Recensione nessun messaggio in segreteria regia di Luca Miniero, Paolo Genovese Italia 2005
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Recensione nessun messaggio in segreteria (2005)

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locandina del film NESSUN MESSAGGIO IN SEGRETERIA

Immagine tratta dal film NESSUN MESSAGGIO IN SEGRETERIA

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In questi ultimi anni la nostra cinematografia sta attraversando una profonda crisi di idee e di contenuti sfornando di continuo commedie giovanilistiche, o di basso profilo, o storie astruse e minimaliste. Gli spiragli di luce si intravedono di tanto in tanto e fa piacere salutare benevolmente chi prova a fare qualcosa di diverso.
"Nessun messaggio in segreteria", uscito nel 2005 e prodotto dalla signora Ricucci alias Falchi che, tra l'altro, si ritaglia un ruolo su misura per lei (ergo di basso profilo) sembra essere la classica eccezione del film commedia (realizzato tra l'altro con scarso dispendio economico) con qualche variante alla tipologia abituale.

I registi Luca Miniero e Paolo Genovese non sono nuovi ad avventure del genere poiché pochi anni or sono ci hanno deliziato con "Incantesimo napoletano" un autentico caso cinematografico.
Entrando nel vivo della pellicola, occorre dire anzitutto che parte da un'indagine sociologica ed economica che si conclude con un'affermazione abbastanza plateale: per ogni pensionato c'è un giovane che lavora per lui.
Questa frase diventa l'ossessione del ancora giovanile settantenne Walter (un sempre professionale Carlo Delle Piane) che da quel momento cerca di attivarsi maggiormente ad aiutare chi lo sta aiutando a vivere. Accanto a lui, protagonista principale ma non assoluto, alcuni attori più o meno giovani , più o meno promettenti sicuramente destinati a essere sempre più presenti sui nostri schermi.
Così, come Delle Piane si è sempre portato nel DNA il ruolo di brutto solitario e malinconico, (poi leggermente sovvertito da alcune interpretazioni della tarda maturità) ecco come Pierfrancesco Favino, (Piero) ultimamente abbastanza onnipresente, con la sua faccia da cane bastonato in cerca di affetto e comprensione, sembra essere l'incarnazione del trentenne patologicamente timido e quindi sfigato, mentre Valerio Mastrandrea, mascellone volitivo e sguardo furbo, nel film alter ego di Piero, incarna il ruolo del piacione un po'sbruffone.

Fin qui gli interpreti maschili, tutti bravissimi e perfettamente in parte. Tra le donne, anche se sottotono, Lorenza Indovina, già vista in "Almost blue", protagonista principale nel ruolo di Francesca, giovane donna già stanca e delusa dalla monotonia dell'esistenza, ma ancora in cerca di una vita migliore mentre la già citata Anna Falchi, per l'occasione dalla bruna e corta zazzera, nel ruolo di una spogliarellista malinconica e solitaria fa quasi da trait-d'union tra i protagonisti.
Spiccano invece Natalie Guetta, simpatica caratterista dall'accento franco-partenopeo, nel ruolo della operatrice ecologica inventrice della "filosofia della spazzatura" e la piccola Nicole Murgia nel ruolo di Sara, la figlia decenne di Francesca. Sara è il piccolo "grillo parlante" della storia, saggia, matura e "vissuta" (divertente l'allusione al film "Léon" giocata soprattutto sulla vaga somiglianza di Delle Piane con Jean Réno).
Interessante il cameo di Funari, che interpreta sé stesso: i suoi sermoni televisivi fanno da leit motiv nel corso della pellicola e la sua apparizione in carne ed ossa conclude simbolicamente la vicenda.

Grazie alla coesione tra i vari interpreti, la storia, a tratti grottesca e surreale, a tratti esilarante, grazie anche ai dialoghi ironici e alla vis comica alle volte apparentemente involontaria dei suoi interpreti (su tutti Carlo Delle Piane) scorre lieve per tutto il tempo regalando allo spettatore un'ora e mezza di divertimento intelligente.
Adesso c'è solo da attendere che la coppia di registi Miniero- Genovese esca dalla nicchia confezionata su misura per offrire allo sfinito cinema nazionale altre prove altrettanto argute e piacevoli.

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Recensione a cura di peucezia - aggiornata al 30/03/2006

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