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Peter Del Monte realizza una fiaba moderna e realistica; utilizzando uno stile minimalista, senza nomi altisonanti (tanto che il film sembra di serie B), il regista italo-americano utilizza gli attoniti occhi di un bambino le cui esperienze possono dirsi più o meno comuni ad una generazione: trascurato dai genitori che lavorano, ha degli amici immaginari e si innamora della bambinaia. Come detto, però, la favola è in un contesto reale e quotidiano quindi si vira sul drammatico con i problemi che gli adulti possono avere ed anche il fatto che il bambino possa essere un piromane; ci sono pure delle scene forti. Alla fine rimane il dubbio che i bizzarri amici immaginari del protagonista siano davvero tali. Nella sua semplicità è uno dei film più originali che siano mai stati realizzati nel panorama italiano, ennesima prova che Del Monte non sbagliava un colpo. Brava la Golino.
Del Monte aveva il pregio del coraggio, dell'intelligenza e dell'originalità. Credo che negli anni '80 pochi registi italiani avevano l'ardire di film del genere. "Piccoli fuochi" è semplicemente un capolavoro. Truffaut circa dieci anni prima ci aveva provato, a parlare di questa tenera e complicatissima età, con "Gli anni in tasca", ma ne era uscito un flop, buonista e senza idee. Del Monte racconta una fiaba delicata, divertente ("Capo, è una stronzà, ha fatto finta di non vedermi", dice il Drago) e profonda. In sé possiamo trovare spiegate le stesse cose su un buon manuale di psicologia dell'infanzia, ma Del Monte ha il dono di far riflettere con tenerezza. E chiunque ha avuto un'infanzia da disadattato, e io l'ho avuta, non può che tornare sull'onda di questa splendida ora e mezza di grande cinema, a quei tempi in cui si viveva in un mondo del tutto inventato da noi, e forse l'idea del cinema è da questo mondo non siamo mai usciti del tutto, e Drago, Re e Robot non li abbiamo mai del tutto salutati.
Pochi mezzi a dsposizione ma questa di Del Monte è una favola nera con i fiocchi, sinistra ed inquietante che esplora il lato oscuro della fanciullezza ed il primo approccio verso il femminile.
Il film è visibilmente scadente, i genitori del bambino nel film hanno un ruolo a dir poco inutile ( se non ci fossero non cambierebbe nulla) e i personaggi immaginari sono terribili e snervanti.
Visto per caso, un film torbido e visionario, tra una nascente educazione sessuale e sentimentale, solitudini, carenze affettive, problemi di relazione... insomma, nonostante duri poco meno di 1:30 h, i temi affrontati sono un bel po'. L'aspetto più visionario e fiabesco del film è perfettamente integrato tanto da indurre nello spettatore, fino alla fine...
Un piccolo film davvero curioso e interessante, questo di Del Monte: l'approccio surrealista del regista sottolinea l'inconscio di un bambino e la sua acerba attrazione verso la femminilità (intrigante il corpo della Golino): una specie di favola cattiva dove gli eroi dei bambini invitano a un'esorcismo con le proprie crudeltà: un Mago di Oz per adulti