Recensione go go 70's regia di Ho Choi Corea del Sud 2008
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Recensione go go 70's (2008)

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locandina del film GO GO 70's

Immagine tratta dal film GO GO 70's

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Immagine tratta dal film GO GO 70's

Immagine tratta dal film GO GO 70's
 

Negli anni settanta, durante la dittatura militare e in concomitanza col coinvolgimento dei coreani nella guerra del Vietnam, Sang-kyu insieme a Man-sik dà vita a una band, i Devils. In totale disaccordo con i gusti del pubblico, che gli preferisce il rock psichedelico dei Phoenix, i Devils scelgono di suonare musica soul. Ma le loro sorti cambieranno quando il gruppo, dopo il deludente esordio al rock contest di Seoul, troverà un ingaggio al club Nirvana. Là una fan che li segue sin dall'inizio comincerà a ballare sul palco ai loro concerti, scatenando la fantasia delle fan e innescando una vera e propria febbre per la danza.

Dedicato alla memoria della prima generazione di rocker coreani, "Go Go 70's" racconta di uno dei periodi più difficili della storia della Corea che, negli anni settanta vide coincidere il momento più repressivo del regime militare con il coinvolgimento nella guerra del Vietnam. La moralizzazione di cui furono fatti oggetto tutta una serie di innocenti divertimenti, come le rock band, i capelloni e il ballo, è la parte più dura da sostenere. Dal momento che vediamo, sia pure di sfuggita, i metodi decisamente eccessivi con cui la polizia scelse di applicare le direttive della legge marziale.

Sang-kyu e Man-sik sono due giovani amanti della musica soul, e insieme con un po' di amici danno vita al loro sogno, che è quello di emulare lo stile di musica dei neri americani. Il look della band, così come le loro movenze sul palco e la loro musica, dapprima faticano a farsi strada tra i giovani amanti del rock psichedelico dei Phoenix, ma la trascinante passione di Mimi, una giovane groupie cambierà di colpo le cose. La ragazza, insieme al suo gruppo di amiche ribattezzatesi Wild Girls, mette su un tale spettacolo di allegro e sensuale abbandono alla musica suonata sul palco, da innescare immediatamente una febbre per la nuova moda lanciata quasi per caso.
Migliaia di ragazze memorizzano i passi e ballano con loro durante i concerti, aprendo la via non solo al successo della band, ma anche a un nuovo modo di fare musica.

Disgraziatamente il regime militare trova disdicevole e moralmente inaccettabile sia la musica che la danza, e tutte le rock band di Seoul vengono arrestate. I loro lunghi capelli, più una moda che un vero e proprio segno di protesta, come invece era stato in altre parti del mondo nello stesso periodo, vengono brutalmente tagliati, e i ragazzi picchiati e torturati, a segnare il fatto che di regimi militari si sta parlando e che questi non sono disposti a dare spazio alla libera espressione, in qualsiasi forma la si voglia concepire. E quando uno dei membri della band viene ucciso, a un concerto durante una sparatoria, il gruppo si trova sbandato e privo del desiderio di continuare a lottare.

Le ragazze si riciclano come coriste, e i ragazzi arrestati semplicemente per aver preso parte ad una band, si trovano dietro le sbarre insieme ai loro vecchi rivali i Phoenix, e a tutti i gruppi segnalati dalla polizia, per attività moralmente disdicevoli.
Ed è negli ultimi minuti della storia che vediamo ancora una volta il coraggio e la volontà di rialzare la testa che spinge i ragazzi a trovare una via. La musica li aveva spinti fuori dalla provincia e stimolati a trovare il coraggio di provare a realizzare i loro sogni, e sarà ancora la musica la risposta che loro troveranno ad una repressione inaccettabile, e a un destino di passiva accettazione dei soprusi.
Sang-kyu sceglie di rispondere ancora una volta con la musica in un disperato ultimo concerto, cui accorrono migliaia di fan, a ballare con loro e a dire no alle oppressive direttive del governo.

La regia sobria e priva di eccessive sottolineature rende appieno il clima del momento storico, mentre una sensazionale Min-a Shin, travolgente Mimi, regala insieme ad un convincente Seung-woo Cho una bella interpretazione della metafora sul potere della musica di travalicare barriere e restrizioni, semplicemente così unendo i cuori di chi decide di ascoltarla.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 19/04/2010

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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