Recensione bad teacher: una cattiva maestra regia di Jake Kasdan USA 2011
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Recensione bad teacher: una cattiva maestra (2011)

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locandina del film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA

Immagine tratta dal film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA

Immagine tratta dal film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA

Immagine tratta dal film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA

Immagine tratta dal film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA

Immagine tratta dal film BAD TEACHER: UNA CATTIVA MAESTRA
 

"Tu sei sensibile!".
"Sì, grazie!".
"Non è un complimento".

È una donna felice Elizabeth Halsey (Cameron Diaz). Dopo aver trascorso un anno alla Jams (acronimo di John Adams Middle School) come docente di lettere, facendo meno del minimo indispensabile richiesto alla sua qualifica, è pronta per lasciare il lavoro e per sposarsi con il ricco Mark (Nat Faxon). Così, concluso l'anno scolastico e dopo il commiato con i propri amati colleghi, Elizabeth parte dalla Jams a bordo di una Mercedes SLK 350 rossa fiammante per ricongiungersi al proprio amato. Peccato che, una volta arrivata a casa, trovi Mark insieme alla madre (Stephanie Faracy) che le comunica l'interruzione del fidanzamento poiché ha capito che lei desidera sposarlo soltanto per i suoi soldi.

Trascorsa la pausa estiva ed essendo rimasta senza un soldo, Elizabeth ritorna alla Jams a bordo della sua nuova auto, un'utilitaria sempre rossa fiammante. È scoraggiata, ma non si dà per vinta. Il suo obiettivo è trovare un altro uomo ricco, capace di mantenerla secondo il tenore di vita da lei agognato. Nel frattempo è costretta a esercitare la professione di docente per potersi mantenere, naturalmente con il minor sforzo possibile. Per realizzare il proprio scopo Elizabeth è convinta che sia necessario sottoporsi a un intervento di mastoplastica per il quale però non ha i soldi. Naturalmente non lascerà intentato nessun espediente pur di raggiungere il traguardo desiderato.

"Bad Teacher" è diretto da Jake Kasdan, figlio del ben più noto Lawrence Kasdan, qui alla sua terza regia cinematografica, ma con una carriera televisiva alle spalle di tutto rispetto, ed è stato scritto da Gene Stupnitsky e Lee Eisenberg, due sceneggiatori di serie televisive oltre che del pessimo film "Anno Uno" ("Year One", 2009) di Harold Raims.

Stupnitsky ed Eisenberg, dopo il clamoroso insuccesso di "Anno Uno", anziché cambiare mestiere hanno deciso di correggere il tiro, così hanno scritto una nuova commedia, rinunciando a scimmiottare i Monty Python e abbracciando la comicità più pacchiana e notoriamente politicamente scorretta dei fratelli Farrelly. Questa scelta, unitamente a un budget enormemente inferiore a quello che fu richiesto per il precedente film (parliamo di poco meno di 20 milioni di dollari contro oltre 60 milioni di dollari) deve aver convinto la produzione ad accordar loro fiducia benedicendo il tipo di comicità scelto e consacrandolo con l'assegnazione a Cameron Diaz del ruolo di protagonista.

Nella spudorata imitazione dello stile dei Farrelly risiedono i pochi pregi e i molti limiti di questa pellicola.
Il soggetto potrebbe anche essere divertente e per quanto difetti di una qualsiasi originalità è idoneo all'intrattenimento d'evasione.
Tuttavia, la ricerca della battuta rigorosamente volgare è la costante di "Bad Teacher", che rinuncia a qualsiasi parvenza di commedia un minimo più strutturata e sofisticata. Se il contenuto politicamente scorretto nei film dei Farrelly è qualcosa di così evidente e marcato da risultare del tutto naturale nel contesto narrativo, in "Bad Teacher" risulta spesso esser forzato e frutto di un'imitazione non sempre riuscita.

Il pubblico italiano avrà necessariamente una visione falsata del film poiché in sede di traduzione è stato opzionato un linguaggio meno volgare e più indiretto rispetto alla versione in lingua originale.
Con questo non si vuole criticare il lavoro dei doppiatori che, come spesso accade in Italia, è ottimo, ma si vogliono condannare certe scelte di traduzione dettate da non si sa bene quali principi, che falsano l'opera cinematografica inficiandone addirittura alcuni passaggi narrativi.

È opportuno riportare alcuni esempi.

All'inizio del film, quando la Halsey abbandona la scuola sgommando con la propria Mercedes, saluta dicendo testualmente "Adios, Bitches" e non come è stato tradotto "Adios, sfigati". Può apparire poco importante, ma la V.O. lascia intendere che lei si stia rivolgendo alle sue colleghe incapaci di ambire a qualcosa di più rispetto alla vita dell'insegnante, mentre la versione italiana lascia intendere che lei si rivolga ai propri studenti. Questo fatto cambia e non di poco il senso del saluto.
Poi, Elizabeth arriva a casa di Mark e gli dice "I'm going to suck your dick like I'm mad at it", che è stato tradotto con "ho intenzione di farti un bel servizietto con la bocca". Per quanto cambi poco il senso cambia moltissimo sotto il profilo della trivialità della frase e, tutto sommato, anche dell'impatto comico della situazione. Cambia, quindi, il senso della scelta compiuta dagli sceneggiatori sul tipo di comicità da adottare.
E ancora, al loro primo incontro Amy Squirrel (Lucy Punch) dice a Elizabeth "shut the front door" e non "Oh cazzabubbolo!". E qui cambia radicalmente il senso, poiché, se nella V.O. si allude già all'ostilità e all'aggressività che Miss Squirrel nutre per Elizabeth, nella versione italiana sembra che lei sia compartecipe dello sconforto provato da Elizabeth (nella fattispecie Elizabeth sta mentendo, affermando di aver lasciato Mark perché lo avrebbe sorpreso a letto con un altro uomo). Inoltre, nella versione italiana risulta incomprensibile la reazione espressiva di Cameron Diaz di fronte a quella frase.

Adesso, senza tediare ulteriormente il lettore con ulteriori esempi, ma ce ne sarebbero davvero tanti, e senza raccontare l'intera pellicola, si conceda a chi scrive di affermare che risulta evidente come la traduzione dei dialoghi abbia in larga misura inficiato il vero impatto che la versione in lingua originale avrebbe avuto.
E qui la comicità di grana grossa la fa da padrona, sposandosi sovente col cattivo gusto fra rumorose flatulenze, improbabili erezioni giovanili e gore di sperma sui pantaloni.
Ed è un vero peccato perché la storia di fondo, per quanto non troppo ben articolata, a un certo momento incomincia a coinvolgere lo spettatore, spingendolo a parteggiare senza nessun ritegno per la nostra eroina arrivista, viziosa, scellerata e irriverente. Questa ostentata ricerca di contenuti politicamente scorretti è un ulteriore orpello che si trasforma in fardello. Si ride, ma non troppo e si trasforma un prodotto cinematografico in un prodotto di intrattenimento più tipicamente televisivo. D'altro canto che cosa ci si poteva aspettare visti i curriculum (in questa sede e malgrado le fuorvianti interpretazioni dell'Accademia della Crusca ci si rifiuta categoricamente di adottare il plurale curricula) del regista e degli sceneggiatori?

Risulta anche poco calzante il tentativo degli sceneggiatori di redimere almeno in parte la loro eroina durante gli ultimi venti minuti di film. Tuttavia, questo espediente, per quanto risulti forzato e raffazzonato, è efficace e di facile presa sul pubblico. Interessante anche la dimostrazione perentoria secondo cui con lo stratagemma, il sotterfugio, il ricatto, la minaccia e l'inganno si ottiene molto più che col vero e duro lavoro. Probabilmente questo non voleva assurgere a messaggio di fondo del film, ma, vista la sua inequivocabile veridicità su un piano empirico, risulta moralmente biasimevole, ma artisticamente apprezzabile, e risolleva un poco le sorti di un film che sembrava aver preso una piega disastrosa. Il materialismo, l'apparenza e la superficialità vincono alla grande sulla sostanza. E se questo è un fatto che può essere preso per vero nell'economia narrativa del film non dovrebbe esserlo per quel che concerne il lavoro degli sceneggiatori, che si sono macchiate delle medesime colpe della loro eroina. Invece, i risultati del botteghino sembrano confermare il loro assioma, poiché "Bad Teacher" ha già incassato oltre cinque volte la somma che è costato. Almeno in questa ottica e limitatamente a essa, il lavoro degli sceneggiatori deve considerarsi riuscito.

Al di là della palese ispirazione alla filmografia dei fratelli Farrelly, gli sceneggiatori hanno cercato di rendere omaggio un po' anche a tutta la produzione cinematografica di ambientazione scolastica. L'enunciazione di questo intento è appalesata dai titoli di testa, ma, alla fine, la sola vera citazione evidente e posta in un contrasto tale da risultare piacevole è quella al film "Pensieri Pericolosi" ("Dangerous Minds", 1995) che se non fosse stata sottolineata dal didascalico richiamo della colonna sonora, sarebbe passata del tutto inosservata.
Simpatiche, ma lasciate a loro stesse varie ispirazioni vagamente simboliche quali il richiamo alla mela stregata di Biancaneve, che è a metà fra il frutto avvelenato e il pomo della discordia, ma che alla fine si rivelano spogliate di qualsiasi vero contenuto allegorico.

La regia di Kasdan è complessivamente valida e confacente alla storia narrata. Essa riesce a dare ritmo e vivacità a una vicenda i cui tempi di sceneggiatura sono stati scanditi con un metronomo.

Ottima Cameron Diaz, che dà al film quella marcia in  più e quel velo accattivante, capace di far chiudere un occhio su quell'infinità di carenze di scrittura proprie della sceneggiatura. A quasi quarant'anni si conferma un'icona sexy, miscelando sapientemente bellezza, eleganza e malizia.
Perfettamente in parte anche Justin Timberlake che riflette nel proprio personaggio un buona dose di autoironia.
Eccellente Lucy Punch nel ruolo dell'antagonista isterica ed odiosa. Ottimi tutti i comprimari.
Complessivamente il cast sorregge l'intera pellicola e contribuisce a mascherare la fragilità di fondo di un film mal scritto.

"Bad Teacher" può essere una commedia sufficientemente gradevole se visto a casa propria per una serata in pieno relax, ma come opera cinematografica risulta deludente. Si ride, ma raramente e a denti stretti. Vi sono alcuni momenti che sembrano preconfezionati per le pause pubblicitarie e l'economia complessiva dell'opera ha assolutamente una dimensione televisiva e scarsamente cinematografica. Si tratta di un prodotto di rapido consumo, dalla grammatica elementare e immediata, di facile presa sul pubblico e complessivamente piuttosto ruffiano. Si lascia guardare senza troppe pretese e senza nessuna intenzione divulgativa. Adatto ad una serata di puro svago.

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Recensione a cura di Carlo Baldacci Carli - aggiornata al 09/09/2011 11.08.00

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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