decisione non è dettata da nessun tipo di ambizione personale, al contrario è un presa di responsabilità di colui che all'interno del gruppo è il più freddo e pragmatico, specialmente dopo il grosso sbandamento iniziale determinato dalla morte di Cleon. Occorreva una decisione rapida sul cosa fare e dove andare per il ritorno a casa e Swan si è assunto tale responsabilità.
Un atteggiamento duro e deciso che viene tuttavia smussato gradualmente con l'arrivo di Mercy, la ragazza che orbita intorno alla banda degli Orfani. Il loro incontro non è dei più piacevoli, si beccano in continuazione all'inizio e anche quando Mercy viene aggregata in maniera forzata ai Warriors il loro rapporto rimane conflittuale, ma nel momento in cui i Warriors rimangono divisi in piccoli gruppi dopo uno scontro con la polizia, rimangono soli e si confidano. Scoprono di avere più cose in comune di quanto pensassero, soprattutto la volontà di sfuggire a tutto lo squallore che devono subire quotidianamente.

Swan nei confronti di Mercy diventa progressivamente più protettivo nei suoi confronti, capace anche di compiere gesti di estrema tenerezza, come prima dell'arrivo a Coney Island, con una semplice scena di pochi minuti, quella dell'incontro con dei ragazzi all'interno dei vagoni della metro. Ragazzi di ritorno da una festa, ben vestiti, che dapprima non si accorgono minimamente della presenza dei Guerrieri e continuano a conversare divertiti come se nulla fosse. Non appena scoprono di non essere soli sui vagoni, regna solo il rumore della metro; due gruppi che si fissano l'uno con l'altro: i giovani ragazzi dalla paura e dall'imbarazzo, i Guerrieri prostrati dalla fatica di una notte di combattimenti. Due differenze sociali evidenti a cui Hill non include alcun dialogo, solo sguardi che parlano da soli.
Usciti precipitosamente alla prima fermata disponibile, una ragazza bene perde il bracciale di fiori finti che Swan raccoglie e dona in regalo a Mercy ("Non mi piace vedere le cose sprecate"). Un gesto semplice, forse il massimo della tenerezza che Swan può permettersi, ma di una sincerità che Mercy apprezza. In fondo è il massimo che la buona società può donare a dei reietti come loro: gli scarti.

Michael Beck offre un'interpretazione efficace, adagiandosi bene al suo ruolo e facendo emergere le giuste sfumature al personaggio che subisce una sua evoluzione. Tuttavia rimane a tutt'oggi l'unico ruolo di rilievo di questo attore che ben presto è sparito nel dimenticatoio, un po' come quasi tutti i componenti della banda dei Guerrieri che hanno continuato la loro carriera senza brillare particolarmente.
Un po' meglio è andata a Deborah Van Valkenburg, non certo una bellezza da togliere il fiato, però molto brava a caratterizzare un personaggio che appare come la classica oca che semina zizzania ma che nel corso della pellicola appare non meno decisa di Swan: è lei che per prima sfoga tutta la sua rabbia per la vita che sta conducendo, la sua volontà di fuggire. Come detto non dotata di una bellezza folgorante, ma quei suoi abiti dozzinali e il trucco pesante danno la reale impressione della ragazza precocemente cresciuta, un'adolescente dalla bellezza già sfiorita. Non bella, ma con il volto giusto.
Malgrado qualche ruolo rilevante in campo cinematografico ("La casa del diavolo" di Zombie, "Rampage" di Friedkin e "Strade di fuoco" sempre per Walter Hill) la sua carriera si è limitata in campo televisivo.
Invece bisogna dire che più fortuna hanno avuto coloro che svolgono ruoli secondari: James Remar (Ajax) e David Patrick Kelly nei panni di Luther il capo dei Rogues, il vero assassino di Cyrus.
Pur non avendo mai ruoli da protagonisti, sono due attori che hanno lasciato il segno specialmente quando si parla di bad-guy cinematografici. Sono i cosiddetti caratteristi di lusso che molte volte, più degli stessi protagonisti, sono un valore aggiunto della pellicola.
Nel caso di Patrick Kelly, nella parte dello psicopatico e imprevedibile capo dei Rogues, il caso è lampante. Se proviamo ad effettuare una classifica delle scene memorabili di "The Warriors", il momento in cui Kelly pronuncia "Guerrieri, venite a giocare alla guerra?" ripetuta più volte fino al parossismo, con le bottigliette di Coca-cola infilate nelle dita a dettare un macabro ritmo, sicuramente rimane e rimarrà nelle prime posizioni. E facendo provare ancora qualche brivido nello spettatore.

"I'm gonna shove that bat up your ass and turn you into a popsicle"

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 18/09/2013 17.02.00

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