Recensione shine regia di Scott Hicks Australia, Gran Bretagna 1996
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Recensione shine (1996)

Voto Visitatori:   7,97 / 10 (67 voti)7,97Grafico
Voto Recensore:   7,50 / 10  7,50
Miglior attore protagonista (Geoffrey Rush)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Miglior attore protagonista (Geoffrey Rush)
Miglior attore in un film drammatico (Geoffrey Rush)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attore in un film drammatico (Geoffrey Rush)
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locandina del film SHINE

Immagine tratta dal film SHINE

Immagine tratta dal film SHINE

Immagine tratta dal film SHINE

Immagine tratta dal film SHINE
 

Un musicologo italiano disse riguardo al concerto per piano e orchestra n. 3 di Sergei Rachmaninov: "[…] Anche qui non è difficile trovare dei gesti piuttosto pletorici, ma nel suo insieme si tratta di un'opera spontanea e sincera, ricca di bei temi e di episodi avvincenti. […]". E, a ben pensarci, queste parole risultano assolutamente perfette anche per il film "Shine" di Scott Hicks.

La storia è quella di David Helfgott, pianista australiano (ma di origini ebraico-polacche), che ancora oggi continua la sua carriera artistica.
Piegato da un burbero padre-padrone che se ne serve a suo piacimento, il giovane e dotato David fuggirà da lui, andando in Inghilterra per diventare un grande pianista. All'apice della sua carriera subirà un crollo psico-fisico proprio dopo l'esecuzione del mastodontico concerto n. 3 di Rachmaninov. Al suo ritorno in Australia nulla sarà più come prima.
Il film, nel suo insieme, è impostato come la più larga maggioranza dei concerti per piano e orchestra. La pellicola è infatti suddivisibile in tre movimenti: crescita pianistica di David, la fuga a Londra (nonché la sua "caduta") e, infine, la rinascita (pianistica).

Tracciando un'analisi del film, si può fondamentalmente convenire che la vicenda ruoti intorno a tre figure: David Helfgott, suo padre Peter e Gillian Murray. A questo trio, però, si accosta un nuovo "personaggio" che, nel bene e nel male, detterà sempre i tempi della pellicola e che legherà non solo i tre protagonisti, ma anche tutte le altre persone del film: il concerto n. 3 di Sergei Rachmaninov. In "Shine", quindi, la musica (e in questo determinato caso la famosa composizione di R) non ha solo la funzione di "puro ornamento": è piuttosto la protagonista assoluta della vicenda. Ancor prima di David, viene il "Rach 3" (soprannome spesso utilizzato nell'arco della pellicola): è il "Rach 3" che prima unisce e poi separa David e Peter, è il "Rach 3" che fa "impazzire" David, è il "Rach 3" che, seppur in maniera indiretta, fa conoscere David e Gillian.
Ci si può quindi accorgere che anche l'intera scalata di David è propiziata proprio dal maestoso concerto di Rachmaninov: il giovane ragazzo riesce a diventare un grande pianista proprio grazie alla sua ferma volontà di imparare a suonare quello che nel film viene definito come "il più difficile pezzo del mondo". David viene rapito dalle note del concerto sin dalla prima volta che le sente, tant'è che proverà subito a risuonarne il tema.
D'altro canto sarà sempre il concerto di Rachmaninov a "distruggere" David spingendolo prima verso Londra e poi causandone il crollo mentale. E' quindi ormai indubbio che il "Rach 3" in "Shine" sia protagonista autentico della pellicola, decidendo il destino dei protagonisti.

Osservando "Shine" da quest'ottica, ci si può dunque accorgere però anche come il vero soggetto del film non sia assolutamente la musica, quanto piuttosto l'amore: Peter che respinge suo figlio (amore negato), David che si vede portare via la musica, ma riesce ugualmente a rinascere grazie ad essa (amore ritrovato), l'incontro tra Gillian e David che terminerà poi nel matrimonio (amore sincero) e, ovviamente, l'amore che David prova verso la musica.

Sotto il profilo tecnico, il film appare abbastanza riuscito, anche se non privo di pecche.
I punti di forza indiscussi sono le splendide interpretazioni dei due protagonisti: meritatissimo l'Oscar a Geoffrey Rush, ottima prova di Noah Taylor nella parte del giovane David e non da meno, tra l'altro, anche quelle dei co-protagonisti Armin Mueller-Stahl (il padre Peter), Lynn Redgrave (Gillian) e John Gielgud (il maestro di David, Cecil Parkes).
La regia di Hicks è indubbiamente molto "furba": il direttore australiano va alla ricerca di sentimentalismi facili, caricando quindi la pellicola di una spinta emozionale forse un po' troppo voluta. Tutto ciò si ricollega perfettamente alla spinosa questione della sceneggiatura: se a un primo impatto questa si può considerare come un punto di forza, analizzandola più attentamente ci si può rendere conto che in realtà essa è carica di romanticismi eccessivamente semplici. I personaggi descritti, poi, straripano di stereotipi tipici dei film biografici e lo stesso Helfgott, a conti fatti, è "vittima di un'agiografia sfrenata": in "Shine", David, ci viene presentato come un genio autentico e in possesso di una tecnica pianistica degna del miglior Horowitz. In realtà le cose non stanno proprio così: Helfgott è sì un ottimo pianista, ma comunque le sue esecuzioni hanno anche subito disapprovazioni tra la critica, compresa quella del concerto n. 3 di Rachmaninov. Anche la caduta che il protagonista subisce durante l'interpretazione del concerto è da prendersi con "beneficio d'inventario": Helfgott, in effetti, non crollò assolutamente nel modo in cui il film ci illustra. Gli stessi rimandi al capolavoro del compositore russo, quindi, divengono quasi pleonastici: praticamente in ogni scena della parte londinese vengono evidenziate le insormontabili difficoltà del "Rach 3", ma questo dopotutto corrisponde al vero. Certo, gli sceneggiatori non l'hanno di sicuro presentato "sobriamente".

Ad ogni modo, nonostante queste pecche, "Shine" è da ritenersi un film indubbiamente riuscito e in grado di appassionare anche chi non ama la classica e questo, a ben pensarci, non è poco. Da evidenziare, fra l'altro, che "Shine" ha il pregio di aver fatto conoscere al grande pubblico il terzo concerto di Rachmaninov che prima di allora era sostanzialmente sconosciuto ai più.
Una curiosità: i brani eseguiti nel film, sono stati registrati dallo stesso Helfgott e, tra gli altri, sentiamo la Polacca op. 53 di Frédéric Chopin, "La campanella" di Franz Liszt, l'Etude de concert "Un sospiro" e la Rapsodia ungherese n. 2 sempre di Liszt, nonchè il concerto n. 3 di Rachmaninov (e, in particolar modo, la "terrificante" cadenza definita "alternativa" del primo movimento).

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Recensione a cura di Harpo - aggiornata al 14/09/2007

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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