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Simbolo delle tematiche sociali della Nuova Hollywood, gli operai di BLUE COLLAR diventano a tutti gli effetti degli eroi, dei protagonisti fresh and cool, in qualche maniera alla moda, ribelli e cazzuti. E' un po' questa la forza motrice dell'esordio di Paul Schrader, che di certo non voleva fare un film neorealistico o un noir cospirazionista ma voleva disegnare una storia fumettistica che accentuasse la differenza di classe ed esaltasse con aggressività i suoi protagonisti.
Esordio folgorante di Schrader alla regia: il racconto delle difficoltà di tre amici operai negli Usa repubblicani dei seventies. La condizione materiale è quella di un lavoro duro che permette a fatica la sussitenza. Costante è infatti il riferimento al costo delle cose, dei servizi, degli svaghi. In questo quadro Schrader ci mostra l'alienazione dell'operaio e la crisi della famiglia tradizionale statunitense (e quindi il ricorso a droga, alcol, infedeltà). Sembra quasi inevitabile rivolgersi all'illegalità per provare a migliorare una condizione lavorativa ed esistenziale che i corpi preposti a tale scopo non riescono a soddisfare (i sindacati, la politica): e qui subentra uno degli elementi che sarà classico del cinema schraderiano; quello della colpa, delle conseguenze (spesso imprevedibili) di azioni poco ponderate e impulsive. Gli eventi precipitano e uomini comuni di fabbrica sembrano incapaci di controllarli: ne emerge il lato vendicativo, personalistico, profondamente individuale della lotta per la vita, declinata in senso statunitense e quindi darwinistico-sociale; vince e sopravvive chi si adatta, chi sfrutta meglio a proprio vantaggio la contingenza del momento. E però ne risulta distrutta qualsiasi possibilità di pensare collettivamente, di trovare risposte congiunte a problemi che pure necessiterebbero di soluzioni generali. L'individuale prende il sopravvento sulla coscienza di classe e la classe operaia ne viene fuori indebolita, frammentata, incapace di trovar coesione rispetto a chi gioca alla divisione. Film di una lucidità rara, attuale oggi ancor più di ieri.
Grande esordio dietro la macchina da presa per Paul Schrader con questo dramma sociale su di un gruppo di operai. Un film intenso e maturo in grado di mostrare gli ingranaggi in cui può cadere un semplice cittadino, che difficilmente sarà in grado di trascendere la propria moralità agli interessi personali. Ottimo il cast, in particolare Pryor.
Ottimo film di denuncia sociale e proletaria ingiustamente dimenticato. Sceneggiatura solida e coinvolgente, che nell'affrontare un tema spinoso e drammatico non lascia comunque da parte l'ironia soprattutto con Pryor. La fabbrica, il duro lavoro, il sindacato, la corruzione e l'arrivismo, tutti temi che mi par di notare al giorno d'oggi ormai non vengano più trattati come in quell'epoca (come se fosse cambiato qualcosa). Tema simile verrà affrontato qualche anno dopo in "Silkwood" con Meryl Streep.
Indubbiamente un film riuscito, ma d'altronde siamo negli anni migliori del cinema americano.
Ambientato in un contesto operaio duro ed alineante, Blue collar non è un film di denuncia sociale. Schrader ne offre soltanto lo sfondo perchè la questione centrale sono i singoli individui, i loro dilemmi, le loro scelte sofferte e le conseguenze dei loro atti. Non sono personaggi puri in un ambiente impuro, sbarcano il lunario nel loro lavoro, ma sono intimamente egoisti ed arrivisti. L'inferno morale è più tenebroso della catena di montaggio della fabbrica perchè distrugge rapporti di amicizia e mostra lincapacità dell'individuo a cambiare un sistema. O sei favore e ne accetti le regole oppure contro e lo combatti a patto di resettare tutto sul piano personale. Un esordio molto bello dove è già riconoscibile lo stile di un regista e sceneggiatore capace di scavare fino in fondo nelle ombre dell'animo umano.
E' il primo film che vedo col mitico Pryor in un ruolo drammatico. Ottima prova del trio, insieme a Keitel e Kotto (quest'ultimo un altro grande attore, per me sottovalutato). Il tema è , purtroppo ancora attualissimo, e per questo il film si lascia vedere senza problemi, nonostante l'età. Il finale è uno schiaffo al mondo del lavoro. Consigliato.
Grande prova attoriale di Richard Pryor e Harvey Keitel, e tema, sicuramente impegnato e ancora attualissimo, del rapporto tra operai della catena di montaggio (in questo caso della ford) e padroni, e tra operai e sindacato. Un film coraggioso perchè mostra tutti i tentativi di sottomettere e di dividere la classe operaia da parte sia del sindacato (corrotto e infame) che della dirigenza (arrogante e scorbutica). Bellissimo e coerente col messaggio del film l'ultima scena col dialogo tra i due protagonisti. Da vedere e rivedere.
Opera coraggiosa ed impegnata incentrata su tre amici operai in una fabbrica di automobili. Lavoro/casa, casa/lavoro. Tutto va più o meno per il verso giusto fino a che sindacati, denaro e rapine non si mettono tra loro facendoli separare e poi ritrovare a combattere l'uno contro l'altro su fronti opposti. Un gran film, in cui lo sceneggiatore Schrader, qui al suo esordio da regista, ci sbatte in faccia la realtà, le condizioni di vita e i sacrifici che affliggono tutti i giorni le vite di onesti lavoratori sfruttati e costretti a far di tutto pur di mantenere la famiglia ed arrivare a fine mese in maniera dignitosa. E lo fa in modo secco, crudo, sincero, agghiacciante, e ben attento a non inciampare su soluzioni retoriche o scontate. Un dramma proletario sofferto ed efficace come pochi, in cui i tre protagonisti (Pryor, Keitel e Kotto) offrono una prova d'attore reale e semplicemente straordinaria (Pryor in particolare, davvero sorprendente in un ruolo non comico). Formidabili il tema principale di Jack Nitzsche e gli ultimi due minuti finali fatti di insulti razziali e politici bloccati poi da un triste fermo immagine senza speranza. Da recuperare nella maniera più assoluta.
Coraggiosissimo film di denuncia con un grandissimo Richard Pryor coadiuvato da due splendidi Harvey Keitel e Yaphet Kotto. Opere del genere,c he sanno coniugare rigore sociale e spettacolo di altissima classe, non ad Hollywood non se ne fanno più. Grandi musiche di Ry Cooder.