romance (1999)

Controversa pellicola che si rivela un mix di intellettualismo erotico e scene erotiche esplicite, con la presenza del maestro Siffredi. Film di una certa eleganza e e pesantezza, comunque gradevole.

Non so se sia troppo riduttivo o al contrario troppo generoso considerare "Romance" un porno d'autore, fatto sta che il film della Breillat non mi sembra proprio possa essere etichettato (e liquidato) così facilmente. L'osceno di "Romance" non si riduce infatti a un campionario (peraltro quantitativamente limitato) di atti sessuali, ma viene ricondotto invece a una visione del rapporto tra i sessi che esclude i sentimenti e fa emergere al loro posto la lotta di potere e la violenza. Nell'immagine più simbolica del film, la protagonista Marie (una Caroline Ducey di disinibita e insieme verginale intensità fisica) dà alla luce un bambino proprio nell'attimo in cui il suo uomo muore per una fuga di gas da lei stessa volontariamente provocata. Il padre deve lasciare il posto al figlio (che porterà lo stesso nome), ma a determinare questo avvicendamento sarà, poco edipicamente, la madre.
La doppia natura della donna era stata già esplorata con vena sulfurea di surrealista da Bunuel ("Bella di giorno", "Quell'oscuro oggetto del desiderio"), ma la Breillat (a parte alcune sequenze come il funerale finale o il sogno ambientato in un postribolo che sarebbe piaciuto molto al marchese De Sade) non riesce a uguagliare la sua caustica e dirompente vena dissacratoria, preferendo invece rifugiarsi in un intellettualismo un po' demodé che la voce off della protagonista accentua, in un ininterrotto monologare interiore che finisce per mettere in ombra i personaggi maschili e far riaffiorare echi vetero-femministi. Detto questo, va riconosciuto alla regista francese il pregio di una grande eleganza formale nella composizione delle inquadrature e nella scelta del décor (l'algido appartamento di Paul e quello teatrale di Robert, soprattutto), e in buona sostanza di uno stile apprezzabilmente personale ed esteticamente convincente (anche quando si tratta di far recitare un non-attore come Rocco Siffredi).

"Di un uomo che scopa una donna si dice che la onora"

Una coppia entra in crisi quando lui non vuole più avere rapporti sessuali, non sentendo più desiderio. Lei (una brava Caroline Ducey), insoddisfatta e frustrata dall'atteggiamento del suo ragazzo che la trascura, cerca appagamento altrove, finchè rimorchia uno sconosciuto in un bar iniziando una breve storia con lui (Rocco Siffredi). Gradualmente emerge la fragilità e la perversione della ragazza che la indurrà a divenire l'oggetto delle fantasie sadomaso di Robert, il direttore della scuola elementare in cui lei insegna.

I migliori momenti sono nelle scene di bondage con Robert, ma il film gode anche di dialoghi non banali sul tema del rapporto tra uomo/donna ("una guerra dissimulata"). La caratterizzazione della protagonista non la fà molto simpatica, ma la storia risulta interessante, con una buona regia della Breillat, audace nell'idea di inserire scene hard in un film mainstream, le quali inevitabilmente hanno portato la pellicola ad avere un VM 18 in molti paesi. Le scene scottanti sono quelle di una fellatio (a un pene flaccido), di un rapporto anale e una masturbazione con Siffredi.
Il finale beffardo è sicuramente apprezzabile. Buona la fotografia del greco Yorgos Arvanitis.

Sufficiente, da guardare a passatempo.

un buon film, non certo per tutti con scene un pò forti.la storia col direttore che si sviluppa in rapporto BDSM è veramente interessante.anche la fine, nient'affatto scontata.cameo di siffredi che cmq è sempre un bel vedere.

In questo lavoro della scrittrice francese Catherine Breillat, si notano già le influenze e le tematiche che la porteranno a sondare "l'anatomia dell'inferno" in PORNOCRAZIA (anche se in mezzo ci sta quella chikketta di A MIA SORELLA!). All'inizio parte un pò monotono (inutile a mio parere l'apparizione di Rocco Siffredi che, in ogni caso, solo quello sa fare!) ma comincia a prendere una piega interessante nel momento in cui la bella maestrina Caroline Ducey (un'ibrido tra la Gainsbourg di Antichrist e l'Adjani di Possession) inizia un rapporto decisamente Sadiano con il direttore della scuola. Certe elucubrazioni pseudo-filosofiche sono un pò una forzatura, ma se si guardano anche gli altri film della regista, questa è una sua caratteristica. In compenso però, gli ultimi 10 minuti fecondati (letteralmente) da genuini semi surrealisti alla Arrabal, fanno alzare decisamente il voto. E come in A MIA SORELLA!, il film vince nel finale!

Che razza di film è questo? Bocciato!

A differenza di Pornocrazia qui Siffredi si vede davvero per pochi minuti; male, sarebbe stato positivo approfondire il suo personaggio come è stato fatto nell'altro film.

Questo Romance X è più o meno un Sadiano Justine o le disavventure della virtù (dove la protagonista ne passa di tutti i colori) con però un lieto fine.

Molto putiglioso e morboso nelle scene di sesso, risulta essere ben diretto e ben fotografato.

Siam sempre nel territorio del femminismo più sfrenato, ma non mancano buone lezioni morali, ironia e buoni dialoghi.