guardato a vista (1981)

Film psicologico amaro, cupo e bellissimo, con attori formidabili, su tutti un Lino Ventura immenso, in una prova d'attore da standing ovation.

Notte di San Silvestro sotto la pioggia in una cittadina francese. Mentre tutti si apprestano a festeggiare il nuovo anno, l'ispettore Gallien e il suo aiutante Belmont trascorrono la notte ad interrogare il notaio Jerome Martinaud, testimone del ritrovamento di due bambine violentate e assassinate.
Lo scontro è tutto psicologico e, almeno fino all'entrata in scena di Romy Schneider, ci si appassiona. Poi il film inizia a perdere colpi, terminando con un "coupe de théatre" paradossale e un finale abbozzato.

L'ho trovato piuttosto sciatto. Sarà forse per quella ambientazione francese anni 80 sonnecchiante e noiosa, più che un commissariato sembra una caffetteria in liquidazione. Dialoghi sufficienti, e la seconda parte cade nell'improbabile. La moglie del sospettato, sembra che stia per svenire da un momento all'altro, una vera gatta morta, quasi irritante. Per quanto uno possa essere deluso dalla moglie, non è pensabile che....


SPOILER

Niente di eclatante.

Che gli vuoi dire... perfetto, magnifico. Un thriller brillante fatto di dialoghi e pioggia, che altro serve.

Un film bellissimo, girato quasi tutto in interni e principalmente in un'unica stanza. Due attori fenomenali come Ventura e Serrault, più la breve ma decisiva presenza della Schneider. Guardato a vista inizia come un gioco al massacro avente lo scopo di smascherare un possibile pedofilo omicida, ma ha la grande abilità di riuscire a spaziare, mantenendo salda la storia di fondo, in un crogliolo di miserie e ipocrisie di una coppia di notabili. L'abilità di Miller è riuscire proprio in questo: riuscire a portare in parallelo da una parte la ricerca della verità sui due delitti e l'emergere di altre verità, più intime e nascoste. Il finale poi è uno schiaffo di quelli forti.

Un cupissimo thriller di Claude Miller, senza dubbio originale e riuscitissimo, diretto ispiratore del noir metafisico italiano "Una pura formalità" di Tornatore. Gli interpreti sono magistrali, tutti coinvolti in prove recitative di altissimo livello (su tutti un Ventura da brividi). Straordinaria l'atmosfera notturna che si viene a creare, nonché molto accurata l'altissima tensione che pian piano si plasma all'interno della narrazione. Un film minimalista, questo "Guardato a vista", essenziale, tenebroso: un ambiente claustrofobico è il luogo principale della storia, un ufficio in un commissariato parigino, dove ricordi, incertezze, paure e scheletri nell'armadio prendono vita e ritornano alla mente, come in un incubo reale ed incessante. Folgorante la Schneider nella sua apparizione nella penombra: un lady che toglie il respiro nella sua bellezza e nella poesia della ripresa con cui Millèr la riprende. Complesso, ma notevolmente riuscito.

Un polar fatto a regola d'arte, con una sceneggiatura magistrale ed un tratteggio psicologico dei personaggi da manuale. Miller tuffa un interrogatorio serratissimo in un'atmosfera rarefatta e claustrofobica, mantenendo una misura ed un ritmo davvero encomiabili. La costruzione beffarda del finale è un colpo di genio, la recitazione dei tre mostri sacri assolutamente grandiosa (Romy, splendida nella penombra, è al suo penultimo film).
Improponibile remake americano, "Under suspicion", con Monica Bellucci nientemeno nel ruolo della Schneider (scandalo!).

Un bel noir come se ne facevano molti allora in Francia

Suberbo thriller di Claude Miller, quasi tutto girato all'interno di un paio di stanze nella centrale della polizia.
Claustrofobico, molto cupo e pessimista, imprevedibile, angosciante e tutto giocato su una magistrale sceneggiatura, "Guardato a vista" era un prodotto su commissione per Miller.
Ma è diventato un vero e proprio gioello, con grandi duelli di attori.

Rifatto a Hollywwod da Stephen Hopkins. Mi sono categoricamente rifiutato di vedere il remake, perchè francamente non capisco il motivo di rifare una pellicola memorabile come questa.

Tratto dal mediocre romanzo “Brainwash” (1979) di John Wainwright, il film di Claude Miller è un solido dramma pregiudiziario. Ottima la sceneggiatura curata dallo stesso Miller insieme con Jean Herman e Michel Audiard.
Atmosfere kafkiane, cupe e claustrofobiche, per una storia di intenso pessimismo e di silente disperazione.
Un trio di grandissmi attori corona con eccellenza la qualità già ottima della messa in scena.
Da questa pellicola il remake Under Suspicion, diretto da Stephen Hopkins.
Il titolo "Guardato a Vista" è capsioso e fuorviante e non è nemmeno la traduzione letterale del titolo originale Garde à Vue, che in lingua francese altro non è che il fermo di polizia.