chiamami col tuo nome regia di Luca Guadagnino Italia, Francia, Brasile, Usa 2017
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chiamami col tuo nome (2017)

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locandina del film CHIAMAMI COL TUO NOME

Titolo Originale: CALL ME BY YOUR NAME

RegiaLuca Guadagnino

InterpretiArmie Hammer, Timothée Chalamet, Michael Stuhlbarg, Amira Casar, Esther Garrel

Durata: h 2.12
NazionalitàItalia, Francia, Brasile, Usa 2017
Generedrammatico
Tratto dal libro "Call Me by Your Name" di André Aciman
Al cinema nel Gennaio 2018

•  Altri film di Luca Guadagnino

Trama del film Chiamami col tuo nome

Estate 1983, tra le province di Brescia e Bergamo, Elio Perlman, un diciassettene italoamericano di origine ebraica, vive con i genitori nella loro villa del XVII secolo. Un giorno li raggiunge Oliver, uno studente ventiquattrenne che sta lavorando al dottorato con il padre di Elio, docente universitario. Elio viene immediatamente attratto da questa presenza che si trasformerà in un rapporto che cambierà profondamente la vita del ragazzo.

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Voto Visitatori:   6,87 / 10 (55 voti)6,87Grafico
Migliore sceneggiatura non originale (James Ivory)
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
Migliore sceneggiatura non originale (James Ivory)
Miglior sceneggiatura non originale (James Ivory, Luca Guadagnino, Walter Fasano)Miglior canzone originale: (
VINCITORE DI 2 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior sceneggiatura non originale (James Ivory, Luca Guadagnino, Walter Fasano), Miglior canzone originale: ("Mistery of love" di Susfjan Stevens)
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Voti e commenti su Chiamami col tuo nome, 55 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  24/06/2024 09:05:58
   7 / 10
Ho apprezzato questo film tratto dal romanzo di André Aciman, soprattutto grazie alle interpretazioni molto convincenti dei ragazzi e alle location le cui bellezze sono accentuate dalla fotografia, sgranata ma fresca. E poi c'è il mio personale paradiso terrestre: Sirmione <3
Un plauso a Guadagnino che ha girato questo film senza scadere nel cattivo gusto, anzi, al contrario si respira delicatezza e sensibilità. Per il resto concordo in tutto il commento di Zazzauser.

Goldust  @  23/05/2024 12:06:05
   7 / 10
Ero partito un pò prevenuto con la visione ed invece mi sono ritrovato a seguire un film ben raccontato, incastonato in una bella dimensione campestre della provincia italiana degli anni ottanta. Il tema centrale, ovvero la scoperta di un amore "diverso", è trattato con garbo e senza la fretta di svelare né il pericolo di scivolare in turbini voyeuristici: merito della sceneggiatura di Ivory ma anche della direzione degli attori tutti credibili e calati nelle proprie parti. Un'opera riuscita, forse un pizzico lenta, che mi ha ricordato certa produzione intellettuale di Woody Allen; è anche molto moderna per i tempi, vista l'apertura mentale dei genitori di Elio descritta così bene.

Jumpy  @  08/03/2023 19:19:00
   6½ / 10
Film di formazione raffinato, per certi versi coraggioso

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER. Ambientazione molto curata anche nella saturazione dei colori ad "effetto retrò".
La narrazione, pulita, lineare, senza fronzoli, l'ambientazione estiva, mi ha ricordato Rohmer, ma senza averne la stessa classe, gli stesi guizzi geniali.
Neanche stavolta, infatti, Guadagnino mi ha particolarmente coinvolto: personaggi poco caratterizzati e non si riesce a provare empatia per nessuno dei protagonisti.
C'è anche da dire però che le 2 ore e passa non pesano particolarmente.

BigHatLogan91  @  26/11/2022 00:09:56
   7½ / 10
Coming-of-age dal forte impatto emotivo. Molto bravi gli interpreti. Ambientazione perfetta.

Thorondir  @  18/10/2022 14:02:05
   7 / 10
Romanzo di formazione, scoperta di se stessi, approcci con le delusioni sentimentali, esplorazione sessuale. Ma anche spaccato sulla famiglia culturalmente avanzata degli anni '80, multiculturalismo, omosessualità. Nel film di Guadagnino (e di Ivory, sceneggiatura decisamente centrale) c'è tanto. Quello che si evidenzia fin da subito è che in questo lungometraggio Guadagnino conferma le sue qualità registiche: non solo quelle di una splendida messa in quadro con una ricerca della fotografia congeniale ai momenti e agli ambienti, ma anche raffinate scelte tecnico/stilistiche (il piano sequenza intorno al monumento dei caduti con alternanza vicinanza/lontananza dei personaggi ad esprimere i momenti del dialogo, così come il primo piano in fuoco e il secondo sfocato nelle scene della prima parte del film in cui i due protagonisti iniziano a conoscersi). È insomma un film che dal punto di vista registico Gudagnino domina dall'inizio alla fine. Dove invece non convince è proprio nelle sceneggiatura, pur premiata agli Academy: non perchè il film sia scritto male, ma perchè la seconda parte, quella dell'approccio sessuale e delle effusioni, si dilunga in una dinamica che non evolve e che finisce per buttare via screentime nel reiterare scene che non servono più ai fini del racconto. Tanto la prima parte è raffinata nel dipingere due mondi che si incontrano in un mondo altrettanto "multipolare", tanto la seconda si fossilizza su un racconto di amore omosessuale che diventa unilaterale e soprattutto sempre meno interessante. Ciò detto il film funziona ottimamente come racconto di vita, anche lacerante (il finale) nonostante qualche stereotipo forse evitabile (la famiglia di cultura alta, borghese, aperta, lui professore, lei francese che legge in tedesco o l'americano sempre e comunque risoluto, statuario, sicuro di se).

7219415  @  18/01/2022 22:13:12
   6½ / 10
Film gaio e drammatico allo stesso tempo

Oskarsson88  @  18/01/2022 14:12:02
   7 / 10
Storia della scoperta adolescenziale delle pulsioni sessuali in varie direzioni, e vissute senza gran disagio all'interno di una famiglia progressista. Sentimentale non sdolcinato, interessante, fatto bene.

marcogiannelli  @  30/11/2021 17:00:36
   7 / 10
Ho aspettato anni prima di vederlo lontano dai giudizi di critica e pubblico, immaginando come questa si potesse muovere molto per via di un giudizio perlopiù di pancia.
E tutto sommato ho trovato un prodotto interessante ma fortemente claudicante in alcuni punti.
Sicuramente abbiamo momenti di nostalgia dell'estate, di un'Italia fatta di cose semplici. Questo però è visto da persone che sembrano porsi altezzosamente rispetto alla popolazione locale, quasi caricaturale da quanto è ignorante. E' un pò il potere che ha Guadagnino (così come a volte Sorrentino), quello di estetizzare, quello di raccontare delle elite. Ne guadagna sicuramente in delle sequenze eleganti ma spesso poco utili ai fini dello scopo. E anche il racconto politico non è vissuto, ci sono quelle 3-4 frasi con citazioni al pentapartito, a Craxi ma poi si sgonfia tutto subito.
Anche il ritmo della narrazione è, a mio avviso, azzeccata. Ciò che non è azzeccato è il ritmo del rapporto che nasce tra i due, a mio avviso un pò buttato lì.
Certo, il poter rubare da Bertolucci senza che nemmeno un 5% di pubblico si accorga del plagio a Io ballo da sola, è un vantaggio.
Così è un pò paradossale il trattamento riservato ai personaggi secondari. I genitori sono ebrei (cosa che non influisce sulla storia, potevano pure essere turchesi) e sono apertissimi a tutto quello che il figlio vuole fare. Sì certo, come no. Le ragazze sono carne da macello per gli impulsi sessuali dei 2 stranieri.
Protagonisti con cui io sono riuscito ad empatizzare visto l'enorme lavoro di Chalamet e Hammer, ma che a tratti potrebbero risultare respingenti vista l'arroganza e la supponenza con cui li infarcisce Guadagnino.
E la scena della pesca è al limite dell'assurdo.
Però credo che sia piuttosto interessante il rapporto tra i due personaggi e che proprio per la sua componente estetica il film sia godibile.
Di certo non un capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  31/01/2021 19:22:12
   7 / 10
Molto delicato, molto sensuale, molto calmo. Non un film sull'omosessualita' ma un film sulla pulsione e sul desiderio omoerotico. Un film sulla liberta' di esprimersi emotivamente al di lá di categorizzazioni bianco/nero. Il soggetto non e' particolarmente di spessore e a livello narrativo nel film succede poco o niente (tanto che a piu' riprese puo' risultare lento/ripetitivo) ma e' innegabile che quello che deve raccontare, "Call Me by Your Name" lo racconti con molta eleganza e poco manierismo (forse un po' nella messinscena ma non nel come affronta e analizza il tema).
Molto lontano dal capolavoro anche perche' e' innegabile una forte dose di furberia legata all'effetto "postcard from Italy" dei tempi andati: le ambientazioni della bassa Lombardia (Cremasco e dintorni), i riferimenti storici, paesaggistici, culturali sono di chiaro richiamo per il pubblico americano affascinato dalla Bella Italia (inclusi i dettagli neorealisti dei personaggi dei domestici che parlano in dialetto) nonche' sugli Italiani stessi, ed e' palese che Guadagnino e James Ivory ci giochino sopra. Spesso l'impatto e' delegato piu' alle scenografie, molto ben fotografate, alle ambientazioni idilliaco/bucoliche pregne di riferimenti e richiami alla letteratura e all'estetica classica (fra statue di Prassitere e rimandi all'efebofilia greco-romana) che alla sceneggiatura, ai dialoghi o ai passaggi di trama.
Proprio per questo spesso l'effetto e' quello di un film molto kalòs kai agathòs ma poco travolgente, non cosi' d'impatto emotivo come ci si potrebbe aspettare.
C'era da aspettarsi di piu' anche dai dialoghi mentre l'unico scambio davvero di livello e' quello fra il padre (un bravo Michael Stuhlbarg in un personaggio apparentemente secondario ma in realta' pivotale) ed Elio nei dintorni del finale del film. Le interpretazioni pero' sono di alto livello, Chalamet incredibile e molto credibile (gioco di parole) nel personaggio, bravi Hammer e Stuhlbarg.
L'ho apprezzato, sicuramente una pellicola tecnicamente ben realizzata, ma tanto, forse troppo estetizzante, un po' schiavo dei propri preziosismi formali per fare davvero breccia nella memoria. Per certi versi un peccato

halb  @  20/10/2020 08:47:21
   2 / 10
Patetico, semplicemente patetico, arrivare alla fine di questa eterna soap opera è un'impresa da coraggiosi, perché non farlo durare tre o cinque ore!?
Gli attori sono irritanti e la storia di una banalità disarmante. James Ivory meritava di vincere un Oscar, ma non per questa ciofeca!
Veramente brutto nonché sopravvalutato oltre ogni limite. Mai più.

DarkRareMirko  @  04/10/2020 22:18:28
   8½ / 10
Il miglior film di Guadagnino assieme a Io sono l'amore; un pò Brass, un pò Bertolucci, confezione molto curata, coraggio nel mettere ins cene un amore omosessaule; finale molto intenso.

Tripletta di attori formidabile, spicca magari il pacato Michael Stuhlbarg, irriconoscibile con la barba (e misteriosamente manca la Swinton!).

La mano di Ivory c'è e si sente.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  14/05/2020 00:27:29
   7½ / 10
Guadagnino dirige molto bene una pellicola spinosa, che può sembrare un banale romanzo di formazione in salsa omoerotica, mentre si rivela un piccolo grande dramma sugli amori giovanili, quegli amori vissuti o mancati che finiscono con l'influenzare tutta la vita futura. Intenso.

lo156  @  04/02/2020 08:46:13
   3 / 10
Troppo lento, e lungo, e banale, e monotono, e scontato… ho rischiato di addormentarmi più e più volte. La recitazione è a dir poco irritante, a momenti staccavo (Armie Hammer insopportabile).
Due ore (anzi più di due ore purtroppo) buttate via.

SANDROO  @  03/01/2019 12:07:39
   7 / 10
faluggi  @  01/12/2018 21:28:42
   3 / 10
Dio mio che maracas 'sto film! Noooooooooooooooooooooooooooioso all'estremo, recitato da pippe di attori, e con più di metà film con scene riempitive a caso perchè il regista non sapeva come raggiungere le fatidiche 2 ore così ha dovuto improvvisare in maniera furba ("mettiamo scene strane in cui non si capisce na fava così gli intellettualoidi penseranno di trovarsi su scene di alto valore"). D'altronde cosa aspettarsi da Luca Gudagnino, il regista di MELISSA P.? (E ho detto tutto!)

La scena più interessante del film è quando Elio (e le storie tese) si fotte (davvero non sto scherzando) una pesca, a mò di American Pie (il disgusto...). A conti fatti non è altro che una storiella d'amore banale nell'Italia degli anni '80, perchè si sa oggi va assai di moda ricalcare questo periodo d'oro (vedi quella cacata industriale di Stranger Things e del nuovo penoso IT). Poi altra bella furbata, fanno credere che il film sia italiano ambientandolo qui, con attori comparse italiane, e con regista italiano scelto a caso (ovviamente il regista è solo un burattino in mano delle major americane), ma poi di fatto è un film recitato in lingua inglese ed in francese, e quindi NO non è un film italiano, non mi fregate.

Ma allora perchè il film pur essendo praticamente dello stesso livello di 50 sfumature di grigio ha avuto successo e si è pure puppato immeritatamente un oscar? Molto semplice, la stessa furbata che fecero con I segreti di Brokeback mountain, è stata infilata una storia d'amore tra due gay. Oh niente da dire ognuno è libero di fare incularella con chi vuole, ma perchè questo dovrebbe rendere la storia d'amore da oscar se invece è la stessa str0nzata di 50 sfumatore di seme?

Dialogo dei produttori del film durante l'ideazione della pellicola:
Produttore 1: Gino senti, dobbiamo sfondare agli oscar, magari nella sezione miglior film straniero, che ne dici di una storiella d'amore europea?
Produttore 2: Ma dai Alfredo, ma non vedi che ormai vengono tutte schifate?
Poruduttore 1: Hai ragione che idea stupida! Aspetta, ci sono... mettimoce dù froci ed il successo sarà assicurato!
Produttore 1: C***o Gino ma sei un genio! Però l'hanno già fatto quelli là, sai no il film dei cowboy finocchi, non verremo sgamati?
Produttore 2: mmm... idea! Lo ambienteremo nell'Itlalia degli anni '80, scegliamo uno di quei registi penosi italiani, così facciamo credere che sarà roba europea, invece che la solita minestra americana, e vedrai che ci casceranno di nuovo!
Produttore 1: ******* Gino sei un fenomeno!

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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR 1819  @  11/11/2018 16:53:03
   8 / 10
Un signor film, girato con maestria e recitato altrettanto. Musiche in stato di grazia e solo lodi per il giovane protagonista.

krystian  @  14/10/2018 12:22:36
   7 / 10
Delicato, fin troppo delicato, ma più che altro lungo, lunghissimo, oltre due ore per una storia che poteva tranquillamente starci con mezz'ora di meno. La tanto premiata sceneggiatura l'ho trovata piuttosto banale e col sapore del già visto e stravisto, senza guizzi di originalità o particolari colpi di scena. Salvo il finale, seppure scontato ma che, perlomeno, è stato un po' emozionante.
Buona la recitazione, sono pure riuscito a sopportare quella faccia di bronzo di Armie Hammer.

Invia una mail all'autore del commento Tempesta  @  21/09/2018 23:07:01
   8 / 10
Chiamami con il tuo nome.
Non me lo aspettavo proprio, non credevo che un film del genere mi potesse trasmette emozioni così forti. Fin dal inizio ti prende nel profondo dell'anima. Erotico, ma nello stesso tempo delicato. Un amore indefinito, un amore travolgente e stravolgente nello stesso tempo, tante sfaccettature da farti rimanere senza parole . Un film non per tutti; sicuramente non è adatto per chi non credoe all'amore universale, quello "mentale" dove l'amore vince su tutto sotto ogni punto di vista .
Fotografia da far spalancare gli occhi.
In questa perla cinematografica non manca nulla: bellezza , amore , malinconia , rabbia , tutte le emozioni che ogni giorno fanno parte della nostra vita .
Un film che colpisce dritto al cuore.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  25/08/2018 20:41:05
   8½ / 10
Non esente da difetti cfr. Il reducismo ideologico ma resta volenti o dolenti uno dei più profondi film italiani degli ultimi venti anni. Le critiche di certi saputelli lasciano il tempo che trovano, si vede che non conoscono i nomi di Rohmer, di Sautet, di Cadinot ai quali si ispira Guadagnino. Se lo stile è tanto "francese" chiaro che per la ricostruzione di un decennio è le venature dei personaggi si fa pressante la lezione di Bertolucci.. Una delle critiche più assurde è sulla presenza e l'idealismo della famiglia ebraica, per inciso Israele di oggi nonostante i veti religiosi è una societa' molto piu' permissiva dell'Italia di oggi, anche se stiamo parlando certo degli anni Ottanta. Vero non basta il merchandising di riviste Eighties in bella mostra in un edicola paesana, ma il revival si fa anche in questo modo. Una storia gay purissima - di iniziazione diciamo, che non sarebbe esistita magari senza il Teorema di Pasolini o il Bertolucci recente. Ma allora? Allora ciò che conta davvero è la capacita' del regista di rendere spontaneo l'atto recitativo di due attori stranieri perfettamente a loro agio in un contesto sociale italico. E questa spontaneita' anche nella sua spocchiosita mostra il talento di un Cineasta che mette a nudo, in punta di piedi, una vicenda di libertà sessuale e affettiva. Un film che ti trasporta nei confini della bellezza senza troppi giri di parole

looking-glass  @  19/07/2018 13:03:26
   4 / 10
...non è un brutto film, è anonimo, scialbo, uno sbadiglio dietro l'altro. Non mi ha emozionato per niente. Il problema personalmente è nella piattezza delle recitazioni e della sceneggiatura. Ancora non riesco a capire come abbia fatto a ricevere persino un Oscar ...anzi forse si: la furba carta vincente è stata mettere una "storia omosessuale" aggiungere celebri hit degli anni '80, ambientarlo in quel decennio cavalcando l'onda della nostalgia che ormai è di moda tempo e frullare tutto.
Mi è parsa solo una furbissima operazione. Inoltre mi ha infastidito il fatto che desti attenzione perchè c'è una storia tra due uomini quando invece nel 2018 si dovrebbe superare questo concetto e parlare di una storia d'amore e basta a prescindere dagli orientamenti sessuali di ognuno. Invece si continua a mettere etichette, mi pare che quando altri film invece parlano di storie d'amore tra uomo e donna nessuno li etichetta come film con una storia eterosessuale. Se avessimo davvero superato il problema di chi ama chi la smetteremmo con queste etichette perchè gay o etero sono semplicemente storie d'amore, punto.

1 risposta al commento
Ultima risposta 25/08/2018 20.43.53
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  25/06/2018 07:15:42
   5 / 10
Bella scenografia ,recitazioni ottime e caratterizzazzione dei personaggi perfetta Ma anche una sceneggiatura povera,già vista e comunque abusata in questi ultimi anni . Dal tanto parlare pensavo di aspettarmi qualcosa di innovativo e stupefacente ,mi ritrovo una minestra riscaldata dal sapore nullo che se non fosse per un buon finale scadrebbe nel banale.

Wilding  @  18/06/2018 22:07:52
   6½ / 10
Si fa fatica a credere che una trama così piatta e monotona sia stata premiata con la statuetta. Qualche spunto, qualche dialogo (o monologo), ma niente di più. E' una pellicola tutto sommato interessante, ma dove la noia è presenza fissa e pare sempre lì lì per dominarci.

Alex22g  @  14/06/2018 11:51:09
   10 / 10
Uno dei film piu'belli visti quest'anno e di certo tra i migliori candidati agli Oscar. Guadagnino crea un'opera delicata e profonda come poche altre. Cast straordinario e sceneggiatura premiata con un meritatissimo oscar. Probabilmente avrebbe meritato anche altri premi ma poco importa. Un film che rimane dentro .

Tuco ElPuerco  @  01/06/2018 08:34:18
   9 / 10
Un'amicizia (o forse qualcosa di piu') raccontata divinamente.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR dubitas  @  19/05/2018 10:40:48
   4½ / 10
film insipido e senz'anima, uno dei peggiori sul tema lgbt negli ultimi anni. Bocciato in pieno.

gianni1969  @  16/05/2018 02:40:13
   7 / 10
Non propriamente il mio genere,ma cmq ho apprezzato questa pellicola di un regista che non conosco proprio(forse il fatto che abbia girato melissa p. Lo spiega). Adesso con il remake di suspiria,oltre a un supercast,avra' una responsabilita' non da poco

antoeboli  @  15/05/2018 18:58:40
   6½ / 10
Film che non convince a pieno il mio palato filmico , se non per gli ultimi 20 minuti davvero notevoli sui dialoghi e sull impatto emotivo dello spettatore .
Sarà stato il tema ancora oggi delicato a emozionare l Academy per dare l 'oscar as Ivory , ma questo chiamami col tuo nome , a parte il fattore estetico : le musiche anni 80' , l atmosfera dei tempi di una volta , la scenografia notevole , con questo paesino dell'italia Bergamasca ....per il resto non ha saputo dare null'altro di entusiasmante .
Ok una storia su una relazione gay nascosta dagli occhi indiscreti di un'Italia ancora non pronta a queste situazioni , ma manca il mordente per renderla interessante .
Gli attori principali sono bravini , e la regia di Guadagnino risulta in alcuni casi elaborata , tanto che mi ha ricordato su alcunque inquadrature un altro suo film , ovvero Melissa P . ...forse sarò io che avrò visto male .

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  15/05/2018 15:37:33
   4½ / 10
Dopo averlo sentito nominare per mesi finalmente sono riuscita a vedere l'ultimo film di Guadagnino.
Niente alla fine non ho trovato nulla di bello, nulla che emozionasse, nessuna poesia.
Peccato...

paolo__r  @  17/03/2018 20:09:53
   8 / 10
Molto bello e toccante.

TheLegend  @  17/03/2018 14:21:34
   7 / 10
Film che si salva grazie alla parte finale a mio avviso.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Enzo001  @  13/03/2018 17:03:59
   6 / 10
E' un po' il film di cui non si sentiva il bisogno.
La sensazione è quella di averlo già visto e che tutto accada senza una motivazione particolare: il perché 'sti due si amino non viene mai mostrato / spiegato, se non in modo banalizzante. La storia non può che coinvolgere, superficialmente, come mia nonna verrebbe coinvolta da una puntata del commissario Montalbano.
Boh, non so.

kafka62  @  01/03/2018 11:07:46
   7 / 10
Devo confessare che il penultimo film di Luca Guadagnino, "A bigger splash", non mi aveva entusiasmato, troppo calligrafico ed estetizzante, quasi manierato nonostante che il regista italiano fosse soltanto al suo quarto film. Aiutato da una calibrata sceneggiatura di James Ivory e da una delicata musica di Sufjan Stevens, Guadagnino compie con "Chiamami col tuo nome" un deciso miglioramento, raccontando non tanto (o non solo) una storia d'amore adolescenziale (e omosessuale) quanto un vero e proprio apologo sul desiderio amoroso. Il ritmo del film è estremamente lento, ma questo, lungi dal costituire un difetto, rappresenta al contrario uno dei suoi punti di forza, dal momento che Guadagnino sacrifica consapevolmente le regole della concisione narrativa concedendosi tutto il tempo che gli occorre per descrivere, nelle sei settimane estive che separano l'arrivo dell'ospite americano Oliver nella villa dei genitori di Elio dal suo ritorno in patria, le impercettibili variazioni dei sentimenti e delle emozioni dei protagonisti. Elio e Oliver si scrutano inizialmente con apatica diffidenza, si avvicinano lentamente con una sorta di pigra curiosità e, complice un'estate torrida e sensuale (la quale fa sì che, tra una nuotata in piscina o al fiume e una siesta nelle ombrose stanze della magione, i corpi siano quasi sempre scoperti), si abbandonano finalmente al piacere della seduzione reciproca, riconoscendosi, nonostante la differenza di età, come anime affini e innamorate. In questo lasso di tempo il diciassettenne Elio sperimenta un percorso affettivo che lo fa entrare a pieno titolo nell'età adulta, conoscendo, insieme all'estasi dell'amore anche la tristezza per la perdita dell'amico. Anche questi momenti dolorosi sono comunque essenziali e irrinunciabili perché, come dice il padre a Elio in un bellissimo colloquio a quattr'occhi, è profondamente sbagliato soffocare le nostre emozioni per non soffrire, rendersi insensibili così da non provare più nulla. C'è in "Chiamami col tuo nome" la stessa sensibilità rintracciabile nei migliori film di André Téchiné (come "Les roseaux sauvages"), anche se le influenze maggiori sono con il cinema di Bernardo Bertolucci. La casa isolata in campagna, i personaggi intellettuali, l'erotismo diffuso (qui amplificato dalle statue antiche studiate dal padre di Elio, i cui corpi bronzei sembra che ti sfidino a desiderarli) sembrano uscire da "Io ballo da sola", anche se Guadagnino, pur sfiorando alcuni momenti trash (come nella scena della masturbazione "alla pesca"), è più delicato e pudico, la sua macchina da presa preferendo non indugiare quasi mai sugli amplessi e sui corpi nudi degli amanti. Tra Bach, Eraclito, Prassitele e citazioni colte che sono evidentemente un tratto distintivo del regista (così come il milieu alto-borghese e internazionale), in un contesto storico (i primi anni '80) che rimane permanentemente sullo sfondo (a parte un breve dialogo sul pentapartito di Bettino Craxi), le immagini languide ed eleganti di Guadagnino mettono in scena l'emozionante iniziazione al sesso e alla maturità di un ragazzo, la cui timidezza e i cui turbamenti, grazie alla sensibile interpretazione di Thimothée Chalamet, sono destinati a rimanere a lungo, come l'intenso primo piano conclusivo, nella memoria dello spettatore.

jek93  @  25/02/2018 18:33:09
   7 / 10
Sicuramente un buon film, ma PIENO di momenti trash del tutto evitabili, e con una retorica troppo banale e ripetitiva.

Light-Alex  @  18/02/2018 21:43:38
   6 / 10
Mha, mi aspettavo meglio. Non del tutto da buttar via, ma non si grida certo al capolavoro. La storia parla della lenta e progressiva infatuazione tra i due protagonisti, in una calda estate lombarda anni '80, che culmina con la passione vissuta dai due.

Il film è molto più languido di quello che pensassi: più che mostrarci dialoghi, confusioni e sguardi, direi che ci mette davanti ormoni, carne, sospiri. Prova a farci immergere nella chimica di questo rapporto senza poi farci vedere dubbi, turbamenti, conflitti interiori che ci si aspetterebbe nel momento in cui si scopre la propria sessualità e si vive una storia così insolita e così potente.
Questo è invece il grande limite di questo film, la passione ci viene mostrata al livello fisico, ma non si entra per nulla in profondità, nei turbamenti dei protagonisti.

E allora il film diventerebbe uno dei tanti romanzetti, magari a tematica teen gay, invece diciamo che acquisisce una patina più ricercata per la fotografia, per l'ambientazione italiana anni '80, per quel contorno di arte e cultura che si respira nella casa cremasca, per le musiche, per il mix di culture e lingue… Sono i dettagli che arricchiscono un film che altrimenti non volerebbe poi così in alto.

testadilatta  @  17/02/2018 16:57:12
   3½ / 10
orrendo dal punto di vista filmico

VincVega  @  16/02/2018 20:24:26
   7½ / 10
Una pellicola assolutamente riuscita sulla scoperta della propria sessualità. Un film per tutti, ma che farà breccia in particolare sui teenager, alle prese con le prime pulsioni. Coinvolgente l'atmosfera in pieni anni '80 e ottima la rappresentazione di un'Italia bollente alle prese con le elezioni. Non grido al capolavoro come altri, però il monologo del padre del ragazzo verso la fine del film è da applausi. Un concentrato di pensieri, da far ascoltare ad ogni genitore alle prese con una situazione simile. Ottimo il cast.

adrmb  @  13/02/2018 01:15:55
   5½ / 10
L'utente Jellybelly sotto di me non avrebbe potuto spiegare meglio cosa non va in questo film, rimando alla sua eccellente disamina. No, decisamente il piglio cartolinoso del film mi è stato sullo stomaco per tutta la durata, pace.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  12/02/2018 10:46:53
   4½ / 10
ATTENZIONE: Questo commento sarà pieno di spoiler, quindi se non volete rovinarvi la visione fermatevi qui.

Non trovo particolare piacere nell'andare controcorrente, ma per quanto mi sforzi non riesco a trovare nulla che mi sia piaciuto di questo film, che ho trovato di una pochezza disarmante.

Anzitutto, la prima mezz'ora è "Io ballo da sola" in salsa gay, sia concettualmente che soprattutto visivamente, al limite del plagio. Addirittura la piscina è identica, così come le ripetute scene che la riguardano. E se qualcuno aveva rivolto proprio al film di Bertolucci (quello sì, un capolavoro) l'accusa di essere uno spottone per la campagna toscana ad uso e consumo degli americani, il film di Guadagnino è praticamente una guida del Touring Club per americani panzoni col pizzetto ed il cappellino da baseball: anziani sorridenti che donano primizie, gentili perpetue che fanno pasta fresca ("Oh, ma sono proprio tortelli cremaschi quelli che state facendo!", dice una cremasca ad altre signore cremasche, come se un ascolano chiamasse "olive ascolane" le proprie olive, o un pugliese "Orecchiette pugliesi" le proprie orecchiette: i nativi di un posto non parlano così dei propri prodotti), gente allegra e sorridente, campagne e tramonti e cartoline in movimento.

Ma questi sono peccatucci veniali: superata la prima mezz'ora da cartolina, infatti, il film prende piede e diventa semplicemente inguardabile per la propria sciatteria. Nessun personaggio gode di alcuna caratterizzazione: abbiamo i due protagonisti, un ragazzino 17enne ed uno studioso 24enne, che sviluppano una relazione omosessuale. Tra i due, il regista vorrebbe suggerire che sia (ovviamente) il più grande ad avere una maggiore consapevolezza della propria sessualità, ed infatti è lui, Oliver, che per primo fa delle tiepide ma incisive avance verso Elio, il più piccolo, massaggiandogli una spalla nuda e turbandolo impercettibilmente. Ora, la regia non suggerisce minimamente che il ragazzino avesse già avuto pulsioni omosessuali, ed anzi il ragazzino sarebbe combattuto tra l'attrazione per il ragazzo più maturo e quella per una sua coetanea. In una tale situazione uno si aspetterebbe la messa in scena di un conflitto interiore, di un momento di maturazione fondamentale, soprattutto a quell'età. Parimenti, uno si immaginerebbe che anche da parte di Oliver dovrebbe sorgere qualche conflitto per il fatto di provare attrazione per un minorenne. Invece no, niente, zero conflitti, zero ferite, zero sviluppi: tutto accade solo perché deve, ed i due si muovono per 2 ore di film come figurine eterodirette, senza mai tradire il minimo sentimento, il minimo pathos, la minima profondità. Chi ha messo 8 o 9 a questo film veramente non vede la differenza tra questa storia, questi dialoghi, questi personaggi bidimensionali e la storia, i dialoghi ed i personaggi di Brokeback Mountain? siamo veramente caduti così in basso qualitativamente da aver dimenticato che il film di Ang Lee è il modello di riferimento per raccontare le emozioni di una relazione amorosa, prima ancora che omosessuale?

E l'assenza di conflitto e di profondità non caratterizza solo la relazione tra Elio ed Oliver, ma tutte le interazioni del film: abbiamo una ragazzina innamorata di Elio ed un'altra invaghita di Oliver. Elio va contemporaneamente con Oliver e con questa ragazzina, senza tradire (anche in questo caso) il minimo dissidio interiore: lo fa e basta, perché gli va, senza porsi né il problema di come questo possa far sentire Oliver, né di come questo possa far sentire la ragazzina. Lei è persa di lui, e gli dice che sa che lui la farà soffrire. Ad un certo punto, lui semplicemente la scaga con una scrollata di spalle, e lei se ne va via ferita ed umiliata. Bene, a questo punto uno spettatore navigato pensa che il conflitto, che la ferita possa nascere dalla consapevolezza di aver fatto soffrire inutilmente una ragazza innamorata: e invece niente, a fine film è lei che si riavvicina a lui perdonandolo come se niente fosse, senza che lui dica una parola. Ennesima figurina messa lì per esaltare la ****ggine di Elio. Idem la ragazzina invaghita di Oliver, che resta poco più che tappezzeria ed accetta tutto quello che succede con una passività irrealistica.

Sempre su Elio: è un personaggio fasullo, un Gary Stu irritante e vuoto, nonostante l'ottima prova di Thimotée Chalamet. Ha 17 anni ma un talento fuori dal comune con il pianoforte, legge classici e poesie, rimorchia quanto e come vuole. Oh, ed è onnisciente: "c'è qualcosa che non sai?", gli dice Oliver in una delle scene migliori (registicamente) e peggiori (dal punto di vista dei dialoghi) del film. Questa caratterizzazione è sciatta e svogliata, figlia di un modo di fare cinema vecchio e ridicolo, in cui si ricorreva al trucchetto di piallare ogni increspatura di un personaggio per non affaticarne la scrittura.

Oliver è vagamente migliore, ma solo perché alla premiata coppia Guadagnino/Ivory non interessava più di tanto: il suo ruolo è un po' quello dello straniero misterioso in stile Teorema, non se ne deve sapere granché. Anche in questo caso, però, il suo essere meraviglioso e speciale viene ripetuto in continuazione da tutti gli altri personaggi di contorno, che in questo trovano la propria giustificazione. Non è mai un buon segno quando uno sceneggiatore sente la necessità di far ripetere a tutti i personaggi di contorno quali siano le caratteristiche del protagonista: vuol dire che non è stato sufficientemente bravo a mostrarle in modo meno didascalico.

A far da cornice, gli inesistenti personaggi secondari, genitori di Elio su tutti. per tutto il film ricoprono il ruolo dei rassicuranti bonaccioni innamorati, ma assumono rilevanza verso la fine: innanzitutto con l'inverosimile dialogo col quale mandano il figlio a trascorrere due giorni con Oliver a Bergamo, che fa più o meno così:

Padre: "Domani Oliver parte per Bergamo, dove trascorrerà un paio di giorni a fare ricerche all'università per poi dirigersi direttamente a Milano per prendere il volo per l'America."
Madre: "Che peccato, ma come farà Elio? Mandiamolo con lui"
Padre: "Ottima idea"

Ora. Nel mondo reale, se un ricercatore universitario vuole andare in un posto per fare ricerca universitaria, non gli molli appresso un 17enne. Non ti viene proprio in mente; non fosse altro perché se il ricercatore ha deciso di ritagliarsi quei due giorni è perché evidentemente gli servivano per studiare, non per fare da babysitter ad un ragazzino (questo immaginando che i genitori – o perlomeno la madre – non sospettassero nulla: in caso contrario la pantomima tra i due genitori suonerebbe ancora più fuori luogo). Tralasciamo poi il fatto che in quei due giorni di università e biblioteche non si vede nemmeno l'ombra: i due passano il weekend in giro per i monti, ed a quel punto vien da chiedersi quale fosse il senso di andarsene da Crema due giorni prima.

Ma il clou del vuoto pneumatico si ha col discorso finale del padre al figlio, completamente irreale e stucchevole nella sua falsità: un genitore ebreo (PS: il fatto che i protagonisti fossero ebrei si rivela essere del tutto ininfluente rispetto alla trama, con buona pace della regola della pistola di Checov) che scopre che il figlio 17enne ha una storia con un 24enne non reagirebbe così oggi, figurarsi negli anni '80. L'intero dialogo è completamente finto, oltre che ovviamente privo di conflitti o ferite, come tutto il resto di questo insipido film.

Prima di concludere con le uniche due note positive del film (oltre alla già citata interpretazione di Chalamet), le ultime due note negative: una ingenua e l'altra gravissima.

Quella ingenua riguarda l'ambientazione anni '80, gestita in modo decisamente impreciso: le uniche macchine che si vedono circolare sono vecchie utilitarie tipo 126, 127 o 500, che negli anni '80 erano già pezzi di antiquariato, e se la regia non indugiasse ogni 3x2 sulle prime pagine di quotidiani d'epoca che parlano di Craxi e PSI non si avrebbe la minima percezione dell'ambientazione. Anche qui, ci sono miriadi di prodotti che, senza nemmeno dirlo, ti trascinano nell'epoca in cui ambientano i film. Senza scomodare Stranger Things, è sufficiente vedere il lavoro fatto in Donnie Darko un bel po' di anni fa: provate a paragonare la naturalezza del dialogo a tavola in cui la famiglia Darko discute dello scontro elettorale tra George H. W. Bush e Michael Dukakis con il dialogo fasullo a tavola nel film di Guadagnino con degli ospiti senza nome che recita quasi letteralmente così: "Ma tu cosa ne dici di questo scandalo del pentapartito?!" "Beh, è il compromesso storico". Io c'ero negli anni '80, a tavola non si parlava così: queste sono rielaborazioni da editorialisti del Corsera.

Se questa però è un'ingenuità tutto sommato scusabile, la scena più emblematicamente ignobile del film è quella della pesca.

In sintesi, abbiamo Elio che fantastica su Oliver, ed a quel punto prende una pesca e la stuzzica col dito con chiara allusione sessuale. Ove però l'allusione non fosse di per sé sufficientemente esplicita, Elio affonda sempre di più il suo dito nella pesca fino a farne fuoriuscire il succo. A questo punto potrebbe anche bastare, e invece no: Elio estrae il nocciolo e si infila la pesca nelle mutande. Dopo aver abusato del povero frutto, lo appoggia sul comodino. A quel punto la volgarità del tutto gratuita e priva di poesia di un film che si vorrebbe poetico e sensibile avrebbe già raggiunto l'acme, e invece no, perché arriva Oliver e cosa fa con la pesca? Ovviamente se la vuole mangiare per non sprecarne il Sacro Succo.

E' una scena bruttissima cinematograficamente, e non tanto perché esplicita (la scena della masturbazione in Happiness di Solondz lo è molto di più, ma è perfetta) ma perché fuori contesto, ridicola, volgare in modo gratuito e fuori contesto. Una roba da cinepanettone, una roba che verrebbe in mente a Neri Parenti. Ma d'altra parte è tutta la sceneggiatura di questo film che fa schifo, e non stupisce che la firmi James Ivory: un ex grande regista 90enne che non gira un film da quasi 10 anni e che non gira un bel film da oltre 20 anni. Non nascondiamoci dietro ad un dito: Ivory non è più lui da fin troppo tempo perché il suo nome diventi di botto sinonimo di qualità, oggi.

E veniamo alle due cose buone del film, le uniche per quanto mi riguarda (oltre al protagonista): le musiche di Stevens (che grande spreco) ed i bellissimi titoli di coda davanti al fuoco, guardacaso unico momento in cui c'è un briciolo di sentimento autentico, un briciolo di nostalgia, senza bisogno di didascalismi. La stessa regia elegante di Guadagnino (molto lodata) è a mio avviso eccessivamente paracula e stucchevole. Senza scomodare il solito Sorrentino (la grande bellezza non è il suo film migliore, ed ha comunque consegnato alla storia del cinema almeno 3 scene), riguardatevi i primi 10 minuti di Reality di Garrone: quella è una regia al servizio della storia, che fa la differenza. Quella di Guadagnino va bene per gli spot della regione Lombardia, se gli va bene.

Insomma, nel complesso un film da buttare, inspiegabilmente catapultato in una dimensione più grande di lui, da cui temo uscirà con la coda tra le gambe. O meglio, me lo auguro, perché il cinema italiano non ha bisogno di sentirsi figo con film così vuoti: ha bisogno di sceneggiatori ed autori che sappiano raccontare una storia, e sappiano farlo bene.

8 risposte al commento
Ultima risposta 13/03/2018 16.19.20
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kadhia  @  08/02/2018 09:53:26
   9 / 10
Bellissimo film che miscela sapientemente una location fantastica con una storia accattivante. Ti trascina complice una colonna sonora azzeccata, e ti trasmette la gioia di quanto può essere bella la vita... ma solo per un attimo.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

lucasssss  @  06/02/2018 09:16:18
   6½ / 10
dai commenti pensavo di vedere un capolavoro, si ok, bel film ma lento, non mi ha sorpreso, peccato

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  05/02/2018 10:58:22
   7 / 10
Sembra averne fatta tanta di strada Guadagnino dopo quell'obbrobrio di "Melissa P.", unico suo film che avevo visto fino ad'ora.
L'America ha apprezzato e il film è stato candidato agli oscar con ben 4 nomination. A mio avviso l'unica per cui puo' veramente gareggiare è quella per l'attore protagonista. Un bravissimo Timothée Chalamet nei panni di un adolescente alle prese con i primi amori e le prime esperienze sessuali.
Una storia raccontata con stile e partecipazione. Sicuramente non un capolavoro e comunque niente di nuovo sotto il profilo della sceneggiatura (nomination sorprendente a mio avviso).
Tecnicamente valido.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  04/02/2018 21:52:48
   8 / 10
Il soggetto non è certo nuovo, quello che di questo tempi viene definito un coming of age, ma il punto è un altro. E' certamente il film di Guadagnino che mi ha convinto in pieno per l'estremo equilibrio che riesce ad infondere al racconto. Una location ben scelta, ottima caratterizzazione dei personaggi ed una buona, ed in molti casi, eccellente prestazione degli attori a cominciare dal semisconosciuto (per me) Thimothée Chalamet. Molto intenso a livello emotivo, in un crescendo costante come una sorta di diario quotidiano, dove sboccia l'amore adolescenziale, puro, passionale e senza filtri. Poco o nulla che vada fuori le righe, segno che Guadagnino ha saputo portare il film dove voleva lui ed ottenendo ciò che si aspettava. Oscar o meno, per quello che possono contare, è certamente un film riuscito.

matt_995  @  02/02/2018 18:23:20
   9 / 10
Visto ormai qualche giorno fa, il film mi fa stare ancora male, mi ha provocato una bella e sana malinconia, e non potrei essere più contento.
Al di là del patriottismo e della contentezza per il veder riconosciuto in tutto il mondo un talento italiano, il film è caratterizzato da una regia delicatissima, raffinata nei suoi statici piani sequenza, in certi momenti davvero geniale. Geniale per esempio è la metafora visiva dei corpi che riaffiorano in superfice: quelli delle statue ellenistiche, perfette ed scultoree, e quello di Oliver, capace di generare in Elio desideri assopiti ancestrali ed antichi come quelle stesse statue. Da quel momento in poi mi son reso conto dell'enormita' del film e ne sono stato risucchiato. Avrei voluto essere per sempre con loro in quella torrida e monotona estate degli anni 80. E in effetti nel film si percepisce proprio la puzza dell'estate, del sudore, si sentono i grilli del crepuscolo, si percepisce l'essenza e la bellezza di una di quelle nostre estati dimenticate.
La sceneggiatura di Avory, l'unico probabile Oscar che conquisterà ik film, è di una raffinatezza senza pari. Memorabile la scena in piazza in cui i due protagonisti mettono in chiaro i propri sentimenti, senza dire effettivamente niente. Solo e semplice, e perfettamente scritto, sottotesto. Memorabile, come già detto da molti, il confronto finale tra Elio e suo padre (quel fantastico caratterista che è Stuhlbarg). Inoltre è senza dubbio esemplare come la sceneggiatura sia in effetti una anti-sceneggiatura. Mancano i soliti cliché, i soliti archetipi e passaggi fomdamentali ricorrenti in pratica tutte le sceneggiature hollywoodiane. Si potevano creare conflitti facili, come ad esempio con i genitori non comprensivi, ma si sarebbe caduti nei cliché facili. Si sarebbe potuto accentuare il time lock della partenza di Oliver per creare più suspance in previsione della loro separazione, ma questo un'esamotage troppo spicciolo per un film così raffinato. Detti ciò, conderata la sua essenza anti-cinematografica, sorprende il successo che il film sta avendo ovunque.
In conclusiose un film bellissimo sullo scorrere del tempo (guai a chi dice che Chiamami col tuo nome è solo un film è a temanica lgtb) con la capacità di scuotere e rimanere impresso anche allo spettatore più distratto.

Aspetto con ansia il sequel, previsto tra qualche anno, chiamato "Ti chiamo col mio nome perché me so scordato come c'azzo te chiami"

suzuki71  @  01/02/2018 13:00:21
   9 / 10
Difficile aggiungere altro a quanto detto e letto in giro... forse non abbastanza lodata la fotografia: è davvero splendida.
L'incanto di un luogo e una età fuori dal mondo, quale è la provincia bergamasca e l'adolescenza pronta a diventare maturità.
La scoperta dei sensi, del proprio io, della natura, dell'Altro. Lo struggimento di chi è non più giovane. L'illuminatezza della cultura che diventa luogo di accettazione e di crescita.
E la scena confessione padre\figlio: inarrivabile per intensità e contenuti.
Un film che parla di una storia particolare, rendendola semplicemente e naturalmente universale.

Il nostro cuore e il nostro corpo: non sprechiamoli, conservandoli per un dopo che è già tardi!

david briar  @  31/01/2018 18:25:19
   10 / 10
Non è che ci sia molto da dire, se non che credo sia il film più emozionante uscito ultimamente assieme a Coco. Guadagnino, benchè abbia parlato di film politico, si concentra soprattutto su un amore che passa attraverso gli sguardi, le sensazioni, gli odori, che può esprimersi con poche parole e molti sospiri, manco fossimo ai tempi del Dolce Stil Novo. Non è un film che racconta, ma è un film che succede. Non è un amore che dev'essere spiegato, si può cercare di capire perchè Elio sia più attratto da Oliver che da Marzia, ma non è questo il fine, il fine è aprire una porta verso noi spettatori e renderci partecipi di una sensazione. Non è una questione di empatia, perché non è questo il termine esatto, e il film non si sforza di farci empatizzare particolarmente con i personaggi. Piuttosto, questo film è una questione sensoriale. E' per questo che lo considero inspiegabile: lo guardavo, pensavo ad alcune osservazioni critiche, e poi mi son ritrovato con gli occhi colmi di lacrime e il viso semplicemente sconvolto. 
E allora comprendi che non c'entra niente l'omosessualità, che il pentapartito è solo un contesto, e che "Call me by your name" è un film straordinario perché siamo noi spettatori a doverlo completare, e lui completa noi, in quel momento in sala, come in una simbiosi totale. 
E' una magia che Guadagnino riesce a far accadere con una semplicità che dev'essere stato difficilissimo raggiungere: e non lo fa, a mio parere, nella maniera di Bertolucci, ma nella maniera di Guadagnino, che in questo caso mi ha dato una sensazione molto più simile a Bresson che ad altri nomi maggiormente citati. 
&#8203;&#8203;&#8203;&#8203;&#8203;&#8203;&#8203;Vedetelo e basta, e al cinema. 

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  30/01/2018 21:24:45
   8½ / 10
E' raro trovare al cinema delle produzioni così curate, amate e sentite come questo Chiamami con il tuo nome". E' raro vedere come da un soggetto così esile e in certi punti discutibile, sia possibile partorire un piccolo capolavoro che è l'amore per il cinema.

Prima di riesumare il cadavere, diciamo che Guadagnino è stato ingiustamente sottovalutato dal nostro cinema ma va anche detto che motivi per farlo ne aveva dati. Non è una capra ma ha pascolato parecchio e non si tratta del pessimo Melissa P ma anche di una visione del suo cinema molto particolare ma anche scostante e tremendamente borghese.
Non sempre riuscendo a coniugare l'introspezione psicologica con l'evoluzione narrativa delle sue storie si finiva per rimanere perplessi.

In questo film c'è veramente tutto, grandissimi attori (ma ve detto che anche nelle precedenti pellicole aveva dato prova di essere un ottimo direttore) in modo particolare il giovane Timothée Chalamet, davvero sarebbe da oscar questo ragazzo, era da tempo che non si vedeva un'interpretazione così sentita e delicata, e cura maniacale della messa in scena.
Inoltre Guadagnino sa raccontare l'amore come pochi e gioca in casa sia per il tenore della storia, anche lui è gay, sia per le tematiche che tratta ricorrenti.


Eppure se ha un difetto questo film è proprio nel romanzo da cui è tratto, dall'incapacità di trattare in modo aperto il tema dell'omosessualità oppure dell'ignorare quello della bisessualità.

Non è un film su una storia d'amore gay è un film sull'amore con sfondo una passione omoerotica, se preso in questi termini va bene altrimenti sembra che l'omosessualità sia una scelta.

David94  @  28/01/2018 22:54:59
   9½ / 10
Capita raramente che un film ti entri cosi tanto dentro. "Chiamami col tuo nome" ti rapisce dalla prima scena: é capace al tempo stesso di commuoverti, divertirti, eccitarti, parlare dritto al tuo cuore. É uno storia di altri, ma è come se fosse la tua vita in pellocola: sfido chiunque a non aver visto, anche solo per un momento, una parte di sé in uno dei personaggi. Meraviglioso!

romrom  @  28/01/2018 20:32:30
   6 / 10
No , bravo il protagonista e buoni gli ultimi 20 minuti e commovente il discorso del padre, ma per il testo tanto... troppo lento e privo di mordente

Cinemaworld  @  28/01/2018 17:58:00
   6 / 10
Un bel filmetto, ma gridare al capolavoro mi sembra eccessivo. Bella la fotografia, ma il film a tratti é molto lento. Poi, la durata mi sembra eccessiva. Mi aspettavo molto di più...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento williamdollace  @  28/01/2018 12:46:54
   9½ / 10
"Signore, non credo più
Annegato nelle acque viventi
Maledetto dall'amore che ho ricevuto
Dalla figlia di mio fratello
Come Efestione, che è morto
L'amante di Alessandro Magno
Ora il mio alveo è asciutto
Non troverò altro?"

dagon  @  28/01/2018 11:37:32
   6 / 10
Boh. a me è sembrato un filmetto, furbacchiotto a partire dall'uso delle musiche, per proseguire nelle tematiche e che si rifa a "io ballo da sola" di Bertolucci.
Spicciolo e bacioperuginesco.

Invia una mail all'autore del commento tnx_hitman  @  28/01/2018 09:18:32
   9½ / 10
Il problema sorge quando rimani attonito a fissare lo schermo per cinque minuti, per poi abbandonare la sala con occhi sbarrati.
L'ultima volta in cui un film mi aveva demolito così tanto? Parliamo dei tempi di Million Dollar Baby.

Guadagnino completa la sua "trilogia del desiderio", dopo Io Sono L'Amore e A Bigger Splash. Lo fa spogliandosi del velo di presunzione che mi aveva lasciato indifferente nelle precedenti pellicole, per abbracciare un'idea di cinema minimale, con segnali da cogliere e frutti maturi da cogliere nel pieno della propria giovinezza.
Un album fotografico da sfogliare: inquadrando territori scolpiti e cristallizzati nel 1983, anno in cui è ambientato il film, Chiamami Col Tuo Nome è un invito a respirare un'aria calda, seducente, condita da una fotografia conturbante, granulosa, che viene condizionata dal desiderio ardente e furente del corpo, di ragazzi in preda ad ormoni scomposti.

"Non provare niente, per non rischiare di provare qualcosa...che spreco." Recita una battuta verso una parte di indecifrabile candore, che scuote di prepotenza gli animi di spettatori attenti a non lasciarsi sfuggire nessun particolare lungo la storia fra Elio ed Oliver.
Allora non cediamo al tempo che fugge. I sentimenti che ci rendono vivi, sprigioniamoli per contrastare la noia di fondo che caratterizza un'estate lunghissima (il ritmo parla chiaro, proprio per entrare in contatto con l'interprete principale che ricopre il ruolo di Elio).

L'Italia nella sua natura più vivida, autentica, senza facili sentimentalismi di facciata, o senza banalissimi stereotipi da piazzare strategicamente; quello che si vede è un universo sospeso, quasi etereo, sacro, inviolabile, visto con occhi di un ragazzino che vuole dare uno scossone alla propria vita, scoprendo un lato della sua sessualità latente che scalcia forte in petto.
Ci si rifà moltissimo al cinema di Visconti: attori che, pronti ad inglobarla nelle proprie performance, generano su schermo la realtà dell'arte. Si impegnano ad animare le sequenze con la loro vibrante presenza, e un proprio linguaggio istintivo del corpo.

Guadagnino dona di nuovo forma e sostanza ad un concetto romantico dimenticato da tempo, quasi astratto, attraverso un'attenta analisi e un obiettivo e caloroso esame di casi umani, sfruttando l'idea del tempo come sacchetto di biglie di ricordi, nella quale sguazzare per individuare il proprio posto nel mondo. Un'opera indimenticabile, dotata di una delicatezza senza pari.

La più grande sorpresa di questo inizio 2018.

1 risposta al commento
Ultima risposta 28/01/2018 12.44.36
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Invia una mail all'autore del commento AeFiOoNt  @  27/01/2018 22:12:20
   8½ / 10
"Chiamami col tuo nome, io ti chiamerò col mio".

Si apre delicatamente, in punta di piedi, tra scene bellissime, luoghi che incantano di una frazione innominata del nord Italia.
Seconda metà degli anni 80, immagini da lasciare a bocca aperta!

Film in evoluzione, con un finale che ti strazia, fino a levarti il respiro.

Ho ancora le lacrime...

DA VEDERE

marlin  @  24/01/2018 23:42:22
   5½ / 10
insomma....parte bene....poi diventa pesante ed a tratti noioso...la sceneggiatura è molto debole con qualche errore di montaggio.

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/02/2018 12.50.50
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aldopalmisano  @  19/11/2017 18:41:09
   6½ / 10
E' risaputo che Guadagnino sia apprezzato quasi più all'estero che in Italia. E' anche risaputo che i suoi film godano di una bellissima fotografia, la quale spesso prende il sopravvento sulla sceneggiatura.
Ecco, questo film rischia di confondersi fra i tanti film "cartolina" dove, più che una vera storia, il vero centro dell'attenzione è la bellezza delle immagini, in questo caso una bellissima estate anni '80 in Italia.
Avendolo visto in Inghilterra ho potuto osservare quanto la potenza delle immagini abbia catalizzato l'attenzione del pubblico inglese (e tutto sommato anche la mia, da nostalgico del mio Paese).
Insomma, belle le intenzioni, ma si poteva e si doveva fare meglio.

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A cura di The Gaunt

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ANYWHERE ANYTIME
Locandina del film ANYWHERE ANYTIME Regia: Milad Tangshir
Interpreti: Ibrahima Sambou, Moussa Dicko Diango, Success Edemakhiota
Genere: drammatico

Recensione a cura di The Gaunt

HIT MAN - KILLER PER CASO
Locandina del film HIT MAN - KILLER PER CASO Regia: Richard Linklater
Interpreti: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush, Bri Myles, Kate Adair, Martin Bats Bradford, Morgana Shaw, Ritchie Montgomery, Richard Robichaux, Jo-Ann Robinson, Jonas Lerway, Kim Baptiste, Sara Osi Scott, Anthony Michael Frederick, Duffy Austin, Jordan Joseph, Garrison Allen, Beth Bartley, Jordan Salloum, John Raley, Tre Styles, Donna DuPlantier, Michele Jang, Stephanie Hong
Genere: azione

Recensione a cura di The Gaunt

archivio


LA ZONA D'INTERESSE
Locandina del film LA ZONA D'INTERESSE Regia: Jonathan Glazer
Interpreti: Christian Friedel, Sandra Hüller, Medusa Knopf, Daniel Holzberg, Ralph Herforth, Maximilian Beck, Sascha Maaz, Wolfgang Lampl, Johann Karthaus, Freya Kreutzkam, Lilli Falk, Nele Ahrensmeier, Stephanie Petrowitz, Marie Rosa Tietjen, Ralf Zillmann, Imogen Kogge, Zuzanna Kobiela, Julia Polaczek, Luis Noah Witte, Christopher Manavi, Kalman Wilson, Martyna Poznanski, Anastazja Drobniak, Cecylia Pekala, Andrey Isaev
Genere: drammatico

Recensione a cura di Gabriele Nasisi

MARILYN HA GLI OCCHI NERI
Locandina del film MARILYN HA GLI OCCHI NERI Regia: Simone Godano
Interpreti: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Mario Pirrello, Orietta Notari, Marco Messeri, Andrea Di Casa, Valentina Oteri, Ariella Reggio, Astrid Meloni, Giulia Patrignani, Vanessa Compagnucci, Lucio Patané, Agnese Brighittini
Genere: commedia

Recensione a cura di Severino Faccin

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