Il logorio che si protrae per tutto lo stato di assedio è il vero artefice delle scelte distruttive degli elementi più fragili del gruppo. Persone che in buona o mala fede agiscono per una causa illusoria, che sempre ha a che fare con il loro status, con l'immagine che hanno di sé. Ma i loro atti sono in realtà provocati dallo stress accumulato. La minaccia che pensano di stare fronteggiando si è in realtà insinuata dentro di loro. Il crollo del rifugio è sempre dovuto ad una situazione critica: l'orrido suicidio di Miguel, l'attacco dei saccheggiatori, l'attacco finale degli zombie nel primo e nell'ultimo film della serie. Questi eventi sono tutti presentati come potenzialmente fronteggiabili – nel caso il gruppo rimanga saldo e compatto. È il disfacimento interno del gruppo, o perlomeno della lucidità di uno o più dei suoi membri, a condannare tutti al disastro.
Così avviene in Night quando durante il tentativo di fuga dalla casa Tom perde il controllo e cerca di scappare col camioncino in fiamme, poi quando Cooper cerca di chiudere fuori dalla casa Ben; così avviene in Day quando il dottor Logan stringe con il suo zombie Bub un rapporto umano più intimo che coi suoi sfortunati compagni di prigionia, e poi quando il Capitano Rhodes scatena la propria frustrazione uccidendo gli scienziati; così avviene in Land quando Cholo ruba il Dead Reckoning minacciando la città di distruzione e nel vedere gli zombie che sfondano le difese della città afferma: "se vogliono entrare che entrino, non è affar nostro". Così, sebbene in modo più sottile, avviene anche in Dawn, quando Steve, durante l'assalto dei saccheggiatori, anziché rifugiarsi nella area protetta del magazzino ed attendere che gli attaccanti si ritirino per riprendere il controllo del magazzino, ingaggia con essi una sparatoria, atto che porterà alla sua morte e alla distruzione del rifugio e del suo gruppo. La scelta di Steve di difendere le merci del supermarket fa il verso alle parole di Kaufman in Land. "È nostro, ce lo siamo conquistato, è tutta roba nostra" mormora Steven con rabbia osservando i predoni saccheggiare le merci del centro commerciale. "Non avete il diritto, nessun diritto" inveisce Kaufman verso gli zombie che invadono il suo grattacielo, il Fiddler's Green. Entrambi sparano, entrambi inutilmente, contro gli invasori. Cholo, Rhodes, Miguel, Tom, Cooper e Steve fanno scelte dettate in solo in parte dal momento critico che vivono, la messa in scacco della sicurezza del loro rifugio. Molto più profondamente, le loro scelte condannano il gruppo alla sconfitta perché nel profondo del loro animo essi sono - ciascuno secondo le proprie inclinazioni - minati fino all'esasperazione dal logorio dell'assedio.
Il festino finale che vede gli zombie pasteggiare con le carni degli umani dopo aver espugnato il loro rifugio, oltre a soddisfare l'aspetto puramente splatter – il desiderio di orrore del pubblico – incarna anche un interessante risvolto psicologico. In esso difatti si svolge una sorta di purificazione delle tensioni accumulate durante la fase di assedio. Le lotte, i litigi, i sotterfugi, gli inganni, i desideri e le angosce dei protagonisti si sciolgono, si perdono e si maciullano letteralmente insieme ai loro corpi, nelle mani scheletriche degli zombie, bizzarri ed inconsapevoli cerimonieri di un rituale catartico. Nel masticare assolutamente privo di senso dei corpi, nel bagno generale di sangue, tutto si perde e si vanifica, ma in esso anche ogni tensione svanisce lasciando il posto ad una pace tanto orrenda quanto oramai desiderabile.
Torna suSpeciale a cura di Stefano Re - aggiornato al 23/06/2006