una vampata d'amore regia di Ingmar Bergman Svezia 1953
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una vampata d'amore (1953)

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locandina del film UNA VAMPATA D'AMORE

Titolo Originale: GYCKLARNAS AFTON

RegiaIngmar Bergman

InterpretiÅke Grönberg, Harriet Andersson, Annika Tretow, Hasse Ekman

Durata: h 1.33
NazionalitàSvezia 1953
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 1953

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Trama del film Una vampata d'amore

Un giorno il decadente carrozzone del Circus Alberti approda in una cittadina della Svezia dove vive la famiglia del titolare, che egli non vede da tre anni. Albert decide di far visita a sua moglie e suo figlio, e questo fa ingelosire la sua giovane amante, Anne.

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Voto Visitatori:   7,71 / 10 (7 voti)7,71Grafico
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Voti e commenti su Una vampata d'amore, 7 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Filman  @  25/09/2020 11:10:50
   7½ / 10
In qualche modo legato al suo tempo, tanto per gli intrecci melodrammatici quanto per il tema circense, simbolo di povertà, miseria e malinconia e quindi della depressione post-guerre mondiali, GYCKLARNAS AFTON (Una Vampata d'Amore) è dunque una proposta coerente del cinema di Ingmar Bergman, fatto di amori impossibili e immobili, di personaggi complessi, a loro modo, colmi di una tristezza interiore quasi poetica, come la sceneggiatura del regista che al solito è ricercata nelle parole e sempre più spesso anche nelle immagini. Al di là della sua natura neorealista, il film regala al pubblico grande intrattenimento.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  21/03/2015 16:46:38
   8 / 10
Il mondo circense di Bergman è cupo, è la miseria umana più profonda, è un luogo di umiliazioni, disprezzo e manipolazione dei corpi e delle menti altrui. Guitti che si fanno umiliare per esigenze di spettacolo e nella vita reale. Una miseria e una condanna allo stesso tempo perchè non c'è di via da una vita determinata dalle loro scelte e dalle loro colpe. Il più basso gradino sociale che non avrà redenzione nè rispetto dagli altri, malgrado il disperato tentativo di uscire da un vicolo cieco esistenziale, di aspirare anche al sogno di diventare un semplice piccolo borghese cn un congto in banca. Una vampata d'amore è un film dalla violenza psicologica molto accentuata, sottilmente crudele, con una fotografia che accentua le tonalità espressioniste e diventando stranianti come la scena nella spiaggia, girata con uno stile da slapstick comedy, realmente disturbante. Da riscoprire.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  28/02/2014 14:04:16
   7 / 10
Problemi di cuore sotto il tendone da circo raccontati con la solita classe dal maestro Svedese.
Il protagonista è diviso tra la sua giovane amante e la matura moglie che non vede da tre anni. Scatti di gelosia e passione sono al centro di questa pellicola.
Rispetto ai primi lavori la regia è molto piu' accurata e si vede, finalmente, la mano di un grande. Basta vedere la sequenza del tradimento per apprezzare il suo stile.
Dal punto di vista della sceneggiatura c'è ancora da migliorare...

Crimson  @  29/03/2011 23:23:16
   8 / 10
Un Bergman ormai padrone di una cifra stilistica in costante e progressiva mutazione.
Il film è una farsa tragicomica assolutamente originale, che pone le basi per uno stile che definire grottesco è riduttivo per la mole di elementi racchiusi nel suo taglio così clamorosamente perspicace (e che ritroviamo spesso nel cinema di Bergman, soprattutto ne Il Volto).
C'è una lotta di classe e c'è una prima, giovanile ma già folgorante allusione alla condizione dell'artista in un labirinto squadrato di convenzioni e fervide leggi di contrapposizione.
Le maschere si rincorrono, si azzuffano, restano sempre le stesse. Il circo si ripropone sempre col medesimo canovaccio così come il disagio sociale dei protagonisti, che anelano a qualcosa di più nobile ma cercano di uniformarvisi in maniera ingenua, quasi infantile.
Albert tenta di ritornare ad una vita coniugale infernale, Anne invece ha un desiderio materiale (non carnale) legato ancor più spregiudicatamente all'apparenza. Stavolta non c'è un'eroina, ma tutti sconfitti e accomunati dalla stessa vita di umiliazione e frustrazione.
La splendida sequenza d'apertura è figlia dell'espressionismo d'autore e introduce il clima di sopraffazione che si ripete come una costante ineludibile all'interno del film.
Penalizzato qui in Italia da un titolo demente (che fa compagnia a Un'estate d'amore e Una lezione d'amore – tutti appartengono più o meno allo stesso periodo - ), Gycklarnas afton è spigoloso, arcigno, vero ed essenziale. Una metafora nera che si discosta dai melodrammi derivativi degli esordi col piglio di è consapevole di poter ormai proporre un cinema alternativo.
La cattiveria che ostenta è celata astutamente in un vortice di situazioni bizzarre, anche ridicole, ma allo stesso tempo reali.
Harriet Andersson nel suo ruolo più sensuale: ancor più prorompente e vitale rispetto alla pur affascinante interpretazione in Monica e il desiderio. Mai più avrebbe ricoperto un ruolo del genere nel cinema di Bergman, probabilmente anche perché in quel periodo (alludiamo al biennio 1952-1953) tra i due era in corso una relazione sentimentale.
Anders Ek, un altro dei feticci del regista svedese, è qui addirittura impressionante.
Rapportando questa pellicola alle precedenti, non è lampante solo un cambiamento stilistico in itinere, ma anche una crescita esponenziale della qualità delle interpretazioni e la freschezza dei personaggi portati sulla scena.
Una vampata d'amore segna anche l'inizio del sodalizio artistico con Sven Nykvist.
Si accennava a Monica e il desiderio, sicuramente un'opera spartiacque per Bergman, ma la voglia di misurarsi con tematiche nuove e sempre più pervasive rende questo film un'autentica chicca e testimonia un momento di particolare acume del regista, oltre che di energia nuova all'interno del suo Cinema.

pinhead88  @  01/03/2011 20:06:44
   7 / 10
Un primo Bergman a grandi livelli. Una storia dai caratteri felliniani (del Fellini che verrà) tra disperazione, umiliazioni e anche un pizzico di erotismo. Alcune scene si ricollegano direttamente all'espressionismo e al cinema muto, il fascino tragicomico che aleggia dietro i personaggi circensi e un bianco e nero molto intenso. A volte un po' noioso a causa di dinamiche esistenziali e amorose abbastanza stucchevoli, ma d'altronde questo è sempre stato Bergman.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  24/08/2010 19:54:14
   8½ / 10
Lucido,incantatore e amaro come pochi nel raccontare la sconfitta,anche questo film di Bergman si rivela essere qualcosa di più che una semplice storia d'amore circense. Il film riesce a prendere da subito raccontando questi personaggi del circo con arie tragicomiche (in verità più tragiche che comiche),delineando il profilo psicologico di ogni personaggio con perizia impressionante. Poi gli attori si superano.
è una vicenda che prosegue in un mondo di finzioni e di inganni:quello del circo e quello del teatro. L'atmosfera è fortemente erotica in molti punti e difatti Bergman concepì questo suo lavoro proprio in virtù di questa componente,rielaborandola attraverso le ossessioni di un'esperienza personale. Si è portati ad odiare,infatti,il teatrante che con eleganza e ricatti in egual misura obbliga il personaggio di Harriet Anderson a concedersi a lui.
Amarissimo nel raccontare le umiliazioni e le sconfitte di questo gruppo di veri e propri emarginati che non possono cambiare vita, per sempre costretti nel loro purgatorio fatto di animali ballerini,clown e nani.
Da segnalare la scena di cinema immenso dell'incipit con il clown, scena che viene direttamente dal cinema muto.

Neu!  @  24/09/2009 13:13:25
   8 / 10
la prima vera e propria vetta di Bergman

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