Recensione workers - pronti a tutto regia di Lorenzo Vignolo Italia 2012
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Recensione workers - pronti a tutto (2012)

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locandina del film WORKERS - PRONTI A TUTTO

Immagine tratta dal film WORKERS - PRONTI A TUTTO

Immagine tratta dal film WORKERS - PRONTI A TUTTO

Immagine tratta dal film WORKERS - PRONTI A TUTTO

Immagine tratta dal film WORKERS - PRONTI A TUTTO

Immagine tratta dal film WORKERS - PRONTI A TUTTO
 

Nell'Italia della crisi lavorativa l'agenzia interinale "Workers" di Sandro & Sandro tenta di sistemare alla meglio i disoccupati che si rivolgono loro.

Traite d'union tra le varie storie sono quindi i due soci, che si chiamano solo uno Sandro (Alessandro Bianchi) mentre l'altro è Filippo (Michelangelo Pulci), i quali si divertono, un po' sadicamente, a raccontare quelle più bislacche, a volte per intrattenere amici, altre per far colpo sulle ragazze.

La prima riguarda Giacomo (Alessandro Tiberi, "To Rome with love" e "Boris"), classico "bamboccione" dei giorni nostri, che trova lavoro come badante del paralitico Mario Spada (Francesco Pannofino, "Notturno Bus" e "Boris"). Ma il compito è reso particolarmente difficile per via del carattere ostile e fastidiosamente canzonatorio del suddetto, che affida al povero ragazzo i compiti più ingrati oltre che "extra-lavorativi", come rimediargli le dosi di cocaina o portarlo dalle prostitute. Arrivato al culmine della sopportazione, Giacomo decide di punirlo lasciandolo da solo per qualche ora nel parcheggio incustodito di un centro commerciale chiuso. Il diluvio e le confessioni di Mario lo faranno "maturare", oltre che renderlo un complice divertito del suo "datore di lavoro".

Nella seconda storia troviamo Italo (Dario Bandiera, "Italians" e "Streghe verso nord"), che innamorato della bella commessa Tania (Daniela Virgilio, "Immaturi"), pur di conquistarla finge di essere un medico chirurgo, sfruttando la passione di lei per il dottor House della nota serie televisiva, e il fatto di possedere un cercapersone, apparecchio riconoscitivo solitamente dei dottori. Ma in realtà Italo è semplicemente un addetto alla raccolta del seme in un allevamento di tori da monta. Quando l'inganno sarà scoperto la magia tra i due finirà. O forse no.

Il terzo ed ultimo racconto vede protagonista Alice (Nicole Grimaudo, "Ferdinando e Carolina" e "Liberi"), aspirante truccatrice di artisti, che accetta di lavorare in un'agenzia di pompe funebri, sempre con lo stesso compito, ma per defunti.
L'incontro col giovane Saro Tartanna (Paolo Briguglia, "Buongiorno, notte"), figlio del boss Don Ciccio (Nino Frassica, "Anni 90"), le complicherà non poco la vita. Questo per via della sua incredibile somiglianza con Samantha, novella sposa del giovane rampollo finita accidentalmente sotto una macchina subito dopo le nozze. Convinta a fingere di essere lei nelle occasioni importanti di famiglia, Alice sarà non solo truccatrice delle pompe funebri ma anche attrice per l'erede del capofamiglia dei Tartanna.

C'era una volta il cinema italiano, quello fatto di commedie che raccontavano la vita del tempo in cui erano calate, quello coi grandi attori che si cimentavano in storie semplici, anche banali, che avevano come unica pretesa quella di far sorridere di fronte alle avversità di tutti i giorni. E senza l'uso di linguaggio volgare, se non in casi saltuari. Un cinema deo gratias che non aveva la "morale a tutti i costi", il "significato profondo della vita" o il "ora vi faccio vedere quanto sono bravo a mettere homage a destra e a manca, a usare il dolly e a darvi la Frase Storica da ricordare per sempre".
Era indubbiamente un gran bel cinema, che con queste commedie faceva scuola a tutto il mondo.

Poi vennero, ahinoi, Muccino, Ozpetek e i figli del povero Steno. E il cinema italiano ancora non s'è ripreso. Questo lungo preambolo per introdurre un pensiero molto semplice: "Workers - pronti a tutto" di Lorenzo Vignolo ("Tutti all'attacco"), non è un capolavoro, non sarà ricordato come il punto di svolta della commedia all'italiana, non conquisterà l'Oscar (e visti i tempi è una fortuna) per la miglior regia. Però ha un grosso merito: essere tornato ai cari vecchi tempi. Certo, mancano i Sordi e i Mastroianni a rendere grandi i personaggi, mancano le Loren e le Cardinale a far diventare immortali i ruoli femminili, però... però questa commedia così semplice, così pulita, così EDUCATA (e qui il maiuscolo è d'obbligo, hai visto mai che Boldi e DeSica leggono sta recensione?), è un vero toccasana. E lo è ancor di più in quanto intelligente.
Fotografa infatti, in modo preciso, la situazione dei giorni nostri. E il modo in cui ci riesce è cinico ma divertente.
Intanto buona l'idea del traite d'union dato dal duo Sandro & Sandro che offre lavoro e racconta le storie. Tecnica non nuova, certo, ma funzionale e molto attinente al tema. Magari la scelta degli attori (il duo comico dei "Cavalli Marci"), non è proprio il massimo, ma ci può stare.

Nel primo episodio è certamente la collaudata coppia Ferretti -Tiberi, entrambi provenienti dal successo della serie "Boris", a sostenere la comicità complice tra il torturato e il carnefice, in un incessante dialogo fatto di prese in giro, di abusi, di continue vigliaccate tra chi non può permettersi di perdere un lavoro e chi sa benissimo di avere il potere di pretendere ogni servigio.
La storia col simpatico Dario Bandiera è la più classica delle situazioni basate su una colossale bugia detta nel momento giusto alla ragazza giusta, destinata inevitabilmente ad essere scoperta e quindi punita. Non ci sono dubbi che lei scoprirà l'inganno nel momento in cui si paleserà il bisogno dell'intervento "professionale" di lui, non ci sono dubbi che lui verrà lasciato, non ci sono nemmeno dubbi sul fatto che la sua simpatia e il suo palesare in modo così sincero i suoi sentimenti la faranno tornare indietro, ma non è certo per essere stupiti che godiamo di questa storia già vista, solo con un pizzico di fantasia nelle battute e nel ruolo, decisamente bislacco, del protagonista.

Niente di nuovo nemmeno nella trama del terzo episodio. Tutto incentrato sul classico gioco degli scambi, anche qui la comicità è da ricercare nella particolarità del lavoro accettato dalla bella Nicole Grimaudo (che, per inciso, vale sempre il prezzo del biglietto, anche se si tratta di "Mine vaganti"), che mette la sua arte a disposizione di persone non più tanto in salute. Qui magari il finale è meno scontato, ma le risate derivano sicuramente dal connubio che si crea tra una famiglia mafiosa e il loro più affezionato "cliente": un becchino!!!

Assolutamente azzeccata, e anche qui deliziosamente ammiccante, è la battuta finale di una prostituta che, pagata dal duo Sandro & Sandro, quindi da chi per mestiere offre lavoro, dice in camera che "Bisogna pur lavorare"...

Non un capolavoro, non un'opera indimenticabile, non un apripista. Semplicemente, una delicata commedia all'italiana.

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Recensione a cura di marcoscafu - aggiornata al 22/05/2012 14.59.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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