Recensione airport '75 regia di Jack Smight USA 1974
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Recensione airport '75 (1974)

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locandina del film AIRPORT '75

Immagine tratta dal film AIRPORT '75

Immagine tratta dal film AIRPORT '75

Immagine tratta dal film AIRPORT '75

Immagine tratta dal film AIRPORT '75
 

Dopo i generi catastrofici in bianco e nero degli anni '30 questa pellicola prosegue la serie dei drammi americani, ma con un nuovo oggetto: gli incidenti su aerei passeggeri ad alta quota. E' il secondo film dei numerosi "Airport" anni '70.
"Airport '75" è un'opera che ha suscitato un grande interesse di pubblico. Un successo in parte scontato perché il film si è posto, con alcune sue idee narrative, sulla scia del precedente "Airport" del regista Seaton. Film quest'ultimo che ha avuto un buon risultato commerciale ed è noto anche per la partecipazione del famoso Dean Martin.

"Airport '75" è una pellicola dai livelli tecnici e spettacolari sopra la media. Essa conferma la meticolosità e l'inventiva nella regia di Jack Smight.
Il film contribuisce a soddisfare una vasta e inesauribile domanda di mercato legata all'immaginario drammatico-aviatorio. Un genere che durerà quasi un ventennio trasformandosi successivamente in dramma giallo politico con risvolti terroristici. Questo filone commerciale risulterà pressoché inesauribile.
L'idea di raccontare storie sinistre che accadono ad aerei ad alta quota confermerà, nelle sue applicazioni più svariate e con la sua prolificità di ricche emozioni, la consistenza di un'immagine di cinema che si poneva, sotto l'aspetto più sensoriale, in forte evoluzione spettacolare. Il cielo con la sua bellezza poetica e misteriosità fisica nonché configurativa ha sempre suscitato nell'animo umano una forte tensione verso la sua conquista: sia reale che letterario-religiosa. Il richiamo dell'immaginario celeste solcato da numerosi aerei passeggeri ci coinvolge a volte in modo spasmodico, specialmente quando accadono imprevisti ai normali percorsi di linea degli aeroplani. Sull'immaginario umano l'effetto di una disgrazia o di un dirottamento è incisivo, non lascia assolutamente indifferenti.
Basti pensare, dopo un incidente, al terrore che si prova per le vite in pericolo e a come pensiamo subito dopo, per identificazione, alla possibilità che quanto accaduto si possa ripetere con noi a bordo. Oppure si pensi anche allo sconvolgimento più simbolico- sociale, di portata politica incommensurabile, dovuto all'impatto aereo del 11 settembre 2001 in America che ha tenuto tutti con il fiato sospeso per più di un'ora. E' massima quindi l'idoneità di questo tipo di spettacolo ambientato nell'aria a produrre generi thriller ricchi di suspense ad alta tensione. Anche per il futuro, visti i risultati, questo tipo di pellicole sembra destinato a non conoscere crisi.

Il film presenta un cast di attori sopra le righe come Gloria Swanson, Charlton Heston, Karen Black, e George Kennedy. Su tutti brilla per autenticità espressiva e impegno professionale Charlton Heston. Non tutti i grandi del cast sono presi in ruoli impegnativi. E per la famosissima Gloria Swanson, famosa per le sue partecipazioni ai film "Queen Kelly" nel 1928 e "Viale del tramonto" nel 1950, è l'ultimo film.
Il regista Jack Smight ("Detective' Story") farà seguire a questa sua opera di successo un film come "La battaglia di Midway" nel 1976, un'opera di grande spettacolo di guerra, confermando le sue doti di versatilità nell'uso del linguaggio cinematografico che gli consentiranno di attraversare con disinvoltura generi filmici diversi. Smight firma 14 film nel periodo che va dal 1965 al 1988. Le sue opere hanno avuto commenti critici controversi ma spesso sono state promosse dal pubblico attraverso la buona affluenza nelle sale. Tra i suoi film spiccano per suggestione tematica e precisione tecnica: "L'uomo illustrato", "L'ultima odissea", "Il terzo giorno", "Non si maltrattano così le signore", "Frankenstein: The True Story".

"Airport '75" ha un insieme narrativo snello, scorrevole e ben congegnato. Il film si riesce a seguire con interesse sempre crescente. Rare sono le pause delle tensioni. Fin dall'inizio questa opera suscita un'efficace curiosità che andrà via via trasformandosi, per lo spettatore, in emozioni sempre più legate al dramma-brivido, fino a giungere a trasportarlo, da una posizione di presenza esterna e guardona al film, verso l'interno delle scene stesse: in una modalità quindi molto più partecipativa.
Smight fa scorrere il racconto, grazie a un ottimo montaggio, con una fluidità da maestro. Il film si avvale di una notevole base tecnologica che opportunamente disposta ha arricchito gli ambienti interni di un'ariosa suggestione visiva. Brilla nelle scene, tra le immagini, un alone luminoso composto sia dal fantastico presente nella narrazione che da un vero tecnico sopra le righe. Esso accompagna e potenzia le emozioni del dramma.

La ricchezza di mezzi, elargita a dismisura per la produzione di questo film, ne fanno oggi un colossal da archivio, un'opera di portata storica e cinefila da non sottovalutare.
Impiega grandi risorse tecniche sia per la realizzazione della struttura narrativa che nel dare una profonda e particolare funzionalità visiva del Jumbo anni '70: oggetto mobile protagonista assoluto delle scene. La macchina da presa elargisce agli spettatori con generosità e sorpresa particolari curiosi dell'aereo senza alcuna fretta di allontanarsi dai punti presi di mira. Il Jumbo 747 era un aereo appartenente a quella parte della flotta passeggeri americana più aggiornata tecnologicamente. Un vero gioiello per l'elettronica di allora.
E' un'opera questa di Smight dal tono alto, le scene sono animate qua e là da un'atmosfera dialogante impregnata un po' da sfarzi verbali. La sontuosità di alcuni rapporti tra persone, ad esempio nei dialoghi riguardanti il comando dell'aereo, non passa inosservata. Traspaiono anche in alcune scene aspetti di costume sociale che si caratterizzano, per i modi di relazione tra i personaggi, come comportamenti aristocratici.

I passeggeri presenti nel Jumbo 747 appartengono a una borghesia piccola e media. Essa ha contribuito al successo del film perché sembra aver funzionato, forse un po' paradossalmente, come cardiotonico per spettatori depressi. Forse il noto bunuelismo insito nel titolo di un famoso film del '72 "Il fascino discreto della borghesia" aiuta a capire la parte sempre importante che ha la piccola e media borghesia nel sostenere il sogno del cinema. Queste classi favoriscono e rafforzano un punto di identificazione, seppur ambivalente, tra coloro di origini sociali più umili che sognano ad occhi aperti attraverso le bellezze dei film, e gli attori stessi presi nei non facili ruoli di personaggi aristocratici.
Anche l'ottenimento chiaro di due buoni risultati nello svolgimento narrativo assicurano ad Airport '75 uno spettacolo sopra le righe e un successo di botteghino. I risultati scaturiscono dalla regia e dalla sceneggiatura.
Prima di tutto c'è da dire che il film è ricco di un buon suspense ad alta tensione perché applica bene la regola degli avvertimenti sinistri. Essi giungono chiari e sempre ben sincronizzati con quello che accade successivamente. E' nota la regola: lo spettatore viene a conoscenza del pericolo che sta per incombere, invece i personaggi interessati no. I segnali di guai in arrivo scaturiscono da particolari sonori o visivi funzionali a creare sorprese non allo spettatore bensì al personaggio, l'emozione che prova lo spettatore nasce dalla sua identificazione con quello che sta per accadere ai partecipanti alle scene.

Le tensioni in questo caso, legate magistralmente all'incidente subito dall'aereo in volo, si arricchiscono via via di una tensione di attesa sempre più in relazione con il crescendo drammatico dei fatti di cui non si conoscono gli sbocchi specifici. Un pilota è morto, l'altro è in fin di vita, i protagonisti cercano disperatamente con una Hostess di portare il Jumbo a un normale atterraggio, cercano di rimediare in qualche modo alla propria vita seriamente in pericolo. Ma c'è anche una ipotesi di salvataggio per trasbordo aereo di un pilota a bordo del Jumbo 747.
In secondo luogo il film costruisce bene gli aspetti più sobbalzanti, quelli legati all'evento improvviso. Si avvale a proposito con successo dell'invenzione di situazioni di pericolo a ciel sereno, molto credibili, che creano intensi effetti emotivi legati alla paura: tipici del thriller.
Probabilmente un'altra chiave per capire il successo di questo film sta nel giusto equilibrio dato ai vari ingredienti tecnici-linguistici. Nel aver cioè curato con buona razionalità di spettacolo sia le novità di idee, che risultano ben stese nella sceneggiatura come ad esempio nelle scene della Hostess che guida l'aereo, che alcune tecniche nella narrazione già ben collaudate. Queste ultime si notano in altre opere di successo del genere e riguardano i modi linguistici del suspense e del thriller: presenti numerosi nelle scene del film e molto efficaci perché dosate con destrezza.

Originali e cariche di valenze identificatorie le scene chiavi del film un po' più psicologiche: sempre attente a creare un rapporto reale tra personaggi e spettatori. Esse svelano ad esempio aspetti di vita intima dei protagonisti in modo funzionale al racconto, dando un pregnante senso di realtà e sembrano coniugare bene fantasia e quotidiano a vantaggio della creazione di una maggior credenza nella finzione da parte del pubblico.

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Recensione a cura di Giordano Biagio - aggiornata al 25/10/2006

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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