always shine (2016)

Appena sufficiente.

Noir ambizioso quello di Sophia Takal, regista in erba senza alcun timore reverenziale nel prendere temi e sfumature di grandi registi facendole sue per mettere in scena l'accesa rivalità tra due attrici.
"Always shine" però non è mera citazione, è soprattutto un lavoro personale basato su gelosie, invidie ed incomprensioni. Quelle scaturite tra Beth ed Anna, la prima timida e riservata ma capace di ritagliarsi tra spot e qualche horror di bassa lega dei piccoli ruoli così ottenendo un discreto successo, la seconda ferma al palo, frustrata, arrabbiata, con la prosepttiva sempre più concreta di finire a lavorare come cameriera per tutta la vita.
Un weekend al mare sembra un buon modo per rinsaldare la loro amicizia, ma purtroppo le due ragazze si troveranno a recitare l'ennesimo personaggio, in quanto il loro rapporto, finito da tempo, si interromperà per davvero in maniera violenta dopo l'ultima discussione.
La bravura di Mackenzie Davis e Caitlin Fitzgerald viene esaltata dalla regia elegante della Takal, eccellente anche in sede di montaggio, dove "disturba" il proprio lavoro con degli inserti improvvisi efficaci nel rendere destabilizzante la visione.
La situazione si ingarbuglia nella seconda parte dove il fantasma del senso di colpa accompagna al limitare della follia, mentre il doppio, il voler essere altro, sembra poter davvero poter offrire una possibilità. Ma è un fuoco di paglia, l'inevitabile quanto brusco risveglio non tarderà a manifestarsi.

L'inizio del film propone due situazioni molto simili all'apparenza, ma che si rivelano speculari. Uno è un provino cinematografico mentre l'altro è una situazione reale. Always shine si basa molto sulla aspetti speculari, in primo luogo dei personaggi. Entrambe le donne sono attrici, ma mentre Beth riesce a vivere del proprio lavoro grazie a short pubblicitari e film horror di bassa lega, la carriera di Anne non riesce a decollare in alcun modo. Il weekend servirebbe in teoria ad un riavvcinamento delle due donne, ma in pratica è un Vaso di Pandora dove fra invidie, silenzi imbarazzanti e ipocrisie che una volta esploso fae emergere tutto il rancore reciproco. Proprio per questa specularietà i riferimenti, in parte a Mulholland Drive di Lynch e soprattutto Persona di Bergman, sono abbastanza evidenti. Funziona molto bene a livello visivo con una buona fotografia ed un montaggio che evidenziano le tonalità oniriche ed ansiogene del film. Meno convincente a livello narrativo, con un finale che può lasciare interdetti, ma dalla sua ha la capacità di intrigare in questo suo meccanismo e ovviamente gran parte del merito è delle due attrici nelle loro ottime intepretazioni.