Recensione l'ultima tentazione di cristo regia di Martin Scorsese USA 1988
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Recensione l'ultima tentazione di cristo (1988)

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locandina del film L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO

Immagine tratta dal film L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO

Immagine tratta dal film L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO

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Immagine tratta dal film L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO

Immagine tratta dal film L'ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO
 

"Sono bugiardo, ipocrita, pauroso; non dico mai la verità, non ne ho il coraggio. Vedo passare una donna e arrossisco, abbasso la testa ma i miei occhi si riempiono di impudicizia. Non picchio, non ammazzo, non perché non voglio ma perché ho paura. La paura. È lei la mia madre, mio padre, e il mio Dio"
Gesù Cristo nel film

Nel 1988 uscì nei cinema di tutto il mondo un film dal grande impatto emotivo, girato da uno che già allora era considerato tra i maggiori registi del tempo: Martin Scorsese.
Reduce da grandi successi come "Toro Scatenato", "Taxi driver", "Alice non abita più qui", il suo ritorno dietro la macchina da presa fu caratterizzato dal chiaro intento di far discutere attraverso la storia più suggestiva esistente: quella di Gesù Cristo.
Il punto di partenza è il romanzo di Nikos Kazantzakis "L'ultima tentazione" e demiurgo di questa coraggiosa sceneggiatura fu proprio il Paul Schrader di "Taxi driver" e "Mosquitos Coast".
Il primo elemento che va sottolineato è come due grandi personalità di Hollywood, si siano impegnate in un progetto tanto scomodo e nello stesso tempo ambizioso. "L'ultima tentazione di Cristo" non è un film da festival, né la solita pellicola da cineclub, nasce da subito con l'intento di rivolgersi al grande pubblico, con un sforzo produttivo non indifferente.
Il punto di partenza è il desiderio, espressamente dichiarato da Scorsese, di girare un film sulla vita di Gesù in modo personale e diverso.

Citare tutti i film che nella storia del cinema abbiano raccontato la venuta del Messia è impresa ardua, nello stesso tempo spesso tutto si è tradotto nella trasposizione filmica di una serie di aneddoti evangelici che, nel complesso, nulla aggiungono a una normale lezione di catechismo.
Film come "Il Messia" di Rossellini o "Il Gesù di Nazareth" di Zeffirelli sono classici esempi di cinema parrocchiale, dotati anche di una propria dignità ma che nel contesto cinematografico non possono essere definiti come incisivi.
In realtà, se proprio vogliamo trovare un riferimento in Scorsese, dobbiamo partire da "Il Vangelo Secondo Matteo" di Pasolini.
Pasolini è il regista che maggiormente si avvicina all'idea di Kazantzakis proponendo la storia di Gesù Cristo priva di tutti gli elementi escatologici, restituendoci la sua dignità umana e con essa le sue tribolazioni.
Negli anni successivi le declinazioni del racconto evangelico hanno raggiunto ben altri lidi come "The Passion" di Mel Gibson, dove la passione del Messia viene raccontata in tutta la sua crudezza anche se, in quel caso, non si capisce se si voglia innalzare lo spirito di sacrificio o stuzzicare le voglie vojueristiche dello spettatore.
Ma qual è la strada intrapresa da Schrader e da Scorsese? In realtà non è assolutamente semplice capire realmente a quale tipo di racconto si siano voluti conformare facendo convivere sia un'impostazione classica sia una rivisitazione del vita di Gesù.
Questa caratteristica risulterà essere, come avremo modo di vedere, sia risorsa che limite di questo film.

"L'ultima tentazione di Cristo" nasce con un intento innegabilmente provocatorio che nello stesso tempo viene smorzato proprio dall'inizio. L'incipit del film è forse uno dei più potenti ed evocativi della storia del cinema per una serie di ragioni che riguardano non solo il contenuto ma anche lo stile.
Su uno sfondo nero appaiono le parole di Kazantzakis:

"La doppia essenza di Cristo, il desiderio così umano, così soprannaturale, dell'uomo di arrivare fino a Dio... è sempre stato per me un mistero profondo e impenetrabile. Fin da quando ero giovane la mia angoscia dominante, sorgente di tutte le mie gioie e di tutte le mie amarezze, è stata la lotta incessante fra la carne e lo spirito... e la mia anima era il campo di battaglia sul quale questi due eserciti si affrontavano" è evidente il loro intento monitorio ma anche incredibilmente coinvolgente.
Scorsese si erge quasi a demone tentatore nel quale, da un lato avverte che il racconto sarà diverso a costo anche di poter essere blasfemo ma, nello stesso tempo, tenta lo spettatore a continuarne la visione.
In realtà il film è tutto meno che blasfemo, eppure l'utilizzo di musiche particolarmente inquietanti, l'apertura verso una corona di spine su sfondo rosso, danno un tocco particolarmente oscuro e tenebroso ben diverso dalle pellicole che hanno trattato lo stesso argomento.
Scorsese riesce a comunicare in maniera assolutamente eccezionale lo spirito del film in pochi secondi che è sempre in bilico tra tradizione e provocazione.
Interessante è sottolineare la struttura narrativa dell'opera, infatti "L'ultima tentazione di Cristo" può essere chiaramente diviso in due film distinti:

Il primo film

Qui Scorsese cerca di raccontare Gesù dal suo punto di vista restando però fedele ai Vangeli. Pur raccontando l'uomo e non il Santo, il film non epura tutti gli elementi escatologici presenti nei Vangeli quindi, sebbene si risenta di un'impostazione pasoliniana, è anche vero che il racconto tenta di rimanere in apparenza convenzionale.

Il film comincia con l'inizio della vita pubblica di Gesù che non ha ancora piena coscienza della sua vera missione.
La certezza non sembra esservi nemmeno nell'episodio delle tentazioni nel deserto. La vittoria sulle tentazioni sembra venire dall'esterno, quasi che Dio risponda per rassicurarlo, più che dalla convinzione interiore della sua missione. La maturazione interiore viene dopo aver resuscitato Lazzaro; a Giuda dirà che Dio gli parla un po' alla volta.
Il racconto resta comunque fedele ai Vangeli è la psicologia dei personaggi a cambiare, così come il ruolo di Giuda, visto come tassello fondamentale di un'opera, più che come traditore emblema dei vizi umani.

L'impostazione di Scorsese resta comunque molto ambigua e in un certo senso si tenta di porre in essere il racconto alla luce di un contesto storico.
Mentre i fatti sono rinvenibili nella Bibbia il contesto storico è messo in scena con grandissima attenzione, quasi a voler sottolineare che nel momento in cui si racconta il Gesù uomo allora ci si rivolge alla storia e non ai Vangeli, con tutte le conseguenze che questo comporta.
E' in questa fase che si rinviene la vera provocazione, il voler dimostrare che Gesù che è stato è diverso da quello raccontato. Addirittura a un certo punto sembra mettersi in dubbio anche la stessa esistenza di Gesù Cristo.

E' vero che esistono delle fonti non cristiane che testimoniano in modo, sebbene approssimativo, l'esistenza di un innalzatore di folle ucciso per stregoneria, nello stesso tempo non abbiamo né tomba né sudario ma solo un sepolcro, inventato da sant'Elena, madre di Costantino, a cui si deve anche la scoperta del Golgota e del titulus, ovvero il pezzo di legno che porta la motivazione della condanna. Tutte scoperte avvenute tramite "visione divina" in sogno, diversi secoli dopo.
A questo si aggiungono le prove di Flavio, Svetonio e Tacito che si riassumono però solo in poche citazioni, rinvenute secoli dopo.
Non che Scorsese si interroghi sul quanto sia reale la figura di Gesù ma, nella sua precisione storica, si evincono elementi che spesso film di questo tipo tendono volutamente ad eludere.
Verso il finale lo stesso San Paolo ammette che la forza del racconto e del mito è stato il mezzo per diffondere la parola di Dio più che la sua veridicità.

Tornando al contesto storico, Gesù viene raccontato insieme ai tanti predicatori del tempo e si dimostra come fosse relativamente facile infiammare le folle. Questo tumulto storico risulta essere presente, la sua situazione sociale così come gli scontri esistenti tra le varie correnti di pensiero sia religioso che politico, che trovavano il loro punto di unione nell'avversione verso i romani.
Ovviamente non è questa la sede per approfondire se Gesù sia realmente esistito o quale fosse il contesto, serve solo a inquadrare la situazione politica e sociale che caratterizzava la Palestina del tempo.
Inoltre anche la spiritualità del tempo viene mostrata in modo molto incisivo nella figura di Giovanni Battista. Il suo ruolo nei Vangeli è estremamente importante, così come la sua forza di predicazione. Scorsese però ce lo mostra in modo autentico, come una sorta di stregone che pone in essere riti tribali, suscitando crisi epilettiche.
In molti dicono che anche lo stesso Gesù ne fosse vittima, eppure su questo tema la cosa viene fatta volutamente intuire, non mostrando le visioni come chiari messaggi divini ma lasciando sempre al racconto un margine di interpretazione.
Il primo film si conclude con la crocifissione e con la nota frase pronunciata dal Messia "Eli, eli, sabactami" ("padre padre perché mi hai abbandonato") frase destinata ad aprire uno dei più noti dibattiti teologici e dove prevale l'aspetto umano su quello divino.

Il secondo film

Contrariamente a quello che si può pensare, la famosa "tentazione" di Cristo è forse il momento che interessa meno a Scorsese dell'intero film. Non a caso mentre la prima parte dura ben 2 ore, la famosa tentazione si riduce ad un'appendice finale dove Gesù è tentato da un Satana travestito da angelo biondo che decide di salvarlo dalla croce, restituendolo alla sua vita.
In questo momento si apre la sua nuova vita, potendosi finalmente congiungere con la sua amata Maria Maddalena, lasciandosi andare ai piaceri della carne e della famiglia.

La rinuncia alla santità e alla divinità viene messa in discussione in punto di morte, quando i suoi discepoli tornano da lui, rinfacciandogli il suo tradimento. Roso dai sensi di colpa, Gesù vede il vero volto dell'angelo e chiede perdono a Dio chiedendogli di tornare indietro nel tempo. Il film si conclude con l'accettazione della sua preghiera e il ritorno sulla croce.

E' inevitabile che un simile epilogo del film possa aver suscitato molti malesseri, in realtà a prima vista il tutto può essere visto come una divinità non più tale che desidera i beni terreni più dell'eternità.
A questo punto, se c'è un contenuto blasfemo, questo lo si può ritrovare, più che nella figura del figlio della divinità che si dona ai piaceri della carne (inteso come termine più ampio che comprende tutto ciò che è terreno) ma nella figura di Satana.
Nel contesto di questo film Satana si può veramente considerare come un essere demoniaco e crudele? Non è forse seguendo i suoi suggerimenti, sebbene sotto inganno, che Gesù riuscirà a condurre un'esistenza serena e felice? Appena abbandona i pesi divini e si lascia andare al suo istinto terreno, si raggiunge la felicità che, come dice il demone stesso "la devi trovare qui, in questo mondo".
Effettivamente il messaggio sotteso di questo film è di rara profondità. In questo caso "L'ultima tentazione di Cristo" è un film che potrebbe essere identificato in una corrente di tipo gnostico che vede la figura di Satana come quella di un liberatore che si oppone alla tirannia del Dio creatore.
Non a caso il nome di Satana è anche Lucifero (lucis-fero) ovvero portatore di luce, colui che invita Eva a mangiare dall'albero del bene e del male e così accedere alla conoscenza che gli voleva essere preclusa da Elhoim.

Forse consapevole dell'aver osato troppo, il film fa improvvisamente una marcia indietro facendo alcuni cambiamenti decisamente inusuali. Tra questi sicuramente la morte dalla Maddalena assume connotati particolari, in quanto Gesù si concede a lei senza però sposarla.
Il chiaro intento è di evitare di far abbracciare al film una tesi storicamente "eretica" che però viene richiamata dal Vangelo di Pietro, di Maria, di Tommaso e da quello secondo Filippo, non a caso vangelo di tradizione gnostica.

Un altro elemento interessante riguarda il dialogo finale con Paolo di Carso, dove il Gesù-uomo, oramai con moglie e prole, incontra il predicatore Paolo che nonostante il rimprovero, dimostra come indipendentemente dalle sue scelte è continuata la mitizzazione della sua figura e che quindi l'opera dei suoi discepoli è riuscita a coprire anche il suo tradimento.
Leggendo tra le righe il film ci comunica che il messaggio di Cristo sarebbe rimasto intatto se i suoi seguaci l'avessero fatto proprio, indipendentemente dal fatto che quest'ultimo fosse morto o meno sulla croce.

Il finale è molto conciliante e può essere sottoposto a molteplici interpretazioni a seconda della propria fede.
1) Gesù ha una visione in punto di morte dovuta al suo momento di debolezza testimoniato dalla paura dell'abbandono del Padre.
2 Gesù in punto di morte pensa a cosa sarebbe potuta essere la sua vita se non fosse stato gravato da un compito tanto grande.
3) Gesù cede alla tentazione ma in punto di morte si pente.

In realtà è inutile dire che il film è chiaramente schierato verso quest'ultima ipotesi, nello stesso tempo si dà la possibilità di poterlo interpretare liberamente a seconda della propria sensibilità religiosa.

E' inutile aggiungere che quando il film uscì non mancò di fare scandalo tanto che fu unanime la condanna anche in Italia a cominciare dalla Conferenza Episcopale Italiana fino all'Avvenire che scriveva: "è inaccettabile e moralmente offensivo. La figura di Gesù è infatti radicalmente falsificata, anche con un artificio cinematografico improponibile nei suoi contenuti. Il film pertanto non merita di essere visto, merita solo il silenzio riservato alla mediocrità".

In realtà sarebbe un vero delitto soffermarsi solo all'aspetto contenutistico di questo film poiché rappresenta la vetta stilistica raggiunta da Martin Scorsese.
Colpito da una rara ispirazione, sebbene "L'ultima tentazione di Cristo" non sia il suo capolavoro, va detto che riesce a raggiungere un livello di cura della immagini e di tecnica veramente notevole. Ogni singola inquadratura è studiatissima, così come l'uso delle luci e della fotografia, tutto giocato sui contrasti luci ed ombre che caratterizzano gran parte del film.
Ma l'elemento maggiormente interessante riguarda sicuramente non solo il livello qualitativo altissimo della colonna sonora ma anche l'attento uso che se ne fa. Il coinvolgimento di Peter Gabriel che crea, forse, il suo più grande capolavoro solista, fa si che ci troviamo al cospetto di una colonna sonora non solo di altissima qualità ma anche di grande aderenza al film.
Un mix di musica etnica di vari tipi, dal tribalismo pagano fino a sonorità mistiche orientali, anche queste giocate sul contrasto dei ritmi e da una musica che spesso cambia le sue tonalità da sonorità auliche fino a tonalità decisamente più inquietanti.
Non avendo sufficienti competenze in campo musicale ci fermiamo qui; resta il fatto che "Passion" di Peter Gabriel rappresenta sicuramente un tassello importante nella storia musicale degli anni 80, fosse solo per le contaminazioni che Gabriel riesce a creare coinvolgendo un gran numero di artisti da tutto il mondo.

Anche sotto il profilo delle prove attoriali il film ha un ennesimo punto di forza, a cominciare da Daniel Defoe che, sia per la sua interpretazione che per la sua fisicità, riesce a trasmettere tutta l'ambiguità, la forza e contemporaneamente la debolezza di questo Gesù moderno.
Keitel nel ruolo di Giuda ma anche Barbara Hershey nel ruolo della Maddalena, con alcuni cammei interessanti di David Bowie e di Irvine Kershner che impreziosiscono il film.

Oggi "L'ultima tentazione di Cristo" è entrato di diritto tra i grandi film della storia del cinema ma va detto che non è esente da difetti dovuti più che altro alla mancanza di una tesi forte sostenuta da Scorsese.
In un'analisi di questo film emergono diverse teorie ma il problema fondamentale è che non solo non se ne sposa nessuna ma non si riesce a darne una sintesi compiuta. Si potrebbe obiettare che si vuole invitare lo spettatore a riflettere su verità che in realtà tali non solo ma che Scorsese non voglia arrivare fino in fondo resta.
Se a questo si aggiunge una lentezza a tratti eccessiva con un finale posticipato eccessivamente - difetto che ritonerà più volte in altre pellicole - restano delle piccole ombre in un film comunque di grande impatto.

In conclusione al capolavoro manca quel pizzico di coraggio in più capace di rendere "L'ultima tentazione di Cristo" qualcosa di più di un semplice film ma va detto, a giustificazione di Scorsese, che già quanto svolto ha del miracoloso soprattutto pensando a quante difficoltà questa opera ha dovuto affrontare sia in fase di produzione che, sopratutto, di distribuzione.

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Recensione a cura di Paolo Ferretti De Luca aka ferro84 - aggiornata al 11/06/2010 17.06.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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